Tutti gli album di Bugo, in ordine dal più brutto al più bello

16/05/2016 - 09:50 Caricato da Redazione
Bugo è sicuramente uno dei più importanti cantautori che abbiamo in Italia. Ha scritto canzoni stupende e dischi che sanno sorprendenti anche dopo anni che li ascolti. Ha uno stile originale e molto personale: potete trovare più nomi che l’hanno influenzato - Beck, Battisti, Celentano, tra i tanti - ma il suo modo di scrivere rimane sempre chiaro e riconoscibile.
In occasione dell’uscita dell’ultimo “Nessuna scala da salire” riprendiamo in mano tutti suoi album e facciamo un ripasso delle suoi pezzi più belli.

(Leggi l'articolo di Sandro Giorello)
#8 Nuovi rimedi per la miopia (2011, Universal)
È il disco che ha scatenato un’indignazione generale per quanto fosse brutto: passati gli anni (e calmati gli animi) bisogna ammettere che probabilmente fu una reazione un tantino esagerata. Di belle canzoni ce ne sono anche qui: “Il sangue si fa vento”, “La salita”, “Comunque io voglio te”. Anche il primo singolo “I miei occhi vedono” - di cui avevo parlato molto male appena era uscita - negli anni ha ripreso qualche punto in più. Non si posiziona certamente tra le migliori che ha scritto, ma ha un ritornello che ti entra in testa al secondo ascolto, e riuscire a produrre un singolo così radiofonico pur mantenendo uno stile così personale non è facile. (leggi la recensione)
#6 La prima gratta (2000, Snowdonia/Bar La Muerte)
È il suo primo disco ed uno di quelli a cui sono più affezionato in assoluto. Ce ne sono alcune che riascolto spesso — “Quante menate che mi faccio”, “Il cellulare è scarico”, “Addio alle canzoni di una volta", "Spermatozoi” - nonostante siano passati più di 10 anni. Trovate tutto: il Bugo più divertente ma al tempo stesso malinconico, il folk, il blues e la sua musica più distorta. Ci ha fatto capire quanto potesse essere geniale ma, di fatto, i pezzi suonavano più come esperimenti e non come delle canzoni compiute. (leggi la recensione)
#7 Sguardo contemporaneo (2006, Universal)
È un ottimo disco, ha dei pezzi veramente belli come “Gelato Giallo”, “Che lavoro fai”, “Oggi è morto Spock” e “Amore mio infinito”. C’è il groove (“Plettrofolle”) e l’ironia tipica di Bugo (“Ggeel”) ma gli manca qualcosa per stupirti davvero. È stato il primo a non prenderti in contropiede quando lo ascolti: vuoi perché non ha introdotto chissà quali novità nei suoni, vuoi perché arrivava dopo quel capolavoro di “Golia & Melchiorre” ed era normale rimanere un po’ delusi. (leggi la recensione)
#5 Nessuna scala da salire (2016, Carosello)
“Nessuna scala da salire” è un disco importante. Primo perché contiene quattro canzoni veramente belle - "Cosa ne pensi Sergio", "Nei tuoi sogni", "Vado ma non so" e "Me la godo" - di quelle che ti ricordi a lungo e che, molto probabilmente, continuerai ad ascoltare anche nei prossimi anni. E poi perché Bugo riesce ad abbandonare il suo lato più stupido e ironico senza sembrare triste o senza idee. È una nuova fase che già si percepiva in “Nuovi rimedi per la miopia” ma che qui sembra avere trovato una forma veramente interessante e compiuta. La produzione ricorda fin troppo Kavinsky e agli ultimi Daft Punk e non sempre aiuta l’ascolto delle canzoni, ma “Nessuna scala da salire” è un lavoro serio, nel miglior modo di intendere il termine.
#04 Golia e Melchiorre (2004, Universal)
Da qui in poi è difficile definire una vera graduatoria, potrebbero essere tranquillamente quattro pari merito. “Golia e Melchiorre” è probabilmente il disco dove si è messo più in gioco, sia per la quantità di materiale proposto (è un doppio) sia per la cura dei suoni. Senza perdere minimamente il suo spirito ironico, Bugo ha scritto delle canzoni che potevano benissimo essere passate in radio. C’è lo stile, gli arrangiamenti assurdi ed i testi davvero divertenti. Per non parlare, poi, di perle come “Che diritti ho su di te” o “Non mi arrabbio mai” - contenute sul secondo disco - che sono tra le più belle che ha mai scritto in assoluto. (leggi la recensione)
#3 Sentimento Westernato (2001, Beware!/Wallace/Bar La Muerte)
"Sentimento Westernato" è un disco molto importante. Ha delle canzoni più stupidine come “Una giornata comincia” o “Bisogna fare quello che conviene”, e pezzi stupendi come "Vorrei avere avere un dio", "Sei bella come un dì", "Quando siamo stanchi" e altri ancora. L’aspetto più stupefacente è questa sensazione di immediata genuinità: sembra che l’abbia scritto e registrato in un giorno solo, i brani restano perfettamente in equilibrio reggendosi su pochi accordi. Fantastico. (ascolta il disco)
#2 Dal lo fi al ci sei (2002, Universal)
Non è certo il suo disco più eclettico ma nella tracklist non trovi nemmeno una canzone che considereresti superflua. È il Bugo di “La prima gratta” ma fatto meglio e finalmente completo, c’è la tristissima malinconia di “Sentimento Westernato” ma con canzoni molto più complesse e articolate. C’è il blues, il groove, le cose divertenti ma, soprattutto, ci sono dei pezzi che ascolteremo sempre come “Casalingo” e “Mi rompo i coglioni”. (leggi la recensione)
#1 Contatti (2008, Universal)
È il disco dove tutto sembra perfettamente allineato: l’ispirazione, il songwriting e la produzione di Stefano Fontana, tanto personale quanto poco ingombrante. C’è un equilibrio bello, ci sono canzoni che potrebbero piacere al grande pubblico pur mantenendo le caratteristiche specifiche di Bugo: c’è l’ironia, il suo essere alieno e fuori dal mondo, la malinconia e la capacità di anticipare sensazioni e sentimenti che poi diventeranno palesi a tutti (“C’è crisi”). È un piccolo capolavoro. (leggi la recensione)

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La gallery Tutti gli album di Bugo, in ordine dal più brutto al più bello è apparsa su Rockit.it il 2016-05-16 09:50:19