Tutta la musica obbedisce a Franco Battiato

Sperimentazioni, hit immortali, rock, tradizione: l'Invito al Viaggio all'Arena di Verona in ricordo del Maestro è così trasversale da far splendere il nazionalpopolare. Tra la commozione di Alice, Morgan formidabile, Morandi, Mahmood e mille altri, il nostro racconto del tributo a un mito

Samuel coi Subsonica alla fine di Invito al Viaggio - concerto per Franco Battiato - tutte le foto sono di Francesco Prandoni
Samuel coi Subsonica alla fine di Invito al Viaggio - concerto per Franco Battiato - tutte le foto sono di Francesco Prandoni

"Vivere non è difficile, potendo poi rinascere". In tutta la giornata, tra i tanti versi di Battiato che mi frullano per la testa, questo è quello che si ripresenta più frequentemente. Comincia già dalla mattina, quando esco di casa per andare verso la stazione centrale di Milano. Mi sto dirigendo a Verona per assistere a Invito al viaggio - Concerto per Franco Battiato, un evento tributo concepito dal suo storico collaboratore Pino Pinaxa Pischetola – con cui avevamo scambiato due parole qualche tempo fa, quando ci ha spiegato ne dettaglio come si sarebbe svolto l'evento – e con un cast di quasi 40 musicisti, tra cui Alice, Baustelle, Carmen Consoli, Mahmood, Morgan, Subsonica e molti altri, assieme alla Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti, diretta da Carlo Guaitoli. Vivere e rinascere, le due parole chiave di questa serata. Da una parte noi, che ci ritroviamo a preservare il patrimonio inestimabile come la musica di Battiato, a custodirla, a farla riecheggiare in eterno. Dall'altra lui, Franco Battiato, una figura così mistica che ancora ci è difficile metabolizzarne la scomparsa, tanto che si preferisce parlare di una sua evoluzione metafisica, un passaggio di materia in cui la morte non viene presa in considerazione. Franco Battiato è, punto.

Morgan, tra i protagonisti della serata
Morgan, tra i protagonisti della serata

L'orario di inizio dovrebbe essere alle 20:30, per una durata prevista di 4 ore di concerto. Impegnativo, certo, ma fa ancora più impressione, a posteriori, rendersi conto di quanti brani iconici siano rimasti scartati dalla selezione finale (giusto per citarne qualcuno: Alexander Platz, Venezia Istanbul, Scalo a Grado, Radio Varsavia). D'altronde, come ci ha detto Pinaxa nel pomeriggio, quando noi giornalisti l'abbiamo incrociato durante le prove: "Abbiamo dovuto fare una selezione serrata, sennò sarebbe durato una settimana il concerto". E, fidatevi, dopo 4 ore e mezza (come finiranno poi per essere) di live, ci si trova ben sazi di Battiato. Un invito al viaggio, come il brano che Sonia Bergamasco interpreterà tra il recitato e il cantato a inizio serata, che si traduce in una copertura quasi totale della vastissima discografia del cantautore catanese.

L'aspetto più interessante di questo mega-live sta nel vedere come la musica di Battiato abbracci trasversalmente tutto il panorama nostrano, dai giganti sanremesi ai nuovi eroi del pop, da voci storiche a hitmaker di nuova generazione. E ancora, un tripudio di anni '90, momenti di sperimentazione pura, immersioni nella musica tradizionale, rock da stadio: si tratta di una grande festa in cui filtra una commozione condivisa, che trova il modo di prendersi il palco in più di qualche momento.

A questo proposito, non poteva che travolgere di emozione l'arrivo di Alice sul palco, verso metà serata. Lei, una delle personalità artistiche più legate a Battiato come individuo, prima ancora che come musicista, canta 4 brani in fila, di cui l'ultimo, Nomadi, assieme a Juri Camisasca, collaboratore storico di Battiato e figura altrettanto ascetica. Da sola, invece, Alice propone Io chi sono, alla cui conclusione parte una standing ovation di tutta l'Arena, Prospettiva Nevski La cura. Difficile trattenere qualche lacrima tanto per il pubblico quanto per Alice stessa, tanto più in quel "E il mio Maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro all'imbrunire".

Mahmood
Mahmood

Lacrime che non esplodono mai in un pianto da nessuno degli artisti, ma si intravede qualche occhio lucido durante tutto il live. È così per Carmen Consoli con Tutto l'universo obbedisce all'amore, pezzo da lei cantato con lo stesso Battiato, per Paola Turci con Povera patria, per Emma accompagnata dal Nuovo quartetto italiano con L'animale, Eugenio Finardi con Oceano di silenzio, proposto anche in versione solo piano da Roberto Cacciapaglia. E si sente anche un filo di voce rotta in Umberto Broccoli, amico di Battiato e narratore della serata fino a quel momento impassibile, a conclusione dell'evento, quando cita per l'ultima volta Franco Battiato.

Ma dicevamo di grande festa. È trionfo assoluto per Colapesce Dimartino, ormai habitué del grande pubblico, che fanno impazzire il pubblico con un medley di due brani estratti dal leggendario La voce del padrone (disco che compiva 40 anni proprio nel giorno del concerto): Bandiera bianca Sentimiento nuevo. Torneranno poi sul palco assieme a Carmen Consoli, Mario Incudine, Luca Madonia e Giovanni Caccamo, in un inno alla Sicilia ancora più che a Franco. Pubblico in delirio totale, quasi tutti in piedi (dopo 4 ore è anche legittimo) e chiusura di un cerchio ideale aperto dalle parole registrate di Manlio Sgalambro a inizio serata con la sua Teoria della Sicilia: la condanna dell'essere destinata a inabissarsi, in quanto isola, fa sì che la Sicilia esista "solo come fenomeno estetico", a cui fanno seguito le parole "Solo nel momento felice dell’arte quest’isola è vera".

Anche Jovanotti, assieme a Saturnino ne L'era del cinghiale bianco, manda in visibilio la folla, come anche gli Extraliscio, che non potevano che fare una cover di Voglio vederti danzare, Vinicio Capossela con La torre (come il cappello alla Devo sotto steroidi che ha in testa) e Max Gazzé con Un'altra vita. Grande protagonista pure il rock, con una serie di U che più di qualche volta si infilano tra la R e la O: discorso che vale sia per la Nannini in Cuccurucucù che Cristina Scabbia – con un look da David Bowie goth, giusto per confondere ancora di più un pubblico che le è mediamente estraneo – in Strani giorni. Meno caciarona ma altrettanto coinvolgente la parentesi anni '90 con i Subsonica, ultimi a esibirsi con Up patriots to arms e i Bluvertigo di Shock in my town, entrambe devastanti nonostante i primi abbiano dovuto attendere più di qualche minuto prima di suonare, mentre i secondi sono stati costretti a rifare il brano da capo a causa di un problema tecnico. E non per colpa di Morgan, coperto da un ciuffo fucsia abbagliante, come qualcuno poteva immaginarsi prima del concerto, che invece è stato impeccabile in tutte le sue apparizioni della serata. Un po' penalizzata anche I treni di Tozeur versione Baustelle a causa di un problema al microfono di Bianconi.

Jovanotti
Jovanotti

Non manca spazio per il Battiato più legato alle proprie radici, con una Stranizza d'amuri intensissima realizzata da Enzo Avitabile (che adatta in napoletano il siciliano dell'originale) e Mario Incudine, il Battiato regista, omaggiato da Arisa, il Battiato sperimentatore: Andrea Chimenti, Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi e Beppe Brotto lo celebrano con Aria di rivoluzione e Da Oriente a Occidente, entrambe tracce all'interno di Sulle corde di Aries. Nonostante siano accolti con un po' di diffidenza dal pubblico, la loro esibizione è tra le migliori della serata. Più distante la performance del sitarista e ballerino Ragunath Manet, ma poteva mancare una deviazione per l'oriente più estremo? Grandioso anche Branduardi con Il re del mondo, tanto che sembra una canzone scritta apposta per lui, mentre Mahmood fa sua No time no space, anche se la percezione è che gli sia stato affidato quel brano, tutt'ora così moderno e contemporaneo, per confinarlo nella quota del "pop giovane". D'altronde è anche quello il senso della serata, assegnare un brano vicino così da averne una versione quanto più fedele all'originale, però sarebbe stato più interessante vedere Mahmood alle prese con qualcosa di più classico del repertorio di Battiato.

Il quadro battiatiano è completo con un Gianni Morandi in formissima (Che cosa sarà di me), La stagione dell'amore Summer on a solitary beach, rispettivamente da parte di Fiorella Mannoia e Luca Madonia, con un arrangiamento orchestrale rallentato per valorizzarne la voce che va un po' a togliere la spinta degli originali, Simone Cristicchi accolto come eroe (Lode all'inviolato), Vasco Brondi (Magic shop) da semisconosciuto di fronte a un pubblico mediamente boomer, Diodato che vola su E ti vengo a cercare,  eccetera eccetera eccetera. Un percorso che da entusiasmante verso il finale si fa difficoltoso, non aiutato dagli interventi di Umberto Broccoli, a cui però va il grande merito di ricordare figure come Milva, Giusto Pio e Giuni Russo. E poi se siamo qua è prima di tutto per una devozione enorme per Franco, e tanto basta.

La cosa più surreale, in questo momento così emozionale e coinvolgente, è rendersi conto di quanto il pubblico sia davvero molto italiano, come abbiamo imparato da Stanis La Rochelle. Dai "Cuccurucucù!" che ogni tanto partono nei cambi palco all'accoglienza trionfale riservata ai nomi più nazionalpopolari, sembra di trovarsi in una sorta di bizzarro mix tra il concertone di capodanno e la serata finale di Sanremo. Con la differenza che, più forte dello straripante disagio che può suscitare questo genere di eventi, a vincere è l'adorazione universale per Battiato, un qualcosa che pervade chiunque, dagli ascoltatori più snob a chi semplicemente cerca un centro di gravità permanente che non gli faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente. E in questo, diventa quasi follia la comparsa di Al Bano e Vittorio Sgarbi (ma che coppia è?!?) a sorpresa sul palco: una serie di fischi investe Sgarbi, che se ne va augurando la felicità a chi lo insulta e con Al Bano che prova a rimediare con una battuta. Talmente senza senso che non è difficile immaginarsi Battiato ridacchiare di fronte a questa scena.

Max Gazzè
Max Gazzè

Il finale, però, ristabilisce l'equilibrio generale in un pubblico ormai comprensibilmente stanco. Dopo i Subsonica, sui maxischermi vengono proiettate delle immagini di Franco Battiato incappucciato come un monaco mentre passeggia alle pendici dell'Etna, avvolto in una luce arancione quasi fantascientifica. Filmati realizzati nel 2015 da Pepsy Romanoff, probabilmente le ultime immagini di Battiato in vita. In sottofondo parte Torneremo ancora. Sono gli ultimi minuti di una serata faticosa – non aiutata da quelle trappole che sono i seggiolini dell'Arena – ma bellissima, in cui il miracolo battiatiano si compie nel riunire un pubblico vasto tanto quanto la sua discografia. "La vita non finisce, è come il sogno. La nascita è come il risveglio. Finché non saremo liberi torneremo ancora, ancora e ancora".

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L'articolo Tutta la musica obbedisce a Franco Battiato di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-09-22 12:30:00

COMMENTI (1)

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  • malordien 3 anni fa Rispondi

    @vittocomand mi sarei aspettata almeno un commento sulle stecche tremende di un particolarmente inascoltabile Jovanotti