Il suono di Città del Capo non deve essere spento

L'emittente bolognese, nata sull'onda delle prime radio libere all'insegna di gioia e sperimentazione, potrebbe sparire, per come la conoscevamo. Un rischio che la musica (e non solo) non può permettersi di correre

Microfono in uno degli studi di Città del Capo
Microfono in uno degli studi di Città del Capo
07/01/2020 - 14:59 Scritto da Redazione

Radio Città del Capo è in pericolo, in queste ore in Rete gli allarmi si susseguono. Per farvi un'idea di cosa sta succedendo, vi consigliamo di leggere qua. "Entro il 10 gennaio 2020 l’editore di Radio Città del Capo, la NetLit srl, ha deciso di eliminare dalla programmazione i programmi locali di cronaca, politica e cultura e di smantellare la redazione di Bologna. I giornalisti potrebbero anche perdere il lavoro, così ci è stato comunicato. Tutto sarà spazzato via, a partire dalle tante trasmissioni dei conduttori e delle conduttrici che da sempre rendono Città del Capo quel patrimonio che è – e che vogliamo che resti – per la città di Bologna", si legge sul comunicato diffuso dalla redazione della testata bolognese.

Il rischio è concreto, i tempi molto stretti per risolvere la questione. Fronte nostro, nel dare la nostra solidarietà a chi teme per il proprio posto di lavoro e nell'auspicare che non si spenga una voce forte, intelligente e irrinunciabile, vogliamo raccontare un po' di storia. Che ha parecchio a che fare con la musica. 

Era il 1976 e a Bologna iniziava le trasmissioni Radio Città. Una radio, per dirla con Stefano Benni – che a quell'emittente ha dedicato parecchio lavoro e notti senza sonno –, “di cani sciolti”, che cioè non faceva riferimento a un partito o a un gruppo preciso (ma a un'area genericamente di sinistra non istituzionale).

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Sarà una delle poche emittenti libere a sopravvivere dopo il periodo di limitazione e repressione seguita ai disordini del '77. Nel 1987, quando Democrazia Proletaria cercherà di consolidare la propria egemonia nella redazione, ci sarà una scissione. Nasceranno Radio Città 103, confluita nell’attuale concittadina Radio Città Fujiko, e Radio Città del Capo. Che, venendo alla musica, ha ospitato migliaia di gruppi e artisti, contribuendo e non poco all'elezione di Bologna quale capitale culturale underground italiana a cavallo degli anni Zero e degli anni Dieci.

Per fare alcuni nomi, sono passate recentemente dagli studi della radio leggende della musica internazionale come Arto Lindsay, Badly Drawn Boy, Gomez, Okkervil River, Mystery Jets, Band of Skulls, Black Mountain, Geoff Farina e Chris Brokaw. Di Casa nostra: come Marta Sui Tubi, Dente, Le luci della centrale elettrica, Calibro 35, Nada, Zen Circus, Il Pan del Diavolo, Paolo Benvegnù, Perturbazione, Verdena, Jennifer Gentle e Giardini di Mirò.

La radio storicamente ha organizzato a Bologna numerosi concerti, dai Tuxedomoon ai Residents, dai Dead Can Dance a John Cale a Peter Hammill, fino a gruppi della scena internazionale all'epoca semisconosciuti: dai Nirvana nel 1991 in uno sperduto paesino della provincia di Bologna, ai Primus, Pixies e tanti altri. Insieme alla storica etichetta bolognese indipendente Unhip Records nasce la rassegna “Murato”, che ha portato a Bologna nomi come Codeine, Akron/Family, Mulatu Astatke, Califone e Deerhoof e tanti altri. E ancora oggi prosegue al Locomotiv Club.

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Il suono della radio è sempre stato frutto di contaminazioni, e ne è testimonianza il palinsesto recentemente sospeso dall’editore: Italian Girl, che forma un ponte radio tra New York e l’Italia, in onda anche su Radio Popolare; Jailhouse Rock, trasmissione radio realizzata dai detenuti; Tinnitus di Giovanni Gandolfi, patron di Unhip Records e socio del Locomotiv Club di Bologna; Balangandà, suoni dal mondo e contaminazioni brasiliane; e ancora Indie Factory, Etnochic, This is not an exit, Boomerang, Tutto Live, Blues Station, If the kids are united, Electric Lorem, Moebius, Buona, Plug talk e tantissimi altri: fin dalla sua nascita Radio Città del Capo si è caratterizzata per una programmazione musicale a 360 gradi, con musica etnica, jazz, blues, rock, elettronica, rap, classica, lirica.

Dai musicisti di strada ai gruppi emergenti del rock italiano, dalle leggende della musica indipendente all’avanguardia, dalla musica popolare a quella sperimentale, la musica in diretta trova spazio nella programmazione, con la realizzazione di live nei quali vengono presentati musicisti affermati e non. "Vogliamo impedire che Radio Città del Capo si trasformi in una delle tante frequenze radiofoniche fantasma che nessuno ascolta e nessuno ricorda", si legge sul comunicato redazionale. Ci associamo all'auspicio (qua una raccolta firme).

 

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L'articolo Il suono di Città del Capo non deve essere spento di Redazione è apparso su Rockit.it il 2020-01-07 14:59:00

Tag: radio

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