Ufomammut - Venerdi 28 aprile: Jena

(C'è un muro del suono insormontabile. La foto è sfocata)



E siamo all'ultima tappa: Jena, in Germania.

Ancora una volta un bel viaggione di seicento chilometri sui sedili di ferro del Ducatone. Partenza alle 10 e arrivo alle 18.

Da un'attenta sperimentazione delle autostrade tedesche risulta che i nostri cuginetti teutonici (sono cuginetti?) sono totalmente incapaci nell'arte della guida. E' prassi comune quella di creare dal nulla allucinanti ingorghi a casaccio, inchiodare prima di intraprendere una salita o appena iniziato un sorpasso, divorare enormi wurstel con mostarda nelle aree di sosta nelle ore più improbabili... ma questo era così, giusto per ricordarci qualche altra usanza...

Il Rosenkeller, la “cantina delle rose”, è un sinistro locale sotterraneo in pietra, ubicato giusto di fronte ad un simil grattacielo cilindrico che funge da perno alla città...sembra quasi di trovarsi all'interno di un vecchio castello, è come essere rinchiusi nel videogioco di Doom, direi quasi in Wolfenstein, un locale cupo e popolato da strani esseri che vuotano orsetti gommosi in grossi contenitori di vetro, il catering nel backstage (una grotta) è composto inoltre da banane e cioccolatini (che scopriremo solo in seguito avere anch'essi le sembianze di orsetti). Anche qui il gruppo che aprirà il concerto è un abominio, si chiamano Dead e sono un gruppo Death Metal a tre voci tipo lavandini che si svuotano, lontano migliaia di anni luce da un barlume di originalità e da quel che potremmo ormai solo più sperare di vedere prima di un nostro concerto...

Facciamo i suoni e ci chiudiamo nel backstage in attesa della cena, pollo arrosto, purea di patate, mozzarelle fritte per i vegetariani e verdura bollita, l'ideale per un sano attacco di diarrea folgorante. Infatti, di lì a poco tutti dovranno assentarsi a turno... l'unico problema è che l'ingresso al locale è proprio attaccato alle porte della toilette e si dovrà aspettare l'inizio del gruppo “ultraviolenzaamanettatifacciovedereiochièsatana” per poterne fare uso in scala industriale. Tanto più che le cassiere sono due simpatiche ragazze teutoniche che non vorremmo spaventare troppo.

Finito il delirio death e svuotati da ogni tossina, tocca finalmente a noi.

Poco prima di iniziare succede la peggior cosa che potesse accadere: una valigia di effetti, sfiorata inavvertitamente da Vita, cade di taglio sul manico della Gibson di Poia sfasciandola. Cala il gelo ed il silenzio. Urlo rabbrividisce, Vita si inginocchia e abbraccia Poia che, paralizzato, da gran signore, non si scompone e rassicura l'amico. E' come se tutto, per alcuni minuti fosse ovattato, come se le voci del pubblico fossero separate da noi da una parete d'acqua. La chitarra di una vita se ne va. Poia imbraccia la sua Squier di riserva e siamo pronti. Ci guardiamo, tristi, come se fosse morto un amico.

Il locale, anche qui, è pieno zeppo, la gente fuma e beve a fiumi, gli applausi sono sostituiti da urla tribali e frasi in tedesco. Cominciamo con “Astrodronaut”. Trema tutto. Il pubblico boccheggia e quando il pezzo esplode si alzano braccia, osserviamo le facce esaltarsi, gli occhi aprirsi e le teste scuotersi. La macchina è ripartita e non darà tregua per più di un'ora. Passano “Nero”, “Blind”, “Rock”, “Stardog”, “Lips” e arriva “God”. E qui succede un altro imprevisto: 3 corde, dico 3 corde della chitarra di Poia saltano. Manca ancora “Lucifer Songs” e decidiamo di utilizzare il basso di riserva di Urlo.

Il pubblico è in estasi, non possiamo mica abbandonarlo così...

Suoniamo con due bassi ed una batteria, il sogno di Vita, il pezzo scorre, Ciccio ci dirà che il suono era decisamente strano e metallico, ma va bene così.

Finiamo e non ci lasciano andare. Ancora “Lacrimosa”. Davanti ad Urlo c'è un tipo che continua a far cadere bottiglie di birra per terra, ogni volta che parte un distorsore si spaventa e apre le mani... davanti a Poia c'è un individuo dall'aspetto surreale ma dai modi gentili che comunque si rivelerà la persona più equilibrata della serata: testa rasata, tranne un piccolo ciuffo sulla fronte e una basetta fluente, canottiera della salute, pantaloni alla zuava di una sua zia ricca, calze al ginocchio a righe da Kabaret bellico, simil mocassini nero opaco: praticamente abbigliato come il ragionier Filini nella sua tenuta da tennis (tra l'altro ci troviamo a Jena, in cui si trova l'università di fantozziana memoria...) l'ubriacatura è generalizzata e quando Urlo scende dal palco un energumeno con gli occhi ai lati della faccia (un pesce martello, in pratica) gli strizza la pancia per rispedirlo a suonare, ma non ci son più strumenti utilizzabili e il nostro abbandona.

La gente applaude, applaude, urla Ufomammut, invoca e siamo ancora una volta felici.

Per oltre due ore saremo prigionieri di individui molesti ed ubriachi: accerchiati da Filini e le sue due donne due, molto graziose ma con un curioso gusto dell'orrido, riceveremo offerte di birre in tedesco, Vita si perderà a parlare con il chitarrista dei Dead, grande estimatore dell'Italia e degli spaghetti western di serie z, quelli di Sartana e Django (veniamo a sapere che ogni mese, lui e alcuni altri invasati, si riuniscono vestiti da cowboy, mangiando chili, per sorbirsi le gesta di Franco Nero e Tomas Milian). Poia svanirà a pensare alla sua chitarra ferita a morte, Ciccio ed Urlo staranno a vedere i numeri di Filini e delle sue donne, mentre Lu li prenderà in giro tutta la sera vedendoli asserviti alle due fanciulle...

Albergo, doccia, riposo e partenza.

Si torna in Italia. In una settimana abbiamo capito quanto abbiamo costruito in questi anni. Abbiamo scoperto di essere molto più di quanto immaginavamo e ne siamo fieri, ci siamo costruiti poco alla volta sempre credendo in noi stessi, cercando di rimanere sempre fedeli ad Ufomammut senza farci influenzare da nessuno. Abbiamo fatto dell'”indipendenza” la nostra forza, la nostra arma e la risposta è arrivata. Sentire la gente cantare il nostro nome, ammirare le nostre immagini, lasciarsi trasportare dalle nostre vibrazioni è stato grandioso. Non era la prima volta ma è stato diverso, è stato una rivelazione.

Questo è un punto di partenza per riportare la musica in un Paese dove sono nate bands come Area, Le orme, New trolls, PFM... è un altro gradino in una scalata difficile. Quasi impossibile, direbbero molti.

Ma non per noi.

Grazie a tutti per il supporto.



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L'articolo Ufomammut - Venerdi 28 aprile: Jena di Redazione è apparso su Rockit.it il 2006-05-23 00:00:00

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