Daniele Sepe - Darsena - Castiglion del Lago (PG), 18-05-2002

Quando arrivo alla Darsena Daniele Sepe è nel camerino.

Qui come in tutto il locale il ricordo di lunghi viaggi in Oriente, di calde atmosfere, di momenti di riflessione è forte
Disteso e sorridente in cerca di relax, io a terra talmente vicina da sentirne l'energia, comincia la nostra chiacchierata



Rockit: Undici anni di esperienza nella musica.

Sepe: Diciamo anche qualche anno in più. Ehhh bè se si vedono i dischi si ma si suona da quando si era proprio piccolini, piccolini, piccolini.

Rockit: Ma la tua scelta di fare musica, canzoni di protesta, canzoni-contro da cosa è nata?

Sepe:Mah in primo luogo oltre che essere un musicista sono un essere umano e poi si fanno delle scelte diverse probabilmente ero già comunista prima di diventare musicista e insomma di conseguenza ho pensato che fosse giusto fare musica che rispecchiasse quella che è la mia visioni delle cose

Rockit: Pensi che questo sia un momento pericoloso? Necessita in questo momento cantare più forte?

Sepe: Ma non è che è un momento pericoloso forse era più pericoloso quando c'era Mussolini! Di sicuro c'è bisogno che si faccia quella che una volta si chiamava "Contro Informazione". Alla fin fine mi sembra assurdo che questo compito a volte venga lasciato a Beppe Grillo, a Benigni o a Daniele Sepe:. Sarebbe meglio che la politica riuscisse ad esprimersi per bene e lasciare a noi la possibilità di fare musica che parlasse semplicemente di sentimenti e basta. Però visto che la politica ha un vuoto enorme molti artisti

Rockit: Mi stai dicendo le stesse cose di Cisco dei MCR in un'altra intervista
Sepe: Eh si

Rockit: Quindi pensi che il ruolo del cantautore non è più quello di fare politica tra virgolette
Sepe: No. Io non faccio il cantautore e quindi il ruolo è completamente diverso, però semplicemente avendo un microfono in mano penso di utilizzarlo per dire cose che non siano il fatto che la mia ragazza mi ha lasciato il giorno prima o che ho incontrato una ragazza e mi sono innamorato il giorno dopo, insomma ci sono delle priorità!

Rockit: Spesso le realtà musicali si identificano per la loro provenienza geografica. Sei stato messo vicino ai 99 Posse e agli Almagretta. Una musica alternativa e una Napoli che vi unisce
Sepe: Io penso che non ci leghi niente se non il luogo di provenienza e il dialetto.Veniamo da mondi abbastanza diversi che per molti versi si sono incontrati, più nel caso dei 99 Posse che nel caso degli Almamegretta. Io sono un diplomato in conservatorio e ho fatto jazz, vengo da un mondo abbastanza diverso dal loro e penso che ci esprimiamo anche in maniera abbastanza diversa. E' molto facile per la gente etichettare un po' tutti. Come i famosi cantautori genovesi ma non c'è niente che leghi Bruno Lauzzi a Fabrizio de Andrè, no? Alla fin fine uno viene identificato facilmente solo perché è napoletano. Ho fatto un disco in spagnolo dedicato a Victor Jara e se vedi i nostri concerti nella scaletta non c'è manco un pezzo napoletano, in realtà

Rockit: Volevo infatti arrivare a questo tuo lavoro "Conosci Victor Jara?".

Ehhmm, sei mai stato in Cile?

Sepe: Assolutamente no! Io sono un viaggiatore povero, viaggio con il pensiero eh. diciamo che si va a vedere un film sull'Armenia per conoscere un po' di Armenia o ti compri un disco irlandese e conosco un po'di Irlanda...

Rockit: E questo progetto come è nato?

Sepe: Semplicemente perché le canzoni di Victor Jara sono canzoni particolarmente toccanti e lui è uno di quei musicisti che io ascoltavo moltissimo. Poiché mi sembrava strano che pochissimi lo conoscessero in Italia, mi è sembrato giusto dare un contributo a questa cosa. Devo dire che è servito perché dopo quel disco molti hanno conosciuto la sua musica.

Rockit: E l'inserimento del discorso di Allende?

Sepe: Quello è stato un po' casuale. Giravo su internet nel periodo in cui preparavo il disco e volevo scrivere un'introduzione che spiegasse quello che è stato il colpo di stato in Cile. Un giorno sono arrivato al sito di Laterzera, che è un quotidiano cileno, e girando tra le pagine mi è capitato di trovare il real-audio del discorso di Allende. Gli ho chiesto il discorso per intero e un giornalista, gentilissimo e contentissimo che io facessi sta cosa, me l'ha mandato. Alla fine ho pensato che piuttosto che averlo solo io sul mio pc era bello poterlo farlo sentite anche agli altri.

Rockit: E il pubblico come ha reagito?

Sepe: Mi sono arrivate centinaia e centinaia di mail. Tra l'altro, anche perché, nel libretto dicevo che non sapevo se fosse corretto o meno inserire il discorso a questo punto. Mi sono arrivate mail di risposta che, contenti della scelta fatta, mi ringraziavano e mi dicevano che si erano commossi enormemente nel sentire quella voce Penso di aver fatto la cosa giusta.

Rockit: Perché "I vivi non ricordano e perché i giovani non sanno"?

Sepe: Ma ha parte il fatto che c'è anche il fatto che uno non ricorda e basta Oggi, in special modo, si fa anche in modo di far dimenticare le cose. Noi non siamo una popolazione di animali allo stato brado, c'è un'organizzazione sociale e un'organizzazione dell'informazione che è scientifica. per cui che ti devo dire? Io non so quanti adesso si ricordano, per esempio, della storia dell'antrace negli Stati uniti. Ci hanno rotto le palle per due mesi dicendoci che l'antrace era una conseguenza di quello che era stato l'undici settembre, che era una nuova forma di guerra batteriologica quando si è scoperto che la storia era tutta americana, cosa che io ho sempre sospettato, e che era uno scienziato americano che aveva distribuito l'antrace, si è fatto in maniera di non parlare più della cosa!! E la gente ha dimenticato mentre invece quello che vogliono che ricordi rimane là, stampato sulle pagine dei giornali!

Questo fatto di non ricordare è, anche, semplicemente un fatto di poca attenzione in generale della gente che per la maggior parte, o perché fa dei mestieri duri o perché non ha il tempo di mettere il naso fuori gli affari della propria famiglia e arrivare a tirare fino alla fine del mese preferisce non ricordare e tutto si trasforma in una enorme superficialità, no? La superficialità di ascoltare un certo tipo di musica, di vedere un certo tipo di film, di leggere un certo tipo di letteratura

Rockit: Nei tuoi lavori c'è sempre la rappresentazione di vari mondi, dal nord al sud. Tutto è colorato e i ritmi sono sempre diversi Perché la scelta di questo incontro di culture?

Sepe: Per stimolare la curiosità e per vincere la noia, probabilmente. E poi perché penso ai molti che non hanno la fortuna di poter viaggiare dalla mattina fino alla sera e di poter conoscere tante cose. Alla fin fine non penso di essere diverso da un amico che faccia lo scrittore e ti consiglia tanti bei libri da leggere. Io faccio il musicista e consiglio tanti bei dischi da ascoltare. E' divulgazione pura e semplice.

Rockit: Mi racconti l'esperienza con Gabriele Salvatores?

Sepe: Un giorno mi è arrivata una telefonata e mi hanno detto: "C'è Gabriele Salvatores che stà girando un film e ha pensato che tu potevi scrivergli dei pezzi. Ti interessa?" Ho risposto di si e questo è tutto. Molto semplice insomma. Non ho delle agenzie che lavorano per me, che mi procurano il lavoro. Preferisco che la realtà sia sempre la realtà. Preferisco che nessuno prema sull'acceleratore

Rockit: Mi parli del tuo ultimo lavoro?

Sepe: E mò l'ultimo quale sarebbe? "Jurnateri? Bè in realtà adesso è uscito un disco "Senza filtro" distribuito solo all'estero. E' in parte un'antologia e in parte una raccolta di pezzi assolutamente inediti. L'ultimo disco che ho fatto per il Manifesto è andato enormemente bene e quindi c'è in progetto di fare un nuovo lavoro con loro per fine anno. E poiché, diciamo che, siamo abbastanza prolifici e avevo abbastanza materiale da mettere su e c'era un'etichetta che premeva per avere un lavoro da distribuire all'estero, è nato così "Senza filtro". L'attenzione del pubblico all'estero è maggiore, mi arriva Siae dall'Australia, Ungheria, Finlandia, dal Brasile.

Rockit: Il concerto di stasera?

Sepe: Non lo so tra poco verranno gli altri e facciamo la scaletta vediamo che succede

Rockit: Una scaletta sempre nuova?

Sepe: Io mi rompo le palle a suonare sempre la stessa musica. Mi ricordo una tourneé di Frank Zampa in cui lui c'aveva 4 concerti e 40 pezzi diversi per ogni concerto! Per me quello è un punto d'arrivo.

Rockit: Un tuo desiderio?

Sepe: Campare quieto.

Rockit: Bè con la vita che fai è un po' difficile
Sepe:E' difficile. però molto meno che per un senegalese che viene qui a cercare lavoro o per uno zingaro che stà ad un semaforo.

Rockit: Sei sempre così solare? Così anche nella vita di tutti i giorni?

Sepe: E che cazzo ne so io? Ancora non lo so che cosa sono nella vita, però in generale mi sforzo di di.. sinceramente di mettere a disposizione degli altri tutto quello che sò! Nel mio mestiere io mi considero un artigiano non un artista e l'artigiano una volta era un mestiere che non si confidava tanto volentieri agli altri. Uno che faceva il falegname, il fabbro, difficilmente metteva la propria conoscenza a disposizione degli altri, la sua arte era comunque uno strumento di potere per me invece, nel mondo di oggi, mettere in comune è un dovere, in special modo per chi fa l'intellettuale.

Rockit: Mi lasci un tuo pensiero?

Sepe: Speriamo di suonare bene stasera speriamo che ci sia un sacco di gente per i ragazzi qui della Darsena per Marco che nonostante li abbia conosciuti oggi per la prima volta sono stati veramente eccezionali.

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L'articolo Daniele Sepe - Darsena - Castiglion del Lago (PG), 18-05-2002 di Simona Cortona è apparso su Rockit.it il 2002-06-12 00:00:00

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