(Magazzeno in regia)
Bologna. Trovarobato. Mariposa. Avete presente quella manica di pazzi? Ecco. Si sono inventati il primo talk show concerto. Ospiti musicali e non in un contenitore aperto a ciò-che-non-avresti- mai-fatto. Tra John Peel e Renzo Arbore. Anarchia via etere. In onda in tutta Italia una settimana sì e una settimana no. Solo su un Network Inconsapevole. Rockit c'era, c'è stato, supporta e racconta. Tutto il resto è da ascoltare.
Questi Mariposa, quanto hanno stupito e quanto si son mossi da quando incappai in "Portobello Illusioni". Complice Fausti'ko, mentre conducevamo (ma è un eufemismo…) dalle frequenze della bolognese Radio Città del Capo la nostra trasmissione "Radio Rockit".
Mariposa che, nel mio misero immaginario digiuno di Zappa e propenso alle ballate da primo Capossela, avevo ben volentieri incasellato nel filone "gruppo rock senza chitarre" più sul versante orchestral-cantautorale e degno di attenzione e rispetto, foriero di tenere ballate e soffici melodie. Macché: riascoltato oggi, "Portobello illusioni" ha già dentro tutti i semi della simpatica schizofrenia meta-umoristica, del rigoroso e colorito non-sense, della sghemba prolificità che di lì a breve ne contraddistinguerà le mosse.
Gruppo autoprodotto, provenienze diverse, base Bologna. S'inventano l'etichetta e/o il management Trovarobato, s'inventano operette radiofoniche, spettacoli itineranti o (inascoltabili, non riesco a tacerlo), EP scaricabili gratuitamente, producono altri gruppi (come gli Addamanera: davvero degno di nota il loro pot pourri psichedelico), s'inventano un doppio ciddì dal titolo "Pròffiti Now!" che masterizzano a chiunque allo scorso MEI e che contiene una "conferenza sulla musica componibile", ove intervistano in ambito musicale e critico-musicale tutti i nomi grossi e anche qualche grosso mona (notare la pur terribilmente egocentrica nota di modestia dell'autore, che della schiatta si pregia far parte).
Creano con gli anni una specie di loro linguaggio. Creano – e qui sta la loro forza – un immaginario. Propaggini di musica componibile in mille rivoli di collaborazioni e gemellaggi (Alessandro Grazian, Marco Parente, Morgan, Afterhours e… be', ve ne sono tantissimi, l'elenco completo del solo Enrico Gabrielli occuperebbe un sacco di spazio).
Sino - ed eccoci al titolo - a creare un network inconsapevole di 20-e-passa radio lungo tutto lo stivale, a trasmettere il loro esilarante casalingo professionale intimo scoppiettante autoprodotto Talk Show. Ladies and gentleman: il Magazzeno bis.
Ci ho visto passare, su quel vagone - in rigoroso disordine mentale sparso – Zen Circus, Marco Parente, gli inutilmente pompati Pixel And The Johnson nel Magazzeno Bis esportato al MEI di Faenza, i veneti Rosolina Mar. E pure gli Offlaga Disco Pax e Manuel Agnelli, ché Trovarobato alza il tiro in vista della prossima stagione!
- scrittura ripresa il dì appresso, dopo lo show con Agnelli in versione papà baffuto -
Andare a Bologna dalla palude polesana è suppergiù un'oretta, sempre di corsa in fuga dal lavoro e con l'ansia di restare chiusi fuori. L'inizio, quando a fatica trovi parcheggio nei dintorni di Porto Mascella, è quasi timido, mentre si scende verso il Magazzeno, adocchiando il parterre de roi degli altri ospiti invitati, cercando facce conosciute e trovandovi sovente Aurelio Pasini del Mucchio Selvaggio, oltre che esponenti di Sentireascoltare, etichette e radio, musici di varia estrazione, amici ed amici di amici ed accompagnatori intrusi, tutti poi nominalmente presentati nel corso della trasmissione
Di lì a breve, si viene introdotti in quello che i privi d'immaginazione vedrebbero come un mini-auditorium, ma che diviene ben presto un vagone, su cui (ma anche: da cui) si registra, per l'appunto, un vero e proprio talk-show.
Dovrei forse "recensire" le varie puntate, dirvi che l'editing che le porta dall'esperienza vissuta in quella carrozza di treno alle radio italiane è parso ridotto davvero al minimo indispensabile, così per come ho sentito gli Aidoru sulle frequenze della mestrina Radio Base Popolare, o dopo qualche distratto ascolto in streaming: segno evidente che il programma "sta in piedi da sé", senza maquillage di sorta, coi suoi personaggi e con un Presentatore... (Eva Cassidy in sottofondo permette la scivolata agiografica, se scrivo a chiare, chiarissime lettere che) Michele Orvieti ha tutti i numeri, le carte in regola per condurre. Sissignori! Michele Orvieti può benissimo presentare anche ad alti livelli - intendendosi per "alti" canali satellitari ma anche Rai et similia, e dando ovviamente per assodata la vuota desolazione della tivù oggigiorno. Marzullo indie, dandynconsapevole dal forbito e delizioso eloquio, Michele Orvieti sa tramutarsi in anchorman di polso, ancorché si tratti di domande serie o di una delle deliranti e divertenti presentazioni che ogni volta vengono fatte degli artisti. In difficoltà solo se affiancato dall'egocentrico Narciso John Vignola - cui pure i Mariposa han dedicato un ep scaricabile gratuitamente: ma vi rendete conto!? - Michele Orvieti sa essere il Corrado del Magazzeno, voce nell'etere con un debole per il richiamo a Daniele Piombi, spesso sul chi va là a caccia di un borbottìo tra gli astanti, un segno di dissenso da amplificare subito.
Immancabile la domanda all'artista di Aurelio Pasini, habitué del Magazzeno che puntualmente si vede puntare il microfono e che ormai - lo sospettiamo chiaramente - ci ha preso gusto e se le porta preparate da casa, le domande… Per non dire degli intermezzi delle "voci fuori campo" di improbabili ospiti, critici scorreggioni, il fratello di Al Bano Carrisi, un ispettore Enpals divertentissimo di recente scoperta, che ha il suo bel daffare a seguire le mosse di Prezzemolo Gabrielli, l'uomo che suona trecento fiati e altrettante chincaglierie con altrettanti artisti.
Molto suonata, tirata la puntata coi Rosolina Mar. Surreale e piacevole quella con gli Zen Circus. Emozionante quella con un Marco Parente, il cui album era da poco uscito. Musicalmente inesistente quella - già citata, ma lasciatemi (quasi) finire i sassolini nella scarpa - con ospiti i palloncini Pixel Johnson, a meno che non vogliate sentire Giovanni Vignola sovrapporsi a Michele in quel di Faenza.
Altra chicca, l'incontrollata fuga di notizie, con La Repubblica che nella sua edizione bolognese titola un trafiletto: "Agnelli al magazzeno Bis", e i nostri costretti sul cancello a spiegare a chi tentava di entrare che si trattava di uno spettacolo ad inviti, una sorta di festa privata, non un concerto degli Afterhours! Ora che è arrivato Agnelli, ed altri bei nomi verranno, rimangano comunque banditi dal Magazzeno reale fotografi e pseudo vip, si mantenga piuttosto il clima gioviale e disteso. Ma, cosa dico, se nella stanza del rinfresco/aperitivo post-show faceva bella mostra di sé il passeggino della prole d'Agnelli?
Altrimenti bassista e chitarrista nei Mariposa, Rocco, da buon veneto, si dedica agli spriz, e già il fatto di scegliere il Select anziché l'Aperol è una presa di posizione. Gianluca gira col cronometro a tracolla, che fa molto "direttore di produzione", mentre Max Tris8 ed Enzino, che per l'occasione accantona la batteria di custodie, stan dietro ai mixer. La sala è stata anche sbiancata di recente, insonorizzata, ma io ricordo l'anno scorso: si era tutti più magri e i calcinacci all'ingresso parlavano dello sforzo organizzativo per render vieppiù presentabile l'ambiente.
Ch'è nel loro esser in continuo cambiamento, la loro forza: possono ospitare chi gli pare, e quindi anche chi non (mi) piace, possono anche non piacere i loro dischi – e quando è stato ora di dirlo non ci siam certo sottratti, venendo addirittura per questo immortalati in una delle "conferenze" sulla musica componibile – possono risultare di nicchia, dispersivi, non propriamente easy-listening, imprendibile scheggia iperproduttiva, cervellacci rubati al Dams, musici presenzialisti ma al contempo non salottieri, semplicemente grandi appassionati di musica, ma sempre lì a pescar qualcosa nel loro grande cilindro. Grande pregio.
Magazzeno bis. Ovvero, di come un gruppo di ragazzi, da uno scantinato, da quella che in origine era/è la loro sala prove, la loro sede operativa, irradiano in tutta Italia una nuova idea di musica e di radio. Schietta, divertente, a tratti colta e al contempo caciottara; comunque senza filtri. Di come i Mariposa nel giro di 5 anni siano andati, sbronzi e in retromarcia, all'assalto dell'underground, facendo girare il loro nome, la loro musica e le loro idee. Grandi idee.
Ascolta: Magazzeno Bis
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L'articolo Magazzeno Bis - Un volgare elogio ad una pazza idea di Enrico Rigolin è apparso su Rockit.it il 2006-12-30 00:00:00
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