Un centinaio di fan, un centinaio di amici. Al Molo Beverello si sta bene, non fa più caldo. Si intravede una barca con una grande scritta TROPICO arancione. È una piccola tradizione di ogni album di Davide Petrella, songwriter dalla penna multiplatino, quando mette la faccia e la voce nelle canzoni. Mai come questa volta, in Soli e disperati nel mare meraviglioso, si percepisce sincerità disarmante, molta più Napoli, molto più Davide.
Il battesimo delle nuove canzoni, di nuovo, è al largo del mare di Napoli, suonandole dal vivo con una band di 10 (DIECI!) elementi. Uno sfizio, una festa, come qualche sfizio che Petrella si prende nel lungo LP, dalla vis polemica a tratti politica, ad attacchi ironici alla discografia che a volte sembra quasi reggersi sulle canzoni scritte da lui, con duetti d’oro come Achille Lauro, Calcutta, Bresh, Ghali, nayt.
Qualche canzone, poi ci si interrompe perchè è mezzanotte, e si deve postare, ma Davide fa un casino col post su Instagram. Conosce le regole del gioco, certo, ma fosse per lui farebbe due cose in croce: scrivere canzoni e cantarle dal vivo. Alla vigilia di questa festa abbiamo chiesto al golden boy della nostra scrittura musicale del nuovo disco, della discografia, del festival con la S. e anche della grande minaccia dell’intelligenza artificiale.
Da uno che scrive tantissime hit, ci si aspetterebbe tanto mestiere, mentre invece in questo disco più che negli altri sembra esserci tanto cuore.
Non credo di non avere mai avuto la tendenza a usare la tecnica nei dischi miei, non è la mia tazza di tè, come artista, non è quello che mi mi fa sognare, ecco. Sul cuore, ti dico di sì, perché è stato un disco molto molto tosto da chiudere, da scrivere. Rispetto agli altri il viaggio è stato un po' più violento.
Ti sei preso delle libertà?
Ci sono cose lontane dal mio passato, mi sono preso delle libertà di cui avevo bisogno, ho bisogno di entusiasmo quando faccio i dischi o quando faccio la musica in generale: le priorità sono l’entusiasmo e la curiosità. Devo sentirmi libero, che non sto facendo un disco tanto per farlo, non so mettendo una canzone per riempire il disco così a caso, deve essere proprio un viaggio. Sono molto molto contento di aver preso delle decisioni che non sono diciamo le più comode, le più giuste insomma in questi tempi, però penso che sia giusto che io nel mio piccolo, provi a dare dei segnali, come altri artisti.
Tu chiedi un impegno all’ascoltatore: sono 17 canzoni.
È un disco lungo, di 17 brani, per il pop non è la strada più battuta ma avevo voglia di dire tante cose e avevo bisogno di più spazio, quindi è un disco che chiede attenzione a chi lo ascolta cioè ci sono tante parole, tanti concetti, tante canzoni. È una delle libertà divertenti che spero di essermi guadagnato sul campo: c'è una canzone di sei minuti e mezzo che è una delle mie preferite, ed è abbastanza una follia, di sti tempi chi lo fa? C’è l'ultima del disco Infiniti modi di rovinare tutto che sono due canzoni in una: c'era lo stesso focus per due canzoni ha detto “cazzo me ne fotte le metto insieme”. Ci sono due canzoni di stampo urban, le produzioni con Marz e Zef. ci sono un po' di scelte figlie della libertà di divertirsi e sono proprio felice perché è stato veramente una bella botta, insomma di questo.
Concepisci sempre il disco come opera, e nonostante i tanti singoli che escono ho l’impressione che si stia tornando quasi a dare una vera importanza all’album, come centro di un’era artistica di ogni artista.
Credo che sia un giro di boa questo qua, questi mesi, questo anno. Ci sono delle cose che sono degli ottimi segnali come la riscoperta dei cataloghi degli artisti di canzoni anche uscite, non per forza due settimane prima. Cesare ne è un esempio come anche tanti altri artisti, insomma è successo che non so diversi concerti diversi tour di quest'estate riportassero in classifica canzoni passate degli artisti che erano in tour. Quindi ti ritrovi in classifica non più solo un certo tipo di musica o di canzoni, ma riesci a beccare anche qualcosa che va in un'altra direzione. Che è un un ottimo segno, per la libertà di fare musica non solo in una direzione e che ci fa ben sperare di avere una proposta più variegata rispetto al passato e a quello che viene comunque attenzionato dagli addetti ai lavori dello streaming.
E vedi dei rischi all’orizzonte?
C’è un grande mostro che sta arrivando, è già arrivato, ma lo vedremo nel giro di un annetto, secondo me pure meno cioè l’intelligenza artificiale. Quindi stiamo calmini: è un'ottima cosa che le canzoni e i dischi durino di più però sta arrivando pure l’AI, quindi è un po' un 50/50. Lo streaming è in una una fase di cambiamento, ci sono tante cose che stanno cambiando questo periodo, quindi vedremo quello che succederà, insomma nei prossimi mesi.
Hai provato a chiedere all’AI di scrivere una canzone dello stile di Tropico?
Ah, senti, non per snobismo e rispetto pure chi la usa e si diverte a provare a cercare del buono e della creatività, anche nell'utilizzare l’AI, però io penso che questo è il mio lavoro. La musica è la roba mia, la cosa che mi diverte di più fare nella vita, che più mi accende. Se dovessi chiedere a un'altra cosa o persona di farla al posto mio mi si toglierebbe tutto il divertimento, quindi perché devo far divertire l'intelligenza artificiale al posto mio? Lo voglio fare io perché è quella la cosa che mi fa divertire e quindi non credo di utilizzarla mai.
Per la prima volta in questo disco lanci non frecciatina, però qualche punto sul sistema discografico. Dal tuo osservatorio, sia di artista che di autore, come è cambiata la discografia dall’inizio del progetto Tropico ad oggi?
Io sono un caso atipico, non mi sono mai definito un autore, mai mi definirò perché non non so manco cos'è di preciso, scrivere per me o per altri è una roba da fare con la stessa attitudine. Non sono di non sono uno di quelli che sta in studio con 50 persone per fare una canzone, è una modalità che non mi diverte: a me piace stare in studio con i produttori o gli artisti da solo o con gli artisti da solo. Rispetto per tutti perché comunque c'è un mondo di hit incredibili scritte a 20 teste che sono delle canzoni meravigliose. Poi con gli autori si è sempre scritto in più teste, da una vita, solo che adesso ci sono i social, Sanremo, l’estate… e una critica musicale praticamente inesistente in Italia per cui viene lasciato il piglio della conversazione a persone che non sanno assolutamente niente né di musica né di come si fa una canzone né di cosa c'è dietro un artista. Bacchettano artisti che sono perfettamente a posto e non quelli che hanno dietro tutto quel sottobosco che loro stessi criticano, perchè magari l’artista è più grosso e non gli viene detto nulla. Sono polemichette all'italiana superflue, insomma. Per me una canzone è bella o brutta, poi che l'abbia fatta una persona o venti mi cambia poco.
Ogni volta che ti intervisto, mi mi becco il cazziatone ai giornalisti!
Perchè passa il tempo e questa cosa non cambia, ed è sempre peggio!
I tuoi fan accaniti ti seguono fin da Le Strisce o dall’album con il tuo nome anagrafico: ci sono canzoni che potrebbero avere una nuova vita cantate da Tropico?
Non credo, non riesco a far sopravvivere neanche le canzoni che non entrano nei dischi, figurati se riesco a ripescare quelle del passato. Io vado tutto sull'entusiasmo, le cose nuove hanno sempre la priorità. Non riuscirei ad aprire una storia che non sento addosso, piuttosto porto dietro delle reminiscenze degli altri progetti nelle cose nuove che faccio, quello sì, però dover dare una nuova luce a una canzone che ho già fatto non è una cosa che mi dà gusto, lo stesso motivo per cui non mi vedrai mai ai concerti fare delle cover. Non perché non vuoi più bene a quelle canzoni, ma perchè un artista per me finché ha gas deve dare gas alle cose nuove, poi magari da vecchio, ti metti lì a guardare indietro e ti metti a cazzeggiare con tutto quello che hai fatto, però ora non è una cosa che non mi farebbe sentire in palla, quindi in realtà, spero di morire prima che venga questa fase del guardarmi indietro.
Scrivi tante, tante canzoni, per te e gli altri: hai dei dei trucchetti tecnici proprio per riconoscere e ricordarti una scintilla creativa?
Ma guarda, purtroppo no, sono uno abbastanza scaramantico che tende a reiterare delle cose che reputa come dire influenti sul risultato ma tendenzialmente da quando ero ragazzino non mi sono mai appuntato niente. In studio creo il mood con un produttore, per la musica, su cui scrivere in base a quello che ho vissuto, quello che mi è rimasto che alle volte può essere una cosa profonda alle volte una stupidaggine, però no: non sono uno che si segna le frasi dei film o dei libri, o le frasi appuntate sul telefono, che poi diventeranno una canzone, trovo che tolga un po' di poesia e di divertimento Devo stare lì, come un bambino, quattro ore con lo stesso loop di accordi finché non trovo la cosa che si incastra al momento giusto. Preferisco questo tipo di sofferenza emotiva che mi rende più sincero.
Non ti segni le frasi di film e libri, ma hai detto però c'è sempre qualche suggestione che viene da là.
C’è sempre un po' di cinema nelle mie cose, un po' di letturam c'è sempre un po' di altra musica che ci finisce dentro perché ce l’ho addosso in quel periodo: se in quel periodo ho parecchio addosso Lucio Dalla o John Lennon o Pino Daniele, inevitabilmente succederà che quando vado a comporre ci finirà dentro qualcosa. Però non è voluto, esce spontanea perche ce li ho addosso. Poi questo disco come sempre, c'ha tante citazioni perché comunque è un modo mio di scrivere che mi piace che credo sia parte del mio linguaggio, del mio immaginario.
Dove sta andando questo immaginario?
È un disco figlio proprio di un giro di boa, pure io sono a un giro di boa nel senso che nessuno mai compreso me si aspettavamo che partisse il progetto Tropico e che la gente riempisse i concerti e facesse nascere qualcosa che cresce spontaneamente, col passaparola: tv io più di tanto non ne ho mai fatta però facciamo numeri e concerti più grandi di chi ha fatto Sanremo o di chi ha fatto tanta tv ed è la cosa che mi interessa di più. A questo disco sono consapevole di voler chiudere la trilogia di dischi nati con Tropico.
L’avevi fin dall’inizio pensata come trilogia?
Per me è stata dall'inizio una trilogia e ci sono canzoni scritte per persone, per avvenimenti, legate tra loro tra i dischi, legati tra di loro nel corso di questi 4 anni e rotti. Questo disco in particolare ha subito molto cambiamenti nella mia vita: ci sono state separazioni importanti, umane e anche lavorative, ho dovuto salutare un po' di persone con cui ho fatto un pezzo di strada ma mi toglievano entusiasmo, è stata una cosa molto dolorosa.
Hai realizzato un sogno: ci sono molte più canzoni alla Murolo.
Sì, ce ne sono un paio che hanno proprio quel piglio lì, c’è Vita, c’è l’inizio di Felicità non andartene. È una cifra che mi piace, è una cosa che ho inseguito per anni: quando ho capito come si faceva quella roba lì ho detto “mi piace tantissimo stare qui”
Citi spesso i calciatori del Napoli e tu nel nostro stadio ci hai suonato, con Cesare Cremonini, sul palco del Maradona che ha suonato la tuaNon esiste amore a Napoli. Non hai avuto la Stendhal?
È stato bello, è stato divertente, è stato emozionante farlo con un amico, con un fratello come Cesare. Stare a casa, vedere con la gente che rispondeva bene a un concerto non tuo: non è mai facile essere ospite di qualcun altro, Invece ci siamo divertiti parecchio, io e Cesare siamo amici, siamo fratelli di sangue proprio, quindi è sempre bello fare musica insieme, cioè ci siamo trovati da ragazzini e queste cose nella musica sono sono preziose, rare, che quando accadono devi tenerti strette.
Io ricordo quando Cesare vi ha messo nella Top 10 di MySpace o ha messo il piano su Are You OK?
È un'amicizia da ormai anni più di 10, 15 anni, è una persona che fa parte della mia vita come un fratello, lui fa parte a tutti gli effetti della mia vita e io faccio parte della tua vita, al di là della musica e quando facciamo musica insieme o quando la facciamo in generale un successo tuo è un successo mio, un successo mio è un successo tuo. Siamo molto vicini, come legame.
Il Maradona ti ha fatto venire voglia di Stadi, ora che li fanno tutti?
Ti dico la verità, al momento ho una sola esperienza allo stadio, e paradossalmente è più facile, sembra più intimo: ci sei tu e chi è sul palco con te e la gente è lontanissima, tu vai con quello che hai preparato, senza la pressione della gente addosso, come nei club, che sono i miei posti preferiti. Qualche palazzetto ancora mantiene quel tipo di roba, che hai ancora la gente addosso anche se è un posto grande: ecco, il palazzetto sarebbe il mio compromesso. Lo stadio è una venue dove i concerti secondo me sono meno emozionanti rispetto a un palazzetto o a un club: è stato bellissimo ovviamente, era la mia città, nello stadio pieno, però è più facile. Se avessi voluto fare gli stadi o le hit facili, le avrei impacchettate volentieri tanto tempo fa, però non è la mia storia, la mia casa. A me piace che sia una decisione spontanea della gente, che voglia seguire la roba che faccio io, passarla a un amico, a una ragazza, a qualcuno a cui vuoi bene e farla crescere.
E tutti questi stadi, questi concerti sempre sold out?
Per dirla alla Marra, è un’altra bolla che sta scoppiando e credo che la gente così come si è annoiata dell'imposizione di un certo tipo di musica, che viene dalla radio o dallo streaming si annoierà anche dell'imposizione di alcuni concerti concerti. Tanti concerti che non sono dei sold out veri o che sono, dei successi commerciali, ma non non reali scelti della gente. Non credo che faccia bene, per un sacco di artisti che magari annunciano sold out ovunque, non vedo che c'è tutto questo seguito della gente. Almeno dal mio punto di vista meglio non fare passi più lunghi della gamba, penso che sia giusto far crescere una fanbase e in base al lavoro che fai, i rischi che fai. Una volta arrivavi ai palazzetti perché avevi una fanbase consolidata, non al primo disco. E da lì poi dopo non scendevi più o arrivavi agli stadi dopo una carriera, adesso invece si saltano tanti passi: ti fai il tour nei palazzetti, il tour negli stadi e poi magari ti ritrovi dopo due anni lontanissimo da poter pensare di fare il tour in posti così grande.
Hai citato Marra che ti aveva citato nel suo disco e tu in questo hai ricambiato la citazione.
Assolutamente sì! Mi divertiva sta roba, premetto che Marra è uno dei miei amici più cari, è un rapporto molto stretto e sincero, io e Marra ci confrontiamo su cose da fare o non fare, gli voglio tanto bene spero e credo che sia reciproca la cosa. Lui diceva “cosa faresti senza Sanremo, senza l’estivo, senza Petrella”, (in Power Slap, ndr) dandomi in maniera carina un peso troppo grande nell'industria musicale italiana. Io l'ho rigirata perchè quello sta succedendo è ancora più grande del discorso che ha fatto Marra: non non sarà tanto Petrella o l’estivo o Sanremo, sarà l’AI il mostro finale che ci farà fuori tutti e quindi nelle classifiche Spotify non ci sarò io, non ci sarà Marra ma ci sarà l’AI, ci stiamo arrivando piano piano, diamo il tempo all'umanità di degenerare un altro poco e vedremo.
Chi scrive canzoni deve attivare una sorta di resistenza, e scrivere ancora più forte, canzoni ancora più belle, ancora più sentite?
No, io non credo saremo più in grado di distinguere tra una nazione fatta con l’AI e senza, Ti posso già dire che ci sono canzoni fatte con l’AI totalmente, o con la collaborazione dell’AI che sono già tranquillamente in classifica e la gente non lo sa, le canta lo stesso, le streamma lo stesso, le compra lo stesso e le va a sentire lo stesso. Quindi non saremo più in grado di distinguere, ma credo che un artigianalità del prodotto nelle canzoni, nei dischi sia apprezzabile, è una cosa in cui credo. A prescindere dall’AI c’è stato un appiattimento dovuto a tanti fattori, quindi più sei artigianale, più sei sincero anche nel confezionamento, credo che ti si noti.
Non voglio chiederti la solita “quando ti vedremo a Sanremo?” ma ogni anno quasi si spera di vederti su quel palco.
Ah guarda, ti dico che per me non è il focus da inseguire, ma così come non è l’hit estiva o presenziare a tutti i festival estivi. È un boost, una vetrina importante, se ci vai per ciò che sei, con una canzone che rappresenta il tuo percorso, non ci vedo nulla di male e non escludo che magari prima o poi succeda anche a me. Se però devo basare la mia carriera, la mia discografia, i miei programmi, i miei progetti su “se mi prendono a Sanremo o no”, piuttosto mi sparo un colpo di testa domani mattina, è una roba che credo non faccia bene a nessun artista. Siamo artisti anche senza Sanremo, abbiamo una carriera anche senza Sanremo, non è un obbligo andarci. È una vetrina e sono contento se Sanremo dà spazio ad artisti che hanno una gavetta, un progetto, un percorso. Poi chiaramente è un programma televisivo, non sono per niente snob sulla musica, Sanremo deve essere un contenitore che mette tutto dentro, deve esserci sia il lato profondo, che quello leggero, di intrattenimento. Potrebbe succedere prima o poi, non lo escluderei, ma non dipende da me. Non mi metto lì col fucile a dire “dai prendimi a Sanremo!”. Se succede, però, spero che se mi capita una volta nella vita spero di andarci con una canzone che rispetti il percorso che ho fatto e che non mi trasformi in qualcos'altro.
Quindi è un giro di boa: cosa succede da domani a Tropico?
Guarda, questo disco mi ha insegnato un sacco di cose su come fare la musica. Ci sono alcune canzoni del disco che hanno una manifattura molto più alta di cose fatte in passato da me, e mi rende felice, ti parlo proprio di cose tecniche, mero lavoro sporco di quando si fanno le canzoni. Mi ha insegnato anche come scegliere le professionalità, persone, musicisti, produttori con cui collaborare. Ho possibilità più vaste, posso fare più live, ho delle possibilità di divertimento in più quindi il prossimo disco sarà figlio di ciò che ho imparato da questo. Non so dove sarò a livello creativo, perché questo mi ha veramente tritato come poche altre cose nella vita, quindi se dovessi immaginare dove vado artisticamente non saprei dirtelo. Ti posso dire che ho qualche canzone da parte che va lavorata però è presto, ma so che posso selezionare le persone e avere più armi in futuro, ed è il grande regalo che mi ha fatto questo disco.
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L'articolo Davide "Tropico" Petrella: "L'Intelligenza Artificiale è il mostro finale per le canzoni" di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2025-09-28 14:58:00
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