SXSW Report: i Les Fauves raccontano la loro esperienza al South By SouthWest

Il 18 marzo i Les Favues hanno suonato al South By SouthWest, il prestigioso festival di Austin. Gli abbiamo chiesto di portarsi dietro la telecamera e di scriverci un report: ne è uscita una lunga serie di appunti che raccontano - o almeno tentano di raccontare - cosa è successo durante questi quattro giorni in terra texana. Di Pap Sfroocer.



Partiamo che io ho ancora sonno come sempre capita quando partiamo. Mi incastro come un pezzo di Tetris fra i bagagli sulla macchina. Arrivati a Malpensa ci dotiamo di carrello a gettoni, troviamo poliziotti con mitraglietta e segugi al check in e ci rallegriamo di avere con noi solo sostanze lecite. Un poliziotto di questi mi sequestra la telecamera e mi obbliga a cancellare la parte in cui filmavo la sua mitraglietta. Chiedo spiegazioni ma non me le dà. Sarà mica stato un poliziotto abusivo?

Avevamo la limitazione di due valige a testa per un massimo di ventitré chili più un bagaglio a mano, siamo riusciti comunque a trasportare tutta la strumentazione, come abbiamo fatto? Ve lo dico io, rinunciando a calzini e mutande pulite signori miei. La musica ha prevalso perfino sull'igiene personale.

Dopo un paio d'ore di volo per Londra, si cambia aereo e si vola dritti per Houston.

Questo secondo aereo è assai più grande, le hostess della British Airways sono sempre in coppia carina-racchia, un po' come sbirro buono- sbirro cattivo.

Prendo visione del posto sul quale dovrò tener poggiato il lato B le prossime nove ore, vi trovo i seguenti gadget: una coperta-asciugamano, un paio di cuffiette, un catalogo di prodotti duty-free, una maschera da Zorro (?), un modulo per fare donazioni ai ragazzi del Biafra, una curiosa forma fallica che una volta aperta rivela al suo interno uno spazzolino e un dentifricino.

Arriviamo che si sono volatilizzate nove ore della nostra vita. Due coraggiosi si avviano verso il rental dove era stato prenotato un gippone. Io sono nel gruppo meno-coraggiosi che aspettano all'uscita dell'aeroporto di guardia ai bagagli. Dopo un'ora di attesa pensiamo che il rental era assai lontano. Dopo due ore pensiamo di essere stati abbandonati. Io e il tastierista Pugliese soli nella fredda notte texana. Che ne sarà di noi?

Finalmente riusciamo a prendere la linea con il nostro batteraio Giandone. Ci confermano che hanno fatto un incidente. Il Giandone ha mancato una precedenza. Hanno passato l'ultima ora a discutere con la polizia del Texas e con un autista gentilissimo che si scusava di un sinistro del quale non aveva nessuna colpa. A notte fonda raggiungeremo il motel nella periferia Est di Houston.

La mattina ci svegliamo troppo tardi per la colazione compresa. Ricarichiamo tutta la strumentazione e partiamo alla volta del centro di Houston che è per lo più composto da grattacieli altissimi e poche cose interessanti.

La pioggia inizia a cadere fitta e ci mettiamo in viaggio verso San Antonio.

Arrivati prendiamo possesso del nuovo motel poi andiamo alla ricerca di un negozio dove comprare un trasformatore di corrente. Questo problema della corrente ci terrà compagnia fino alla fine del viaggio, costringendoci a visitare tutti i più grandi supermercati della parte meridionale del Texas.

In serata visitiamo Fort Alamo che delude, niente a che vedere con i film di John Wayne. Poi ci dirigiamo sul lungofiume che invece appare assai suggestivo. Scorre sotto la città e vi salpano gondole messico-veneziane, mentre su entrambi i lati è pieno di ristoranti di cucina tex-mex e gente che si accalca in ogni dove.

Il giorno seguente ci mettiamo in viaggio per Austin.

Il nostro è effettivamente un gippone, ma una volta caricato di strumenti rimane poco spazio per noi esseri umani. Abbiamo però trovato un assetto piuttosto stabile: Il Giandone sta alla guida essendo l'unico che può guidare per questioni burocratiche, la Sissy e il Pugliese essendo i più piccini sono compressi dietro nel sedile e mezzo che rimane libero, mentre io sto nel posto passeggero.

Durante il tragitto la Sissy accusa fastidi da allergia, probabilmente dovuti alla pessima pizza mangiata a pranzo. Non sarebbe opportuno fermarsi in ospedale per cui le consigliamo di aspettare pregando.

Arriviamo. La Sissy non si è più lamentata durante il viaggio quindi è guarita oppure morta. Ma no è guarita!

Andiamo di nuovo in spedizione alla ricerca di un trasformatore senza trovarlo. Il rischio è che i campionatori si siano guastati durante il viaggio, e non possiamo saperlo senza accenderli. Nel caso dovremmo provvedere ad affittare una batteria vera non avendo ricevuto risposta alle mail in cui chiedevamo agli altri gruppi canadesi di prestarci l'attrezzatura. Aaah l'elettronica, aaah i canadesi...

Poi ci avviamo verso il centro di Austin. Il festival è già cominciato e anche se è ancora nelle giornate dedicate al cinema indipendente ci sono già gruppi che suonano in ogni locale e sui marciapiedi. Alla fine è un po' come la sagra del borlengo di Guiglia, solo che invece delle bancarelle coi ciccioli c'è gente che suona. Giriamo tutta la sera entrando a caso nei locali, ascoltando diversi gruppi sconosciuti e bevendo ottimi margaritas fino a perdere lucidità. Io mi diletto scattando fotografie e importunando giovani texane.

Il giorno dopo mi sveglio appositamente prima degli altri per non perdermi la colazione. Vedo che nel tavolo a fianco al mio discutono degli italiani. Preso da curiosità decido di importunarli. Mi dicono di essere un altro gruppo italiano che suona all'SXSW. Mi dicono anche il nome ma non lo ricordo. Però a un certo punto un lampo di genio mi attraversa il melone e gli chiedo se hanno uno stramaledettissimo convertitore da prestarci, e loro mi rispondono di sì!! Zio sia lodato.

Ci spostiamo quindi nella loro stanza. Purtroppo entrambi i campionatori sembrano danneggiati. Questa notizia scuote il nostro buonumore alle fondamenta e rende i miei compagni di viaggio assai incupiti. C'è gente che si strappa i capelli e impreca contro il personale della British Airways.

Cosa facciamo? Abbiate fiducia nella provvidenza gli dico io preso da improvviso fervore religioso ma loro mi sputano. I campionatori vengono smontati con cura alla ricerca del guasto, che però non si trova.

Passiamo così un'altra mattina alla ricerca di un stramegadannatissimo convertitore sperando che fosse quello del gruppo italiano ad essere in qualche modo difettoso. Finalmente lo troviamo. Portato in camera notiamo con piacere che i due campionatori funzionano. Zio sia lodato. La quiete torna sui visi dei compari.

Nel primo pomeriggio andiamo verso il posto dove abbiamo affittato gli strumenti che non siamo riusciti a portarci dall'Italia, cioè qualche asta per batteria, un ampli da chitarra e una tastiera. Carichiamo, portiamo tutto al motel e finalmente ci concediamo un po' di svago andando alle sorgenti che paiono essere le più grosse d'America. Il panorama che troviamo all'arrivo però somiglia di più a un fiumiciattolo tutt'altro che "gigante". Tuttora ci chiediamo dove abbiamo sbagliato. Poi decidiamo di tornare presto al festival.

L'SXSW è ancora più caotico di ieri, c'è musica che esce da ogni buco e ogni angolo ha il suo locale, davanti ad alcuni bisogna fare la fila, noi ci fiondiamo in quelli più vuoti, dove si esibiscono sconosciute band di cowboy, dove grassi conigli rosa guardano con gli occhi lucidi da sotto il palco, noi beviamo whisky e margaritas. Ci troviamo a camminare sulla 6th avenue io e il Giand, lui indossa occhiali da sole anche se è notte ed è attaccato alle mie spalle come un cieco al suo cane guida, questo incuriosisce molte senoritas che però scappano quando si accorgono che siamo due italiani ubriachi.

Vediamo sfilare enormi tour bus e pensiamo a quanto sarebbero stati comodi.

A fine serata facciamo l'incontro più singolare del nostro viaggio: un'anziana nera, zoppa e orba. E' una persona che canta ballando e balla cantando e ha vistosi orecchini. Ci vende delle pile duracell usate. Noi ne compriamo una a testa.

Stasera suoniamo alle otto ed è il primo giorno del festival dedicato alla musica. Già dal pomeriggio Austin è ancora più imballata degli altri giorni.

Giriamo e guardiamo qualche gruppo suonare, alcuni sorprendentemente bravi, comunque mai così schifosi da dover fuggire, anche quando propongono l'hardcore punk più estremo. Torniamo al locale per il soundcheck. Ci sono già lì anche i gruppi canadesi che suonano dopo di noi: una cantautrice messicana di nome Linda Ortega, un gruppo becero di cui non ricordo il nome, e per finire i Mother Mother, dotati di un cantante indimenticabile. Un tipo strabiondo e abbastanza intrigante. Vedere la batteria elettronica Simmons fa un certo effetto sui canadesi che si avvicinano incuriositi.

L'organizzazione dell'SXSW, nella persona di un certo Chris, un tipo con la faccia da demente e una bandana in testa, ci passa qualche stramaledetto convertitore di corrente. In generale si presentano altri piccoli inconvenienti che ora non ricordo più ma in quel momento mi sembrò di sentir volare un sacco di bestemmie.

I live va piuttosto liscio. Davanti a noi non c'è molta gente ma i presenti apprezzano e si divertono fino alla fine.

Subito ci tocca fare spazio a questa giovane cantautrice messicana che fa musiche tipo quelle che mettevano sempre nel telefilm "Dawson Creek" nei momenti più sentimentali. Un tipo mi ferma appena scendo dal palco e mi offre un tour nel New England davanti a folle oceaniche, mi lascia un bigliettino scritto a mano con i suoi contatti e i complimenti. Dò il bigliettino al Giandone, con la paura nel cuore che possa perderlo, cosa tipica dei giandoni. Infatti, prima di arrivare a Sassuolo lo perderà e noi non andremo mai in tour nel New England?? Prende un promo anche Claire, una signorina che gestisce una bella bella etichetta canadese dicendo che gli è piaciuto il concerto. In cambio ci lascia una scatola di fiammiferi promozionali e una confezione di biscotti canadesi immangiabili.

Poco dopo vedo il Giand e gli chiedo "non ti ricorda qualcuno quella signora?" e lui mi dice "è Melissa Auf Der Maur, seconda bassista degli Smashing Pumpkins, le diamo un disco?" ma sia io che il Giand ci vergogniamo ad avvicinarla.

Fortunatamente arriva la Sissy alla quale chiedo "Sissy, se la bassista degli Smashing Pumpkins fosse qui tu gli andresti a parlare?", "certo che sì" mi dice lei, con lo spirito combattivo di un'amazzone, così gliela mostro e lei rimane interdetta un po'. Poi con uno slancio di coraggio gli va a fare i complimenti, la saluta e gli lascia un disco, lei commenta "Les Fauves? What does it mean?"

Torniamo in macchina dove Puglie sta dormendo profondamente. Aveva avuto un crollo psico-fisico tipico dei tastieristi psichedelici.

Dobbiamo riportare gli strumenti al rental prima delle 2 se non vogliamo pagare di più, facciamo quest'ultimo sforzo prima di fiondarci in motel e dormire di gusto. E' già finito anche il 18 marzo…….

Riprenderemo il discorso il prossimo autunno, se si tornerà come speriamo da quelle parti!! Ciao ragazz!



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L'articolo SXSW Report: i Les Fauves raccontano la loro esperienza al South By SouthWest di Redazione è apparso su Rockit.it il 2009-04-15 00:00:00

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