Vittorio De Scalzi, senza orario e senza bandiera

È morto a 72 anni una leggenda della musica italiana. Fondatore dei New Trolls, cantante di "Quella carezza della sera", polistrumentista, è stato un artista popolare che ha saputo scrivere canzoni per tutti quando per essere giusto dovevi schierarti politicamente

Vittorio De  Scalzi, foto di Roberto Ceccherini
Vittorio De Scalzi, foto di Roberto Ceccherini

Quando ho letto della morte di Vittorio De Scalzi il termometro, nonostante fosse mattina abbastanza presto, segnava una temperatura degna del film Il tè nel deserto. Questa combinazione di fattori, la scomparsa di un cantautore che ho tanto amato e la calura estiva, mi ha fatto venire in mente una delle canzoni di De Scalzi più famose e iconiche, Ho veduto, contenuto in quel capolavoro di album che è Senza orario senza bandiera dei New Trolls: “Ho veduto nascere il sole dai ghiacci di Thule”. Quest’associazione di idee è stata un ultimo, disperato, tentativo di trovare un refrigerio, almeno mentale, per digerire una notizia che proprio non mi aspettavo. Perché Vittorio De Scalzi è stato, senza ombra di dubbio, un vero pilastro della canzone all’italiana.

De Scalzi non si esaurisce certo nel sodalizio con l’allora ventottenne Fabrizio De André e il poeta Riccardo Mannerini che portò al disco perfetto con i “suoi” New Trolls, il primo album pubblicato nel 1968. Dieci anni dopo è stato l'autore Quella carezza della sera, una delle più grandi hit non soltanto del 1978 ma dell’intera discografia italiana.

 

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Prima ancora di essere un cantante dotato di una voce romantica e particolarissima, è stato anche un apprezzato flautista ma non solo. Ha suonato chitarra e pianoforte, organo Hammond e armonica a bocca per una carriera da polistrumentista apprezzato da generazioni di fan e addetti ai lavori.

I New Trolls, il suo gruppo identitario e più famoso, sono stati negli anni Sessanta e Settanta una tra le band più importanti del nostro Paese: talmente popolari che rivaleggiavano con veri e propri giganti quali Le Orme o i Pooh. L’approfondita conoscenza musicale di Vittorio De Scalzi e dei suoi hanno portato a quelle gemme che sono Concerto Grosso I e II con i New Trolls, fondamenti e pilastri del progressive rock sinfonico italiano.

Vittorio De Scalzi è stato importantissimo per la nostra musica, per almeno tre motivi principali. È stato in grado, in un’epoca in cui essere un cantautore voleva dire "fare testi impegnati", di dimostrare come la forza della forma canzone poteva essere anche racchiusa anche in brani romantici e dolci ma non sdolcinati, che parlassero a tutti senza distinzioni di credo politico o sociale.

Nei suoi dischi, poi, ha sempre posto una particolare attenzione anche per la parte più strettamente musicale, per gli arrangiamenti. Lungi dall’essere solo un frontman, De Scalzi era un conoscitore della musica a tutto tondo, da quella classica a quella etnica sino alle commistioni con il mondo della poesia e della letteratura, come dimostra, fra gli altri, la collaborazione con De André per Non al denaro non all'amore né al cielo nel 1971.

De Scalzi non ha mai nascosto la sua natura di artista popolare. Negli ultimi anni di attività, lo si poteva vedere attardarsi a notte fonda a parlare nelle piazze e nei borghi d’Italia con fan della prima e dell’ultima ora. Un rapporto viscerale e tattile con il suo pubblico che ha sancito il suo essere un animale da palcoscenico a tutto tondo, capace di dividere il palco con i grandi della musica internazionale e con gli onesti mestieranti di paese. 

 

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Nel 1991, l’anno magico in cui la Sampdoria del presidente Mantovani trionfava nel campionato italiana, proprio De Scalzi ha curato il disco per festeggiare la vittoria dello scudetto. A Marassi, in curva Sud ancora adesso si canta De Scalzi e la sua Lettera da Amsterdam: “Chissà com’è adesso la domenica con lei. Dimmelo tu che puoi sentire i brividi che dà. Dille che io non l’ho tradita, che io non l’ho dimenticata mai ed è per questo che ritornerei”. 

In queste ore ho ascoltato tantissimo De Scalzi e i New Trolls rimanendo, una volta di più, commosso e stupito per tutta la bellezza e l’arte che nel corso di quasi sessant’anni di carriera da Genova in tutto il mondo è stata trasmessa. Pezzi unici nel suo genere come Signore io sono Irish o l’incredibile Vorrei comprare una strada (sorta di manifesto in musica del pensiero pacifista e internazionalista del ’68) fanno alzare gli occhi al cielo, alla ricerca della costellazione del Toro e della sua stella più luminosa, Aldebaran, titolo di una delle canzoni più belle dei New Trolls, che i familiari di Vittorio De Scalzi gli hanno augurato di raggiungere. 

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L'articolo Vittorio De Scalzi, senza orario e senza bandiera di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2022-07-25 10:51:00

Tag: addio

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