Alteria - Guarda in anteprima il video di “Santa Pace” e leggi l'intervista

Domani sarà pubblicato "La vertigine prima di saltare", il primo album in italiano di Alteria. L'abbiamo intervistata

Alteria è una voce italiana che ha bisogno di poche presentazioni: per anni davanti alle telecamere di RockTv, attualmente Stefania Bianchi conduce una programma giornaliero sulle frequenze di Radio Freccia. Ma la sua voce non si limita a parlare e raccontare, ma anzi, in questi giorni torna a fare quello che le riesce meglio: cantare. Sarà pubblicato domani "La vertigine prima di saltare", il suo primo album in italiano, completamente scritto e prodotto da lei, che arriva dopo una serie di prove in inglese. Nel presentarvi il nuovo video estratto dall'album, "Santa pace", l'abbiamo intervistata.

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Siccome è la prima volta che ti intervistiamo su Rockit, mi interessa fare il punto della situazione sulle tue carriere, e uso il plurale volutamente: sei musicista, ma anche conduttrice e speaker radiofonica.
Di sicuro nasco come musicista, ho cominciato a cantare all’età di 16 anni con la classica band del liceo. Dopo le prime esperienze con una band milanese le cose si sono fatte serie: tanti concerti, tanta gavetta, inizialmente tante cover. Una serie di coincidenze hanno voluto poi che Mario Riso, all’epoca uno dei soci di RockTv, mi vedesse durante un live e mi chiedesse di fare tv. Ho condotto anche due programmi bellissimi in RAI, tra cui "Cultura" su Rai 5, dedicato agli artisti nazionali e internazionali emergenti. Lì ho potuto intervistare un Ed Sheeran agli albori della carriera. La cosa bella è che ho sempre potuto lavorare in ambito musicale. Così ho portato avanti parallelamente le due cose: Alteria cantante, Alteria in tv, adesso Alteria in radio. Questo però ha fatto emergere degli aspetti contrastanti. Da una parte quelli positivi: ho tanta visibilità e la possibilità di parlare tutti i giorni con un sacco di persone. Dall’altra parte Alteria musicista arriva sempre dopo, nel senso che devo dimostrarlo sempre il doppio. Esiste una specie di pregiudizio, come se il fatto di fare tv escludesse quello di essere anche una cantante, e io ogni volta devo cercare di far passare il messaggio che in realtà nasco cantante e poi divento tutto il resto.

Dici che se sei brava in una cosa, il pubblico pensa che tu non possa esserlo anche nell'altra?
Il mio problema è stato aver portato avanti le due carriere parallelamente. Per esempio il batterista dei Metallica conduce un programma alla radio, ma ha cominciato proprio in quanto batterista dei Metallica. Senza volermi paragonare a lui, ci mancherebbe, ma a fare le due cose insieme succede che io arrivi prima come conduttrice o speaker che come musicista. In questo momento di sicuro quello “bravo”, o meglio “educato” a un certo mestiere, con una bella voce impostata, showman o show woman della televisione o speaker radiofonico, stride con il ruolo del musicista. Siamo in un periodo in cui il musicista è figo quando è un po’ inquieto, un po’ disagiato o in difficoltà. L’essere brillanti è vista come una cosa troppo mainstream, fa poco figo.  

E come stai risolvendo questo impasse?
Due anni fa ho deciso di staccarmi dalla realtà televisiva, iniziava ad etichettarmi troppo, soprattutto perché quel tipo di televisione mi associava direttamente alla musica metal, che io non ho mai fatto. Siccome mi accingevo a fare un disco diverso, ho puntato a far emergere l’identità di Alteria musicista. A quanto pare non era destino perché poco dopo è arrivata la proposta di Radio Freccia. L’occasione lavorativa era troppo interessante, tenendo conto che la radio mi piace di più della televisione.

Secondo te è un’anomalia che per ascoltare il rock alla radio in Italia ci sia bisogno di radio tematiche come Virgin e Radio Freccia, e che invece il rock sia assente dalle radio generaliste?
Il fatto è che ora il rock è di nicchia. Il rock diventa mainstream solo quando ci sono i mega eventi dei dinosauri, che sono trasversali a tutte le generazioni. Il rock non sta vivendo i suoi anni di gloria e le generazioni attuali non stanno vivendo una storia del rock. Sono stata all’Arena di Verona per Hit Power, una sorta di festivalbar che mette insieme tutti i brani da classifica dell’estate: da Fedez a J-Ax,  "L’esercito del Selfie"... l'arena era stracolma di gente, un sold out clamoroso. Mentre ero lì ho provato a immaginare un evento del genere, all’Arena o in un’altra location grande, dedicato al rock. Il primo pensiero che ho fatto, onestamente, è stato che i risultati a livello di risposta di pubblico non potrebbero mai essere così. Non è il momento del rock, speriamo che le cose cambino, se è vero che la musica è ciclica...

Vorrei farti vedere questo articolo bellissimo del New York Times che fa il punto su una questione centrale: il rock in questo momento è in mano alle donne. Sei d'accordo? Io ho pensato a come scriverei questo articolo se dovessi farlo per l'Italia, e in effetti mi sono venuti in mente diversi nomi: tu, Giorgieness, Any Other, Miss Chain...
Speriamo di sì! Forse le donne stanno trovando il modo di svecchiare quell’icona del rock trita e ritrita, che per diversi motivi (vuoi anche banale percentuale numerica) è stata sempre portata avanti dagli uomini. Le donne hanno delle sfumature diverse e possono giocare su dei colori che gli uomini non hanno. Parallelamente forse sta succedendo qualcosa di simile nel pop con gli uomini, che stanno inventando un modo nuovo che infatti sta funzionando, nel cantautorato e nell’"indie". Forse la figura maschile sul palco con la band rock con la chitarra e l’incazzatura è ancora attaccato a quell’immaginario che ha stufato e bisogna rinnovare.

Alteria
Alteria

Parliamo del tuo disco, "La vertigine prima di saltare". Scusa la domanda diretta, ma l'autoproduzione per te è un valore o una necessità?
(ride) Non nego che autoprodursi, essere in grado di gestire tutto, rende orgogliosi e soddisfatti. Allo stesso tempo non nego che la mia è stata anche una necessità. In questo caso, a differenza del disco precedente, avevo già il disco in mano e ho tentato di bussare alle porte di qualche etichetta, sia indipendenti che major. Forse il mio personaggio e le etichette che forse io stessa mi sono attaccata addosso nel passato, come ti raccontavo prima, hanno reso impossibile la comunicazione. Per fortuna ho incontrato persone che hanno davvero ascoltato il disco mi hanno dato dei giudizi sia belli che brutti, ma comunque concreti. Ma non nego che alcune volte mi sono sentita dire dei "no" a priori, con delle argomentazioni un po’ vuote e vaghe, come “non rientra nel target, non saprei come vendere il tuo personaggio perché fai radio, però sei anche musicista...sei difficile da gestire”. Insomma, ci ho provato per un po', non ha funzionato ma non mi sono di certo persa d'animo.

L'altro lato della medaglia però sarà stata una totale libertà creativa.
Sì, certo. Io ho forse avuto la presunzione di andare a bussare alle etichette con il disco finito e pretendere che uscisse così, ma questo non è successo. Forse se avessi trovato una porta mezza aperta poi avrei dovuto fare qualche compromesso, ma oramai non posso saperlo perché non è successo.

Io trovo, e te lo dico con la massima limpidezza, che sia un atto coraggioso. In molto ricercano un determinato produttore, o si fanno trasformare, per inserirsi in qualcosa che c'è già.
Questa è una cosa interessante, perché quando qualcuno ha cercato di andare oltre le prime battute la domanda successiva era: "In quale canale pensi di inserirti?". Io onestamente non so rispondere a questa domanda. Non lo vedo così nitido questo canale. Prendiamo come esempio Giorgieness, visto che l'abbiamo citata. Io la stimo tantissimo, la conosco e mi piace, ha una voce pazzesca. Quando mi paragono a un progetto come il suo, come per magia, mi viene detto che siamo due cose completamente diverse. Io non penso di essere così diversa. Forse per colpa del mio background sono ancora nella sfera pi vicina al metal, alla storia di band come i Lacuna Coil, ma basta ascoltare una volta il mio disco per capire che non ha proprio nulla di metal o di hard rock.

Sono d'accordo, però ammetterai anche che alcuni brani sono facilmente associabili quanto meno al crossover degli anni '90.
Sì, è vero, le chitarre sono un po' anni '90.

Però c'è da dire che gli arrangiamenti invece sono molto contemporanei. Per dare colore non hai disdegnato l'elettronica dove necessario. Nel complesso, io non trovo il tuo suono "vecchio", ma "tradizionale", che è molto diverso da "vecchio". Inoltre, i ritornelli sono molto aperti, tante canzoni restano in testa. Credi che sia questo il suono che ti rappresenta al 100% in questo momento?
Sì, sento che questo è il primo passo di due: mi sto avvicinando a quello che mi rappresenta al 100%. Questa è una fase di transizione in cui io percepisco tanto quello che è il mio passato musicale e "annuso" quello che sta per arrivare. Mi sento in continuo divenire.

Visto che è la prima volta che scrivi in italiano, com'è stato il passaggio?
Un disastro (ride)! La prima prima volta che ho sono entrata in studio e ho fatto un provino in italiano, tra l’altro partendo da una canzone che esisteva già in inglese e che avevo tradotto per iniziare,  ho detto: “no, no, no, no, non ci siamo”. Non mi piaceva il suono della mia voce. Anche a livello di emissione vocale cambia tutto, devi trovare un’apertura diversa per le vocali... Per fortuna chi ha lavorato con me mi ha sostenuta e io ho insistito. Sarà banale, però con il senno di poi è proprio una figata. Una volta che capisci il modo è proprio bello. Non solo l’aspetto della comunicazione. Hai come la sensazione di gestire meglio quello che sta uscendo dalla tua bocca a livello di suono.

E a livello di espressività?
È la cosa più soddisfacente. Sai, quando ho fatto le ultime date del disco precedente, mimavo delle cose nel tentativo di farmi capire. Ci tenevo che soprattutto alcune frasi arrivassero subito. Ma a un certo punto mi sembrava di fare il mimo, non la cantante, per cui ho deciso di tentare. È difficilissimo, il mio terrore era di non essere in grado, di essere scontata. Mi sono spremuta un bel po'.

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A proposito dei temi, perché nel disco chiedi così spesso scusa?
Chiedo scusa a me stessa, non agli altri. Penso sia un grande classico che quando uno scrive un disco, quando ha un particolare fermento creativo è perché sta attraversando un periodo particolare. Io indubbiamente ho passato degli anni tosti, ho vissuto delle vicende personali importanti che non ho saputo gestire benissimo. Vicende che mi hanno anche un po’ paralizzato. Sai, come quando sei in una situazione dove non sai come reagire e allora ti blocchi e diventi un po’ vittima del tuo “non reagire”? Forse io mi sono chiesta scusa in questo senso, scusa se fino ad oggi non avevo trovato modo di reagire.

Ho l'impressione di averlo capito, ma ti chiedo per chi hai scritto "Diventare chi sei"?
Per la mia bambina! Sai, non ho mai pensato di fare un testo "da mamma", è anche molto poco rock forse (ride), però se c’è qualcosa su cui una persona e una mamma non può non essere sincera e trasparente è nel rapporto madre-figlia. Mi emoziona molto quel testo. Non credo di aver detto nulla di pazzesco, ma solo la verità: un genitore si trova di fronte suo figlio che cresce e dentro quella personcina ci vedi i suoi difetti o i suoi pregi potenzialmente amplificati.

A me è piaciuto proprio perché non ha paura anche di dire delle cose apparentemente banali e trovo anche che sia uno dei più a fuoco del disco. Se dovessi dirmi quali sono gli altri temi del disco, come li riassumeresti?
È un disco molto egoriferito, direi interamente. Il disco effettivamente parla tanto di colpe, “Peccato”  e "Sacro e profano" ne sono un esempio. Il concetto è sempre quello di mettersi in gioco, di sbloccare una situazione. Parlo di me come persona. Ho messo in piazza quello che avevo dentro con la responsabilità e anche il rischio di non essere capita. 

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Tornano ogni tanto queste immagini prestate dalla religione come “Santa Pace”, “Demonio”, “Sacro e Profano”. Come mai?
Ma sai che è una domanda a cui faccio quasi fatica a rispondere? Mi viene da pensare che ci deve essere un qualcosa di nascosto o di represso (ride)! Pensa che anche all'ordine in cui sono uscite le prime canzoni, "Peccato", "Sacro e Profano", "Santa Pace"! Nando (Fernando De Luca, compagno nella vita e bassista della band di Alteria, ndr) mi ha fatto notare che sembrava un concept album sulla religione, però ti giuro che non era voluto! Ho anche la maglietta con la Madonna in questo momento (ridiamo entrambe, perché sulla sua maglietta c'è una Madonna in un teschio, ndr). Evidentemente devo fare qualche terapia e vedere cosa si nasconde sotto! Io non mi definisco credente, però mi è capitato in momenti di panico della mia vita di farla una preghiera... sai, quei momenti in cui non sai bene a cosa credi, però ti rivolgi comunque a qualcuno là fuori. Mentre scrivevo "Sacro e Profano" ho pensato proprio a me e alle mie preghiere a volte sacre e molte altre volte profane. Forse è qualcosa di inconscio perché come italiani la cultura religiosa in qualche modo ce la portiamo dietro. È una strana coincidenza, andrò a indagare nei meandri della mia anima (ride).

Allora, il disco è autoprodotto, i testi sono tuoi, le linee vocali anche. I due produttori che ruolo hanno avuto?
Nando si occupa della parte musicale. È lui spesso che tira giù la base musicale, però negli ultimi due anni mi sono messa a studiare meglio la chitarra, e in certi brani ho trovato delle soluzioni musicali anche io con grandissima soddisfazione. Max Zanotti dall’altra parte, che è un cantante strepitoso, inizialmente lo avevo interpellato per darmi una mano a capire come passare all’italiano. Poi in realtà ha avuto un ruolo un po’ più ampio. Ci ha aiutato a dare un’aria più melodica al sound che produciamo io e Nando che condividiamo un certo background musicale. Lui ha cercato di dare un po’ quell’apertura armonica e melodica che non so se sia giusto definire così, ma chiamerei “pop”. 

Nei live suonerai?
No, mi piacerebbe, però adesso adesso mi sento già di avere il grande compito di veicolare l’italiano, di concentrarmi su quell’aspetto. Però non lo escludo...

Che tipo di pubblico viene a vedere i tuoi concerti?
Lo scopriremo (ride), ad oggi ho sempre suonato tantissimo, con un pubblico prettamente rock/metal. Già con “Encore” i metallari storcevano un po' il naso, anche se apprezzavano la potenza dal vivo. Con quest’ultimo lavoro siamo veramente fuori genere. A me piacerebbe allargare il mio pubblico, per questo anche la scelta della location per il release party del disco sarà diversa dai miei canoni, ho scelto il Serraglio e non il Legend, locale dove ho suonato molte volte e ha una programmazione rock/metal. Volevo dare subito un’immagine diversa, sperando sia di buon auspicio.

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L'articolo Alteria - Guarda in anteprima il video di “Santa Pace” e leggi l'intervista di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2017-10-05 10:00:00

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