Il Complesso del Brodo arriva dall’Alto Vicentino e ribolle tra Milano e la provincia, in un turbine di prog e funk. Questa è la base, il soffritto sonoro del progetto, ma gli ingredienti del minestrone sono Giosuè, Stefano, Pietro e un enigmatico frontman conosciuto solo come "| ● |". Si muovono come un organismo mutante, tra teatralità, ironia e suoni in perenne trasformazione fino a creare MIREPOIX EP, con una minaccia gentile, o forse no. Come dicono loro: «Il Brodo vi inonderà».
Come vi siete formati a livello artistico?
Stefano: Sono cresciuto circondato da sempre dalla musica, ma ho deciso di dedicarmi allo strumento a 13 anni. All'inizio non studiavo molto, il mio apprendimento era più che altro influenzato da vari batteristi e canzoni che ascoltavo. Rock, prog, metal, funk e così via. Quando ho deciso di affrontare veramente il percorso musicale ho esplorato altri generi scoprendo artisti e sfaccettature della musica che prima ignoravo, soprattutto nel jazz e nel latin, di conseguenza tutti questi stili, e non solo, mi hanno influenzato, e più scopro nuovi stimoli più è forte la voglia di crescere musicalmente.
| ● | : Non vengo da percorsi musicali accademici, avevo iniziato un corso di canto, ma poi è arrivato il covid. Ricordo che da cucciolo cantavo le sigle dei cartoni. Mamma poi mi mandò a chitarra dalle suore del paese. Ancora dopo mi infottai con VirtualDJ. Prima del Brodo ho avuto progettini con altr3 ragazz3 delle nostre zone. Trovo comunque che finora l'impulso a fare musica mi venga in primis dalla scrittura, da un esprimere, raccontare le cose, a parole.
Giosuè: Per me la scintilla è stata Davie504, comprai un basso e mi iscrissi a un corso. Ascoltavo molto rock, ero matto per i Led Zeppelin, che tuttora ritengo geniali. Iniziai a mettere le mani anche sulla chitarra (da autodidatta) e fui sempre più attratto dal prog, così mi sono fatto tatuare il logo dei Dream Theater. Oggi ho capito che mi attira di più il basso, e sono arrivato ad ascoltare artisti jazz-fusion.
Pietro: Ho iniziato con la chitarra per caso, a 9 anni. Poi ho studiato con un insegnante privato e mi sono appassionato al rock e al pop punk. Mollata la scuola di musica ho iniziato a cantare, ad ascoltare metal, studiare chitarristi blues e progressive e mi sono appassionato profondamente al grunge. Ora sono approdato ad ascoltare fusion e jazz.
Quando avete cominciato a fare musica assieme?
| ● | : Dal 2021, anno in cui è nato il Brodo, abbiamo subìto vari cambi formazione, a me e Giosuè ci mise in contatto quel che poi divenne il primo bassista del Complesso. Ci siam trovati tutti a Schio con Gianni Bertoncini come maestro e guida spirituale ahah. Abbiamo fatto con lui un paio d'anni di corso e iniziato a camminare con le nostre gambe.
Pietro: Giosuè in realtà io lo conobbi la prima volta alle medie, ho scoperto che suonava solo a 18 anni grazie a un altro progetto di musica d’insieme, e nello stesso contesto successivamente ho conosciuto Stefano. Dopo un paio d’anni, a seguito di qualche cambio di formazione, il Complesso del Brodo necessitava di un chitarrista e io, da fan, ho accettato subito. Così ho conosciuto | ● |.
Stefano: Frequentando vari corsi di musica è abbastanza facile conoscersi nella nostra zona, essendo piccolina, e così è stato. Come Complesso del Brodo con questa formazione suoniamo insieme dal 2023 circa.
Come definireste la vostra musica?
Inaspettata e inusuale, bizzarra. Un mix eccentrico di rock, prog e funk. Spesso noi stessi fatichiamo ad appiccicare un'etichetta specifica a quel che facciamo, mescoliamo tutte le nostre differenze di gusto e di ascolto per creare qualcosa che risulti per noi stimolante e innovativo, che spesso spiazza l'ascoltatore. Lavoriamo molto sulla ricerca di sound originali e intriganti con la voglia di spingerci verso vie inesplorate, nella speranza di creare qualcosa di nuovo. Come scriviamo in giro il Complesso del Brodo esprime un'«arlecchina minacciosità», ha questa doppia, tripla, quadrupla anima che gioca con ossimori e contrasti. È una fiaba per bambin3, ma di quelle scritte dai fratelli Grimm.
Quali sono i vostri ascolti e a chi vi ispirate?
| ● | : Primo artista a cui mi affezionai credo sia stato Caparezza, insieme all'onda indie degli anni dieci del duemila made in La Tempesta (TARM, Il Pan del Diavolo, Il Teatro, Le Luci...), con scappatine verso Marta Sui Tubi, Baustelle... Fatale è stato l'incontro con Bowie. Negli ultimi anni Nick Cave mi sta prendendo fortissimo. Ho adorato l'FSK, apprezzo Emma Nolde, La Macchina Ossuta, gIANMARIA, Giovanni Truppi, l'ultimo Capossela, Lamante, Pop X. Tra i classici Dalla e Battiato. Ultimo ma non ultimo ho un guilty pleasure per l'etnomusicologia, soprattutto delle zone nostre.
Giosuè: Ascolto molto prog, funk, jazz e fusion, ma quando si ragiona intorno al Brodo cerco di non basarmi su nulla.
Pietro: Personalmente vario dal blues (Stevie Ray Vaughan, Michael Landau, Jeff Beck) al prog (King Crimson), poi funk (Cory Wong), cantaurato (de André), metal (tutti i sottogeneri, anche estremi), alternative rock (Verdena, Alice in Chains, Smashing Pumpinks).
Stefano: Attualmente ascolto principalmente band di batteristi che stimo molto: Tool, Meshuggah, Karizma, Chick Corea, Dave Weckl, Nerve e anche Louis Cole.
Qual è il significato di MIREPOIX EP?
MIREPOIX EP raccoglie in modo ufficiale alcuni highlights di ciò che il Brodo è stato finora, allo stesso tempo è la base, la mirepoix appunto, per il Complesso del Brodo del prossimo futuro, intorno al quale stiamo già scrivendo una selva di brani elettrizzanti, molti dei quali facciamo già dal vivo. La mirepoix inoltre è l'essenza stessa del brodo, mette in nuce tutta la complessa ecletticità e creatività di cui il nostro progetto è capace.
Come sono andati i live?
Pietro: Ogni live è una sorpresa, ognuno di noi tira fuori qualcosina di nuovo in base ai recenti studi o passioni, anche i brani più vecchi sono in continua (ma spontanea) evoluzione. Poi quando qualcuno di noi sbaglia, scocca uno sguardo d'intesa tipo «t'ho sentito eh», e ritrovare in un video quei momenti fa molto ridere.
| ● | : Dal vivo cerco le persone, il pubblico. Dicono che sono molto teatrale, non è cosa conscia, ascolto i miei istinti, ci provo. Mi piace e mi interessa vedere l'effetto che fa. O che non fa: mi rattrista quando non trovo qualcun3 che ci aveva promesso di venirci a sentire.
Stefano: Del nostro ultimo live ciò che ricordo meglio è il divertimento. Abbiamo suonato al Detune a Milano e personalmente volevo solo divertirmi e far divertire il pubblico e così è stato. C'era molta energia, da parte di tutti.
Giosuè: Io del concerto al Detune non mi ricordo niente, ero sotto tachipirina.
Progetti futuri?
Registrare le nuove canzoni e finalizzare il primo LP, che non solo ha un concetto a livello di scrittura dei testi ma anche nel sound, con influenze africane e latine. Nel mentre suonare in sempre più posti per espandere il verbo del Complesso. Come minaccia un nostro enigmatico nuovo pezzo: “Se non ci fate suonàr, il Brodo v'inonderà.”
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L'articolo Complesso come il brodo di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-06-11 22:01:00
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