Volumi all'Idrogeno - Torino - Palaisozaki

“Torino capitale mondiale del libro con Roma”, si legge nei manifesti che annunciano il concertone che ha luogo nel Palaisozaki, lo stesso palazzetto che due mesi prima aveva ospitato le gare delle olimpiadi invernali di Torino 2006. Ma il capoluogo piemontese, in questo 23 aprile, diventa anche capitale mondiale della musica. Esagerato? Forse. Ma vi sembra facile trovare un’altra città che propone circa cinque ore ininterrotte – ripeto: ininterrotte – di musica e spettacolo con otto formazioni provenienti dalla stessa o quasi zona geografica e che ti piazza uno spettacolo lineare, scorrevole, armonioso quasi come se sul palco ci fosse stata un’unica band dalle tante sfaccettature? Oltretutto, le band protagoniste sono state capaci di mostrare un’interscambiabilità, una grande duttilità nel collaborare una con l’altra che in misura più ridotta avevamo già assaporato nella prima edizione del Traffic Torino Free Festival con “I cieli su Torino”.



Al Palaisozaki si inizia con un’ora di ritardo. Meno male che alla fine non si avranno rimpianti. Peccato che, data la lunghezza dello show, si entri nel pieno della notte. Lalli, Perturbazione e Gattociliegia sono gli opener. Per modo di dire. Sono nomi dalla già consolidata esperienza, mica dei “gruppi spalla”, che insieme fanno il pieno di un rock vellutato e vagamente psichedelico, progressivo, poetico e rilassante. Attenzione: sono tre gruppi che suonano insieme, una band sull’altra, un suono sull’altro, un sogno sull’altro. La voce vibrante di Lalli, quella paranoicamente seducente di Tommaso Cerasuolo e gli inconfondibili arpeggi chitarristici dei Gattociliegia. Il mega-palco del palazzetto è illuminato a metà, quella sinistra. Quando si spegne, mentre le formazioni abbandonano la scena, si accende immediatamente il lato destro e subito un boato accoglie le sagome riconoscibilissime dei Marlene Kuntz. Canzoni lievi e rumorose, con il solito Cristiano sfacciato da vero rocker consumato, tra liriche scritte di suo pugno e quelle di Shakespeare che duellano con le note marleniane. Già, stavamo quasi dimenticando lo scambio continuo artistico tra la musica e la letteratura, fulcro dell’iniziativa del concerto. Stanotte le opere degli scrittori del passato e quelli moderni dividono lo stesso palco dei musicisti di oggi. E la gente (palazzetto pieno) gradisce. Si intravedono, dopo una manciata di brani dei Marlene Kuntz, delle strane figure. La scaletta del concerto prevede, subito dopo i Marlene, l’esibizione dei Mau Mau. Suoni di un altro emisfero rispetto a quelli del gruppo di Godano, molto più a sud, molto più solari. E dunque, la curiosità di vedere come avviene il “passaggio di testimone” è tanta. E pienamente ripagata. I ritmi selvaggi e tribali dei Mau Mau incrociano il noise dei Marlene e la catarsi è totale. Un lungo rito di liberazione, avvolgente e trascinante, fa smuovere l’intero palazzetto, e si interrompe soltanto quando i Marlene lasciano il palco a Luca Morino e la sua acustica tribù. Rieccoli, i Mau Mau, dopo alcuni anni di “stand-by” tornare a battere le percussioni, a raccontare le storie del mondo. E qui si fanno aiutare da quattro ottimi percussionisti africani, chiamati per l’occasione. Ci sono i brani del nuovo “Dea” da ascoltare. Così come da ascoltare sono i brani dell’ultimo “Controlli”, a firma degli Africa Unite, che seguono a ruota. Bunna, Madaski e compagni si meritano il titolo di “gruppo più coinvolgente della serata”, con il loro sound meticcio di elettronica, dub e soprattutto reggae. Il pubblico applaude ogni canzone, balla e canta incitato dal piccolo rasta Bunna e dal gigante producer, mister Madaski, che nei live-acts del nuovo tour può permettersi maggiori libertà in qualità di front-man. A sorpresa (ma siamo sicuri che stasera siano “sorprese” o non sia piuttosto tutto “normale”??!!), sale sul palco Samuel dei Subsonica per una lunga versione di “Tonight”. Lo stesso cantante dei Subs dà man forte (se mai ce ne fosse bisogno) ai Linea 77, la penultima formazione in programma. E’ naturalmente per “666 (diabolus in musica)”, con in realtà tutti i Subsonica sul palco. Doppia formazione, per un impatto sonoro ancora più forte. La devastazione dei Linea è totale. La gente si agita. Al sottoscritto non hanno mai trasmesso grandi emozioni, eppure qui sembrano tutti impazzire per il caos che crea la band di Venaria.

Infine, i Subsonica, che restano sul mega-palco quando i Linea staccano. Che dire? I cinque sono ormai un’istituzione, tutti conoscono le loro canzoni, tutti li hanno visti almeno una volta in concerto. Sono le due di notte passate e nessuno molla. Samuel, Boosta, Max, Bass Vicio e Ninja spaziano tra passato e presente, tra la consueta elettronica ed i momenti acustici (naturalmente per “Incantevole”).

Ecco, questa è la cronaca di “Volumi all’idrogeno”. Una cronaca lunga per un evento lungo. Cinque ore volate in un baleno. Cinque ore che hanno lasciato il segno. Per l’energia, il calore, la professionalità, la grandiosità di questi gruppi. Nati e cresciuti in un contesto, quello torinese (e zone limitrofe), capace di unire anziché dividere, di condividere e percorrere insieme un cammino arduo ma soddisfacente. Una sola sera, un solo gruppo, alla fine. Torino, capitale mondiale della musica, sì, sì...



Link:
www.volumiallidrogeno.com

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L'articolo Volumi all'Idrogeno - Torino - Palaisozaki di Christian Amadeo è apparso su Rockit.it il 2006-04-23 00:00:00

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