Bar Italia: la musica quando non te l'aspetti

La storia del successo internazionale della band - che deve il nome a un locale di Soho - è quella di una vita che cambia di colpo, per caso. Ce la racconta la protagonista, l'ex insegnante di fitness romana Nina Cristante, che non prevedeva affatto di diventare rockstar (ma i geni erano ottimi...)

Nina Cristante in mezzo ai suoi compagni di band nei Bar Italia, Sam Fenton e Jezmi Tarik Fehmi - foto di Steve Gullick
Nina Cristante in mezzo ai suoi compagni di band nei Bar Italia, Sam Fenton e Jezmi Tarik Fehmi - foto di Steve Gullick
06/11/2023 - 12:09 Scritto da Vittorio Comand

Il locale è in Frith Street, a Londra, nel quartiere di Soho. Si chiama Bar Italia, come dichiara la scritta verde di neon sfrigolante posta all'ingresso, è aperto 7 giorni su 7 dalle 7 alle 4 di mattina ed è uno dei luoghi iconici della vita notturna londinese: il bar "where other broken people go", almeno secondo i Pulp, che l'hanno omaggiato così nel brano omonimo messo in chiusura del loro disco Different Class.

Ma Jarvis Cocker e soci non sono gli unici musicisti ad averne subito il fascino. Da qualche tempo Bar Italia è anche il nome di un trio formato da Jezmi Tarik Fehmi, Sam Fenton e Nina Cristante. Ora è appena uscito The Twits, secondo disco del 2023 per la band dopo Tracey Denim, pubblicato lo scorso maggio. Due dischi diversi tra loro, ma accomunati da una certa aura di mistero nelle canzoni, capaci di ondeggiare dalle grattate post punk a melodie più sognanti. Una sorta di caos controllato, dal passo obliquo, in maniera simile alle alienazioni dei Dry Cleaning, con qualche elemento sinistro che si muove sullo sfondo senza che riusciamo ad afferrarlo.

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Nei Bar Italia Jezmi e Sam sono nati e cresciuti in Inghilterra, mentre Nina, la cantante, è romana. "Io ho sempre voluto fare l'artista, ma la musica non era nei miei piani", ci ha spiegato quando l'abbiamo incontrata, qualche tempo fa al Biko, nella data conclusiva della loro piccola tournée italiana. Per poi raccontarci come, da istruttrice di fitness appassionata di arte, si è trovata a fare la cantante in una band che sta girando tutto il mondo.

Quando ci sei finita a Londra?

Due secoli fa (ride, ndr). Subito dopo la scuola, a 19 anni, ho finito il liceo e mi sono spostata. Da quando ho 12 anni volevo andare a Londra. Nella mia vita ho fatto una marea di roba, ci sono delle linee dritte, Londra secondo me era una di questa. L'Italia mi stava un po' stretta, poi nella mia vita ho viaggiato tanto con mia mamma, fin da quando avevo 4 anni. Lei faceva la costumista di teatro lirico, quindi sono cresciuta tra le stoffe e i laboratori di teatro, nel backstage. Ora trovarmi in questa situazione mi dà l'impressione che si sia chiuso un cerchio, in particolare alla data a Roma, quando è venuta.

Quindi il palco è sempre stato nella tua vita, in qualche modo. Ma in famiglia hai qualcuno che suona, invece?

Uno dei miei cugini ha uno studio, penso che lo userò a dicembre. Uno dei miei cugini suona, pensa che suo papà era Carmelo La Bionda. Mi sarebbe piaciuto raccontare allo zio di questa band, non sapeva neanche ci fossi dentro.

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È qualcosa che ti ha spinto verso la musica?

Più che altro è stata l'arte a portarmi là, ma in maniera molto inaspettata. Disegnavo da sempre, volevo fare vestiti all'inizio, ho studiato storia dell'arte, poi mi sono appassionata di estetica. Negli ultimi 10 anni mi sono dedicata ai video, nel momento in cui mi sono trovata a doverci mettere la musica il mio ex ragazzo mi ha spronata perché la facessi io, visto che un po' da piccola avevo studiato pianoforte. Ho sempre pensato di non avere una bella voce, ma ho comunque iniziato a fare la mia musica da sola. Poi ho incontrato Sam e Jez e lì è nata una cosa completamente diversa.

Come li hai conosciuti?

Erano amici di amici, alle feste ci vedevamo insieme, loro abitavano al piano di sopra e io sotto di loro. nel 2020 chiusi in casa abbiamo iniziato a fare musica. Loro avevano già un progetto che si chiama Double Virgo, io avevo il mio progetto solista che si chiama solo Nina, quindi poi abbiamo unito le due cose, da lì è diventato tutto molto organico. Non sapere neanche che questa è la tua direzione e trovarla è fantastico. Poi non è che sono completamente naif, il mio ex era musicista, ho iniziato a lavorare con lui, poi a cantare con la sua musica. Se non avessi incontrato lui probabilmente non ci sarei arrivata.

Hai mai pensato a come le cose sarebbero andate diversamente se fossi rimasta a Roma?

Non c'era proprio l'opzione che io rimanessi in Italia. Al massimo pensavo che non avrei fatto la musicista, a Londra. Avevo già una vita mia che andava avanti molto bene. Questa cosa ha fatto un po' esplodere la mia vita nella maniera più bella possibile.

Cosa facevi?

Io ho un diploma in pilates e nutrizionismo. Il movimento per me è stata fondamentale anche come soggetto artistico. Io sono molto interessata alla salute, estetica e etica si incontrano. Ho iniziato a fare arte mentre parallelamente lavoravo come istruttrice di fitness. Stavo cercando di avere un contatto con le persone che uscisse da discorsi più legati al capitalismo al consumismo, diciamo che ero una trainer di nicchia. L'idea di modellare il movimento di un'altra persona è bellissimo. Con un po' delle persone che seguivo sono ancora in contatto.

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Che rapporto hai con l'Italia e con l'Inghilterra? Dove ti senti più a casa?

Uno dei problemi che io ho avuto è che, essendomi spostata così da piccola, è un po' che non mi sento italiana in Italia e non mi sento inglese a Londra. Mi sento un po' sdoppiata, in compenso è una cosa che aiuta parecchio in tour. Io sono cresciuta un po' interante, quindi mi sento a casa on the road. Ci sono tante volte in cui ho voluto ritornare. A un certo punto sono tornata per 9 mesi a Roma, dopo non respiravo più. È stato fondamentale che lo facessi, però è difficile tornare per restare dopo che hai provato l'allargamento di prospettive che il mondo londinese ti sa dare. Poi va detto che tantissime cose della cultura inglese sono proprio difficili, anche sbagliate eticamente. La chiusura emotiva, il classismo, sono cose che respiri. Col fatto che sono italiana riesco a tenermene un po' fuori.

E adesso? Dove stai andando?

Sento che sto mettendo un passo avanti all'altro. Gli inglesi dicono "learning on the job", sto imparando molte cose facendole. Cantare è venuto perché mi è sempre piaciuto scrivere. Sto imparando a sviluppare l'orecchio, in particolare grazie a Sam e Jez. Questo tipo di cose capitano così veloci, sono un misto tra tantissimo lavoro e la congiunzione di momenti giusti. Sono eternamente grata che le cose stiano andando così.

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L'articolo Bar Italia: la musica quando non te l'aspetti di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-11-06 12:09:00

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