Barracano: "Vivo in una terra abbandonata da tutti, e cerco solo la felicità"

Il rapper casertano, tra pochi giorni in tour con Speranza e Massimo Pericolo, pubblica il suo primo disco, "Il figlio di Scar". Per dire alla gente quello che non vuole sentire

foto di beatrice mammi @beynot X rockit
foto di beatrice mammi @beynot X rockit

Raffaele, poi Rafilù, oggi Barracano

È passato in redazione qualche giorno fa il rapper di Caserta che ha pubblicato proprio a mezzanotte il suo primo disco dal titolo "Il figlio di Scar". Barracano ha solo 21 anni ma quando si siede davanti a me gli occhi sembrano quelli di chi ha vissuto una vita molto più lunga della sua età angrafica.

È lui il motivo per cui è nata "7 miliardi" di Massimo Pericolo ma anche il motore che ha fatto sì che Speranza inziasse a pubblicare i primi pezzi. Oggi ha deciso di mettere la firma alla sua prima vera tracklist per raccontare non solo se stesso ma anche la sua città, la strada, il Paese reale che molti di noi continuano a far finta di non vedere. Perché se il rap ha tra i suoi compiti quello di raccontarti sempre la verità, Barracano non si tira di certo indietro e ti ricorda che gli amici a volte, ti salvano la vita.   

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Come stai, intanto? Come si vive il primo disco?

Sto bene, ho visto il disco stampato stamattina quindi mi ha fatto effetto, sono emozionato. In realtà la vivo esattamente come quando esce un singolo, hai la voglia di vedere se quello che hai prodotto piace alle persone. 

Questo disco ha un titolo che cela più di quel che sembra. Come mai "Il figlio di Scar"? 

Non credo sia facilissimo da cogliere. Nel rap in generale, sopratutto quello francese, è nato tutto dai PNL, l’immaginario di rifarsi ai cartoni animati come il Re Leone o Mogwli, va di pari passo con la metafora del crescere nella giunga o nella savana. Mi sono accorto che sia i rapper italiani che francesi si rivedevano in queste figure buone rappresentate dai film di animazione, con cui poi siamo cresciuti tutti. Io invece, prendendo questi riferimenti, mi sono rivisto più nel cattivo, nello specifico proprio nel figlio del cattivo; i cattivi hanno sempre una storia dietro, non sono malvagi a prescindere, c’è sempre qualcosa che li ha portati ad essere così. Guardando il Re Leone 2 c’era la storia di Kovu, l’erede di Scar, a cui viene imposto quasi un odio verso Simba e mi ci sono rivisto, ho una storia simile. In passato sono stato giudicato per essere il figlio di qualcuno e lì che sta la scelta di questo titolo. 

Il rap nel bene o nel male ti mette davanti sempre la verità, tu non sei stato da meno in questo disco, in alcune tracce non fai troppi giri di parole. Sembra che tu stia cercando il tuo riscatto. 

È vero. Il gangsta rap fine a se stesso non mi da soddisfazione, credo che per quanto tu possa vivere determinate situazioni cerchi sempre il meglio per te stesso. Io sono di Caserta non di Bolzano, non ti dico che cerchiamo un futuro diverso però allo stesso tempo io certe cose le ho fatte, ci sono passato sopra e ho avuto la fortuna di rendermi conto che fosse tutto sbagliato, e che mi meritavo qualcosa di più. Non sono si tratta di soldi ma di una serenità diversa. Il mio grido di rivalsa è più un “ voglio essere felice” e la felicità ognuno la trova a modo suo, io la intendo come il voler stare tranquillo.

barracano ©beynot X rockit
barracano ©beynot X rockit

Cosa succedeva a Caserta sul muretto del Parco Flora? Cosa significava per voi quel posto, la scena casertana l’avete inventata voi?  

La scena casertana l’abbiamo creata noi.  Ci sono state diverse personalità che provengono da lì come Frankie HI-NRG o Kaos One, ma un vero movimento prima di noi non c’è stato, la strada casertana non l’hanno mai veramente vissuta. C’era questo vecchio gruppo, gli Hermano Loco che ascoltavamo quando eravamo bambini e c’era una marea di persone che faceva rap ma che poi non pubblicava mai dischi o singoli. Si faceva rap per puro sfogo, per divertimento, per svago. Il muretto della Flora è stato per anni un punto di riferimento, un luogo di aggregazione tra ragazzi, non importava cosa ascoltavi se punk, rock, metal, tecno, o andavi ai rave, quando facevamo freestyle si prendevano bene tutti quanti. Era un luogo dove incontravi un sacco di gente: questo muretto si trova vicino alla stazione, quindi era proprio un punto di passaggio. 

Una sera in particolare durante i nostri soliti ritrovi su quel muretto mi sono “innamorato” di Speranza. Ero con un mio amico sudamericano che stava rappando in spagnolo, io attaccai in italiano, un altro ragazzo rappava in napoletano e dei ragazzi nigeriani invece in americano; c’erano tutte queste lingue diverse, nessuno fondamentalmente capiva la lingua dell’altro e poi a un certo punto attacca a rappare in francese questo ragazzo con due birre in mano, urlando, e lì mi sono detto “ma chi è questa bomba!”. Avevo 11 anni ed è stata la prima volta che ho conosciuto Speranza. 

Ti sei reso conto che tu e Speranza con la vostra musica siete riusciti a portare l’attenzione su determinati aspetti sociali che ancora oggi si vivono a Caserta? 

No non me rendo bene conto, perché non saprei come descriverla. È così assurda e paranormale che veramente noi ci mettiamo le mani nei capelli. Ormai è un anno e mezzo che giriamo spesso tra Caserta e Milano e ti rendi conto che la tua città è il terzo mondo. Caserta è un città piccola, non siamo grandi come Napoli e neanche al telegiornale viene raccontato tutto quello che succede quotidianamente. È una città abbandonata a se stessa, rientra nella top five delle città più invivibili d’Italia. È una cosa che mi dispiace tantissimo, non c’è niente di stimolante, quando stai là non sai come riempire gli spazi vuoti. Te ne rendi conti ancora di più quando hai l’occasione di vedere come si vive in altre città, come ad esempio Milano o Bologna. Quando vedo passare un pullman a Caserta quasi non ci credo: non sai quante volte, quando vivevo fuori dal centro, non sono andato a scuola perché il pullman non passava, quella città non ti permette neanche di andarci a scuola. Sembra una cazzata, ma nella realtà è allucinante. 

barracano ©beynot X rockit
barracano ©beynot X rockit

C’è un filo rosso che lega te, Speranza e Massimo Pericolo, mi racconti come mai “7 miliardi” è stata incisa grazie a te? 

È nata con tutta la spontaneità del mondo. Io e Ugo (Speranza) ormai ci conoscevamo da tempo, ho partecipato ad un contest su internet dove alla fine vincevi un videoclip. A questo stesso contest partecipava anche Vane (Massimo Pericolo); mi arriva questo messaggio da parte sua dove mi dice “bro la strofa che hai fatto spacca, secondo me vinci tu”, io sento la sua di strofa e gli rispondo “o arrivo primo io e tu secondo, o secondo io e primo tu”. In pratica alla fine pubblicano la lista dei primi dieci di questo contest e né io né Vane ci eravamo classificati. Tra me e lui nasce da lì questo hating contro questa classifica, a parer nostro, indecente. Da lì iniziamo a parlare, mi girava sempre i pezzi prima di buttarli fuori (Sabbie D’Oro mi è arrivato almeno due anni fa per esempio) e siamo arrivati al punto di parlare talmente tanto che è nato un rapporto di amicizia. Eravamo costantemente al telefono, lo sentivo più della mia ragazza, per un attimo ho pensato fosse un catfish, era diventata un roba inquietante. La voglia di vederci e conoscerci di persona era diventata enorme. Qualche tempo dopo ero a Milano con Speranza e con Crookers e gli ho chiesto di raggiungerci, volevo che sentissero anche loro la sua roba in studio. Abbiamo iniziato a fare freestyle una sera, lui ha rappato la strofa di 7 miliardi e da lì è nato tutto. 

Dentro "Il figlio di Scar" c’è un pezzo con Chicoria del Truceklan, io l’ho percepito come l’avvicinarsi di due mondi temporalmente diversi ma identici negli intenti. 

Per me è stato un onore. Sono una persona tendenzialmente molto critica, ma il Truceklan credo sia stata una delle poche realtà veramente real e hardcore italiane. La loro esistenza è stata fondamentale per me, sono fan da quando sono bambino. È nata perché qualche tempo fa dei miei amici mi hanno girato delle storie Instagram in cui Chicoria condivideva i miei pezzi. L’ho contattato e ci siamo trovati subito, e anche in questo caso è nata un’amicizia. Il pezzo infatti è arrivato da sè, in maniera super soft, una cosa voluta fortemente da entrambi. 

Qual’è la traccia dove credi di esserti messo più a nudo. 

"Portorico", è la mia traccia preferita in assoluto. Non mi sono fatto nessuna paranoia, ho parlato d’amore in maniera cruda, liscio come l’olio. 

barracano ©beynot X rockit
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Scorrendo la tracklist mi ha incuriosito “Mamme”, me la spieghi? 

In quel pezzo ho parlato sia per me che per gli altri, per quello ho deciso di declinarla al plurale. Non è dedicato a mia madre ma a tutte le madri, che vivono situazioni di figli come me, o peggio ancora. C’è una prima parte in cui parlo della mia situazione, dove racconto cose mie personali. Mi è venuto spontaneo poi usare il linguaggio e la mentalità di un ragazzo casertano bello grezzo, forte. Quando dico “questa tossica puttana la metto incinta questa settimana, così diventa una santa perché tra nove mesi mi diventa mamma” , per quanto sia cruda è un pensiero piuttosto comune dalle mie parti, è una mentalità: se metti incinta la tua donna la santifichi, come madre e come moglie, è un pensiero che si fa quasi inconsciamente. Ho cercato di spiegare questa cosa così rude, nel linguaggio dei ragazzi di strada, anche se mi rendo conto sia scorretto. Io ho un ottimo rapporto con mia madre, strettissimo, ma questo pezzo non è dedicato semplicemente a lei, è corale. 

Cosa ascoltavi da ragazzino? 

I Co’Sang, La Famiglia. Il rap napoletano è il motivo per cui mi sono appassionato al rap in generale. Speranza poi mi ha fatto sentire il rap francese che insieme a quello napoletano sono stati la mia base; per esempio quello americano non mi ha mai fatto impazzire, ad eccezione di Schoolboy Q, un suo disco mi è piaciuto tantissimo. 

 

Dal 2 Novembre Barracano, Speranza e Massimo Pericolo partiranno per un tour che livedrà assieme sul palco.  

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Tracklist "Il figlio di Scar"

1) Dio nel casertano
2) Portorico
3) Vodka feat. Chicoria
4) Il figlio di Scar
5) Mamme
6) Meridionale
7) Noi via feat. Masamasa
8) Grida

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L'articolo Barracano: "Vivo in una terra abbandonata da tutti, e cerco solo la felicità" di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-10-31 17:59:00

Tag: album

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