Storia del sesso nella canzone italiana

Nella nostra canzone se n’è sempre parlato (e meno male), eppure ogni volta scatta lo scandalo. Dalla mano “partita” di Dalla alla hit super esplicita di Cicciolina, fino a Rosa Chemical e Madame con i loro brani all’Ariston quest’anno, ecco quando nella nostra musica è stato protagonista

Un po' dei pionieri delle canzoni sul sesso in Italia
Un po' dei pionieri delle canzoni sul sesso in Italia

Il Festival di Sanremo è un catalizzatore di attenzione per le canzoni, certo, ma anche per gli outfit e le tematiche portate al teatro Ariston da artisti e ospiti, che contribuiscono ad accrescere l'hype già alle stelle e a creare titoli da prima pagina. Il pubblico mormora, rumoreggia e spesso grida allo scandalo, specie quando si parla di sesso nelle canzoni perché si sa, per l'italiano medio a volte è ancora un tabù. Eppure sesso e musica sono da sempre alleati, fin dall'alba dei tempi, come ci insegna anche Music Liberation Sanremo, il format di Durex con il duplice obiettivo di diffondere la cultura di una sessualità protetta, libera e consapevole e di stimolare una conversazione sempre più diffusa sulla libera espressione di sé e sul ruolo cruciale che la musica ha in questo. . La musica moderna poi, che sia pop, rock, jazz o urban discende dal blues, e niente era più esplicito nel descrivere passione, pulsione, fuoco e amore fisico come quel genere.

La musica può descrivere esplicitamente, sottintendere, creare l'atmosfera giusta per fare sesso, lo sanno bene gli psicologi: quando ascoltiamo una canzone che ci piace o che ci emoziona, il cervello aumenta la secrezione di dopamina e serotinina che riducono lo stress, rilassano e riescono ad aumentare la nostra felicità. Se siete compresi tra il 33% di italiani che non hanno mai fatto sesso con la musica accesa, non sapete cosa vi siete persi!

La storia della musica italiana (e anche di Sanremo), dopo tutto, è piena di canzoni a sfondo sessuale. Dai nomi più noti e trasgressivi a quelli insospettabili. Partiamo dagli anni Cinquanta, dal dopoguerra ad oggi, per vedere quali sono state le canzoni più peccaminose e passionali, e com'è cambiata la morale comune intorno all'argomento del sesso.

Gli "scandalosi" anni Cinquanta

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Oggi fa un po' ridere, ma una delle canzoni più esplicite di un decennio in cui il sesso era per la società italiana un tabù è stata La pansé, scritta da Pisano-Cioffi e interpretata da Renato Carosone nel 1955. A causa dei contenuti ammiccanti e dei doppi sensi nei versi "Ma che bella pansé che tieni, ma che bella pansé che hai. Me la dai? Me la dai? me la dai la tua pansé", venne messa al band dalle trasmissioni radiofoniche e dalla tv appena nata, ma fece successo grazie ai 45 giri e ai juke box. Non era raro che la polizia intervenisse per fermare le esibizioni dal vivo in cui veniva suonata e per evitare problemi di ordine pubblico, alcune balere esponevano cartelli in cui segnalavano che nel loro locale non era possibile eseguire la canzone incriminata.

Un altro scandalo imperdonabile nello stesso anno è stato Vecchio frac di Domenico Modugno, ma non per ciò che potreste pensare. La canzone infatti ha come tematica il suicidio, però ciò che ha fatto drizzare le antenne della censura è stato il verso "Ad un attimo d'amore che mai più ritornerà". Venne cambiato per le prime esibizioni con "Ad un abito da sposa, primo e unico suo amor", perché l'attimo d'amore non era proprio in nessun modo accettabile per la morale del tempo. Sempre lo scandaloso Modugno nel 1957 con classico Resta cu'mme venne censurato dalla RAI per il verso "Nun me 'mporta d'o passato, nun me 'mporta e chi t'ha avuto". Al tempo la morale italiana era di stampo fortemente bigotto e non si poteva certo soprassedere su di una canzone che metteva in dubbio la verginità di una donna. Che fatica questo decennio per gli innamorati...

Gli anni Sessanta e voglia di trasgredire

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Mentre negli Stati Uniti e in qualche paese dell'Europa gli anni Sessanta sono stati quelli della liberazione sessuale, l'Italia era ancora un passo indietro. Nonostante questo, qualcosa iniziava a muoversi anche da noi, i primi vagiti di un '68 che avrebbe rivoluzionato costume e società. La canzone si fa più ardita e spesso evoca immagini sessuali più o meno esplicite. Pensate che nel 1961, il capolavoro di Gino Paoli Il cielo in una stanza, cantato inizialmente da Mina, contiene i versi "Quando sei qui vicino a me, questo soffitto viola no, non esiste più". Il soffitto di colore viola in questione era quello della stanza di una prostituta che lavorava nel bordello Il Castagna di Genova.

Dello stesso argomento parla approfonditamente Fabrizio De André in Bocca di rosa del 1967, della ragazza che "metteva l'amore sopra ogni cosa" e che "lo faceva per passione" attirandosi l'ira delle comari del paesino che riescono a trasferirla in un altro paesino in cui tutti (persino il prete) l'accolgono volentieri. Dello stesso anno è anche Via del campo, in cui lo stesso De André canta "Via del campo c'è una puttana, gli occhi grandi color di foglia, se di amarla ti vien la voglia basta prenderla per la mano".

La prostituzione è stato un argomento particolarmente caro al cantautore genovese, sempre stato a fianco degli ultimi, che in La città vecchia canta: "Quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie", criticando la società bigotta dell'epoca. Ma che succede quando è Adriano Celentano a dare scandalo con una canzone dal sottotesto sessuale? Non tutti hanno capito che i versi "Mi sembrerà di cogliere una stella in mezzo al ciel, così tu non sarai lontano quando brillerai nella mia mano" del suo classico Una carezza in un pugno del 1968 parla proprio di masturbazione, oltre che di insostenibile machismo. D'altra parte, come dicevamo all'inizio, durante gli anni Sessanta il sesso è spesso visto dall'occhio maschile. Avremmo dovuto aspettare il nuovo decennio per un nuovo sguardo, grazie alla Regina della trasgressione.

 

Gli anni Settanta e la liberazione sessuale

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Dopo il reazionario Celentano anti sciopero di Chi non lavora non fa l'amore del 1970 e l'autobiografia fiction con la storia d'amore "Sopra un bel prato" di 4/3/43 di Lucio Dalla arriva lei, Raffaella Carrà, l'unica in grado di dare al paese la sua santa dose di scandalo giocoso, di erotismo leggero che piace a tutti (o quasi). Col suo Tuca tuca, il suo ballo super sexy, l'ombelico mostrato per la prima volta in tv, la sua Tanti auguri che parla di "Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, l'importante è farlo sempre con chi hai voglia tu", riesce a parlare di sesso dal punto di vista femminile, senza le carezze nei pugni, senza la morale maschilista. Cristiano Malgioglio, dalla sua, firma canzoni meravigliose per Mina col sottotesto sensuale, erotico, come L'importante è finire e Ancora ancora ancora, epiche nel descrivere l'amore passionale con una voglia mai ascoltata prima.

Lo stesso Malgioglio è uno degli iniziatori alle tematiche omosessuali nella canzone pop nazionalpopolare, pensiamo a Cocktail d'amore di Stefania Rotolo o alla ben più ammiccante Gelato al cioccolato, scritta per Pupo, che descrive con una fellatio con con metafore esplicite. Sua è anche Sbucciami del 1979, tutta giocata su doppi sensi sessuali. Mentre le tematiche machiste sono sempre presenti con lo sguardo da maschio alfa di Franco Califano e le sue canzoni spoken tipo Avventura con un travestito (dal titolo non fraintendibile) o La seconda, che parla dello spleen dell'uomo che dopo aver fatto l'amore deve continuare a soddisfare le voglie della moglie, appare lo scandaloso Renato Zero che, con trucco, parrucco e abiti glam, fa ballare tutta Italia con Il triangolo, che parla di una storia a tre, impossibile da ipotizzare anche solo qualche anno prima.

Anche i grandi cantautori iniziano a parlare di sesso nelle canzoni: Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni è famosa per "Quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che si immaginava tutto" e per "La paura e la voglia di essere nudi", Riccardo Cocciante in Bella senz'anima punisce la sua amante con il sesso (oggi un testo del genere non sarebbe assolutamente possibile) mentre Ron, col testo di Dalla, ne Il gigante e la bambina parla in modo poetico e favolistico di pedofilia. Gli scandali veri e propri però arrivano con Pensiero stupendo di Patty Pravo, che immagina sesso a tre con un uomo e una donna, dove i particolari lasciati all'immaginazione sono più pruriginosi di quelli espliciti. Che dire poi di Ornella Vanoni e della sua Ti voglio, disco dance al servizio dell'amore fisico? Oppure di Loredana Bertè nuda nella copertina di Streaking, il suo disco proibito?

Nell'anno dell'autodeterminazione femminile non poteva mancare la giovanissima Gianna Nannini che in America descrive l'autoerotismo come mai nessun'altra donna aveva fatto prima. Donatella Rettore ne Il Kobra descrive il membro maschile con sapiente metafora, mentre un delicato Vasco Rossi canta dei turbamenti dell'età e della scoperta del corpo nella famosissima Albachiara. Concludiamo con Lucio Dalla e il suo Disperato erotico stomp, che va a trattare minuziosamente sesso e masturbazione e che ancora oggi è uno dei suoi più grandi successi. 

 

Gli anni Ottanta senza freni

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Durante gli anni più scintillanti, tutti glitter e fisico perfetto, il sesso ormai non è più un tabù, tanto che anche le pornostar, vere supereroine dell'epoca, accompagnano le loro esibizioni con delle canzoni ammiccanti. Muscolo rosso di Cicciolina e L'ultima notte di Moana Pozzi sono un esempio lampante. Le popstar vanno in tv e spesso cadono spalline mentre cantano in playback canzoni super esplicite tipo A chi la do stasera di Nadia Cassini. Intanto gli Squallor, collettivo nato per gioco da produttori e parolieri famosissimi, canta canzoni volgari giocate sui doppi sensi. Si gioca col sesso e con le parole negli anni Ottanta, senza stare troppo a guardare al politically correct: Marcella Bella canta Violentami miao, e Jo Squillo Violentami sul metrò, Sabrina Salerno nel suo video famigerato Boys si mostra mentre parla esplicitamente di sesso. C'è anche spazio per Ivan Cattaneo e la sua Polisex, canzone importantissima per il movimento LGBTQ+. Sono anni naif in cui il sesso in musica è totalmente sdoganato, sia nei testi che negli outfit. Gli album col sax di Fausto Papetti hanno sempre in copertina donne nude, Colpo grosso di Umberto Smaila è un quiz erotico e in tv, in prima serata, il nudo femminile è all'ordine del giorno. Gli anni Ottanta sono guidati dall'edonismo, dal disimpegno e dal sesso. Quando finisce quel decennio, qualcosa cambia per sempre.

 

Dagli anni Novanta a oggi, un argomento normale

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Gli anni Novanta sono quelli della crisi e del ritrovato impegno, ma segnano un passo indietro rispetto all'erotismo in musica. Le canzoni appaiono meno spregiudicate, tranne per Ornella Vanoni che con la sua Rossetto e cioccolato fa trasparire di nuovo allusioni per niente velate all'argomento. Vasco Rossi prima dedica una canzone un po' polemica alle ragazze di Non è la Rai dal titolo Delusa, in cui parla di tentazioni e prede, poi una all'atto sessuale visto quasi a livello pornografico con Rewind.

Se togliamo Gianluca Grignani con L'aiuola dal testo super ambiguo e Nina Zilli con Sola a parlare di masturbazione o Zucchero con le sue voglie, il mainstream in questi ultimi decenni non ha espresso particolari pruriti, mentre il sottobosco del rock alternativo prima e dell'indie poi ha dato tutto. Gli Afterhours di Manuel Agnelli spesso hanno parlato di sesso esplicito in Punto G, Strategie ("Scopami tra fiori urlanti"), Porno quando non sei intorno, mentre i Marlene Kuntz cantano Pornorima e Brunori Sas Porno Romanzo, ma la canzone pornografica più famosa è Pop porno de Il Genio, che torna a rendere nazionalpopolare l'argomento più caldo grazie al suo incedere sinuoso e insieme ballereccio. Più di recente, Tommaso Paradiso e i suoi Thegiornalisti cantano di un'orgia in Promiscuità: "Le gambe abbronzate, le tette sudate, le mani sul culo, gli sguardi che crepano persino il muro. Niente legami ma solo affetto, questione di letto. Questione di sigarette fino alle sette e poi nulla più". Un altro eroe dell'indie pop, Calcutta, canta così nella sua Orgasmo: "E se mi metto davvero a nudo dici che ho sempre voglia di scopare... Tanto tutte le strade mi portano alle tue mutande".

Spesso i Baustelle parlano di sesso nelle loro canzoni, storie di ordinaria follia, caos, rivoluzione e adolescenza disperata mentre gli Elio e le Storie Tese scherano sul tema in modo triviale e assurdo. Anche Ligabue ha spesso toccato l'argomento in Bambolina e barracuda, cronaca di un amore davvero estremo e ne L'odore del sesso, così  come i Litfiba nel singolo Regina di cuori ("Vivo tra mille tentazioni e pensieri peccaminosi... stratega d'amore, ti muovi felina con la certezza del tuo sesso"). Per il resto, il sesso in musica oggi è diventato un argomento normale di cui parlare, su cui giocano anche i Måneskin di Mamma mia o I Wanna Be Your Slave. Così normale che ormai è di casa anche a Sanremo.

 

Sanremo Sexy

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"Siamo donne, oltre alle gambe c'è di più", cantavano con scollature mozzafiato Jo Squillo e Sabrina Salerno a Sanremo 1991 e ancora prima, nel 1986, Renzo Arbore faceva un sacco di allusioni e doppi sensi su clarinetti e chitarrine. In realtà la storia del Festival di Sanremo ha avuto a che fare col sesso già dal 1959, anno in cui Jula De Palma propose Tua e un'associazione delle madri italiane pare abbia chiesto alla RAI di non trasmettere il brano perché ritenuta l'interpretazione della De Palma troppo lasciva.

Anche Donna felicità dei Nuovi Angeli, scritta da Roberto Vecchioni sembrava fosse troppo esplicita per versi come "Io so a chi darà la rosa". Nel 1972 la canzone I giorni dell'arcobaleno di Nicola Di Bari vinceva il Festival ma rischiava di non essere mai ammessa a causa del verso "Vivi la vita da donna importante perché già a tredici anni hai avuto un'amante", un'età troppo giovane, che fu cambiata con sedici anni (!). Insomma: canzoni tremendamente proibite, che oggi fanno sorridere. Sanremo si è anche contraddistinto per le canzoni con la morale, e il sesso è stato più volte affrontato per parlare in maniera decisamente retrograda di altre tematiche: l'aborto in In te (il figlio che non vuoi) di Nek, l'omosessualità in Sulla porta di Federico Salvatore ma anche nella desolante Luca era Gay (e oggi sta con lei) di Povia. Lo sappiamo, il Festival è sempre stato piuttosto conservatore.

Più delle canzoni, infatti, spesso hanno dato scandalo gli outfit, dalla farfallina di Belen al tanga nero fuori dai pantaloni di Anna Oxa fino all'outfit pellato nero con finto pancione di Loredana Berté e il topless vedo non vedo di Patty Pravo. Poi lo sappiamo, Amare (come canta La Rappresentante di Lista) è una questione di Chimica (Rettore-Ditonellapiaga). Nell’edizione 2023 a rubare la scena in questo senso sembra essere Rosa Chemical con Made in Italy, il suo inno tunz tunz di liberazione sessuale, mentre Nel bene e nel male di Madame affronta il tema con un brano profondo ed emotivo, che mette al centro storia di una prostituta e dei suoi sentimenti.

Ma le canzoni di Sanremo non devono per forza avere un testo che parla esplicitamente di eros, visto che una sessuologa ha dichiarato che Brividi di Mahmood e Blanco, vincitrice dell'ultimo Sanremo di Amadeus è la più adatta per fare sesso. Chissà quale sarà quella del 2023?

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L'articolo Storia del sesso nella canzone italiana di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-02-10 09:57:00

Tag: sesso

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