Dr Martens On Tour @ Neo: Pellegrino racconta il suono di Napoli

Per l'ultimo appuntamento di Dr Martens on Tour arriviamo in una Napoli che non è solo Amalfi e sfogliatelle. Tra passato e presente, il rinascimento di una terra che si sta rialzando più alta di tutti.

18/04/2018 - 15:19 Scritto da Redazione

Dr Martens On Tour è il nuovo progetto promosso da Better Days e Dr Martens. Quattro date in quattro tra i migliori live club italiani, decine di ore di musica, centinaia di persone, litri di birra e un solo paio di scarpe. Per la quarta ed ultima data prendiamo un treno che ci porterà nel cuore pulsante del sud Italia. Dall'emergenza rifiuti e il mosaico di realtà complesse che la circondano, all'ombra del Vesuvio c'è una città fenice che si sta rialzando dalle sue ceneri alta sopra tutte le altre. Oltre Liberato e Gomorra, andiamo a cercare una città nascosta nei suoi sette livelli di cunicoli, dove basta meno per fare qualcosa in più. perchè come disse Camillo Boito, i napoletani "cavano l'arte dal sole". Se pensate che Napoli sia solo sfogliatelle e pulcinella, forse di Napoli non avete capito un cazzo. Questo è il sole che sbatte sulla pelle nera, questo è Neo, questo è Dr Martens On Tour. 

Ciao Pellegrino! Intanto, per chi non vi conosce, chi sei e cosa fate?

Ciao Rockit.it! La nostra attività principale è quella con UfficioK, un'organizzazione nata vent'anni da Lele Nitti, tutt'ora titolare, fa che si occupa di organizzazione eventi e promoting, per quasi 200 concerti l'anno, e come booking per alcune eccellenze regionali. Operiamo molto all'interno della Campania, e la cosa strana è che, pur operando solo entro certi confini, qui c'è un regionalismo così forte da permetterci di fare numeri che non hanno niente da invidiare alle major o a chi opera su scala nazionale.

Cos'è Neo invece?

Neo è la nostra rassegna, più giovane rispetto a UfficioK. Volevamo portare non solo le eccelenze della nostra zona sui palchi con UfficioK, ma portare a Napoli le migliori proposte dell'anno. Neo insomma è nato come una sorta di marchio di fabbrica. Abbiamo una programmazione trasversale, dal cantautarale alle band, fino all'hip hop e la trap. Neo è la nostra selezione dei progetti che meritano più attenzione. È nato in collaborazione con il Duel Beat, che non penso abbia bisogno di presentazioni, è il locale più importante di Napoli per la musica live. Ora invece ci siamo spostati all'Hart, partire da lì è stato difficile.

Negli scorsi appuntamenti del tour ogni posto in cui siamo andati ci ha raccontato qualcosa sulla scena locale. Napoli forse è una delle città in cui la vocazione artistica è più forte in assoluto, anche se non sempre viene percepito fuori dalla Campania.

Inizio facendoti una provocazione: quali artisti Napoletani conosci? Liberato a parte, che è una versione edulcorata della musica napoletana. 

Ivan Granatino, Franco Ricciardi, Francesco Di Bella, me ne vengono in mente diversi, ma capisco cosa intendi. 

Intanto bravo che hai citato anche Franco Ricciardi, che insieme al suo produttore è un genio assoluto. Detto tra noi, Liberato in fondo ha fatto quello che già faceva Ricciardi. Ricordo anche il vostro articolo sui Liberato oltre Liberato, mi aveva fatto molto piacere leggerlo. Comunque, c'è una band napoletana, si chiamano Foja, che fa un concerto all'Arena Flegrea, parliamo di un evento da settemila persone. Fuori dalla Campania però non li conoscono in tanti. Abbiamo organizzato per loro un tour in Italia ed il pubblico era sempre composto quasi solo da Campani sparsi per il paese.

(Pellegrino davanti alla Hall Of Fame di UfficioK)

Il fatto che queste realtà riescono a fare certi numeri, con prodotti di qualità, ma rimanendo sempre confinati nel territorio, come te lo spieghi? So che questa è una domanda da un milione di dollari.

Questo è un po' il dramma di chi fa questo mestiere a Napoli. Il pensiero che mi sono fatto è che ci manca un megafono. Quando esce il disco di una di queste band anche noi come tutti facciamo il giro delle radio, e alla fine è sempre difficile avere spazi importanti su territorio nazionale. Non abbiamo gli strumenti per far conoscere davvero questa realtà fuori Napoli. Poi penso che il problema sia anche legato alla mancanza di un ricambio generazionale, uno spazio come quello che era una volta MTV riusciva a dare voce ad una generazione intera. 

Questo è vero, però oggi c'è lo streaming, ci sono i social network, quelli che una volta erano i forum oggi non solo esistono ma si sono evoluti. Non potrebbe essere questo un nuovo MTV di questo tempo?

Vero, ma ti ritrovi in mezzo ad un oceano di informazioni, in cui quello che ti interessa te lo devi andare a cercare. Quelli che fanno un lavoro attento e di qualità sono pochi oggi, che veramente riescono a fare proposte basate su una ricerca e una selezione. Certo, ci siete voi, c'è Rolling Stone, ma nessuno ha realmente quella capacità di definire un percorso com'era un tempo. Quando riesci a veicolare i prodotti al grande pubblico le risposte sono positive, lo vediamo tutti questo, ma manca comunque un megafono. Vale la stessa cosa per la musica regionale, anche perchè è vero che le nostre band cantano in napoletano, ma pensi che davvero tutti quelli che ascoltano artisti esteri capiscano tutte le parole?

L'altra faccia della medaglia è però forse un regionalismo che a volte porta certi artisti a chiudersi dentro i confini della regione.

Certo, ma il regionalismo non è una cosa negativa. L'importante è che non trascenda in campanilismo, in bisogno di affermarsi sopra gli altri, è lì che cominciano i problemi. Il regionalismo a Napoli crea cooperazione, amicizie, realtà che si danno una mano a vicenda. 

Nell'ultimo periodo c'è però una Napoli nuova che esce fuori dai suoi confini e che non è solo tarantella. Seppure in versione edulcorata, come prima hai detto, forse prodotti come Liberato e Gomorra hanno da un lato svecchiato quella immagine di Napoli con un linguaggio nuovo, dall'altro aperto la strada su scala nazionale ad altri, e anche in altri campi. Penso ad esempio a film come Gatta Cenerentola o Ammore Malavita.

Sicuramente, sicuramente. Liberato ha il merito di aver portato tutta Italia ad ascoltare il neomelodico, e con un'immagine che non è banale di Napoli, merito anche di un talento come Francesco Lettieri. Poi, come dicevo prima, va detto che Liberato è una versione edulcorata della musica napoletana, più digeribile, ma ne capisco il perchè. In Gatta Cenerentola c'è questa metafora tra chi vuole che la città vada avanti e chi la vuole legata a vecchi clichè. È una battuta fatta tantissimi anni fa da Lello Arena in "No grazie il caffè mi rende nervoso" con Massimo Troisi, c'era il maniaco che uccideva tutto ciò che potesse portare una nuova immagine di Napoli, e ripeteva "Napoli non deve cambiare" (Questa era in dialetto, ma causa mancata conoscenza del napoletano da parte di chi scrive vi risparmiamo imbarazzanti imitazioni di Napoletano scritto, ndr). Finalmente ci stiamo scrollando di dosso questa immagine, siamo solo all'inizio e c'è molto da lavorare, ma ce la stiamo facendo. La città in questo momento è piena di turisti, che è bellissimo, ma è troppo legata a una Napoli mordi e fuggi. Si fanno un giro in centro, mangiano la sfogliatella e poi se ne vanno.

L'evoluzione di questo rinascimento Napoletano è quindi una Napoli, per chi viene da fuori, in cui restare?

Sì, certo, anche se questo è un lavoro complesso. In questo i complimenti li devo fare anche all'amministrazione, De Magistris in questa rinascita, o meglio riscoperta, ha avuto un ruolo fondamentale. C'è bisogno di lavorare ancora tanto, questa ripresa, che è fisiologica dopo gli anni bui dell'emergenza rifiuti ed è stata indotta, deve passare dall'essere un momento ad una condiizone stabile per la città. Noi è quello che stiamo facendo in fondo, portare a Napoli le eccellenze nazionali e portare nel resto d'Italia i nostri artisti. 

 

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L'articolo Dr Martens On Tour @ Neo: Pellegrino racconta il suono di Napoli di Redazione è apparso su Rockit.it il 2018-04-18 15:19:00

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