La Tube Records è stata punk prima di te

Erano veri punk nel 1997, quando a Varese crearono l'etichetta che allevò band come PornoRiviste, Klasse Kriminale o Bassistinti. Lo sono adesso, che risorgono dalle proprie ceneri. La storia e il futuro di Tube Records, nelle parole di chi ci ha sempre creduto

PornoRiviste e Punkreas in una foto deli anni '90
PornoRiviste e Punkreas in una foto deli anni '90

"Negli anni '90 mi occupavo assieme ad un gruppo di amici del Circolo Vela di Vedano, in provincia di Varese, dove ogni venerdì suonavano gruppi provenienti da tutta Italia (isole comprese). Le PornoRiviste erano praticamente di casa lì e tra una chiacchiera e l’altra è saltato fuori che volevano fare un CD ma non sapevano da che parte iniziare. Così mi sono messo a disposizione per dar loro una mano e ho fondato la Tube Records assieme ad un altro amico del circolo (Luca) e a un amico di Milano che si occupava di una fanzine (Rote Fronte)".

Chi parla è Dario Guglielmetti, ideatore e anima della Tube Records, storica etichetta punk rock nata nel 1997, che nel corso di più di 10 anni ha contribuito a formare quella scena punk rock che negli anni 90 ed anni zero andava ad affollare i principali live club e anche qualche palasport: le PornoRiviste, gli Skruigners, i Bassistinti, tra le più note formazioni punk rock e ska italiane, assieme a realtà quasi leggendarie dell'Oi! e dell'hardcore tricolore come Klasse Kriminale e Rappresaglia. Tube Records che torna dopo quasi 25 anni con la ristampa di Cosa facciamo?, il primo album delle PornoRiviste: assieme all'attività di label (che si occuperà anche di nuove produzioni) si occuperà anche di booking per Punkreas, Omar Pedrini, Perturbazione e tanti altri. 

"Abbiamo fatto una colletta mettendo assieme giusto i soldi per stampare il cd e poi abbiamo cominciato a portarli a mano in conto vendita a tutti i negozi di dischi di Varese e Milano (e provincia). Piano piano i cd finivano nei negozi e loro suonavano sempre più spesso. Così sono cominciate le ristampe, le magliette stampate da noi nelle cameretta di Lorenzo, le pubblicazioni di altre band, un distributore (Venus) e il tutto ha cominciato a girare bene. Era un momento dove c’era molta attenzione e per qualche anno abbiamo avuto uno zoccolo duro di fan dell’etichetta che compravano qualsiasi titolo pubblicassimo sulla fiducia, senza sentire nulla prima!".

Partendo dalla storia, voglio che Dario mi racconti tutto di questa storica etichetta che ha fatto girare il punk rock su tutti i palchi d'Italia. Sono molto curioso di sapere come fosse la scena ai tempi: "A guardarla adesso mi sembra di vedere una grande festa continua. Ogni band aveva il suo staff, il suo circuito e i suoi contatti ma ci si aiutava e ci si sosteneva. Non c’erano i social quindi i contatti si passavano al telefono ed erano informazioni che valevano oro. Poi capitava abbastanza spesso che si suonava assieme nei festival e quando ci si incontrava era sempre un casino della madonna (dal soundcheck all’albergo e spesso anche in autogrill il giorno dopo). Però c’era anche una condivisione di voglia di rottura del sistema e così spesso ci si trovava anche in manifestazione senza darsi appuntamenti. E quando succedeva era proprio una sensazione di appartenenza e di condivisioni di valori che andavano molto al di là della musica".

Un po' mi commuovo, perché con la mia band dell'epoca mi sa che ho aperto alle PornoRiviste almeno due volte. Altri tempi: "Ma vivere in quegli anni voleva anche dire avere a che fare con i nazi, gli scazzi con  quelli che  'sono stato punk prima di te', erano le sassate che arrivavano da retro palco. Inoltre dopo il G8 di Genova  del 2001 si creò un clima di oppressione pesante. Noi giravamo con un furgone di cent’anni scassato e pieno di scritte ed era più il tempo che passavamo fermi per i controlli della polizia che quello che guidavo… insomma non c’era molto da annoiarsi quando si era in tour".

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E ora di quella scena che ne è rimasto? "Ci sono gruppi ancora molto attivi come  Punkreas che anche ai tempi erano considerati i più rappresentativi della scena e ancora oggi pubblicano album inediti e giusto un anno fa festeggiavano 30 anni di carriera in un Alcatraz strapieno di gente che cantava e ballava (a rivedere oggi quelle immagini sembra un’altra era). A parte loro, i Derozer e qualche altro raro esempio non c’è rimasto molto se non i ricordi, le amicizie ed ovviamente le canzoni. A riascoltarle oggi mi tornano ancora in mente l’energia e la carica che si respirava in quegli anni".

Mi interessa un sacco parlare della scena punk rock dei '90s e della sua eredità nel 2021 perché, vuoi non vuoi, ai tempi quella musica era un viatico per la libertà e tanta gente che oggi sembra la più regolare del mondo, ha avuto un'adolescenza coi capelli colorati e tutto il resto. Il punk però non è solo estetica, anche se è la prima cosa che si nota dall'esterno. Per Dario, questa è l'attitudine punk del 2021: "Viviamo in un’era dove c’è un’omologazione preoccupante. Riuscire ad avere un pensiero critico, lucido e personale sull’informazione e su tutto quanto ci circonda è già molto punk".

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Ho deciso di interpellare anche alcuni degli interpreti di quell'ondata: Carlame (batterista degli Skruigners e attuale cantante dei Discomostro), Seby (cantante e chitarrista dei Derozer) e Dani (cantante e chitarrista delle PornoRiviste). Sulla scena dei '90s, Carlame dice: "La sentivo abbastanza genuina, con le dovute eccezioni. In generale aveva l'energia degli adolescenti che hanno appena scoperto qualcosa di nuovo, c'era voglia di fare, c'era curiosità, c'era voglia di esperienze diverse, di costruire qualcosa, di allargare il proprio piccolo circuito. C'era quella spinta che si sente quando nasce qualcosa di appassionante. Ogni piccolo traguardo era vissuto con entusiasmo e passione ma anche con una certa naturalezza e quasi leggerezza. Poco dopo le cose sarebbero gradualmente cambiate". 

Gli fa eco Dani: "Era un insieme di momenti di grande libertà emotiva. C'era tanta rabbia e voglia di cambiamento. Il movimento punk era un bicchiere da riempire, un pogo da fare, 1000 gruppi e concerti da ascoltare e la possibilità di abbracciarsi, lottare e manifestare insieme contro le frustrazioni della società di quegli anni". 

Cos'è rimasto di quella scena? Seby ha le idee chiare: "Sono rimasti coloro che ci credevano di più, quelli veri, quelli che avevano l'attitudine più sincera". Carlame elabora di più: "Sinceramente oggi credo niente. È stato un momento unico, con una serie di coincidenze che difficilmente si ripresentano. Ha raggiunto un culmine, un periodo di stabilità e poi hanno preso il sopravvento dinamiche diverse. L'età, i soldi, il lavoro, la vita in genere, chi voleva approfittarsene, chi se ne era già approfittato, una competizione malsana, una sorta di stanchezza generale, le mode che cambiano. I pochi che avevano seminato bene, hanno avuto la possibilità di trascinare il carro ancora per qualche anno, tutto il resto è andato lentamente sfaldandosi".

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Su come sia cambiata (o come sia rimasta identica) l'attitudine punk dagli anni '90 a oggi, Dani dice: "Le uniche parole che mi vengono in mente pensando ad attitudine punk, in questo secondo anno di pandemia, sono capire e reagire. Per Seby: "È sempre la stessa: essere se stessi, fare ciò in cui si crede con passione e rispetto, senza scendere a compromessi inquinanti". Conclude Carlame: "È non aver paura di essere strani, diversi, sbagliati, di far cagare, di far valere le proprie idee, di combattere, divertirsi, piangere, esistere, e poi semplicemente fottersene. Di tutto, di tutti, delle conseguenze. Andare per la propria strada senza mai guardarsi attorno, anche quando non si ha la minima idea di dove si stia andando. Spesso il prezzo da pagare è alto, ma mi ritengo abbastanza fortunato a vivere ancora così nel 2021".

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L'articolo La Tube Records è stata punk prima di te di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-02-22 15:57:00

Tag: punk

COMMENTI (2)

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  • garage29 3 anni fa Rispondi

    @Sinesthesys grazie ma... troppa grazia santantonio! Insomma grazie per aver illustrato una nostra posizione, ma che toni aspri! Poi, per carità, nel merito avete assolutamente ragione: Rockit incensa (probabilmente unto a dovere) chi è stato punk a Varese "prima di te", dopo aver insultato con argomentazioni risibili (ed è questo il punto) chi è stato punk sempre a Varese ma "prima di loro". Sì, sa di ipocrita, eppure non ci vediamo una malafede da parte di Rockit, semplicemente disorganizzazione e goffaggine, cioè mancanza di una chiara linea editoriale, sicché mettono a recensire un demo post-punk un in... adeguato come Carlo Tonelato. Ciò che fa più piangere o ridere, a scelta, è l'inamovibilità di una decisione tanto inconsulta.

  • Sinesthesys 3 anni fa Rispondi

    SIETE DEGLI IPOCRITI, vergogna! Sì, voi di rokit.it siete degli ipocriti, state a celebrare il punk a Varese eppure avete fatto recensire un demo dei Garage 29 a quell'in... adatto (siamo gentili) di Carlo Tonelato, che l'ha stroncato senza capirlo. L'unica stroncatura della loro carriera, data da voi tramite un in... etto che fino ad allora aveva recensito solo lavori di elettronica.
    Eppure i Garage 29 sono stati punk a Varese prima dei Bassistinti, prima delle Pornoriviste, prima della (meritevolissima) Tube Records stessa! Ma voi niente, voi li avete fatti stroncare da quell'in... becille di Carlo Tonelato con argomenti tipo "la produzione è sommaria" (la produzione? parliamo di musica e quello ascolta la produzione?) di un DEMO POST-PUNK, per giunta, roba da matti.
    VERGOGNA, IPOCRITI!