Tropicantesimo: Roma è una giungla

Non c’è un privè, una lista per entrare, né l’evento su Facebook: da 10 anni un collettivo di artisti e dj scatena le domeniche della capitale con serate dove l’unica regola è lasciarsi andare. Un’esperienza di condivisione e scoperta di sé che destruttura l’idea del club e che oggi è anche un ep

Questo è Tropicantesimo - foto press
Questo è Tropicantesimo - foto press

Non è semplice descrivere Tropicantesimo a parole. Si rischia di rovinare il significato di questo progetto e di svelare accidentalmente i suoi due aspetti fondamentali: la magia e il carattere imprevedibile che distinguono le serate del collettivo al Fanfulla (locale nel quartiere Pigneto) da qualsiasi altro dj set che potreste trovare per le strade di Roma.

Il collettivo di musicisti, dj e artisti visuali non ha rilasciato molte interviste nel corso della sua storia (iniziata intorno al 2013), e per questo fino all’istante in cui non ho oltrepassato la soglia della Pescheria (il loro studio e laboratorio), ho continuato a chiedermi se sarei riuscita a spiegare attraverso semplici domande almeno una piccola parte del loro universo musicale.

Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press
Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press

Ad attendermi in una stanza (dove erano raccolti centinaia di vinili), ho trovato quasi tutti i membri di Tropicantesimo: Gabor, Egeeno, Rocco Bartucci, Francesca e Hugo Sanchez, il primo che prende parola. Inizia a raccontare la storia del collettivo, come dicevamo, iniziata nel 2013: "Al tempo suonavo al Fanfulla. Avevo in mente un 'dj set tropicale' che trasferisse Roma sulla fascia dei tropici".

"Un week end mi sono chiuso n Pescheria, ho registrato, ma non sapevo che nome dare al risultato. Quasi tutto il palazzo è abitato da amici, e una vicina era lì ad ascoltare mentre registravo. Abbiamo iniziato a parlare e con lei è nato 'Tropicantesimo'", dice, e continua: "La Pescheria, invece, è uno spazio che abbiamo allestito circa dieci anni fa (assieme Francesca e Anna Clementi) con i nostri strumenti e l'attrezzatura di lavoro".

In quel periodo hanno conosciuto Lola (Lola Kola, una delle voci del collettivo, ndr) e insieme hanno immaginato il progetto come un’occasione per fare musica al di fuori della calca e della frenesia dei club affollati. "Abbiamo cominciato a fare dj set durante le domeniche al Fanfulla, portavamo i divani sul palco e ricreavamo una giungla, un giardino. Da lì prende forma il collettivo: poco dopo abbiamo conosciuto Egeeno, (da poco trasferitosi a Roma), e Rocco Bartucci, che ha trasformato le installazioni di fiori e piante in qualcosa di speciale", racconta.

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Con il passare del tempo il collettivo è cambiato e si è evoluto, come racconta Gabor: "Lavoravo già al Fanfulla, non solo durante le serate di Tropicantesmo. Facevo musica in ambienti differenti (considera che nasco dal punk), ma rimasi subito incantato da quel tipo di serata. Quando Egeeno è partito per l’Australia e Anna Clementi per Berlino, Lola era rimasta la sola a cantare. A quel punto, mi sono aggiunto io, anche se non avevo mai realmente cantato prima di quel momento".

Il concetto attorno al quale ruotano le serate di Tropicantesimo è interessante: non si tratta del classico club in cui si entra, si balla un po’, si beve qualcosa. Le domeniche del collettivo al Fanfulla sono delle vere e proprie feste che si sviluppano a partire da alcune idee. Ma la parte premeditata è spesso minima rispetto alla casualità degli eventi: "Tutte le proposte che riportiamo live non nascono sempre dalle prove in studio", spiega Gabor.

Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press
Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press

"Proveniamo tutti da progetti musicali dove le prove sono molto precise ed essenziali. Ma è proprio l’irregolarità di questo progetto la parte più interessante", dice. Più che prove, infatti, il Tropicantesimo presuppone delle session, in cui Hugo lancia delle basi e da lì ognuno si inserisce con la propria idea vocale. 

"In ogni progetto c'è sempre un pizzico di accidentalità (che sia conscia o inconscia), ma è un processo solitamente lento: le canzoni cominciano a cambiare dopo diverso tempo che vengono eseguite. Mentre, qui, dal pomeriggio alla sera ti ritrovi con qualcosa di sempre e completamente differente", continua Gabor, mentre i presenti si scambiano sguardi complici e alcuni sorrisi.

È Hugo a descrivere in modo preciso quella che è la filosofia del collettivo: "Uno dei nostri principali guru è John Cage. Dice che il suono esiste solo quando lo ascoltiamo: anche se cerchiamo di descrivere e parlare della nostra musica, alla fine la parola è menzogna. Possiamo vivere una determinata esperienza solo se ci mettiamo ad ascoltare. La necessità, l’urgenza, è unicamente quella di trovare l'armonia tra i suoni in un preciso momento".

Spesso gli artisti e le artiste del collettivo preparano i suoni in studio (nella Pescheria, qui dove stiamo chiacchierando, ndr), ma quando poi si esibiscono dal vivo cambiano molti elementi. "Per me suonare tante ore è bello quando capita in maniera avvincente, quando fino all'ultimo non sai esattamente cosa potrà avvenire. Questo significa anche stare in perenne tensione, chiedersi se va bene, se ce la possiamo fare. Spingere al limite le capacità di ognuno fa uscire fuori un sentimento primordiale, qualcosa di molto vicino alla paura". Non è un metodo di lavoro semplice, anzi, manderebbe in crisi molti artisti. Qui devi solo agire, creare, suonare, improvvisare. 

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Andare a una festa del genere e trovare sempre la stessa scaletta o un’impostazione simile a quella delle domeniche precedenti è impensabile per Tropicantesimo: "Il nostro obiettivo è quello di destrutturare l’approccio del club: non c’è un privè, la consolle sta al centro, non c’è un dietro le quinte, chi paga e chi non paga, non c’è una lista, non c’è l’evento su Facebook. Devi solo portare te stesso".

"La disco music ha custodito gerarchie classiste, machiste, sessiste, che qui non esistono", dice Hugo. "Le serate di Tropicantesimo si svolgono appositamente di domenica: abbiamo scelto questo giorno proprio perché tu non possa venire. Se hai scelto un tipo di vita per cui ti puoi divertire solo il venerdì e il sabato sera, ci spiace, ma non condividiamo quell'approccio. Noi siamo liberi di fare qualsiasi orario in qualsiasi giorno della settimana, perché nelle nostre vite la musica occupa lo spazio principale. Poi viene il resto".

Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press
Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press
 

Essenziale per Tropicantesimo è la scenografia, che trasforma il Fanfulla in una giungla a tutti gli effetti, sempre diversa. Tra piante, fumi, colori, odori, il tutto è ideato da Rocco Bartucci: "Il fatto di trovarsi all’interno di un contesto musicale di improvvisazione (dove il suono si sviluppa in tante forme differenti), per me significa riproporre un’ambientazione in grado di trasportarti in un luogo ogni volta diverso", spiega.

In questo modo l’esperienza diventa anche visiva, e non riguarda solo l'ascolto. "Il riferimento geografico per le nostre serate è la fascia tropicale del mondo, il che significa portare il pubblico in un mondo nuovo attraverso le scenografie. E anche dare un’impostazione differente e originale rispetto a quella di qualsiasi altro club romano", continua Rocco.

"La mia idea di interazione è anche quella di spingere la gente ad avere un contatto con lo spazio, piuttosto che stare fermi, garbati, puliti e in ordine. Trovo interessante il fatto che ci si scontri con il suono, ma anche con un oggetto magari non è d’arredo, che sia qualcosa preso da fuori, dalla strada, e riportato dentro".

Il lockdown è stato un pretesto per creare nuova musica e approfondire un tipo di espressione differente dal solito. Egeeno racconta che, dopo la chiusura, ci sono state tre serate al Fanfulla in cui gli artisti del collettivo hanno sperimentato un approccio anomalo: "Le persone erano tutte sedute e ascoltavano, quindi c’era un altro sentire, una modalità che arrivava anche sul palco e cambiava la nostra performance. È stato molto interessante, ma pesante", ricorda.

 

Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press
Tropicantesimo durante una serata al Fanfulla - foto press

"Molte persone si sono sentite frustate dall'impossibilità di ballare (o almeno, di ballare come prima), perché il ballo non è solo atteggiarsi, ma significa dare la possibilità al corpo di sfogarsi. E in questo prova un piacere unico, che non può trovare altrove nella quotidianità", aggiunge Hugo: "È stata dura, ma quella che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere è una delle tante rivoluzioni che ci sono state nel corso dei secoli".

La conversazione passa, poi, al nuovo progetto del collettivo: Tropicantesimo Session 1, è il primo di una serie di EP che anticipano l'uscita dell'album di Tropicantesimo Gitania. Contiene tre brani registrati e mixati in Pescheria durante i mesi di lockdown. 

Invece di pubblicare un semplice CD, la scelta del collettivo è ricaduta sul vinile (disponibile su Bandcamp), così da poter sfruttare tutte le potenzialità del suono. Anche se sarebbe stato più semplice condensare tutti i brani in un'unica raccolta, Hugo spiega che continueranno ad esserci tre tracce per ogni vinile, perché con pochi minutaggi per lato, i solchi sono più larghi e il suono è più vivido, più bello. "Su un lato si trova una traccia più lunga (quindi una session effettiva), mentre sull’altro due o tre pezzi appartenenti sì a delle session, ma più brevi ed editati", dice.

Riuscire a trovare le serate giuste, ad oggi, non è facile se non ci sono i manifesti sui social. Ma se passate per il Fanfulla la domenica sera, siate certi di trovare Tropicantesimo all'opera, nascosto nella giungla urbana di piante e suoni. Basterà varcare la soglia per prendere parte a quell'incanto notturno.

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L'articolo Tropicantesimo: Roma è una giungla di LucreziaLauteri è apparso su Rockit.it il 2021-10-25 16:39:00

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