Tora! Tora! Festival - Pontassieve (FI)



Con Pontassieve, a pochi kilometri da Firenze, il Tora! Tora! giunge alla terza tappa per il 2002.

Lasciando in fondo i commenti generali cercheremo di dare conto delle esibizioni dei diversi protagonisti, non trascurando però alcune note a margine che riguardano la cornice: un festival, anche se di una sola giornata come nelle prime date del Tora! Tora!, non può essere ridotto a una mera sequenza di esibizioni, ma vive e si alimenta anche di altro.

A colpire è innanzitutto la bella ambientazione: il terreno dello stadio comunale di Pontassieve è davvero ben tenuto, l’impianto è più ampio di quello che mi aspettavo, e il colpo d’occhio, con il grande palco che si staglia contro le verdi colline toscane, contribuisce a creare una sensazione piacevole e rilassata, la quale contagia pubblico e artisti. Il tempo di fare un giro a dare un’occhiata, i saluti con Roby che effettua le interviste nel retropalco, un rapido scambio di impressioni con qualcuno dei musicisti che suoneranno ed è già il momento di concentrarsi sui concerti.

A tal proposito, quel che colpisce per tutta la lunga kermesse è la precisione e la professionalità di direttore di palco, fonici, tecnici delle luci e dell’intero staff che lavora con successo in maniera molto svizzera affinché tutto fun-zioni alla perfezione.

Marco Parente
Intorno alle 19, all’artista di casa tocca il compito non facile di aprire la serata. Ho visto Marco Parente in molte e diverse occasioni, alcune delle quali veramente memorabili. Probabilmente per la brevità del suo set che prevede anche un brano di Caetano Veloso, o per il fatto che — pur essendo egli musicista di enorme valore — non basta la sola chitarra acustica a supportare la ricchezza dei suoi pezzi, non si è trattato della migliore esibizione del cantautore fiorentino. Quando, con l’arrivo di Cristina Donà che interpreta insieme a lui la struggente “Senza voltarsi”, sembra che il tutto sia finalmente pronto per decollare, è purtroppo già ora di smettere. Il pubblico, seppur ancora non numeroso, fa comunque sentire il suo affetto.

Sushi
Esibizione contraddittoria quella dei torinesi: per tutti e quattro i brani che presentano cerco di capire che cosa, in fondo, manchi loro. Sono giovani, intelligenti, decisamente carini — più di una ragazzina, nel pubblico, manifesta giustificate attenzioni per lo slanciato tastierista, e in molti apprezzano il fascino dark di Otti — hanno presenza e padronanza dei loro mezzi, non mancano di esperienza, propongono sonorità accattivanti eppure ricercate con un uso adeguato e maturo dell’elettronica… eppure… Forse è solo che, con il secondo album, i Sushi sono diventati più complessi di quello che i loro propositi dichiaratamente pop facevano inizialmente supporre, ma credo che un approccio più diretto nella realizzazione dei pezzi e una spinta verso una maggiore fruibilità dei brani avrebbero giovato alla loro comunque dignitosa performance.

Micevice
Scendono dal palco i Sushi i quali, con il giusto spirito festivaliero, si portano tra il pubblico per assistere al concerto dei Micevice. Il gruppo di Giovanni Ferrario non recupera canzoni dal repertorio più vecchio e sceglie di presentare quattro brani tutti tratti dal terzo album “Stop here: love store” di recente pubblicazione. Una fascinazione intensa segna l’inizio del loro set, con la stupenda “The head of your enemies”, caratterizzata tra l’altro da suoni davvero curati, ben resi dall’impianto: questa sarà una costante per quasi tutta la serata, a testimonianza anche dell’ottimo lavoro dei fonici. Ma poi, paradossalmente, l’esibizione della band va a diminuire di intensità con il dipanarsi della scaletta. Seppure a tratti troppo cerebrali, i Micevice riescono comunque a meritarsi l’attenzione di un pubblico che va aumentando.

Sux!
Ostici e pesanti. Con la loro performance, a momenti quasi spossante, che nel novero delle diverse proposte risulterà in assoluto la più dura per suoni e per impatto, i Sux! biancovestiti per l’occasione (“Ringraziamo la gelateria qui vicino per averci fornito gli abiti” dirà al termine il frontman) sortiscono l’effetto che probabilmente desiderano: un gancio destro da KO sferrato con il sorriso sulle labbra. La straordinaria autoironia di Giorgio Ciccarelli — che suona tutti e sei i pezzi con una cuffia da piscina in testa e non si risparmia affatto nei suoi siparietti quasi cabarettistici tra un brano e l’altro — non stempera certo tutta l’amarezza e la sofferenza che traspaiono dai testi (“l’origine di questo fuoco è la consapevolezza della solitudine” canta in “Male e bene”). Sulla parte di pubblico che rimanda la cena per ascoltarli attentamente, i Sux! lasciano un segno tangibile.

Cristina Donà
Sarà per il momento magico in cui comincia — quando il buio si appropria del giorno senza farsene quasi accorgere —, sarà semplicemente che lei è una grande artista, ma le sei canzoni che Cristina Donà propone creano una tensione emotiva tangibile che lascia incantata gran parte degli astanti. Nonostante la sua musica si presti bene a un’interpretazione solo chitarra e voce — più che quella di tutti gli altri protagonisti — anche la Donà rischia un po’ di veder sminuita la sua esibizione per l’orchestrazione davvero spartana dei pezzi; ma il valido aiuto fornito da Alberto Cottica alla fisarmonica e poi Lorenzo Corti alla chitarra elettrica sostiene adeguatamente tutto il set. Oltre a classici tra cui la stupenda “Goccia” e “L’aridità dell’aria”, vengono proposti anche due brani nuovi che andranno a far parte dell’album attualmente in preparazione: la maturità artistica e la vena ispirativa di Cristina si confermano, ancora una volta, a livelli di eccezione. Intensa, toccante, gentile.

Delta V
Strategicamente, ai Delta V tocca un ruolo di alleggerimento che il gruppo svolge in maniera egregia: magari non sono loro i portatori di quel tipo di sensazioni che scuote da dentro e fa tremare le vene, ma la notevole impressione di piacevolezza che riescono a trasmettere nei dischi e nei video viene ricreata perfettamente anche dal vivo. È la seconda volta che li vedo quest’anno e l’effetto è il medesimo: hanno stile e c’è poco altro da dire. Possiedono quella grande dote che permette loro di essere leggeri, eleganti, raffinatamente pop senza mai scadere nel banale o nell’insulso. L’amalgama del live set è andato crescendo con i numerosi concerti degli ultimi mesi e il pubblico percepisce e apprezza.

La Crus
Una partecipazione entusiastica di buona parte del pubblico — che ormai si è infittito — accoglie il gruppo di Mauro Ermanno Giovanardi: il loro concerto sarà alla fine tra i più applauditi e partecipati del Tora! Tora! Per chi scrive, invece, è un’esibizione faticosa da seguire: enfasi interpretativa e lussuriose raffinatezze nelle soluzioni sonore mi appaiono a tratti francamente eccessive, forse più adatte alla dimensione raccolta del club. Tutto pare svolgersi in sordina. Sale sul palco Manuel Agnelli per interpretare con i La Crus la loro versione di “Tutto fa un po’ male”, poi viene proposta “Dragon” e il concerto continua a dipanarsi senza troppe scosse. Ma se ripeto francamente che si tratta, a mio personale giudizio, di un’esibizione in più punti noiosa, confesso con altrettanta onestà che quando parte la suggestiva “Come ogni volta”, canzone davvero bellissima, più di un brivido pervade la schiena del sottoscritto: il pubblico canta insieme al gruppo e si percepisce ancor più quella particolare positiva tensione che durerà fino al termine della serata.

Max Gazzè
Accompagnato da una formazione essenziale (batteria, chitarra e tastiere) l’artista romano sale sul palco con la sua consueta bonomia e, fingendo una sorta di preludio improvvisativo, in realtà completa il soundcheck. I suoni di stasera saranno distanti dalle scelte pop e levigate degli ultimi tempi: sonorità dure, spesso distorte, a tratti però pesantemente dilatate, quasi psichedeliche in certi passaggi. Con atteggiamento tra l’autoironico e il compiaciuto, Max Gazzè comincia a proporre i suoi pezzi: l’ho visto molte volte in concerto, fin dai tempi in cui suonava davanti a venti persone, ma stasera ha qualche cosa di particolare. Forse è il pubblico o la situazione del Tora! Tora! ma la sua esibizione cresce, a poco a poco, in intensità emozionale: anche nei pezzi apparentemente più leggeri (come “Vento d’estate” o “Cara Valentina”), traspare in modo particolare quella vena di malinconia, di consapevolezza del dolore del mondo — sempre temperata da tanta ironia — che è la portante dei testi dei suoi brani. Il culmine arriva nella seconda metà del set con l’accoppiata di “Quel che fa paura” e “Il ba-gliore dato a questo sole”: recuperati dall’album di esordio del 1996, questi pezzi si rivelano due botte emozionali dall’impatto veramente pesante, che toccano nel profondo per le liriche e scuotono per l’intensità sonora. Sarà che non mi aspettavo tanto dopo le ultime scelte musicali di Max Gazzè, ma la sua esibizione risulta definitiva: assolutamente convincente, intensa, emozionante.

Afterhours
Dopo un lungo cambio palco è il turno degli Afterhours: pubblico in delirio per il gruppo più atteso. Purtroppo, a differenza di quanto successo fino a questo punto, la band verrà penalizzata da suoni che non escono fuori in maniera perfetta, ed è un peccato visto il gran lavoro dei tecnici e la cura che gli After dedicano a questo aspetto. Ma, a giudicare dalla partecipazione, il pubblico non se ne accorgerà più di tanto.

Scaletta che privilegia all’inizio i brani del nuovo album, un Manuel Agnelli in gran forma — anche nel senso atletico del termine — un gruppo che suona, tecnicamente, molto meglio rispetto a qualche anno fa, dimostrando una maturazione anche in questo senso: gli Afterhours propongono nove brani in quello che sarà il set più lungo. A suonare in “La verità che ricordavo” sale sul palco Alberto Ferrari — sigaretta in bocca con opinabile atteggiamento da rockstar che onestamente lascia il tempo che trova, e questo, sia chiaro, è detto dal più strenuo sostenitore del valore dei Verdena — poi, in “Male di miele” si scatena il pandemonio. Dal vivo ho visto gli Afterhours quest’anno solo a tour inoltrato, quando già erano ben rodati: pur con certe imperfezioni rispetto a una precedente esibizione toscana, in questa occasione mi sembrano più sciolti e più in tiro. Ah… il potere dei festival.

Conclude il Tora! Tora! il duetto con Cristina Donà: “Dentro Marylin” cantata a due voci è ormai un classico che non manca mai di colpire nel segno, lasciando un’ultima, significativa immagine dal palco.

Al termine, alcune note conclusive generali: al di là di una obiettiva valutazione delle performance dei diversi artisti che comunque si scontra con i gusti e le preferenze personali di chi scrive, la sensazione globale di questo pomeriggio/serata di musica è nettamente positiva su tutti i fronti.

A organizzatori, tecnici e artisti va riconosciuto l’impegno affinché tutto funzionasse alla perfezione: l’impressione che si è colta, in maniera costante, è stata quella di una rilassatezza non floscia in cui tutti sono contenti di essere su quel palco e puntano a dare il meglio. Altro aspetto da sottolineare, anche se alcuni storceranno il naso, è che fa troppo bene al movimento musicale italiano che sullo stesso palco suonino gruppi di nicchia come i Sux! e proposte che godono di ben altra visibilità come, ad esempio, i Delta V.

Ma credo che due parole vadano spese per il pubblico: una posizione geografica non agevolissima (Pontassieve è località amena in una cornice naturale superba, ma raggiungerlo comporta qualche sforzo) e soprattutto una collocazione settimanale non certo ideale (un lunedì), impediscono a questa tappa del festival di raggiungere i grandi numeri (la gente c’era, ma la folla non era strabocchevole). Eppure, per tutta la durata dei concerti, si è potuta percepire un’attenzione, un’energia, un rispetto verso i musicisti e la loro opera che non sempre, purtroppo, è dato riscontrare nelle manifestazioni di musica dal vivo.

Chi è venuto lì, lo ha fatto innanzitutto per la musica: e chi era sul palco, probabilmente, se ne è accorto.

Ah… si continua a replicare: tappa in Sardegna il 6 settembre, prima della due giorni conclu-siva a Nizza Monferrato (AT) il 20-21/09/02.



Dal Tora! Tora! Festival:

Il cast

I concerti:
Catania
Padova
Pontassieve

Le scalette:
Catania
Padova
Pontassieve

Le interviste:
24 Grana
La Sintesi
Modena City Ramblers
Breakfast
Micevice
Delta V
Max Gazzè
Marco Parente

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L'articolo Tora! Tora! Festival - Pontassieve (FI) di FrancescoS è apparso su Rockit.it il 2002-07-22 00:00:00

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