Venticinque, episodio 24: per Meg c'è sempre tempo

Gli anni '90, con la loro energia e la loro magia, i 99 Posse, il movimento e la voglia di cambiare tutto, la rottura con la band e i momenti difficili, la carriera solista e la "vita lenta", Napoli e Roma. La protagonista del nuovo episodio dell'audioserie by Rockit e Life Gate è un'icona assoluta

Grafica di Beatrice Arrate
Grafica di Beatrice Arrate

"Al tempo avevi la percezione di poter cambiare le cose. E potevamo farlo. Talmente tanto che a un certo punto la repressione è cominciata in maniera molto violenta. Il movimento è stato represso perché faceva paura. E facevo paura anch’io. Ero, piccolina mingherlina, una ragazza normale. Questo portava molte ragazze a riconoscersi. E faceva di me una persona pericolosa, una sovversiva”. 

Quando ricorda la fine degli anni ’90 Meg parla di un “momento meraviglioso”, in cui “non ti sentivi mai sola” e in piazza si andava in tantissimi. Di quel periodo lei è stata testimone privilegiata, la sua voce ha fatto aprte della colonna sonora che ha ispirato quei giorni. Oggi Maria Di Donna aka Meg è la protagonista del nuovo episodio di Venticinque, il podcast di Rockit e Life Gate Radio che da questo momento trovate su tutte le piattaforme di streaming. 

Scritta come sempre da Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip, la puntata è ambientata a Roma, tra i tavoli della Proloco Trastevere, un luogo dove la città è ancora sé irrimediabilmente sé stessa. Seduta di fronte a un caffè e un cornetto (mi raccomando, la dicitura esatta), Meg ha riavvolto il nastro, raccontandoci come la musica sia sempre stata il centro della sua vita. Per arrivare all’epopea dei 99 Posse, band con cui ha cominciato un po’ per caso e che l’ha portata a diventare un’icona di lotta, indipendenza e coraggio per tantissimi fan.

"Tutto è iniziato con le occupazioni, dove ho conosciuto due membri dei nove nove, Marco e Luca, e siamo diventati amici. In Erasmus mi ero ascoltata la cassetta di Curre Curre Guagliò. Un giorno durante un'assemblea Luca riceve una telefonata, si era dimenticato che doveva registrare quel giorno. Prendiamo il motorino e lo accompagno in studio. A un certo punto serviva una doppia voce per armonizzare il ritornello. Registro questa cosa e dopo una settimana mi arriva la proposta di andare a fare un concerto con loro a Salerno. Era un centro sociale occupato. Salgo sul palco senza mai neanche aver fatto prove con loro, improvvisando nel microfono. Mi ero divertita come una matta".

Di aneddoti di questo tipo Meg ne concede molti, perché quello è stato un periodo intenso e magico. Ma nel podcast ci racconta anche la fine della storia dei 99 Posse, traumatica per molti versi, e l'inizio della carriera solista, ormai ventennale, dal debutto con Meg a Vesuvia, il disco del ritorno. Sempre rispettando i propri ritmi “lenti” e la voglia di sperimentare, di fare le cose con il proprio stile.

"A un certo punto ho capito che dovevo andarmene dal gruppo, non provavo più piacere nel condividere il lavoro artistico con i ragazzi e soprattutto mi metteva molta ansia. Ho lavorato su me stessa a lungo, è stata dura. Ho capito che per quanto difficile il percorso solista era l'unica cosa da fare: avevo bisogno di esplorare la musica in un altro modo. Ero da sola, ma non non mi sentivo sola".

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Meg ci racconta della sua vita oggi, di Roma e Napoli ("dove sento di continuo l'esigenza di tornare"). Nel podcast intervengono due persone a lei molto care. La prima voce è quella di Frenetik, il produttore con cui (assieme a Tommaso Colliva) ha lavorato a Vesuvia, una figura molto importante nel suo ritorno alla musica dopo anni di silenzio. "Io ho un approccio al lavoro molto veloce, istintivo. Maria viene da un mondo in cui la velocità nelle produzioni a livello tecnologico non era così. Questa differenza è stata la nostra forza. È stato un periodo denso e ci siamo divertiti molto".

La seconda voce è di Daniela Collu, presentatrice tv che un tempo era una sua fan e che poi è diventata sua grande amica. Daniela tocca un punto importante: Meg per tante ragazze è stata anche un'icona di stile. "Alla fine degli anni '90 era un punto d'arrivo, un traguardo, una luce in fondo al buio. Aveva la personalità, aveva il gusto, aveva lo stile ricercato. Non per uno styling commerciale, era lei che era così. Quando hai sedici anni questa cosa è  tutto quello che chiedi alla vita, di saper esistere in un modo che ti appartiene, di essere nello specchio aderente a come sei dentro".

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L'articolo Venticinque, episodio 24: per Meg c'è sempre tempo di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-02-27 15:37:00

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