Bluem: suonare è già guarire

C’è qualcosa di sciamanico e primordiale nel suono di questa 25enne sarda, rifugiatasi a Londra ormai 7 anni fa per vivere con la musica. Dall’amore per Rosalia all’ossessione per Billie Holiday (cui deve il nome), scopriamo i traumi, le passioni e i progetti dell’autrice di “Martedì”

Bluem nella sua terra madre, la Sardegna - foto di Jasmine Färling, cover del singolo "Martedì"
Bluem nella sua terra madre, la Sardegna - foto di Jasmine Färling, cover del singolo "Martedì"

Due tracce intitolate come i primi due giorni della settimana, Lunedì e Martedì, per innamorarsi della voce di Chiara Floris, 25 anni, in arte Bluem, cantautrice e produttrice sarda. La sua voce ammalia: a volte ingenua a volte smaliziata, poggia su beat elettronici, tra drum machine e piano elettrico, alternando silenzi a giri di chitarra scarni, ma parecchio evocativi.

Spesso, è solo dalla chitarra e dalla sua voce che nascono le idee per le sue canzoni. Nel caso di Notte, il suo primo album in italiano, le sette tracce (in uscita a fine maggio per Peermusic, che comprendono i due singoli già pubblicati) nascono in una settimana a Londra, dove la ragazza vive, esattamente così: chitarra-voce.

Un brano al giorno per una settimana, il disco unisce testi personali a un sound quasi lunare, atavico ed essenziale. "Il significato complessivo dell’album non saprei rivelarlo adesso. Sarebbe prematuro, ma forse è solo una scusa perché non lo so spiegare", dice Chiara.

Bluem nella sua cameretta, con la sua chitarra, a Londra
Bluem nella sua cameretta, con la sua chitarra, a Londra

Nata a Oristano e cresciuta a Sassari, Bluem scrive e produce i suoi testi. Nel 2014 si trasferisce a Londra per frequentare l’Università dove studia chitarra e si appassiona di musica per contenuti audiovisivi. Nel mentre lavora nel bar di in una galleria fotografica.

"Da quando nasce il progetto Bluem, ho avuto un unico collaboratore e confidente, musicalmente parlando: Simone D’Avenia", spiega la cantautrice. "Da quando ci conosciamo siamo cambiati mille volte nel modo di lavorare, ma resta l’unica persona paziente abbastanza da restare nello stesso studio con me senza dare di matto", ride la cantautrice.

Londra è diventata la sua casa e, in realtà, la sua musica ha avuto origine proprio in questa città: "Non avevo mai scritto una canzone prima di trasferirmi. Sicuramente, vivendo qui da tanto tempo, sono stata influenzata molto più dalla scena locale e internazionale, piuttosto che da quella italiana", dice, e nel mentre penso a una collaborazione perfetta con Rosalía o con la nostra Joan Thiele.

Sempre Bluem nella sua cameretta, London
Sempre Bluem nella sua cameretta, London

Londra ogni giorno le lascia qualcosa di diverso: "Credo sia questo il motivo per il quale non l’ho ancora lasciata". Anche se la Sardegna, dove è nata e ha passato l'infanzia, le manca eccome. Le manca il clima, i suoi cani, i luoghi, i ritmi, la gente: "Non mi manca, però, l’idea di sentirmi stretta e di avere dei limiti, specialmente in quello che faccio", dice.

"Penso che inconsciamente l’isola dove sono nata sia presente in tutti gli aspetti di quello che sono e che faccio oggi", spiega Chiara. Che ha curato personalmente il lavoro visivo del progetto Bluem, tutto dedicato (appunto) alla sua terra madre, alla sua anima rurale e ancestrale. E alla memoria delle sue nonne, fiorita tra vecchie cartoline di donne vestite in costume sardo appese alle pareti della sua cameretta.

Un tributo alla Sardegna attraverso l’estetica di un progetto che non ha nessuno scopo particolare, se non quello di "mantenersi sana mentalmente", come dice Bluem. Che a proposito del nome, spiega: "Mi chiamo così perché ero ossessionata dalla versione di Billie Holiday del brano jazz Blue Moon".

La luna ha sempre affascinato tantissimo la giovane cantautrice: "Sentivo profondamente il testo di quella canzone. Non volevo utilizzare il nome intero (anche perché l’aveva già fatto qualcun altro), e quindi è diventato ed è rimasto Bluem".

Bluem nella sua terra madre, la Sardegna. Foto di Jasmine Färling
Bluem nella sua terra madre, la Sardegna. Foto di Jasmine Färling

A breve uscirà Notte, il suo primo lavoro in italiano. Erano in inglese le tre tracce contenute in Picolina, primo EP della cantautrice. Anche "loro", tutte molto introspettive: "Fino ad ora il songwriting per me è stato un momento di comunione con me stessa, motivo per il quale non riesco a scrivere se c’è qualcuno nella stessa stanza. Fosse per me, farei evacuare l’intero edificio", dice Chiara.

Picolina non è su Spotify, perché è un progetto molto diverso da Notte: "Ho avuto il timore che la presenza di quelle tre tracce avrebbe creato un po' di confusione. Comunque, è un lavoro a cui sono molto affezionata e che spero di far risorgere da qualche parte, a un certo punto. Penso sia importante conoscere tutti gli step del percorso di un artista, e io non ho niente da nascondere", dichiara la cantautrice sarda.

Ai tempi di Picolina, Chiara aveva molta meno padronanza della produzione e, sia con Simone D’Avenia sia con Enrico Berto (mixing engineer), si sono divertiti tanto a sperimentare. "È stato un processo diverso da quello di Notte, che invece associo molto di più a un momento di solitudine", spiega.

Bluem nella sua cameretta, London
Bluem nella sua cameretta, London

L’approccio al songrwriting, comunque, non è cambiato negli anni e Bluem è rimasta molto minimale nell’utilizzo di testi e melodie. Martedì, l’ultimo singolo, crea una lieve corolla musicale attorno a emozioni potenti, dolorose e discordanti, che scavano fino a trovare la radice più profonda e pura del suono: "Una tensione verso l’arcaico e il primordiale", commenta Chiara. Che si auto-accompagna passo per passo nell’analisi di un trauma vissuto: una riflessione che è, forse, la guarigione stessa da una presenza che l’ha segnata.

Di sottofondo, la fiducia nel futuro e il pensiero che ci sia una sorta di linea guida nel suo percorso, un destino in parte già scritto. "Leggi il mio destino fra queste carte", canta Bluem in Martedì, e chiedo di spiegarmi se ci creda davvero, nel destino: "Quando mi sento persa cerco indizi nei tarocchi o nell’astrologia. Non ci credo mai ciecamente, ma è sempre un modo intrigante per cercare di capire meglio me e tutto ciò che mi circonda", risponde la ragazza.

Cover di Lunedì, foto di Jasmine Färling
Cover di Lunedì, foto di Jasmine Färling

Oggi Chiara sente di aver imparato a tutelare sè stessa e il suo bene, molto più di prima: "Ero in uno stato di confusione totale, dovuto al fatto che non stessi assolutamente basando nessuna decisione su ciò che era meglio per me. Ho cercato con tutte le mie forze di salvaguardare una condizione che mi ha intossicata per tanto tempo. Quando ho raggiunto il limite, ho rigettato tutto in Martedì e nel resto dell’album. Spero la mia musica possa essere d’aiuto a chi ha vissuto un’esperienza simile", si augura Chiara.

Di amore, delusione, gelosia, rabbia e dolorosa presa di coscienza di un rapporto per metà vissuto per metà sognato, è pieno anche Lunedì, il primo singolo uscito in attesa del disco (con un sample vocale ispirato a una parte di De Aquí no Sales di Rosalía, a cui si aggiungono bassi e percussioni tribali).

Il brano è un discorso interiore che diventa universale e si fa portavoce di un sentire comune rivolto a tutti coloro che, almeno una volta, hanno sofferto per amore: "Lunedì è per chi sa che le relazioni possono essere armi a doppio taglio, e quanto sia facile ferirsi. Lunedì è per chi conosce la sottile linea tra sentirsi legati ed essere incatenati", conclude Bluem.

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L'articolo Bluem: suonare è già guarire di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-03-31 16:30:00

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