Alvin Straight è diventato famoso per aver attraversato a 73 anni 386 km, viaggiando su di un trattorino rasaerba per andare a trovare il fratello colto da infarto. Su di lui è stato girato un film, Una storia vera, diretto da David Lynch nel 1999 e in una scena madre, qualcuno gli rivolge una domanda di quelle da 1 milione di dollari: "Qual è la cosa peggiore della vecchiaia?". La sua risposta, così semplice e tremenda allo stesso tempo: "È il ricordo di quando eri giovane." Cosa c'entra con la musica? Ci arrivo.
Ogni epoca ha la propria musica maledetta, che col tempo diventa reazionaria ma che, nel suo periodo di massimo proibizionismo da parte di genitori, autorità e società in generale, è un po' il simbolo della ribellione giovanille, quella Teenage Riot tanto amata dai Sonic Youth (oggi cinquantenni e passa).
Proviamo: se oggi è la trap, prima era l'hip hop, l'elettronica, il nu metal, il rock indipendente, il grunge, il metal, il punk, il rock'n'roll, la musica leggera, il folk, l'opera, la musica non gregoriana, i bardi ubriachi, i ritmi tribali, la voce. La storia ripete continuamente se stessa e se pochi anni fa sembrava impossibile che voci generazionali come i rapper o i punk rocker potessero invecchiare, oggi li troviamo sempre in giro, un po' imborghesiti, spesso pronti a dire che la loro sì che era musica, mica quella di oggi. Patetici, imbolsiti, c'è chi riesce ad accettare il tempo che passa e chi meno, ma alla fine esistono. .
Il punto è proprio questo: invecchiare è un destino che capita a tutti, giorno dopo giorno ed è un argomento che non fa hype, anzi. Spesso cambiano i gusti, cambia la voglia di esprimerli, ma mi rifiuto di credere che la musica sia una cosa giovanile e basta, altrimenti dovrei pensare che ormai è una cosa che non mi riguarda più.
Lavorando in questo campo, me ne sono accorto quando ho provato a far parte di gruppi social di giovani che memano ogni nuova uscita musicale, oppure quando mi sono preso del vecchio di merda per aver messo in discussione qualche trapstar. Lì mi sono domandato se non fossi davvero l'equivalente di un calciatore bollito, un wrestler all'ultimo salto, come Mickey Rourke nel film di di Aronofsky del 2008, quando parla a Marisa Tomei (mia illustre concittadina) per dire che Guns n' Roses e Motley Crue erano la vera musica, mica quelle lagne di Cobain e soci. Tra l'altro non ho nulla contro la trap, spesso mi diverte anche se non posso viverla a pieno come se avessi 16 anni e in ogni caso è solamente un esempio pratico.
Insomma, è la collocazione dell'oggetto "vecchio" che ora mi sfugge. Giunto verso i 40, ma spesso capita già ai 30, l'essere umano è così definito dai giovani, vecchio, nell'accezione di inutile zavorra. Il fatto è che, a dio piacendo, a molti musicisti e addetti ai lavori denominati vecchi resta da vivere ancora metà vita e di venire cestinati nel bidone dell'umido non se la sentono proprio. Come fare per affrontare serenamente la vecchiaia, se la musica ci emoziona ancora? Bella domanda, mica facile.
Intanto dividiamo per praticità i vecchi di oggi in tre categorie:
1) Il vecchio che si veste da giovane, ascolta solo musica giovane e cerca l'approvazione dei giovani, che lo schifano perché somiglia al signor Burns vestito grunge nel famoso episodio dei Simpson.
2) Il vecchio di merda, che secondo lui ai suoi tempi era tutto migliore e sputa sentenze offensive e/o inappropriate sui giovani d'oggi (che somigliano al se stesso da giovane più di quanto sia disposto ad ammettere)
3) Il vecchio ebbasta, che ignora, non partecipa alle cose dei giovani né dei reazionari e serenamente pensa agli affari suoi.
Non se ne esce, nonostante tutti i nostri sforzi, non saremo mai accettati dai giovani, che a loro volta qualche anno dopo diventeranno vecchi eccetera. Bene, sono arrivato al punto quando ho letto un post con centinaia di like su un gruppo social di riferimento. Si parlava dell'età di un cantante della scena, che è superiore ai 35 e a molti non è andata giù la cosa. C'è chi ha fatto notare che molte delle loro star odierne hanno passato i 30 anni, alcuni addirittura i 40 ed era tutto un sobbollire di tristezza, cinismo, patetismo ed epiteti offensivi vari.
Dalla mia cito Quincy Jones, che avrà almeno 280 anni e che ha sempre suddiviso la musica in bella o brutta, qualunque cosa ascoltasse, dallo swing alla classica al metal estremo. Bello o brutta, senza limiti di età o forma fisica e neanche di budget. Poi chiaro, ci saranno sempre i figli pronti metaforicamente ad uccidere i padri e i padri a vendere cara la pelle, è così dai miti greci, quindi di certo non è una roba inventata su Facebook, così come è assolutamente normale che i giovani invecchino e diventino carogne coi nuovi giovani. Morale della favola non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te? No. Esprimi te stesso e fottitene del bla bla, casomai.
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L'articolo I vecchi devono morire? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-07-01 16:28:00
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