Recensione QUELLO CHE NON C'E'

Anche per questo album la scelta è dettata da molteplici fattori, che spesso travalicano la oggettiva analisi dei dati. Può capitare che c'è qualcosa in un album che ci ha lasciato di più pur meritando meno rispetto ad altri. In questo caso la mia scelta cade su un disco che rappresenta più il periodo storico in cui è uscito e le sue conseguenze. Prodotto da Mescal /Columbia Music /Sony BMG nel 2002, "Quello che non c'è", che parte proprio dalla tiltle-track simbolo della svolta che la band milanese sta affrontando. Già con "Non è per sempre", questo tentativo forse affannoso di rompere col passato si era visto, e percepito. NOn è facile per una voce che in alcune inflessioni e nel timbro può persino dare l'idea di un Baglioni incazzato (ecco perchè spesso sono stati vicini all'idea quasi del pop d'autore malinconico e struggente). In questo lavoro la fanno da padrone i temi cupi e introspettivi, la sofferenza e la meditazione che molti "studiosi" attribuiscono persino al viaggio in India che avevano appena concluso M. Agnelli ed E. Clementi. Sicchè dalla lunga "Bye bye Bombay" (dove il theremin intrattiene per tutto il nucleo centrale), passando per "Sulle labbra", "Varanasi baby", e "Non sono immaginario", oppure "La gente sta male", il loro suono ossessivo ma duro quanto il rock classicamente richiede (più noise o più classico?), li ha portati sul gradino di eccellenza nel genere. Se il giudizio e la valutazione si devono basare su quanto alla fine risulta piacevole ai sensi il loro lavoro, il mio personale cartellino segnala un voto alto, che va inquadrato, come detto prima, nel contesto storico della loro uscita, in una Italia che ha sempre dato poco a chi ha osato uscire dagli schemi.
Quello che non c'è (Afterhours)

---
La gallery Recensione QUELLO CHE NON C'E' è apparsa su Rockit.it il 2014-11-25 11:26:28