Jennifer Gentle - Tour report Usa: 15 - 21 marzo 2005



La genesi di questo tour meriterebbe un capitolo a parte, tali e tanti sono stati gli imprevisti, i cambiamenti, le difficoltà organizzative da superare. Visto che ormai ci troviamo nel bel mezzo di questa esperienza ve li risparmiamo e andiamo agli eventi più strettamente legati alla musica.

Sarò io, Alessio (batteria), a raccontarvi come sono andate le cose, proponendo agli altri di descrivere dei momenti particolarmente significativi, quelli che li hanno visti più coinvolti emotivamente. Gli altri sono Marco (voce, chitarra), Paolo (chitarra), Francesco (basso), Liviano (tastiere), Marco SillyBoy (nostro stupidband-sitter).

Dunque, un primo momento molto emozionante è stato l’arrivo in aeroporto…incontrare finalmente la persona che più fortemente ci ha voluto in Sub Pop, ovvero Dean, ha commosso un po’ tutti, in particolare me, Marco e Marco SillyBoy… commozione che si è sciolta nel chili piccantissimo della cena messicana per poi ritornare presente all’arrivo delle Sleater-Kinney. In particolare Francesco, il nostro nuovo bassista era particolarmente emozionato in quanto grande fan del trio femminile di Olimpia… Francesco, prego, racconta…:

Innanzitutto, l’Emo’s è un gran bel posto. Ma a guardarlo bene, non è che sia specialissimo o architettonicamente impeccabile. E’ un bar alla texana con un palco piccolo, con un grande spazio sul retro, all’aperto, con un palco principale. Il fatto è che le persone che vengono all’Emo’s e più particolarmente al SXSW (South By Southwest) si mettono ad ascoltare. SONO lì per ascoltare, e non per bere o cuccare. E quindi quando siamo saliti sul palco subito abbiamo sentito su di noi gli sguardi curiosi e gli occhi interessati di tante persone. Per non parlare della bella reazione alla fine di ogni pezzo, che ho ancora nelle orecchie. Tornando in prima persona, appena sceso dal palco mi viene incontro Carrie delle Sleater-Kinney, persona che prima avevo solo visto sulla parete di camera mia, e mi dice subito: “Francesco, that was super-awesome”. Da lì in poi, comincio a capire che le persone in questo continente sono decisamente alla mano… Chi apprezza infatti viene subito a dirtelo in faccia, ti stringe la mano, ti parla, ti dice qualche parola sbagliata in italiano, ti sorride. È una cosa così dolce e semplice che sembra quasi impossibile non essere usanza anche da noi…

Dunque, per fare un po’ di chiarezza…Il SXSW è un festival che blocca Austin per una settimana, la parte musicale si svolge in una serie di locali dislocati in centro con showcases che vanno dalle 8 di sera all’ 1 di notte…parallelamente però si svolgono decine di altri concerti e feste private che in alcuni casi sono anche più divertenti. Noi abbiamo partecipato allo showcase ufficiale della Sub Pop che si è tenuto appunto all’Emo’s il 16 marzo in una sala molto affollata. La serata è stata aperta da Robyn Hitchcock in un concerto acustico, poi è iniziato lo show case Sub Pop, aperto da noi, seguiti da A Frames, trio cupo e malato, The Thermals, altro trio pop punk molto incisivo e giovanile, i The Album Leaf dalle sonorità un po’ glitch ed infine, per la gioia di Francesco, dalle Sleater-Kinney. Io a dire il vero finito il nostro concerto ero talmente stanco dal viaggio del giorno precedente che sono tornato in albergo seguito anche dagli altri (a parte Francesco ovviamente). L’entusiasmo sui volti dei ragazzi della Sub Pop e gli applausi del pubblico sono un bel ricordo con cui addormentarsi… trovare poi il quotidiano di Austin con lo speciale del SXSW e la nostra ottima recensione è un risveglio ancora migliore. Il 17 ci aspetta una delle feste private di cui parlavo prima. Questa è organizzata da Arthur Magazine e si svolge in una ex Chiesa. Essendo il taglio di questa rivista e la festa da loro organizzata molto psichedelica passo la parola al più fricchettone di noi, ovvero, a Liviano!

Il SXSW è un festival incredibile, in una città altrettanto incredibile. Ci sono concerti dappertutto e la 6th Street è affollata di locali ed altrettanti showcase, ora dopo ora, fino alle due di notte. Non posso non parlare della Church of the Friendly Ghost, una sala da concerti in una ex-chiesa protestante, nel bel mezzo del quartiere messicano di Austin. Casette in legno dai colori più improbabili, giardinetti recintati da reti metalliche, canestri da basket… questo è uno spaccato d’America… e respirarne l’essenza è inebriante!

Ci sono due party in programma in questo angolo del Texas: quello di Arthur Magazine e il giorno seguente la festa del Chunklet. L’Arthur inizia nel primo pomeriggio sotto un sole che scotta. Le band sono tutte interessanti: si parte con la psichedelia newyorkese dei Psychic Ills, si ride di gusto con Harvey Sid Fisher che coinvolge due del pubblico a suonare con lui il suo country che dimostra come si possa parlare di qualsiasi cosa nelle canzoni, ma in particolare dei segni zodiacali; è la volta del trio folk d’altri tempi dei Winter Flowers e lo stoner trascinante dei Dead Meadow: i nostri compagni d’avventura per il proseguimento del tour. E’ il nostro turno… attacchiamo subito con i pezzi più pop: “My Memories’ book”, “Locoweed”, “Nothing Makes Sense”, “Husbands” e tutto d’un fiato ci buttiamo nelle jam. Il pubblico è attento, partecipa, sottolinea i passaggi con urla e grida… alcune ragazze lanciano dei coriandoli… è una vera festa! Si replica il giorno seguente per il party del Chunklet…

Bravo Liviano, dopo questo happening 68-ino e una visitina al concerto di Graham Coxon (noiosetto a dire il vero), arriva il 18 marzo e ci spetta nuovamente l’onore di partecipare ad una cerimonia presso la Church of the friendly Ghost. Il party oggi è organizzato da Chunklet Magazine, una rivista satirica al vetriolo i cui ultimi numeri sono dedicati agli album più sopravvalutati di tutti i tempi: non si salva nessuno! Voci di corridoio dicono che questo sia uno dei parties più attesi del SXSW e il numero impressionante di persone lo sottolinea. In cartellone ci sono, oltre a noi, Enon, Hella, Oxes, Black Lips, Starvations, NRA, Ariel Pink, Swearing @ Motorist American Analog Set, Fatal Flying G1Jill Oteens. Regna uno spirito da Animal House con una folla incredibile di gente e la redazione di Chunklet che imperversa in scherzi e situazioni deliranti vestita da boy-scout… I concerti sono affollatissimi e la gente si dà il turno per seguirli perché fatica ad entrare. Il tempo a disposizione è poco per cui puntiamo su una scaletta molto aggressiva. Concerto veramente rumoroso e divertente...una buona accoglienza e la certezza che comunque, se solo lo volessero, i ragazzi di Chunklet ci potrebbero demolire in pochi attimi con le loro recensioni al vetriolo…ma per il momento ci adorano!

Qui finisce la nostra partecipazione al SXSW, non la festa…a ranghi sparsi, dopo la cena con la stampa organizzata da Sub Pop, in serata ci aspettano John Cale (per tutti un brutto concerto, ma a me è piaciuto…), Calexico, Jolie Holland. Da segnalare il concerto di Bobby Conn, ultra camp e divertentissimo… Quelli di noi che l’avevano visto in Italia avevano assistito ad un concerto strepitoso e due un po’ deludenti, ma questa volta ne è valsa la pena. Al piano superiore di una disco un po’ fighetta, con un’ottantina di fan sfegatati sotto il palco, il nostro si è esibito alla chitarra e basso, accompagnato da basi e da un tastierista/corista (che tra l’altro aveva la stessa tastiera che usiamo noi) a petto nudo, che nei momenti in cui non suonava si metteva in pose sexy per la gioia del pubblico femminile (e non solo…). Malgrado le basi hanno fatto un concerto strepitoso, aperto dal nuovo inno americano che Bobby ha composto per dare al paese qualcosa di più interessante da cantare. Va anche detto che il buon Conn suona la chitarra quasi meglio di Prince
Il 19 marzo, giornata di cazzeggio, riposo e interviste, ma niente concerti. Il 20 il SXSW finisce e noi siamo senza un alloggio…che fare fino al 22 marzo, giorno della partenza per Philadelphia? Rimanere all’hotel per noi è troppo costoso dunque…torniamo ovviamente alla Church of Friendly Ghost, dove in cambio di una mano a far le pulizie e ad una cena tipica italiana (complimenti a Paolo per il sugo alle melanzane!) ci offrono un tetto sotto il quale ci troviamo ancora. C’è una piccola appendice musicale però… Ieri, il 20/3 i ragazzi della Church ci portano ad un concerto pomeridiano qui vicino: prima di cena è in programma un festivalino su un palchetto presso una “cantina” messicana, Mrs. Bea’s… La situazione è da manuale, palchetto in legno, tavolini, lucette ai lati, barbecue fumante ma sul palco hard rockers pelosissimi in pantaloni a zampa di elefante che sfoderano riff alla Grand Funk Railroad: i Drunk Horse!!! La cosa buffa è che a fine concerto scopriamo che sono nostri fans e ci chiedono di suonare… Noi non abbiamo i nostri strumenti ma non ci tiriamo indietro, e così sfoggiamo una versione dei nostri pezzi degna di Spinal Tap
E da domani, di nuovo sull’aereo: direzione Philadelphia, e l’inizio del tour vero e proprio: da domani avremo il nostro van e (finalmente) un back-line.



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L'articolo Jennifer Gentle - Tour report Usa: 15 - 21 marzo 2005 di Redazione è apparso su Rockit.it il 2005-03-22 00:00:00

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