Stiliti - Cantiere 21, 28-01-2002

Simona Cortona chiacchiera in scioltezza con gli Stiliti...



Quando ho ascoltato il cd degli Stiliti e in particolare “Quello che mi piace”, nella parte che dice:
“Senza troppe convinzioni
di quel che voglio e quel che posso fare
ordino le mie illusioni
e non m'importa come andra' a finire
forse sono troppo audace,
ma faccio solo quello che mi piace”

...avevo già chiaro in mente che dovevo intervistarli… Io l’ho fatto. Adesso tocca a voi andarli a sentire dal vivo…

Rockit Come sta andando il vostro ultimo lavoro?

Paolo Siamo ancora all’inizio. Il disco è uscito a novembre, comunque siamo sulle 6-700 copie tra concerti e distribuzione. C’è anche da dire che una parte della promozione era gia partita, un’altra solo ora. Questi giorni quindi è un po’ un accumularsi di cose che pian piano vanno avanti. Non siamo legati a grossi interessi economici, a grosse produzioni, è una cosa che cresce piano piano. Per il momento siamo soddisfatti, la promozione vera è ancora da farsi soprattutto per quanto riguarda le date dal vivo.

Rockit Perché la scelta dello Ska? Perché come canti tu in “Guarda e chiedi” lo ska: “sembra una grande festa”, “… è una musica caliente che ti porta a ballar”, “ che viene dal cuore”?

Paolo Guarda, essendo nati nel 1993… boh io mi ero appassionato. Forse ero l’unico o il più appassionato del gruppo agli inizi. Pian piano ho trascinato un pò tutti gli altri. Noi siamo nati per caso, non abbiamo detto facciamo un progetto, siamo nati così. Noi abbiamo considerato i primi anni della nostra carriera necessari per imparare a suonare dal vivo. Ognuno di noi era autodidatta, ci siamo dovuti amalgamare, capire cosa vuol dire suonare insieme… I primi sei, sette anni sono stati considerati così, rispetto a quello che facciamo ora, che non è chissà che cosa, ma è uno spettacolo che coinvolge molto la gente. Non è tanto un discorso ska o non ska, noi abbiamo sempre cercato di fare uno spettacolo dal vivo, che coinvolga. Per ora è per noi un punto di riferimento, un genere da cui difficilmente ci muoveremo.

Rockit Voi siete una band di otto elementi. Tanti no? Riuscite a fondervi, nei caratteri, nelle scelte musicali, con i testi ?

Paolo Bella domanda! Diciamo che è una cosa abbastanza meccanica. Io scrivo i testi, poi c’è uno che li arrangia…. Diciamo che è una cosa casuale, una combinazione di caratteri che riescono ad andare d’accordo. Forse se fossimo tra compositori sarebbe più difficile. Non abbiamo mai avuto grossi problemi caratteriali, certo come in tutti i gruppi ci sono momenti di crisi e momenti in cui si va d’accordissimo. Abbiamo avuto delle spaccature in passato, sono andati via degli elementi, ne sono entrati altri, però il gruppo bene o male è sempre in armonia.

Rockit Voi avete avuto una forte attività live, qual è il segreto del successo con il pubblico?

Paolo Vorrei saperlo… Al giorno d’oggi fare musica non vuol dire fare solo musica…
Penso che se fossero famosi solo i musicisti che tecnicamente sono i più bravi, probabilmente noi non ci saremmo! Non ci sarebbero tanti gruppi, forse il jazz sarebbe la prima musica. Io credo che dal vivo bisogna saper soprattutto offrire uno spettacolo che tiene continuamente la gente attenta a quello che stai facendo sul palco. Questa cosa siamo riusciti a farla bene negli anni e la scaletta che presentiamo è la più riuscita da otto anni a questa parte. Siamo abbastanza soddisfatti di questa cosa.

Rockit In tutti questi anni di concerti ci sarà un momento curioso che vorrai raccontarmi?

Paolo Ne parlavamo prima di arrivare. La prima volta che venimmo a Perugia, suonavamo solo da un anno, facemmo la serata in un centro sociale, l’ex Cim e lì….. suonare… beh….cioè capacità tecniche mostruose….!!! Eravamo scarsissimi!! Ma siccome noi siamo nati nelle birrerie, veniamo da una zona dove non esiste la musica dal vivo. Qui abbiamo trovato uno dei centri sociali dove funzionava lo ska…. E nonostante tutto, ci siamo trovati davanti un pubblico spettacolare che si è divertito. Noi abbiamo avuto veramente i brividi nel vedere la gente che si divertiva così con la nostra musica. Quella è stata la prima volta in assoluto in cui abbiamo capito che cosa potevi dare alla gente, anche se non eri un grosso suonatore. La seconda volta è stata a Genova, abbiamo suonato all’anniversario della morte di quel ragazzo accoltellato allo stadio. Anche lì la sensazione è stata forte…. per la prima volta in un grande palco con circa 2000 persone che ti apprezzavano. Noi siamo della provincia di Torino però consideriamo Genova come la città in cui siamo cresciuti, abbiamo fatto più concerti a Genova che a Torino. A Torino abbiamo iniziato a suonare a certi livelli solo tre anni fa, prima era molto difficile suonare lì.

Rockit Parliamo del vostro lavoro discografico: “Nella Strada”?

Paolo Parliamo del cd…

Rockit Ho avuto l’impressione di leggere tra le righe tre filoni tematici caratterizzanti: la libertà delle idee, la fermezza di alcuni ideali e l’amore visto da più angolazioni. Sbaglio?

Paolo Guarda, noi viviamo in una zona dove tutto è un po’ statico. Non si sentono tensioni politiche, ognuno si fa un po’ gli affari suoi. Molti gruppi hanno influenze politiche, fanno testi di un certo tipo, contro qualcosa, noi vivendo in una zona così tendiamo a fare dei testi che riguardano soprattutto le sensazioni personali. Nel cd i testi sono abbastanza poetici, ognuno può interpretarli come vuole, ma abbiamo dato la possibilità alle persone di trarre quello che gli serve.

La cosa sta funzionando, difficilmente parleremo mai di politica perché… boh… forse perché siamo fatti così dentro, sarebbe forse un discorso di comodo farlo, per voler suonare di più in certe occasioni!! Tendenzialmente suoniamo per la sinistra, la musica dal vivo è legata a queste tendenze. Io quando scrivo un testo non so mai cosa stò scrivendo, cioè poi mi viene fuori…

Rockit Cominci con le parole e poi passi alla musica?

Paolo Ma, dipende. Un po’ di tempo fa partivo sempre da giri di fiati, li ritenevo fondamentali. Giri di fiati banali portano a fare uno ska banale. Se hai dei fiati, conta molto avere delle belle melodie di fiati. Adesso gli ultimi testi che sto scrivendo cerco di partire dalle basi musicali, poi ci metto il testo e poi i fiati. Ho una buona abilità nello scrivere i giri di fiati, ho questa fortuna, ho orecchio e quindi do più spazio alle cose difficili come il testo e fare delle basi musicali con accordi che variano dai pezzi che ho già scritto. Sennò ti ritrovi a suonare sempre sulle stesse cose e alla fine tendi a diventare un po’ noioso.

Rockit Quali sono le sensazioni che ti stimolano nello scrivere i testi?

Stefano Io ho un passato come scrittore di canzoni, adesso la mano è passata tutta a Paolo che è il cantante. Ero legato a delle situazioni, delle emozioni. Ti viene quasi spontaneo metterti a scrivere delle canzoni anche perché è il modo più immediato, per chi fa musica.

Raccontare emozioni, situazioni che vivi in quel momento. La parte più difficile e più assurda che possa sembrare è quando tu proponi il testo non tanto davanti alla gente ma in sala prove… uno teme di più il giudizio del resto del gruppo. In nove anni insieme, un gruppo ne ha sentite passare talmente tante di canzoni, a volte anche orrende, e magari ti proponi convinto di avere avuto una buona idea e gli altri ti dicono : “questa cosa non mi sembra che stia in piedi….!!”
Però la cosa bella è che ognuno porta dentro ad una canzone, specialmente per quello che riguarda il testo, delle cose che sente lui. Il testo è la cosa più personale….

Ultimamente siamo cresciuti, nel senso che ognuno ci mette del suo, ci sono arrangiamenti che una volta non si facevano, uno arrivava con il pezzo, potevo essere io o Paolo ad averlo scritto in un certo modo, il pezzo veniva eseguito in quella maniera. Invece, soprattutto con l’ultimo cd ognuno c’ha messo del suo, non è che ci siano chissà quali arrangiamenti stratosferici, però ognuno ha messo un po’ del suo strumento, dai i giri di fiato, a quelli di basso, alle parti di tastiera. Quindi è un disco a cui abbiamo partecipato tutti di più.

Il testo non viene mai cambiato, il testo è quello che uno porta, perché in quel momento uno si sentiva di scrivere certe cose … ci sono delle canzoni che esprimono qualcosa, ci sono parole poetiche che per chi li ha scritti in quel momento volevano dire qualcosa; c’è ne sono altre che sono più banali e non lasciano niente.

Rockit C’e una canzone in cui voi cantate di ordinare le illusioni? Ma come si fa?

Stefano E’ difficile… Ogni persona ha delle illusioni che sono strettamente personali, c’è chi può essere un illuso eterno in amore, chi può essere illuso sulla musica. Certo è che se come nel nostro caso, ma è lo stesso per centinaia di altri gruppi in Italia, riusciamo ancora dopo otto anni a fare questo tipo di attività e a divertirci, nonostante che, per esempio, abbiamo suonato ieri sera, siamo andati a dormire alle quattro, sta mattina alle otto eravamo già sul furgone… chi ti vede da fuori, chi non vive con la musica, ti dice che sei un illuso… non lo so, un masochista! Ti dice: “ma chi te lo fa fare… 12 ore di furgone!!” Magari quando puoi passare il week end a casa con gli amici…. Chi lo fa forse è un illuso ma io credo a quel uno su mille famoso che ci riesce!! A quello che si toglie delle soddisfazioni!! Quando lo fai per divertimento, la sera quando sali sul palco, puoi essere davanti a 200 persone come a 2000, la soddisfazione è sempre quella!! Perché fai qualcosa che ti piace, che ti diverte e sai che la gente è venuta a vedere te …
All’inizio invece non lo provavi, nel senso che salivi sul palco, suonavi, ma sotto vedevi gli amici, la solita gente perché suonavi dalle tue parti, adesso il bello è sapere che uno può anche andare fuori e trovi gente che viene a vedere te, o come sta sera che c’è un’insieme di cose, cioè gruppi legati da uno stesso genere. Sono cose che fanno piacere, che danno quella spinta utile per andare avanti.

Per quello che riguarda la classificazione delle illusioni, questa è una cosa strettamente personale.

Rockit Perchè tre cover?

Stefano Beh... noi fin dall’inizio, come tutti i gruppi, siamo partiti con un genere fatto di cover da proporre. Man mano è cresciuto il numero di pezzi nostri e malgrado ciò, proprio perchè non siamo un gruppo che ha la possibilità di avere passaggi televisivi, o una grande risonanza a livello radiofonico, in molti posti dove vai non sei conosciuto. Si, saranno conosciuti quei due, tre pezzi dei venti che proponi nella serata grazie a qualche radio locale, internet, ma il rischio è quello di proporre un concerto con 17, 18 canzoni tutte tue. L’idea delle cover nasce dall’idea di distribuirle durante il concerto perché vuoi la partecipazione del pubblico.

Rockit Ma la scelta di inserirli nel cd?

Stefano L’unione con i Righeira è data dal fatto che noi questa cover “L’estate sta finendo” già la facevamo di nostro, poi c’era piaciuta l’idea di rifare questa canzone degli anni ’80, che per quanto possa essere criticabile ricorda la nostra adolescenza. I Righeira sono di Torino, abbiamo avuto la possibilità di parlarne con loro e Johnson è stato subito disponibile a questa collaborazione. Ci sembrava di dare una chicca in più, una piccola soddisfazione personale poter registrare un pezzo con Johnson Righeira. Battiato è inarrivabile (la cover di “Centro di gravità permanente), non c’abbiamo neanche provato! Non penso sappia neanche della nostra esistenza! Penso che nel mare dei diritti autore troverà magari qualche lira grazie a noi, ma non credo si ponga il problema!! Penso che sia un tributo nel nostro piccolo ad uno dei più grandi attori che ci sono in Italia. Sicuramente Battiato è uno dei pochi geni musicali italiani, perché ha saputo sempre rigenerarsi, proporre cose nuove e malgrado ciò è sempre lì, da trenta anni.

Quello che scrive sono poesie e dopo la scomparsa di De Andrè penso che sia il più grande poeta italiano rimasto. Il nostro è un piccolo omaggio.

Paolo Credo che poi l’album dove c’è “Centro di gravità permanente”, realizzato vent’anni fa, è un album che ha dei suoni che competono benissimo con quelli prodotti dai gruppi di oggi. Quando lo si ascolta non si allontana molto dai Subsonica, per esempio, é un genere un pò diverso ma il tipo di suono, la ricerca… è stato un precursore.

Rockit L’idea della traccia nascosta “Il cassetto dei sogni” e il testo sui vostro sogni… Ma qual è il vostro sogno più sogno che hai nel cassetto e che non si avvererà mai?

Paolo Iniziamo a pensare che sia quello di diventare famosi, cioè ad alti livelli, vivere di musica. Questo per ora è il sogno più sogno… I problemi sono tanti, ognuno di noi ha un lavoro e vorrebbe fare il passo ma non è semplice, sai vuol dire cambiare completamente la propria vita.

Rockit Quindi la musica non è il vostro lavoro?

Paolo Non lo è mai stato, suoniamo generalmente nel fine settimana. I gruppi ska girano parecchio, però è difficile che emergano, vende sempre di più un altro tipo di musica…

Rockit E i Meganoidi….

Paolo Ecco devo dire che i Meganoidi hanno distratto un pò l’attenzione, come gli Shandon l’anno prima, sugli altri gruppi ska. Nel senso che chi vai nei locali dove ci sono loro la settimana dopo, la gente si risparmia i soldi per vedere loro. Però io credo che sia una cosa che prima o poi ti ritorna, quando tutti avranno visto i Meganoidi e gli Shandon, sapranno e vorranno anche vedere qualcos’altro. E’ solo questione di aspettare. Perché come dice il nostro editore se una cosa diventa importante, tutto quelle che vi è dietro cresce. Perciò adesso è un periodo così, l’attenzione è su di loro poi c’è anche un po’ di crisi in giro soprattutto al nord, è difficile da dopo agosto far gente nei locali… Nel centro e nel sud d’Italia è una favola, da noi abbiamo tremila scelte, ogni fine settimana, se c’è meno partecipa di più la gente. La gente si scazza anche di vedere sempre le stesse cose! Invece da Firenze in giù da proprio entusiasmo a suonare perchè sai che la gente viene, è sincera, non si fa paranoie, da noi capita a volte che dei ragazzi di altri gruppi vengano per giudicare invece di far casino e divertirsi... se vai meglio, se vai peggio. Qui è sempre una festa! Da noi la spontaneità si sta un pò perdendo…

Rockit E il tuo sogno più sogno?

Stefano Ma io sono meno sognatore di Paolo. Io sono considerato il pessimista del gruppo, però malgrado ciò insieme a lui e Fabio siamo gli unici tre che resistono da otto anni in questo gruppo, gli unici che non hanno mai mollato.

Il mio sogno? Penso che non ci sia cosa più bella nella vita che fare un’attività che ti porti dei soldi, che ti faccia divertire, che ti dia fama. Il sogno più bello per tutti è di riuscire a vivere e fare una vita che ti piace, non avere il problema di svegliarti e dire, aia, oggi devo andare a lavorare. Quando uno smette di sognare ha ucciso il 50% dei propri motivi per vivere. Un sogno va sempre coltivato, un obiettivo impossibile uno se lo deve porre, sempre…

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L'articolo Stiliti - Cantiere 21, 28-01-2002 di Simona Cortona è apparso su Rockit.it il 2002-02-08 00:00:00

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