Il Vasco migliore è quello che fa "politica"

Nel pezzo "XI comandamento", contenuto nel nuovo disco "Sono qui", l'artista prende a sberle i no vax, incurante di shitstorm e polemiche. Se gli anthem non sono più quelli un tempo, il coraggio (del vecchio Radicale) resiste

Vasco Rossi in copertina dell'ultimo album "Siamo qui"
Vasco Rossi in copertina dell'ultimo album "Siamo qui"

Era un bel po' che non ascoltavo un album intero di Vasco Rossi dall'inizio alla fine, lo confesso. Non sono un hater, tutt'altro, Vasco mi sta simpatico e ho amato la sua discografia dagli anni del cantautorato di fine Settanta fino alla fine degli anni Novanta, al live Rewind che aveva ancora un sacco di perle al suo interno. Poi sono passato ai singoli che trasmettevano la radio o la tv senza più ascoltare gli album, ho perso interesse, sempre nel rispetto per un autore che ha cambiato in modo inequivocabile la canzone italiana. 

Per puro sfizio ho voluto ascoltare l'ultimo album di inediti, intitolato Siamo qui e uscito nei giorni scorsi. Beh, non è indimenticabile e neanche un instant classic. Ha delle canzoni super rock che sono un po' la cosa più interessante di tutti il lavoro, specie negli arrangiamenti tipo Metallica di Tu ce l'hai con me o della opener XI comandamento che riporta un po' ai fasti musicali del Vasco di Asilo Republic. Si parla solo di suoni perché se oggi pubblichi una canzone in cui suggerisci di far fumare una canna ai bimbi dell'asilo per farli calmare ti portano via con la camicia di forza e bruciano la tua discografia in piazza. I tempi sono sensibilmente cambiati e la libertà di feroce ironia oggi è un optional per niente gradito.

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La canzone più significativa di tutto l'album è proprio quell'undicesimo comandamento che apre il disco e che musicalmente mi fa un po' sperare che le altre tracce proseguano su quella linea (speranza vana), ma non è della musica che mi preme di parlare, tanto il fan di Vasco lo amerà e attenderà spasmodicamente il prossimo stadio per vederlo live, il detrattore dirà che Vasco non ha più niente da dire dagli anni '80 e quello nel mezzo ascolterà i singoli se passano alla radio mentre fa la spesa nel supermercato.

La cosa interessante è la presa di posizione di Vasco nel testo, che dice per sommi capi "Conviene arrendersi all'evidenza, conviene accorgersi della distanza, non puoi discuterci con l'ignoranza, non puoi discuterci con l'arroganza". Conoscendo la sua posizione in netto contrasto con quella dei vari populismi dalle sue esternazioni sui social, per la quale si è fatto anche una bella schiera di nuovi nemici che gli imputano di essere cambiato e gli suggeriscono di smetterla di parlare di politica, di pensare a cantare, proprio come succede quando un artista dice la sua su un fatto etico qualunque, sembra proprio che Vasco abbia voluto rimarcare e consolidare la propria posizione: non ha simpatia nei confronti degli anti scienza, di chi sfoggia l'ignoranza come valore, di chi specula sulla paura, specie in tempi come questo.

 

Oggi il Vasco migliore è proprio quello che fa politica e riesce a influenzare la sua vastissima ed eterogenea fanbase con messaggi di buonsenso e civiltà. Presentando il disco ha attaccato Meloni e Salvini affermando che: "In Italia c’è una destra molto estremista. Per me è giusto che ci sia la destra ma non deve essere pericolosa come quella che sembra ci sia all’orizzonte. C’è un continuo seminare odio e divisione". E ancora: "Anche i toni di Meloni e Salvini sono toni divisivi, creano solo odio per avere dei consensi. Io faccio musica, porto gioia, faccio questo nella vita. C’è gente che soffia sul fuoco, sapete chi sono". Un Vasco che prende ogni distanza dal populismo.

Rincara la dose: "Questi fenomeni ci sono negli Stati Uniti ma anche in Europa e soprattutto in Italia, dove c’è una campagna per seminare odio. È stato seminato odio da questi politicanti irresponsabili, che solo per avere qualche consenso in più sono pronti a cavalcare le paure della gente, a sobillarle e far diventare tutti più cattivi. Non dovrebbero esistere". Poi ammette: "È quello che dicono sempre, mi dicono ‘pensa a cantare’ ma quando esprimo un'opinione lo faccio da cittadino.Io pago le tasse, le pago tutte". 

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Vasco oggi fa politica senza affiliarsi a una casata o a un partito preciso, ma dei certo quando Gianluigi Paragone ha utilizzato il suo inno C'è chi dice noper la propria campagna elettorale, è stato subito delegittimato dal Blasco: "C'è chi usa le mie canzoni per le sue campagne politiche e di opinione... voglio sia chiaro che io non autorizzo nessuno a farlo e per quello che mi è possibile cerco di impedirlo! tanto meno si può pensare che io sia d'accordo con le opinioni di chi usa le mia musica per chiarire le sue idee confuse!!"

Sui vaccini ha le idee molto chiare: "Non è che sono contro i No Vax, non ce l'ho con i No Vax. Io faccio le mie scelte, chiaramente io credo nella scienza. Ho visto che c'è stata una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo: sono arrivati dei vaccini, fortunatamente abbastanza in fretta, per cui adesso possiamo riaprire, possiamo tornare ad abbracciarci grazie a quello. Io penso semplicemente questo". E per chi proprio non vuole comprendere: "Sono responsabile per quello che dico, non di quello che gli altri non capiscono".

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In passato Vasco Rossi si è sempre schierato con il Partito Radicale dell'amico Marco Pannella, donando i diritti di Vivere al Comitato EutanaSia Legale e iscrivendosi di nuovo al partito nel 2014, quando era a rischio chiusura. È intervenuto molte volte su Radio Radicale per esprimere il proprio pensiero ma ha sempre rifiutato una candidatura, preferendo dare il suo sostegno ad altri più bravi di lui a fare politica. Vasco ha sempre appoggiato le campagne Radicali, è sempre stato a favore della legalizzazione della cannabis e delle unioni dello stesso sesso, dell'aborto e del divorzio. Così come la sua fanbase, il Radicale è trasversale e abbraccia gli esseri umani in quanto tali. Su questo argomento, questa empatia, Vasco ha scritto decine di canzoni molto toccanti.

 

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D'altronde proprio Marco Pannella nel 1973 scriveva, nella prefazione di Underground a pugno chiuso di Andrea Valcarenghi: "Tu sei un rivoluzionario. Io amo invece gli obiettori, i fuori-legge del matrimonio, i capelloni sottoproletari anfetaminizzati, i cecoslovacchi della primavera, i nonviolenti, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessuali, i borghesi come me, la gente con il suo intelligente qualunquismo e la sua triste disperazione [...] Non credo al potere, e ripudio perfino la fantasia se minaccia d’occuparlo. [...] Non credo al fucile: ci sono troppe splendide cose che potremmo/potremo fare anche con il “nemico” per pensare ad eliminarlo. Brucare, o fumare erba non m’interessa per la semplice ragione che lo faccio da sempre. Ho un’autostrada di nicotina e di catrame dentro che lo prova, sulla quale viaggia veloce quanto di autodistruzione, di evasione, di colpevolizzazione e di piacere consunto e solitario la mia morte esige e ottiene".

 

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In queste parole non si può non ritrovare l'umanità della poetica di Vasco, che mille volte ha scritto e che è il motivo per il quale piace sempre così tanto a così tanta gente, agli ultimo come ai primi, perché tutti hanno un giorno da ultimi nella loro vita. 

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L'articolo Il Vasco migliore è quello che fa "politica" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-11-22 11:13:00

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