Bnkr44: senza GPS è meglio

Sbagliare strada come scelta di vita. Parlando del loro nuovo disco, "Fuoristrada", il collettivo toscano ci sprona a seguire percorsi non battuti, sempre in compagnia e con le poesie di Patti Smith sotto braccio. In attesa di incontrarci al MI AMI a fine maggio

I bnkr44 – foto di Mattia de Nardis
I bnkr44 – foto di Mattia de Nardis

Sotto casa di un ragazzo di Empoli c'è uno spazio abbandonato, una vecchia pellicceria. Che spreco di posto. Se poi penso che non ci sono luoghi in città dove ragazze e ragazzi possano incontrarsi per ascoltare un po' di musica o suonare insieme fa ancora più male. Il ragazzo si chiama Gherardo, vive sopra la vecchia pellicceria. Durante gli anni del liceo la sistema, mette un impianto stereo e crea un piccolo studio di registrazione. Inizia a intercettare dei coetanei che hanno voglia di suonare, si trovano e si spartiscono i compiti.

JxN produce dei beat mentre Fares, Erin, Faster, Piccolo e Caph – che tra l'altro suona pure la chitarra – cantano. Ghera supervisiona. Decidono di prendere il nome che hanno dato anche al nuovo studio, il Bunker – scritto "bnkr" – e formano un collettivo il 4 aprile 2019. Il 4/4. Da allora i bnkr44 hanno pubblicato due album elettropop, che fondono casse in quarti, elettronica martellante e cinque voci diversissime tra loro. Il terzo esce oggi, si chiama Fuoristrada. Tutte le canzoni rimandano alle moto, alle macchine, allo sterrato che schizza per aria quando si sbaglia (ma si sbaglia davvero?) strada e non si segue il tracciato sicuro.

Li ho conosciuti alla presentazione di Per non sentire la noia, il primo singolo del disco. Volavano adesivi con stampata solo una frase: "Cosa fai per non sentire la noia?". Erano ovunque, anche addosso alla giacca del buttafuori. In mezzo alla gente, fuori dal locale in via Sarpi a Milano Gherardo ripeteva solo una cosa: "Questo è il nostro anno!".

"Ghera è sempre carichissimo, gli devi sempre togliere un venti per cento", mi dicono ora. Ma era giustificato. In attesa di vederli al MI AMI venerdì 26 maggio abbiamo spento il navigatore per seguire l'istinto e siamo riusciti a intercettarli per scambiarci qualche chiacchiera.

I bnkr44 – foto di Mattia de Nardis
I bnkr44 – foto di Mattia de Nardis

Perché avete scelto le moto e i fuoristrada come concept del disco?

Erin era un grande pilota nella sua vita passata. Abbiamo scelto i motori perché quando abbiamo scritto il primo pezzo che poi è andato nel disco, Cambiare non posso, ci dava quell'immaginario. Potevamo pubblicarlo come singolo meno di un anno fa. Poi pensando al video ci dava questa idea di moto, macchine, deserto e scrivendo le canzoni successive abbiamo mantenuto questa immagine. Non è che le canzoni parlino di andare in moto o essere dei piloti. È più un'ambientazione in cui le canzoni vengono inserite.

È legato anche a delle vostre esperienze quindi? 

Erin: Vabbè il motorino l’abbiamo avuto tutti. Di motociclisti però nessuno, anche perché non abbiamo tutti l'età per prendere la patente.

Ghera: Poi fare il motociclista costa.

Erin: Tanti di noi comunque hanno avuto il motore, il motorino piccolo, Piccolo aveva un bello scooterone anche. Io da piccolo andavo un po' sulla moto da cross e la portavo come una Cadillac. Poi comunque l'immaginario è figo, almeno una volta nella vita va ciucciato, poi basta.

Poi però ne parlate in Fuoristrada.

JxN: Non è che si parla di motori, però c’è comunque un filo conduttore che collega il titolo del disco ai pezzi. Alla fine i testi parlano delle macchine, dei motori, del fumo, è un po' quell’immaginario. Però sotto sotto con Fuoristrada vogliamo dire di sbagliare, di uscire dalla strada principale che prendono tutti per prendere quella secondaria, più bella ma più difficile. Quella che non sai dove ti porterà.

Il filosofo ha parlato. Il titolo è venuto da lui.

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È un anno che parlate della noia, con il primo singolo abbiamo capito perché. Ora che il disco esce avete paura di annoiarvi?

Tra una settimana ci annoieremo di nuovo grazie a Dio. Meno male ci si annoia. Ora inizia il tour estivo e ci possiamo annoiare, perché non è che facciamo una data ogni giorno. Poi l'inverno è più noioso dell’estate, ci avviciniamo all'estate insomma la noia tornerà a ucciderci verso settembre/ottobre. E a illuminarci anche. È un rapporto di amore d’odio. Ci abbiamo ragionato abbastanza, la noia fa riflettere, è uno stimolo.

Specchio invece...

Quella canzone è nata in un bel modo. Eravamo in uno studio bellissimo a Città di Castello, da Fresco Beccafichi, in arte Fresco. Non eravamo ancora tutti in studio e abbiamo iniziato a un giro di chitarra insieme e una volta fatto il giro, è arrivato Fares. Ha aperto la porta dello studio e in trenta secondi aveva la strofa scritta su questo concetto di fare tutte le cose al contrario e da là tutti sono agganciati.

E che significato ha?

Fares: A me è venuto in mente di fare qualcosa sui contrari. Poi in realtà l'ha espresso meglio Duccio (Piccolo, ndr.) nella sua strofa che io nella mia. Io ho sviato. Però il concetto iniziale era quello di fare dei giochi sui contrari tipo “camminare sulle mani”. Poi  il significato del pezzo è diverso per ognuno di noi. Io avevo scritto una roba, Duccio non ci si è rispecchiato e ne ha scritta un’altra. Ognuno ha avuto una sua idea, come succede in tutti i pezzi. Abbiamo un tema generale e ognuno cerca di rappresentare la sua prospettiva sul tema, che in questo caso è il sentirsi diversi, fare le cose in maniera differente dagli altri. Certe volte può essere una cosa negativa mentre altre no, è positiva. È un modo per mettere le cose davanti allo specchio vederle al contrario e riflettere un attimo su come le vedevi prima.

Quando vi siete accorti di vedere le cose al contrario?

È una cosa che succede tutti i giorni. Magari per te una cosa è bellissima e per gli altri non ha tanta importanza. Il contrario può essere che vedi una cosa in maniera superficiale e gli dai un'importanza superficiale, per gli altri invece è una cosa incredibile. Questo ti mette in discussione. Anche nella musica ci sono delle canzoni a cui qualcuno tiene perché si sente descritto, e magari non gli piace quello che ascoltano tutti. Non c'è un esempio preciso. Capita nella vita quotidiana di fare delle cose, dire: "No, cazzo, assurdo, ho pensato a tutt'altra cosa".

Fares – foto di Mattia de Nardis
Fares – foto di Mattia de Nardis

Chi è la piccola rondine di Mezzanotte?

Fares: Me l’ha ricordato l’altro giorno Dario, che è Erin. Io arrivai studio con una poesia veramente bella di Patti Smith che avevo letto in Just Kids, il suo libro. Iniziava con “piccolo smeraldo”. L’ho riletta l'altro giorno… spettacolare. Mi ispirò e volevo fare qualcosa di simile però scrivere “piccolo smeraldo” mi sembrava troppo e così è nata "piccola rondine". La poesia di Patty Smith finisce più o meno così:

Quello che abbiamo sempre saputo è la dolcezza che abbiamo tirato su dal fondo del pozzo.

È stato quello lo spunto, e poi ha preso un altro senso rispetto alla poesia.

Come avete messo questa dolcezza in Mezzanotte

Non abbiamo provato a mettergli della dolcezza, ci ha solo impressionato questa parola: “piccolo smeraldo”. Però comunque è un pezzo dolce alla fine. C'è un contrasto forte tra strofe dolci, svuotare e ritornelli super pieni e acidi. Anche il testo non è cattivissimo. Alla fine c'è un ricordo dolce che può essere di un'amicizia, di una relazione, di un qualcosa di passato.

Piccolo: È dolce ma tagliente.

Quando avete imparato ad andare fuori strada?

Quando ci siamo uniti, perché quando siamo diventati un collettivo siamo tutti usciti dalla prossima zona di comfort. Il proprio stile non bastava più, dovevamo andare incontro anche agli altri ed è nata una cosa nuova. Abbiamo cercato di raggiungere il punto in mezzo tra noi sette.

Lo avete fatto anche in Cambiare non posso con le chitarre elettriche, da dove è venuto lo spunto?

Tra i nostri background ci sono anche grunge e punk. Poi a fine 2022 abbiamo iniziato ad ascoltare un po' di artisti americani che fondono pop, hip hop, elettronica e chitarre distorte, tipo Jean Dawson e Junior Varsity. In America ci sono tante persone che fanno questi miscugli e un ci hanno influenzati per questo disco. 

Piccolo: Diciamo che il disco ha due anime. Una è distorta e l'altra invece un po' più elettronica.

I bnkr44 – foto di Mattia de Nardis
I bnkr44 – foto di Mattia de Nardis

Un anno fa eravate al MI AMI poi tra un mese ci rivediamo lì, come vi sentite a tornarci dopo un anno così importante? 

Il MI AMI ormai è un appuntamento fisso, ci siamo affezionati e siamo contenti di farne parte. È il quarto anno di fila che andiamo al festival. Poi secondo noi è uno dei festival più belli d’Italia, è proprio un bell'ambiente. C'è un sacco di gente e poi è sempre la prima data del tour estivo di quasi tutti quindi segna proprio l'inizio dell’estate. Spacca anche per questo.

Come vi state preparando al vostro primo concertone del primo maggio?

Sono solo due canzoni alla fine. Abbiamo provato i pezzi e preparato l'outfit, ci stiamo preparando così (ridono, ndr). Speriamo di cantare bene, di coinvolgere il milione di persone che c'è là sotto, che non è facile. E poi si torna a Empoli.

E chi si occupa del Bunker finché voi siete via?

Vai, risponde nostro padre.

Ghera: Il Bunker in questo momento si sta autogestendo in maniera organizzata. La comunità continua a esserci anche quando noi siamo in giro. Lo tengono pulito (speriamo), buttano la spazzatura, prendono i pacchi. È ancora un buon punto di ritrovo in città. Poi domenica prossima ci trovi una partita di calcetto in giardino. Ma anche mercoledì.

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L'articolo Bnkr44: senza GPS è meglio di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-04-28 09:15:00

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