Perché ci sono sempre meno videoclip (e cosa c’è al loro posto)

Oggi sono sempre meno i singoli che hanno un video “tradizionale”, questione di costi e nuovi modelli di fruizione. Vengono sostituiti da visual, lyric video, animazioni in loop per tutti i brani di un album. Da Mace a Salmo, c’è già chi l’ha trasformato in un’arte

Still tratto dal visual di Salmo "Mi sento bene"
Still tratto dal visual di Salmo "Mi sento bene"
11/01/2022 - 11:13 Scritto da Simone Stefanini

La computer grafica, la videoarte digitale e l'animazione in genere si stanno prendendo una larga fetta dell'intrattenimento video legato alla musica. I videoclip di qualche tempo fa li conosciamo a memoria, passavano centinaia di volte a settimana su Videomusic, MTV, QOOB e di solito erano basati sulla costruzione del protagonista cantante o su una storia. Molti registi poi passati al cinema hanno iniziato con i clip musicali o hanno prestato il loro genio al genere, da John Landis a David Lynch passando per Spike Jonze o Michel Gondry

C'è stato un momento in cui i video musicali erano gli audiovisivi più guardati dagli under 40 ed erano diventati veri e propri mini film con i sequel, tipo quelli degli Aerosmith oppure le insuperate assurdità di Chris Cunningham per i video di Aphex Twin che disturbavano i nostri sonni. Con lo spegnimento delle frequenze televisive generaliste dedicate alla musica, tutti i video si sono trasferiti nell'on demand dell'internet, facendo la fortuna di YouTube e rendendo sempre meno importante il clip canonico.

 

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I video italiani, poi, da creativi e interessanti sono diventati sempre più spesso routine, un mix di qualche inquadratura in stile fashion con l'artista di turno che canta a ralenti, sguardi provocanti o ammiccamenti vari, sempre più simili a clip di moda o a pubblicità che non a veri e propri filmati. Non mancano le eccezioni, è chiaro, tutti ricordano il Babbo Natale del video La verità di Brunori SAS o la videoarte di alcune produzioni di Coma_Cose o Zen Circus, ma dopo tanti video musicali simili si sta imponendo il linguaggio digitale.

Se un tempo dietro un disco c'era anche un investimento in 4 o 5 videoclip, oggi i big magari ne fanno uno solo, che sia una mossa di comunicazione forte, una vera dichiarazione d'intenti, un mini film o un'opera più vasta del clip stesso, pensiamo ai filmati di Andrea Laszlo De Simone o a quelli di Colapesce Dimartino

 

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Spesso però, specie nel mondo urban, chi macina stream e numeri sempre più alti non ha un videoclip tradizionale e affida al proprio canale YouTube, lyric video o animazioni digitali neanche troppo dinamiche. Alcune super hit degli ultimi anni non hanno nemmeno avuto il video, è il caso ad esempio di L'ultima notte di Ariete, eppure i video che troviamo sul tubo, che siano frame fissi o fatti dai fan hanno milioni di clic. Non è difficile capire il motivo: la maggior parte dei teenager usa YouTube come se fosse Spotify, per ascoltare musica on demand in modo gratuito dal telefono o dal tablet, e allora il videoclip che un tempo era l'unico modo per entrare in contatto giornalmente con il proprio pubblico viene meno in favore dei social e dell'interazione 2.0. 

Questo nuovo modo di intendere i video però può essere anche molto creativo, basti vedere le clip animate per tutte le canzoni dell'album Flop di Salmo fatte dal Reef Studio, ognuna col suo bel concept, ognuna con più di un milione di visualizzazioni (alcune arrivano a 10 milioni) anche se non sono veri e propri videoclip. Giusto per tornare a quello che dicevamo sopra dell'importanza del video ufficiale, ALDO RITMO, il singolo di Salmo con un video super spaziale ha meno visualizze di alcuni fatti solo per dare un'immagine alla canzone.

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Anche Marracash ha usato i visual per le canzoni del suo ultimo album Noi, loro, gli altri: i volti dei protagonisti delle foto vengono man mano cancellati da una pennellata digitale. Mace ha fato lo stesso lavoro per la canzone con Chiello e Colapesce, ma di esempi ce ne sono tantissimi. Guè fa scivolare lentissima una lacrima sulla sua guancia in Piango sulla Lambo, Rkomi ha raggiunto vette di 30 milioni di visualizzazioni con Nuovo Range insieme a Sfera Ebbasta con un video tutto girato dentro il taxi in cui lui accompagna uno per uno tutti i feat. del suo Taxi Driver. Ancora più statico il lyric video di Tha Supreme con Neffa: un dipinto lievemente mosso con il testo che scorre sopra: 10 milioni di visualizzazioni.

 

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Blanco per ogni suo pezzo dell'album Blu celeste ha realizzato un video cinematico visual, Sick Luke ha preferito una creatura diabolica in digitale, Elodie un tocco fotografico, la finiamo qui altrimenti viene fuori un elenco che non finisce più.

 

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Si dice fare di necessità virtù e da quando il video non tira più come prima, gli artisti hanno deciso di attuare una strategia che possa intercettare l'attenzione del nuovo pubblico, ormai abituato alle playlist con i visual su YouTube, basti pensare a quelle rilassanti, vaporwave, smooth jazz o all'ormai mitica Lofi hip hop radio to study and relax with, che ha generato un proselitismo raro, sempre coi i suoi bei visual in stile anime giapponese, superando il miliardo di visualizzazioni della sua radio in diretta e diventando un mito moderno. A chi non piacerebbe avere lo stesso successo?

 

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L'articolo Perché ci sono sempre meno videoclip (e cosa c’è al loro posto) di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-01-11 11:13:00

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