Lo "Sliding Doors" crudo e squacquerone di Laura Pausini

“Piacere di conoscerti” è il docufilm di Laura Pausini su Prime, in cui vita vera e fiction vanno di pari passo nel mostrarci cosa sarebbe successo se non fosse mai diventata una superstar mondiale. Genuino e al contempo nazionalpopolare (tendente al trash) come solo lei sa essere

Laura Pausini 2.0 s'incazza in un momento di fiction
Laura Pausini 2.0 s'incazza in un momento di fiction

Uno come me, quando guarda Sanremo, sta attento a tutto e si fa il dossier tipo spia venuta dal freddo, a futura memoria. Ricordo chiaramente Laura Pausini con la sua scoppiettante estroversione mentre svela ad Amadeus il suo nuovo progetto, un film particolare, un'autobiografia e insieme uno Sliding Doors romagnolo per vedere come sarebbe andata la sua vita se non avesse vinto il suo Sanremo con La solitudine nel 1993. 

Dunque succede che una sera come un'altra, spippolando forsennatamente su tutte le offerte delle piattaforme a cui sono abbonato fino ad addormentarmi senza aver visto niente, noto su Prime un contenuto a me familiare: Laura Pausini - Piacere di conoscerti, prodotto da Endemol Shine Italy per Amazon Studios, scritto da Ivan Cotroneo, Monica Rametta e Laura Pausini, diretto da Ivan Cotroneo e con la supervisione creativa di Francesca Picozza e con direttore della fotografia Gherardo Gossi. Per completezza.

 

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Mi ci butto come il maiale sulle ghiande e scopro, con una certa soddisfazione, che si tratta proprio di quel film lì. Non mi era arrivato alcun comunicato stampa e non so cosa aspettarmi, ma preparo un tino di vino e un corbello di popcorn per la visione. Vi do subito uno spoiler: verso la fine mi sono pure un po' commosso, ci sta che fosse anche perché ormai ero ubriaco a livelli allarmanti. Più di una volta ho cantato strofe che credevo di non conoscere e ho passato così la mia serata Bridget Jones, insieme a Laura che mi raccontava la sua vita.

La faccio breve: Laura è sempre presente nel film, fa la voce fuori campo, ci mostra un bel po' di filmati col marito Paolo Carta, con la figlia Paola, con mamma e babbo, con gli amici di sempre di Solarolo, vicino Faenza, che la trattano come la compagna di classe pure se lei ha il numero di telefono di Beyoncé, parla del suo migliore amico scomparso e di come sia difficile fare un concerto mentre lui era in un letto d'ospedale che si stava spegnendo. Tutto molto intenso ma niente che non si sia già visto nei docu reality degli ultimi anni, tra Tiziano Ferro, Lady Gaga o Taylor Swift

Ciò che invece rende Piacere di conoscerti qualcosa di mai visto è il secondo narrato, quello della fiction pura. A un certo punto Laura (la chiamo per nome perché siamo d'età) dice a noi che la stiamo a guardare mezzi mbriachi: ma se non fossi stata una cantante famosa, che ne sarebbe stato di me? Ecco, lì il divano si è trasformato nel tappeto magico e ho iniziato a volare. 

La versione provinciale dello Sliding Doors vede Laura che invece di avere una figlia piccola ha un figlio più grande che si chiama Marcello (come il fratello che non ha avuto). È una madre single e ha aperto nel suo paesino un negozio di ceramiche che fa con le sue mani, va a cena con le amiche e aiuta le loro attività cantando nei ristoranti come faceva col babbo da piccola, per dieci anni al pianobar. Il figlio sta sempre attaccato al cellulare e quando una radio fa sentire la sua unica canzone, La solitudine, al figlio manco piace. Detta così sembra una vita un po' miserabonda, e invece.

 
 
 
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Sarà proprio il figlio farlocco che alla fine salverà grazie al suo cellulare la serata di gala della Pausini umile, che canta le hit degli anni '90 col pianobar al ristorante dell'amica, facendo diventare virale un video in cui Laura s'incazza perché vuole vivere e non sopravvivere. Colpo da maestra. Tutte queste scene sono inframezzate con la vita reale di Laura, con i successi discografici talmente grandi da essere incredibili anche per lei: la fama prima in Italia poi nei paesi latini, poi nel mondo fino a diventare vera star internazionale, consacrata dai Grammy e dal Golden Globe nel 2021 per Io sì (Seen), la candidatura come miglior canzone agli Oscar e la successiva sconfitta, che però Laura prende al meglio, mangiandosi un hamburger in limo e dicendo al compagno che per la figlia Paola è un bene vedere che la mamma non vince sempre, altrimenti si fa un'idea fasulla della vita. Su per giù è tutto qui, ed è tanto.

Parliamoci chiaro, a parte nelle serate karaoke non posso dirmi fan di Laura Pausini, temo di averla pure disprezzata negli anni in cui lei cantava di Marco che se ne andava e non tornava più mentre io ascoltavo i Nine Inch Nails, i Current 93 e i Christian Death di Rozz Williams, eppure oggi che siamo entrambi belli adulti, mi colpisce quanto sia rimasta adesa ai valori di paese, quanto sia legata al periodo in cui cantava in chiesa (chi abita in provincia c'è passato volente o nolente), nel pianobar del babbo, ai ricordi e alle amicizie della scuola. 

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C'è un momento in cui Laura, come voce fuori campo, piange. Non è quando subisce un lutto né quando riesce a rimanere incinta dopo che quasi aveva perso le speranze. È quando non si capacita del motivo per cui tutta questa fortuna sia capitata a lei. È un passaggio di un'onestà fuori dagli schemi, per una che in cuor suo sa di essere una brava cantante baciata da un successo fuori misura, mai neanche lontanamente immaginato. 

Un pensiero mi ha tormentato durante tutta la visione: perché Laura Pausini, la prima donna in Italia ad aver fatto un concerto in uno stadio, che ha vinto valanghe di premi internazionali, sembra più umile e radicata a terra di molte rockstar o popstar per un giorno? Nessuno potrà mai spingervi ad ascoltare Laura Pausini, di certo oggi non mi metto a sentire il suo best of, ma che sia questo aspetto ciò che l'ha fatta diventare la cantante italiana più famosa nel mondo? Meditate gente, meditate.

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L'articolo Lo "Sliding Doors" crudo e squacquerone di Laura Pausini di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-04-08 09:46:00

Tag: docufilm

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