Tutto come prima? 10 artisti italiani a Londra raccontano il Freedom Day

In Inghilterra, Paese in cui il Covid colpisce ancora molto duro, il governo ha annunciato la riapertura di tutto quanto, eventi e live club compresi. Abbiamo radunato la nostra comunità di musicisti in UK per sentire che ne pensano, e se prevale la gioia o la paura dell'eterno dejà vu

Un live alla O2 Arena London - foto di Gianluca Massimo
Un live alla O2 Arena London - foto di Gianluca Massimo

Per alcuni si tratta di un'iniziativa ''criminale''. Per altri, invece, finalmente di libertà. Il Freedom Day di ieri in Inghilterra ha revocato quasi tutte le restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, nonostante i numeri preoccupino più che altrove: il Paese è il più colpito in Europa per numero di casi, con 128.700 decessi. E per due giorni consecutivi ha superato i 50.000 nuovi contagi giornalieri (fonte: Ansa, La Stampa).

Al via dato da Boris Johnson, auditorium, stadi, pub da ieri hanno riaperto a pieno regime. Nessun limite agli assembramenti, mascherina non più obbligatoria nei trasporti e nei negozi. I locali e le discoteche (chiuse dal marzo 2020), manco a dirlo, prese d'assalto. Già feste con il tutto esaurito. 

Abbiamo chiesto a 10 artisti italiani, uomini e donne che vivono a Londra, da sempre terra accogliente per i musicisti di casa nostra, di raccontarci la situazione lì. Tra paure, incertezze e responsabilità individuale, la testimonianza di musicisti/e, artisti/e DJ al brivido del Freedom Day. Per capire se sarà davvero tutto libero come prima, chi continuerà a operare controlli (se ce ne saranno), se le persone si comporteranno in maniera diversa, e se durerà o meno. Per capire che effetto fa sapere che riaprirà tutto e che si potrà tornare a suonare, ballare, lavorare, vivere. Gioia o paura? Come avessimo riavvolto il nastro del tempo a due anni fa, prima della pandemia che ha sconvolto il mondo.

Chiara Floris aka Bluem, 26 anni, cantautrice e produttrice

La cantautrice e produttrice sarda, autrice di Notte, vive a Londra da sette anni. "In tutta onestà, mi è stato ricordato stamattina che sono state revocate quasi tutte le restrizioni legate alla pandemia. Non mi ero resa conto che fosse già arrivato questo momento. A Londra, o almeno per me, non ci si è mai sentiti veramente privati di certe libertà come in Italia. Ci sono stati periodi più e meno tranquilli ma è sempre dipeso molto dalla risposta delle persone agli annunci del governo"", racconta.

Bluem nella sua cameretta, con la sua chitarra, a Londra
Bluem nella sua cameretta, con la sua chitarra, a Londra

Bluem dubita che sia davvero tutto libero "come prima": "Io per prima continuerò a fare attenzione a determinate cose, anche se non sono costretta a farlo. Se ci si riapproprierà di una forma di libertà, sarà comunque diversa da quella che conoscevamo prima e ci vorrà del tempo per arrivarci", dice.

"Può sembrare assurda l’idea che non ci siano più restrizioni, ma la differenza in realtà non è grossa rispetto a prima qui", continua. "C’è chi teme un nuovo lockdown in autunno e chi pensa che le cose rimarranno così. Nessuno avrà reazioni esagerate alla riapertura, credo, perché non ci si è mai sentiti veramente costretti a seguire determinate regole come in altri paesi".

Lorenzo Ottone, 23 anni, DJ

Nato in provincia di Cuneo, giornalista, ricercatore, consulente musicale e DJ, abita in Regno Unito da quasi sei anni. Si trasferisce per frequentare gli studi universitari, mosso da una spiccata passione e interesse nei confronti della cultura giovanile e musicale britannica. Dopo aver vissuto sulla costa dell'East Sussex vicino a Brighton, viene a Bristol, dove vive tutt'ora, per proseguire gli studi.

Lorenzo Ottone al Green Door Store, Brighton - foto di Ollie Thomas
Lorenzo Ottone al Green Door Store, Brighton - foto di Ollie Thomas

"Il governo inglese, con un percorso a tappe fluido (anche se meno di quanto si prevedesse inizialmente) aveva già preparato psicologicamente le persone a riaperture graduali", spiega Lorenzo. "Per quanto si parli di ritorno a una libertà incondizionata, percepisco ancora molta diffidenza e, personalmente, poco entusiasmo nel rituffarsi nella mischia": servirà del tempo per tornare a sviluppare una certa inibizione collettiva secondo il DJ.

Il governo Johnson ha acconsentito alla riapertura lasciando, però, la patata bollente nelle mani dei gestori di locali e promoter, sui cui pende ora la spada di Damocle di possibili nuovi contagi: "Ora le organizzazioni si dividono tra chi richiede accesso agli eventi previo ottenimento del green pass (o di svolgimento di test rapidi), e chi, invece, è più blando", spiega.

"Dal momento che il discorso sulla vaccinazione e sull'uso di mascherine è stato da subito (in Italia come in Regno Unito) politicizzato, il mondo dell'arte (anche dopo il Freedom Day) tende a mantenere una linea più cauta e vicina all'approccio laburista della gestione pandemica", crede il DJ, "fatto sta che questi paletti posti per tutelare il pubblico, temo, priveranno il clubbing della sua spontaneità e tribalismo ancora per molto tempo".

"Non ho ancora avuto modo di valutare le reazioni su larga scala", continua Lorenzo, "ma noto (in linea generale) una certa cautela da parte di alcune attività commerciali nel consigliare l'uso della mascherina. Sui mezzi pubblici, sarà forse il caldo (incredibile, ma vero!) di questi giorni, ma molte persone sembrano aver accettato di buona lena la fine delle restrizioni".

Lorenzo Ottone durante un DJ set (a Roma), con Olivetti Sound System - foto di Jacopo Olmo
Lorenzo Ottone durante un DJ set (a Roma), con Olivetti Sound System - foto di Jacopo Olmo

"Ad ogni modo, Freedom Day o no, credo ci porteremo dietro ancora a lungo le divisioni sociali tra pro e no-mask, tra pro e no-vax, sullo stile delle spaccature politiche all'indomani della seconda guerra mondiale. Non si può pensare di passare con nonchalance oltre un dibattito mediatico (durato un anno e mezzo), cui i social media hanno fatto da discutibile cassa di risonanza".

Nell'industria musicale britannica il cauto ottimismo sembra mascherare timori per nuove restrizioni future: "Io in questi mesi ho suonato molto poco, evitando dirette sui social media, e dedicandomi prevalentemente a mixati radiofonici che mi hanno consentito di proporre sonorità che non sempre il dancefloor assimilerebbe".

Diversi promoter, in questi mesi di transizione, sono stati capaci di curare eventi in cui la qualità ha superato l'ossessione per la quantità, dice il nostro Lorenzo, che a breve sarà a Roma, dove metterà dischi con il progetto Olivetti Sound System al Teatro India: "I pochi DJ set dal vivo in UK di questi mesi sono stati esperienze castranti, in quanto con il pubblico seduto all'interno di setting dedicati al clubbing viene a meno l'empatia tra i due lati della consolle".

Lara Magnelli, 31 anni, DJ

Italo/americana nata a Firenze, vive a Londra dal 2013, quando col suo partner e la sua band (i The Hacienda) sono partiti in furgone verso Albione. "Ci abbiamo messo 26 ore, puzzavamo tantissimo all'arrivo!", ricorda Lara, mentre muore dalle risate.

Per campare lavora nel marketing, in un college di musica a Londra. Per divertimento fa interviste (in italiano e inglese), ha un podcast in cui intervista professionisti del music business e mette dischi qua e la', dice: "Soltanto vinili, perché spinno principalmente northern soul". E anche perché è il formato che preferisce (e poi è molto piu' fico da vedere, diciamocelo).

Freedom day, stop a restrizioni in UK: che effetto le fa sapere che riaprirà tutto? "Sono emozionata per il ritorno della musica live e per gli eventi in generale (dai DJ set alle mostre). Ma sotto sotto ho paura. Ogni giorno scopro che qualcuno che conosco ha il covid e gli eventi vengono cancellati, i guest cambiano, eccetera. È un periodo strano".

Lara Magnelli in consolle al Fontaine’s Bar a Dalston, Londra
Lara Magnelli in consolle al Fontaine’s Bar a Dalston, Londra

"Proprio oggi Boris il biondo ha annunciato che da settembre chiunque voglia entrare in un nightclub dovrà presentare prova di aver ricevuto entrambi i vaccini negli UK. Non so come sarà il mood di questi eventi, onestamente", dice la DJ.

In generale in Inghilterra la gente sembra molto più "rilassata" che in Italia: "Qui è pieno di persone che non indossano mascherine, che ti stanno appiccicate, che rompono le regole. E credo sia sempre stato così, anche durante il lockdown del 2020", ricorda. "Con le revoca delle restrizioni reagiranno brindando e bevendo come pazzi. Del resto, si tratta di una costante negli UK, con o senza normative", dice Lara. Che in questi mesi si è dedicata a progetti da remoto: ha compilato alcune playlist e mixtape per collettivi e varie organizzazioni, mentre continuava a sviluppare il suo lavoro da intervistatrice e podcast host.

L'ultimo DJ set in persona risale a settembre 2020, con distanziamento e niente maschere. Ad oggi non se la sente ancora di fissare nuove date: "Credo per la paura di restarci male se dovessero essere annullate (cosa che capita spesso)", annuncia.

"Credo che sposterò il mio focus sui pub e piccoli bar della mia zona, Leytonstone, che è molto viva. Vicino casa mia c'è la casa d'infanzia di Damon Albarn e al Leytonstone Ballroom negli anni hanno suonato i Led Zeppelin, Norman Jay, Jazzie B e molti altri". Mica male! 

Vincenzo De Fraia, 25 anni, musicista

Nato a Roma, è a Londra da sei anni. Finito il liceo decide di studiare musica professionalmente all'estero, e finisce alla BIMM London, a Fulham. Vincenzo è un musicista a tempo pieno: oltre a suonare basso elettrico, contrabbasso, tastiere e chitarra, produce e compone musica per film e prodotti audio-visivi. Lavora anche come assistente per alcuni insegnanti della sua ex-università.

"Onestamente parlando, non mi sento sicuro per niente: sono completamente vaccinato, tuttavia suonare nei locali, live, senza più restrizioni non è tranquillizzante", dice il musicista. È preoccupato per un'eventuale mutazione del virus: "Londra è un crocevia mondiale e il movimento incontrollato aumenta la possibilità del virus di replicarsi. Ci sono più chances di fare un salto di specie (che porterà tutto il mondo da punto a capo)".

Vincenzo De Fraia
Vincenzo De Fraia

Vincenzo sottolinea che non ci sarà nessun controllo da parte del governo, d'ora in avanti: Boris declama al buon senso dei cittadini, e gli unici che stanno cercando ancora di sensibilizzare la popolazione sono i privati. "Secondo me, questo non basterà. Forse l'estate, per fattori stagionali, potrebbe reggere, ma a settembre?", si chiede perplesso.

In UK, secondo il musicista, c'è tanto ottimismo e tutti sperano che semplicemente passerà. "Dato lo stato di libertà in cui ci siamo trovati finora, nessuno pensa razionalmente al futuro", dice. "C'è ancora chi mette la mascherina, ma anche chi ormai si sente tutto alle spalle e utilizza il vaccino come alibi per muoversi indisturbato. La maggior parte dei sudditi della regina non si sente in dovere di farsi troppe domande".

Dallo scoppi della pandemia nel marzo 2020, Vincenzo ha avuto la fortuna di lavorare nella sua ex-università, ma sa con certezza che altri suoi colleghi hanno veramente faticato ad arrivare a fine mese: "Alcuni hanno abbandonato questo mestiere", dice.

E continua: "In questi mesi di 'ripresa' la maggior parte dei concerti è stata organizzata con grandi compagnie, come il Blues Kitchen, o in hotels come il Ned a Bank o il Dorchester a Green Park. Ovviamente con distanziamento, pubblico seduto ai tavoli, mascherine se in piedi all'interno dei locali".

Vincenzo ha "la mente già oltre la collina", dice. Se tutto va bene, a novembre sarà in tour nel Regno Unito e a marzo in Europa. "Immagino di poter tornare a lavorare liberamente, ma in maniera responsabile", conclude.

Caterina Vannucci aka Kuntessa, 29 anni, ballerina, performer, DJ

Fiorentina, vive a Londra da quattro anni e mezzo. Si è spostata dall'Italia in cerca di avventure e ispirazione, nella vita è una ballerina, performer, gogo dancer, DJ, bartender, "scema", aggiunge per ridere Kuntessa. Che suonerà giovedì 22 luglio al Ridley Road Market Bar, e ballerà il 30 luglio al Dalston Superstore per Faboo.

"Ho ansia e preoccupazione da ieri. Il Freedom Day sa poco di libertà, visto il numero di contagi intorno a noi. Ancora una volta i Tories dimostrano totale ipocrisia e mancanza di buonsenso", dichiara Caterina. "La legge non prevede nessun controllo per discoteche e bar, ma molti si sono organizzati autonomamente, chiedendo prova negativa di test o pass vaccinale all’entrata. Soprattutto per proteggere clienti e staff. Ma tutto ciò sta generando un molte polemiche e ci sono opinioni contrastanti", dice.

Caterina Vantucci aka Kuntessa
Caterina Vantucci aka Kuntessa

C’è un clima generale di ansia misto a voglia totale di distruggersi e fare casino in UK: "Personalmente non penso che questa apertura durerà troppo e sono un po’ pessimista dopo questo anno incerto. Ho fatto diversi concerti e DJ set negli ultimi mesi, ma in ogni caso con gente seduta ai tavoli e locali a capienza limitata. Obbligo di mascherina quando non al tavolo". 

Germana Stella La Sorsa, 34 anni, cantante jazz e insegnante

Nata a Taranto, si trasferisce a Londra nel 2017. "Mi sono innamorata del panorama jazzistico inglese: l'ho trovato da subito davvero stimolante", ricorda. Germana è una cantante jazz professionista, insegna canto e tecnica vocale, musica e pianoforte.

"Mi trovo in Italia da qualche giorno per le vacanze estive, ma, dopo aver appreso la notizia del Freedom Day, mi sono sentita sollevata dall'essere qui: l'idea di 'tornare alla normalitá', letteralmente da un'ora all'altra, non mi sembra del tutto una scelta responsabile", dice. E continua: "L'idea che tutto riapra mi entusiasma, ma credo ci vogliano comunque dei controlli".

Alcuni dei suoi studenti residenti a Londra (cui Germana continua a insegnare a distanza) non sembrano del tutto sereni, eppure la maggior parte della gente lì non si aspetta assolutamente una nuova chiusura.

Germana Stella La Sorsa - foto di George Nelson via www.https://www.germanalasorsa.com
Germana Stella La Sorsa - foto di George Nelson via www.https://www.germanalasorsa.com

L'atmosfera prima della revoca delle restrizioni da parte di Boris Johnson, é stata tranquilla e sicura: "Le mascherine venivano indossate durante i live se ci si spostava all'interno del locale (non sul palco) e le distanze di sicurezza sono state sempre rispettate", dice. "Ho suonato un paio di volte al The Ned e al Karamel per l'anteprima della mio album (in uscita in autunno). Le mie prossime gig saranno al Ronnie Scott's e al Toulouse Lautrec Jazz Club".

Adriano Moncada, 25 anni, musicista

Nato a Nicaragua, ma cresciuto a Roma, vive a Londra da quasi sei anni, dove ha studiato al conservatorio. È un chitarrista coinvolto in diversi progetti, dal pop al jazz alla musica orchestrale, per Adriano Moncada Quartet e Hopscotch band.

"La riapertura sembra essere totalmente naturale. Nonostante i casi stiano aumentando esponenzialmente, gli inglesi hanno sempre avuto un approccio piuttosto rilassato riguardo la situazione Covid 19", dice Andriano. "Per il momento il piano è quello di riaprire tutto con restrizioni ridotte quasi al minimo, ma se i casi continuano a crescere dubito che questa strategia possa continuare a lungo".

Adriano Moncada
Adriano Moncada

"La gente è sempre stata piuttosto tranquilla qui, e in tutti questi mesi non ho mai respirato davvero un’aria tesa o di chiusura totale. Tutti si augurano che questa riapertura sia una scelta definitiva, ma ovviamente a questo punto è difficile prevedere cosa accadrà, considerando la volatilità delle scelte del governo", spiega il chitarrista.

Qui si respira aria di normalità già da un po': "Ormai è da maggio che l’attività live ha ripreso a pieni ritmi", dice Adriano. "L’estate è sempre un periodo di fermento per le attività culturali, a Londra come ovunque. Ho avuto la fortuna di riprendere a suonare in tanti locali in giro per la città, tenendo una media di quattro show a settimana. Ho notato sempre un discorso distanziamento/mascherine molto rilassato, con pochi controlli al riguardo".

Pizza Express Soho, Vortex Jazz Club, Hampstead Jazz Club, The Junction: i prossimi live sono in programma per inizio settembre. Ho due EP in cantiere con le mie due band, con cui sto organizzando un release party e un tour.

Francesca Confortini, 30 anni, musicista, cantante e insegnante

Nata di Milano, vive a Londra da otto anni. Francesca è una cantante e musicista, principalmente si esibisco in giro per gli UK con progetti jazz, funk e world music, ma fa anche voiceover radiofonici, registrazioni per altri artisti e insegna canto presso un’università di musica nella città.

"Freedom Day? Non so quanto durerà. Mi fa un effetto un po’ strano, sinceramente. Da un lato, abbiamo tutti voglia di libertà, bisogno di muoverci liberamente e ricominciare a vivere a pieno, senza essere costantemente terrorizzati e chiusi", confessa, "dall’altro bisogna, però, avere fiducia nel buonsenso della gente, cosa che qui a Londra non mi sento di dire che sia facile avere".

Francesca Confortini con Jazz Silhouettes band - foto via IG
Francesca Confortini con Jazz Silhouettes band - foto via IG

Francesca continuerà a tenere la mascherina nei luoghi affollati, a fare i test (gratuiti) quasi ogni giorno e ce la metterà tutta per continuare a suonare dal vivo. "Non è mai detta l’ultima parola", dice, "e può essere che chiudano tutto nuovamente. Vediamo quanto dura questa 'libertà'!".

Con lo stop alle restrizioni del governo, le persone le sembrano comportarsi come sempre: "C’è chi le regole non le ha mai seguite", dice, "c’è, invece, chi si è barricato in casa e non esce da più di un anno, e chi sta trovando una via di mezzo".

La musicista ha suonato molto in queste ultime settimane, sia in UK che in Italia. In diverse situazioni (festival, locali pubblici, jazz club e feste private), in UK quasi nessuno aveva mascherine. In Italia (era al Torino Jazz Festival) le hanno tenute anche stando seduti e fermi al proprio posto. "Venerdì suonerò al Toulouse Lautrec a Elephant and Castle. Si tratta di un locale a Londra con i tavolini e penso che in quell'occasione sarà facile rimanere distanziati. Questo sabato, invece, ho una festa privata in Buckinghamshire. Lì sarà tutto da vedere".

Gianluca Massimo, 32 anni, ingegnere del suono

Nato a Castelfranco Veneto (TV), è a Londra da sei anni. "Sono venuto qui per crescere professionalmente e provare a coronare il sogno di lavorare per gli AIR Studios Lundhurst", dice. E ce l'ha fatta: lì lavora come assistant engineer e recordist engineer. "Prima lavoravo come freelance sopratutto nel live sound, per la maggior parte come monitor engineer per Roundhouse e festival vari. Sono stato in tour con Robert Plant come monitor tech".

Gianluca Massimo
Gianluca Massimo

Freedom Day a parte, qui c'è tanta gente tranquilla: "È la stessa che non si vaccina e che se ne è sempre fregata", dichiara Gianluca. "Le persone responsabili e coscienziose devono fare i conti con una pletora di irresponsabili, ma anche con un sistema governativo che fondamentalmente supporta questi ultimi".

E i controlli? "A parte quelli informatici/automatizzati, i quali si assicurano solamente che si sborsino patrimoni in test che costano minimo il 40% in rispetto al resto d'Europa, personalmente non ho mai visto granchè", dice il ragazzo. Che ha lavorato parecchio negli ultime settimane: "È stato complesso, specialmente dal momento in cui il 90% del nostro lavoro ha a che fare con le orchestre. C'è stato un lungo e meticoloso risk assessment di due mesi (insieme a MU) e sono state introdotte molte regole/limitazioni", ma che hanno funzionato e hanno permesso di continuare a lavorare. "Ora, staremo a vedere", conclude.

Francesca Rigoni aka Am.i, 26 anni, cantautrice

Di Arzignano, Vicenza, vive a Londra da quasi sette anni: "Sono venuta qua per studiare e perché la mia città non era il posto giusto per me", dice Francesca. Ha studiato vocal performance all'università e fatto un master in marketing musicale. Con il nome di Am.i fa electro/alt pop. Ha registrato il suo ultimo EP, Product Of Procrastination, agli Abbey Road Studios

"Freedom Day? Per me non era il momento giusto. Da un lato è bello vedere che la vita riprende, ma il rischio è alto. Togliere l'uso obbligatorio della mascherina per me è un no, infatti io la uso ancora. Non mi sento molto sicura, ma purtroppo è una realtà che non posso cambiare", dichiara la cantautrice.

Francesca Rigoni aka Am.i
Francesca Rigoni aka Am.i

"È tutto libero come prima, tranne le mascherine obbligatorie nei trasporti pubblici. Le persone sono uscite domenica notte nei club, fatto il countdown e festeggiato fino alla mattina come se niente fosse", racconta la ragazzi: "È stato assurdo vedere i video dei miei amici".

Alcune venues, però, hanno creato le loro regole per entrare: un test negativo 24h prima o due dosi di vaccino, ad esempio. "Non tutte le organizzazioni lo fanno, ovviamente", dice, "l'hospitality sta soffrendo molto già per colpa della Brexit (non c'è personale), quindi molti locali aprono e basta".

In UK alcuni sono preoccupati, altri arrabbiati con il governo perché i casi sono in crescita e le restrizioni sono cadute lo stesso: "La gente protesta sui social per proteggere le persone a rischio", dichiara la giovane. "Altri invece sono esausti e vogliono uscire e smettere di avere così tanti divieti. Sono persone completamente vaccinate o no vax. C'è tanta divisione su quello che è giusto fare".

Secondo molti la situazione così non durerà. E nemmeno secondo Francesca: "A meno che non prendano misure precauzionali (che hanno già cominciato a discutere) come ingressi nei club concessi solo a persone con due dosi di vaccino. I casi, però, erano già preoccupanti prima del Freedom Day", conclude.

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L'articolo Tutto come prima? 10 artisti italiani a Londra raccontano il Freedom Day di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-07-20 16:30:00

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