Tony Bennett, Sinatra e gli altri: storia e mito dei crooner italoamericani

È morto l'ultimo dei grandi crooner del '900 americano, una voce prestata agli standard jazz più che al nostro bel canto, ma che è diventato simbolo di quel mondo ibrido tra gli USA e il nostro Paese. Un po' come i film di Scorsese e le fettuccine Alfredo: il racconto dei protagonisti di un'epopea

Tony Bennett e Lady Gaga - foto Wikimedia Commons
Tony Bennett e Lady Gaga - foto Wikimedia Commons
22/07/2023 - 10:30 Scritto da Vittorio Comand

Dino Paolo Martino Crocetti, Pierino Ronald Como, Francis Albert Sinatra, Anthony Dominick Benedetto. Se non fosse per il terzo nome di questo elenco, non sarebbe immediato capire di chi stiamo parlando: sono i nomi all'anagrafe dei cantanti di origine italiana Dean Martin, Perry Como, Frank Sinatra (ovviamente) e Tony Bennett, il più giovane del quartetto, appena scomparso all'età di 96 anni. I quattro crooner – o cantanti confidenziali, come venne tradotto il termine negli anni '60 in contrapposizione agli "urlatori" del rock 'n' roll – che hanno dato la loro voce al servizio tanto della musica, quanto alla costruzione di un immaginario che si è ben incastonato nella memoria collettiva americana e non solo. Quel mondo che sarebbe stato rappresentato in maniera magistrale – stereotipata, violenta, estrema, surreale, ma non per questo meno perfetta – nel cinema di Scorsese e Coppola, sempre per citare personaggi che hanno le loro radici nel nostro Paese e che proprio a questo devono un po' della loro fortuna.

In questo senso fa sorridere vedere che sul profilo Spotify di Tony Bennett ci sia una playlist chiamata Italian Cooking with Tony Bennett: tre ore di musica tra jazz, tradizione e bel canto, con relativamente pochi pezzi italiani, eppure tutti ben chiari nel tratteggiare il contorno all'interno di cui ci muoviamo. Italian cooking che rimanda più alle fettuccine Alfredo che ai pizzoccheri della Valtellina o alle orecchiette alle cime di rapa, ma per noi non può essere altrimenti, che dall'altra parte dell'Atlantico guardiamo con sospetto – per non dire disgusto – le per noi inconcepibili creazioni culinarie in cui le stelle e le strisce cercano di formare un tricolore.

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Il fatto è che – ed è da intendersi nella migliore maniera possibile – Tony Bennett e soci sono una parte consistente di quel mondo lì, così come i suoi colleghi citati in apertura, così come lo fanno i personaggi di Robert De Niro o James Gandolfini nei Sopranos, all'estremo opposto, oltre che in una maniera più reale di quanto si possa sospettare. D'altronde le voci sui legami tra Sinatra e mafia sono ben diffuse e lo stesso Tony Bennett, per quanto abbia avuto un'immagine pubblica per lo più pulita – se escludiamo qualche problema con la cocaina negli anni '70 – all'inizio della sua carriera si è trovato suo malgrado a contatto con giri malavitosi. Era facile succedesse così nella New York degli anni '40, con la mafia ramificata all'interno dello show business. Meno facile era riuscire a separarsene, come fece Bennett una volta licenziato il suo manager Ray Muscarella, anche se pare dovendo ripagare il "torto" con ingenti somme di denaro ed esibizioni in feste private. 

Questi, ma pure in un certo qual modo la pepperoni pizza o il leggendario gabagool (che poi sarebbe il capocollo), sono tutti elementi di un microcosmo di italoamericanità che appunto, non è Italia, ma non è neanche davvero America, eppure fanno da specchio e collante di questi due mondi in una maniera meravigliosamente distorta. E che finisce per fare il giro: è incredibile pensare che i supermercati Bennet si chiamano così perché uno dei due fratelli fondatori, Enzo Ratti, era così fan della musica di Tony Bennett da volerlo omaggiare così, facendo solo saltare l'ultima T del nome (va anche detto che supermercati Ratti non suonava troppo bene).

Eppure, in tutto questo, il repertorio di Tony Bennett è abbastanza povero di canzoni italiane. Si tratta per lo più di standard jazz, interpretati in maniera impeccabile e per un pubblico – tendenzialmente di bianchi ricchi a Las Vegas per un weekend, oppure con la voglia di cucinare "italiano" con la colonna sonora citata prima – che non cerca quel ricettacolo di luoghi comuni di cui sopra, ma che è difficile per noi da tenere separato. Tony Bennett è un simbolo di musica italiana-non-italiana, distante e vicinissimo a noi al tempo stesso, abitante e cantore di un non-luogo che ci piace osservare dalla giusta distanza. E che ora ha perso un altro pezzettino della sua storia.

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L'articolo Tony Bennett, Sinatra e gli altri: storia e mito dei crooner italoamericani di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-07-22 10:30:00

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