Il Sottosopra è Macerata

Se leggete Rockit conoscete quella miniera di meraviglie che è il museo marchigiano del synth. Ora lo conoscono anche Kyle Dixon e Michael Stein, compositori di Stranger Things. Siamo stati una giornata con loro, a vederli impazzire sulle manopole

Dixon e Stein a Macerata, foto di Francesco Paci
Dixon e Stein a Macerata, foto di Francesco Paci
27/09/2022 - 08:53 Scritto da Libera Capozucca

I due compositori della colonna sonora originale di Stranger Things quest’estate sono atterrati al Museo del Synth, a Macerata. Dopo aver scoperto quale tesoro di macchine custodisce, probabilmente grazie a un video presto divenuto virale su You Tube del musicista elettronico Hainbach ospite del Museo qualche tempo prima, Kyle Dixon e Micheal Stein non si sono fatti sfuggire l’opportunità di poter suonare i synth vintage della “golden age” marchigiana per le loro sperimentazioni musicali. 

Ad agosto del 2021, Dixon, in Italia per la Mostra del Cinema di Venezia, aveva già raggiunto il Museo per qualche giorno, ripromettendosi di tornare presto. Dopo un anno, si è puntualmente ripresentato nelle Marche, insieme a Stein. Per l’occasione, il Museo è divenuto la loro residenza creativa e la 17esima edizione di Acusmatiq - il festival di musica elettronica nato ad Ancona in partnership con il Museo del Synth – li ha visti, di lì a poco, sul palco, in concerto.

Foto di Francesco Paci
Foto di Francesco Paci

 

Non è la prima volta che la rassegna anconetana ospita compositori di serie tv e film di successo. Qualche anno fa, la presenza di Yann Tiersen, acclamato autore, tra l’altro, della colonna sonora de Il favoloso mondo di Amelie, aveva stupito tutti. Presentatosi con un camion pieno di sintetizzatori vintage, aveva realizzato un contest degno della più sperimentale musica kraut-psichedelica della Berlino anni ’70. Anche i due texani nell’edizione di quest’anno hanno lasciato il pubblico senza fiato: con i loro laptops e le backing tracks, hanno presentato, in esclusiva, i risultati del lavoro svolto sui synth del Museo, maneggiando sapientemente, in scena, macchine uniche e rarissime prese in prestito dalla preziosa collezione.

 

video frame placeholder

Prodotti nelle Marche fino agli anni ’80, questi synth possiedono, per unanime consenso, un’unicità sonora che, da subito, ha intrigato i due musicisti d’oltreoceano: non a caso, del resto, l’operazione “nostalgia vintage” di  Stranger Things deve buona parte del suo successo proprio alla musica. Per comporre e suonare la colonna sonora di una della serie più celebrate del momento, che fa rivivere l’epopea degli anni ’80, Dixon e Stein hanno attinto dalle sonorità di Carpenter, Moroder e Oldfield, dall’elettronica sperimentale inglese dei primi ’90 (l’IDM), dalla new wave, dal prog e dalla italo-disco. Per questo le loro sperimentazioni si sono servite soprattutto di uno dei ‘gioielli della corona’ del Museo del Synth marchigiano: il Cbr Uranus 2, un polifonico straordinario e pressoché estinto, le cui architetture sonore sono capaci di generare atmosfere cupe, misteriose, trascendenti, visionarie.

Da musicisti espertissimi quali sono, Dixon e Stein hanno avuto il privilegio di poter lavorare in completa autogestione all’interno del Museo, suonando e registrando autonomamente per ore, prima dello show dal vivo. Il lungo processo creativo si è concluso con una raccolta di “partiture” elettroniche dark-ambient che, durante il concerto, si sono anche aperte ad improvvisazioni sonore, oscure e tese. Una sorta di performance art, la loro: gotica, minacciosa, arricchita dai visuals della berlinese Theresa Baumgartner e innervata di ritmi capaci di penetrare nel profondo. Sul palco, per i diversi set, si è alternata, oltre al Cbr Uranus 2 e al raro Crumar DS2, una nutrita strumentazione vintage: l’Eko Computerhythm, il Welson Syntex, l’Eko Synth, il Siel Cruise, che a turno si sono accesi nelle mani dei due texani come pezzi di artiglieria caricati a suon di elettroniche ossessive e di frequenze tenebrose.

Foto di Francesco Paci
Foto di Francesco Paci

 

Nell’officina creativa di Acusmatiq, a brillare sul palco, si sono poi avvicendate altre perle nere. Il primo live set è stato quello di Nicola Manzan, fondatore del progetto musicale ‘Bologna violenta’, che con i synth del Museo, uniti alla proiezione di evocative immagini di repertorio, ha realizzato una performance sul cosmonauta russo Nikolai Kulikov; a seguire, il set audiovisivo Macchine nostre di Paolo Bragaglia (direttore artistico del Festival e fondatore del Museo del Synth), Agostino Maria Ticino (produttore) e Riccardo Pietroni (collezionista di synth marchigiani). 

Dopo l’esibizione ad Acusmatiq, Dixon e Stein hanno deciso di prolungare il soggiorno nelle Marche ancora per alcuni giorni, prima di fare rientro a casa: Stein a Los Angeles, dove vive con la famiglia, e Dixon ad Austin, in Texas. Di ritorno dalla loro esperienza italiana, hanno portato con sé una valigia colma di nuove sonorità, che – nonostante tutte le strumentazioni digitali di cui già disponevano – soltanto i synth marchigiani della “golden age” sono stati in grado di creare. Quando i due compositori cominceranno a lavorare alla colonna sonora della prossima stagione di Stranger Things, se ce ne sarà una, è difficile dirlo, ma, siamo certi, si rintracceranno in essa anche i suoni delle gloriose “Marche sintetiche” degli anni ’80. 

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Tag: serie tv

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