Sia benedetta Cristina Donà

Che torna con un album dopo 7 anni solo perché ha qualcosa da dire. Con un linguaggio nuovo, la cantautrice milanese pubblica “deSidera”, un bel disco sul desiderio, che invita a ripensare alle proprie responsabilità nei confronti di sé stessi e del pianeta. La conferma della grandezza di un’artista

Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli
Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli

"È tutta colpa delle stelle / Così lontane che non si possono prendere". Recita così un verso di Desiderio, singolo di Cristina Donà che anticipa l’ultimo disco, pubblicato da Fenix Music / The Orchard. A distanza di 7 anni, la cantautrice milanese torna con deSidera, riprendendo l’etimologia della parola, che letteralmente significa "senza stelle".

Ed è proprio il desiderio il leitmotiv di tutti i testi, inteso come motore indispensabile delle nostre vite, ma anche come fonte di un incolmabile vuoto, di un’insoddisfazione perenne. Dieci canzoni che offrono un’auto-analisi attraverso la quale si tenta di indagare l’attuale condizione umana come riflesso di una somma di scelte individuali. Un linguaggio sincero e diretto, che ci invita a prendere coscienza della nostra fragilità. Primo passo nel lungo cammino verso la responsabilità nei confronti del pianeta, tema oggi più che mai urgente.

Abbiamo fatto qualche domanda all’artista, per approfondire il suo concetto di desiderio e per chiederle se sia ancora possibile agire nel nome di questo nobile sentimento, bisogno definito da Spinoza essenza dell’uomo.

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In Desiderio definisci il desiderio un cane, un cannibale insaziabile. Come se per non urtare la nostra integrità si dovesse annullare il piacere. Esiste un modo per desiderare senza farsi male?

Il desiderio è un motore importantissimo. Ognuno a seconda della sua storia ha desideri calibrati su sé stesso. Piuttosto, dovremmo riflettere su come riempiamo i nostri vuoti. Credo sia importante riuscire a guardarci da fuori, per comprendere quanti dei nostri bisogni in realtà siano futili e materiali. La sfida è tentare di formulare dei bisogni più nobili e spirituali. Noi, come consumatori, dovremmo cominciare a fare un passo indietro, iniziare una sorta di conversione verso il consumo etico.

Cosa hai maturato in questi 7 anni e come percepisci il tuo ritorno rispetto ai precedenti?

Non ho mai smesso di scrivere. Aspettavo di avere qualcosa da dire con un linguaggio nuovo. Nel frattempo ho avuto numerose occasioni di sinergia con il teatro che mi hanno aiutato a crescere, come Rock Bazar con Massimo Cotto con cui sono tornata alle cover, e Italia Numbers con Isabella Ragonese. Ho maturato un desiderio di autoanalisi, per indagare in profondità il mio impatto sul pianeta, sia come essere vivente che come animale sociale.

Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli
Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli

In Distratti c’è una frase che racchiude il senso di indifferenza e disfatta dei nostri tempi: "Altro che aperitivo / Ci siamo bevuti il pianeta". La musica d'autore ha la responsabilità di trattare certi temi?

Io penso che ognuno porti avanti la sua battaglia come crede. Portare le persone a dover produrre arte in una direzione non è neanche utile, altrimenti verrebbe meno la varietà, che è il valore più importante. Forse è proprio questo che manca nei media oggi. Ed è un peccato per il pubblico che fruisce di musica tramite la televisione. Il programma di Bollani, ad esempio, è stato un miracolo e ci lascia un messaggio importante: il pubblico va educato.

I testi sono stati scritti prima della pandemia, tranne Senza fucile né spada, dove parli di "Prigionieri in casa a combattere la morte". Tu come hai passato quel periodo? Ti è servito il tanto tempo a disposizione per la tua musica e la tua scrittura?

L’ho passato quasi impietrita, perché vivo in Val Seriana. Sono riuscita a scrivere solo questo pezzo. Mi sono resa conto di quanto la paura possa immobilizzarti. A livello creativo ero completamente bloccata. La sofferenza può dimostrarsi certamente producente, ma quando c'è di mezzo la paura, il rischio di silenziarsi è molto alto. Con questo brano volevo testimoniare un momento che ci ha visti forzatamente fermi. La descrivo come una guerra, perché come quelle del passato ha in comune l'impotenza di fronte alla morte.

Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli
Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli

Oltre tratta il tema dell'incomunicabilità, ma proietta anche l’utopia di un mondo senza pregiudizi e confini, dove potersi spingere ben oltre le proprie convinzioni. Pensi che oggi i giovani stiano contribuendo a rendere ciò meno improbabile?

Le generazioni di oggi hanno un grande compito, ma dobbiamo aiutarli. Sono di fronte a un’urgenza e a un'emergenza che si palesano continuamente. Hanno senz’altro una marcia in più, nascono con un problema addosso davvero notevole. Io conto su di loro, e conto su mio figlio di 12 anni, che non è certo felice di assistere a un'orizzonte che non si vede. Non mi piace che si spaccino per buoniste certe riflessioni. Certo, non è facile spogliarsi dai pregiudizi o non esserne preda. In parte dipende dalla natura umana, ma si possono senz'altro compiere dei piccoli passi per definirci "essere evoluti".

Continua la collaborazione con il produttore Saverio Lanza, con cui hai scritto la parte musicale. Quanto è importante per la tua carriera essere a stretto contatto con gli amici di sempre?

È importantissimo. Saverio è una certezza, ha una preparazione e una duttilità incredibile. Ha pensato un arrangiamento che a me piace definire "a lento rilascio": parte dai dettagli e da impercettibili sfumature e utilizza i suoni elettronici con parsimonia e attenzione per i contenuti.

Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli
Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli

Sei una delle cantautrici più stimate del panorama musicale italiano, punto di riferimento e figura ispiratrice soprattutto per le nuove autrici. Ce n'è qualcuna oggi che ti colpisce in particolare? 

Sono molte le nuove cantautrici promettenti che ascolto personalmente, come Emma Nolde o Veronica Lucchesi de La Rappresentante di Lista. Trovo fondamentale che in questo campo si cerchi di arrivare a una parità di genere, visto che le donne devono sempre compiere uno sforzo in più per dimostrare la credibilità delle loro parole. E soprattutto è importante che questo si stia costruendo in un paese che su certi aspetti è ancora molto indietro. 

A proposito, sei d’accordo sulla proposta di formare un cast equi-genere per il prossimo Festival di Sanremo?

Più che a una divisione puramente numerica, bisognerebbe partire delle radici, cioè garantire alle donne più spazio. Ad esempio quando io ho cominciato non avevo molti esempi di cantautrici, ma solo di grandi interpreti.

Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli
Cristina Donà - foto di Francesca Sara Cauli

"Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua", si può leggere ne Il Piccolo Principe. E tu Cristina, hai trovato la tua stella?

Preferisco pensare che sia ancora lontana, che sia motivo di desiderio ardente. La cosa che mi impaurisce di più è non provare l’urgenza di raccontare. Se non avessi avuto il fuoco di questa meraviglia che è la musica, oggi forse mi sarei persa, visto che sono abbastanza scostante e disordinata.

Siamo ancora in tempo per desiderare un mondo migliore?

Il motto di mia madre era "mai arrendersi", e io non posso assolutamente disonorare questa sua visione, anche solo per mio figlio.

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L'articolo Sia benedetta Cristina Donà di Beniamino Strani è apparso su Rockit.it il 2021-12-06 11:15:00

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