Cheap Wine - Bologna, 20-01-1999

E' notte fonda: dopo il concerto di Steve Wynn cogliamo l'occasione per intervistare Marco Diamantini, portavoce del gruppo (rock) marchigiano, che si completa con le chitarre di Michele Diamantini, il basso di Alessandro Grazioli e la batteria di Francesco Zanotti, e artefice di uno strepitoso esordio sulla lunga distanza.

N. B. Per richiedere il disco inviare £ 22.000 al seguente indirizzo: Cheap Wine - c/o Diamantini Marco - Via M. Paterni 90/1 - 61100 Pesaro



Rockit: Quando avete mosso i primi passi?

Cheap Wine: Il gruppo nasce nel 1990 cambiando formazione tantissime volte, fino a quando, nel 1996, non si raggiunge una struttura consolidata e avviene la svolta, in quanto decidiamo di entrare in studio e di registrare un demo (il riferimento è ai prodromi di "Pictures", ndi). Successivamente abbiamo contattato varie case discografiche finché non c'è stata la firma con la Toast.

Rockit: Cosa significa "A better place"?

Cheap Wine: Questa è una domanda imbarazzante, siccome il titolo può essere inteso in vari modi; la mia idea è quella di voler riassumere in una formula ciò che avviene nella vita di tutti. Ad un certo punto mi sono chiesto se quello che ognuno di noi ha è effettivamente quello che vorrebbe, o se ci si sforza, invece, di andare in cerca di un posto migliore, evitando il solito percorso che abbiamo segnato fin dalla nascita. Perciò, se il senso della vita è quello di seguire i propri sogni, è importante che ognuno si chieda se esiste per sé un posto migliore in ogni situazione, anche nella musica, dove è naturale che quel 'posto migliore' non può che essere il rock 'n' roll.

Rockit: Quanto conta l'immaginario americano nell'ispirazione dei vostri brani?

Cheap Wine: È importante soprattutto per gli spazi: del mio viaggio in America ricordo proprio questo, ovvero il cielo che confina con l'orizzonte, i paesaggi desertici e la serie di immagini che ti suscitano certi luoghi. Viene da sé che per la mia formazione personale abbia attinto a piene mani nel campo cinematografico, letterario e musicale di questo paese, pur detestando i cliché tipici dell'americano come, ad esempio, il concetto del 'self-made man'; alla fine mi piace comunque il loro modo di essere 'liberi' di sognare, e non mi sembra casuale che la beat generation, il rock 'n' roll e i road-movie siano nati lì e non in Europa...

Rockit: Le vicende discografiche della band evidenziano una certa tendenza a rimanere 'fedeli alla linea'...

Cheap Wine: In questi casi potrebbe essere fin troppo facile usare luoghi comuni, ma non ho alcun problema ad affermare che la nostra musica non è in vendita: è un mezzo d'espressione molto importante e non posso permettere che altri mettano il naso in ciò che noi facciamo! Non mi interessa fare musica per fare business, tant'è che le nostre scelte sono scomode in partenza: cantare in inglese, suonare rock 'n' roll alle soglie del 2000, autoprodursi e distribuire il disco via posta, non contattare agenzie per i concerti, sono tutti aspetti che pesano. La cosa più importante ritengo sia esprimersi nella maniera più sincera e spontanea possibile, e non pensare alle logiche del mercato...

Rockit: Se già l'ep "Pictures" vi aveva segnalati positivamente, con il nuovo disco avete riscosso consensi unanimi; potete già considerarvi soddisfatti?

Cheap Wine: L'aver fatto tutto da soli, dalla pre-produzione alla distribuzione, e tirare fuori un'opera prima come "A better place" non può che farci piacere. Le recensioni positive ci incoraggiano, soprattutto se consideri che dietro non abbiamo nessuno che ci spinge e ci raccomanda; penso abbia fatto breccia il nostro essere sinceri di cui ti parlavo prima, che è la cosa a cui teniamo di più.

Rockit: Sulla strada che si trova in copertina, voi a che punto siete?

Cheap Wine: La strada é sia il luogo che il mezzo per partire. Non mi piacciono le citazioni, ma Kerouac diceva che l'importante è partire, andare, cercare di seguire la 'propria' strada evitando di imboccare quella che altri hanno scelto per te. Un pezzo come "Walkin' away" non a caso apre il nostro disco, e ti dirò anche che questo concetto è un po' il filo conduttore che lega i personaggi delle nostre canzoni...

Rockit: Avete scelto il nome del gruppo prendendo in prestito il titolo di un brano scritto da Dan Stuart; in seguito ne avete fatto una cover. Ci spieghi un po' meglio questa sorta di tributo?

Cheap Wine: Ti dico subito che quella canzone è l'unica cover che abbiamo fatto fin da quando è nato il gruppo; noi naturalmente l'abbiamo personalizzata, ma questo è importante fino ad un certo punto. Ci interessava omaggiare uno dei più grandi autori degli ultimi 20 anni che con i Green On Red, come da solista, ha realizzato vere e proprie opere d'arte...

Rockit: La scelta dell'autoproduzione è stata sofferta?

Cheap Wine: Dovessi dirti la verità avevo molte più perplessità prima di quante ne abbia adesso. È naturale che in questo momento sono convinto di aver imboccato la strada giusta, tanto che due mesi di 'autogestione' ci hanno portati più risultati di un anno con la Toast, senza considerare che tutte le soddisfazioni provenienti dalle nostre fatiche appartengono solo a noi senza dover ringraziare nessun altro. Non scopro l'acqua calda se consiglio ai gruppi esordienti di optare per l'autoproduzione evitando l'inutile passaggio delle etichette indipendenti...

Rockit: Quanto conta la famiglia Diamantini nei Cheap Wine?

Cheap Wine: Per quanto mi riguarda, essendo il più anziano, do' la direzione musicale, anche perché ho una conoscenza più approfondita del background al quale attingiamo. Ma certo non dimentico il lavoro fondamentale di mio fratello alla chitarra, bravissimo a cogliere tutte le atmosfere dei singoli pezzi per conferire il 'sapore giusto' ad ogni brano. Naturalmente anche la sezione ritmica ha permesso di elaborare il sound per come lo avevamo in testa...

Rockit: Che importanza ha per voi la dimensione live?

Cheap Wine: Se dovessi far conoscere i Cheap Wine a qualcuno che non li ha mai sentiti, non gli darei il cd ma gli suggerirei di venirci a vedere in concerto! La nostra speranza è di riuscire a trovare delle occasioni per suonare in giro per l'Italia, siccome non ci appoggiamo ad alcun tipo di management e non è quindi facile aumentare le opportunità dal nulla. Il fatto di averci sempre creduto e di continuare a farlo, non vieta di pensare che un giorno potremmo vedere realizzato il nostro sogno.

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L'articolo Cheap Wine - Bologna, 20-01-1999 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 1999-01-20 00:00:00

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