Andrea Ra - e-mail, 02-11-2002

Ultimo arrivato in casa Mescal, Andrea Ra ha recentemente pubblicato il suo esordio solista "Scaccomatto". Ecco a voi la chiaccherata telematica avuta con il bassista romano, che ci risponde a suon di citazioni e didascalie. Sappiate che quella che vi accingete a leggere è una vera e propria riflessione dell'autore sulla propria opera.

Stuzzicando si impara, no?



Rockit: Eccoci qui, Andrea. Visto che, probabilmente, il tuo nome non è così conosciuto nelle case degli italiani (?!), potresti molto brevemente raccontarci chi è stato Andrea Ra e che cosa ha fatto prima di questo esordio solista?

Andrea Ra: Spesso quando si parla di un artista esordiente o di una band emergente si pensa che emerga chissà da dove... dal nulla... Ma spesso non è così...

Almeno per quanto mi riguarda, alle spalle ci sono più di 15 anni di attività musicale che mi hanno visto impegnato in vari progetti e collaborazioni come ad esempio Insania, Atto Terzo, Giuliodorme, Piotta, Andrea Pesce e Francesco Zampaglione dei Tiromancino.


Rockit: Ho letto dalla tua biografia che già prima di questo disco scrivevi canzoni per gli Atto Terzo, tuo vecchio gruppo. Come è stato, questa volta, scrivere per costruire un album interamente tuo?

Andrea Ra: Molto stimolante.

Rockit: Scaccomatto perchè - caro Andrea - e, soprattutto, scaccomatto a chi?

Andrea Ra: Scaccomatto - caro Carlo - oltre ad essere il titolo dell'album, lega sinteticamente l'inizio e la fine del disco ("Scacchi assassini" - "Il pazzo", rispettivamente la prima e l'ultima traccia). E' stato scritto un bell'articolo su "Il giorno" del 6/10/02, dove hanno colto lo stretto legame tra il "Settimo sigillo" di Bergmann e la metafora scacchiera - mondo di "Scaccomatto". Ti consiglio di recuperarlo... (cosa che feci e, precipitandomi a cercarlo, incappai in un sasso e, cadendo, mi ruppi. Maledetto il giorno che caddi cercando quell'articolo! NdI).

Il tutto, infatti, non è casuale ma funzionale al mio concept-album, dove tra l'inizio e la fine del disco si dipanano una serie di vicende del protagonista (talvolta ironiche, altre intime...) proprio per rappresentare i vari livelli emozionali vissuti durante il lungo peregrinare per uscire "al di fuori della grotta", dalla buia scacchiera.

Scacchiera che è metafora del mondo, con tutte le sue regole, ipocrisie e limitazioni imposte dall'alto. Alla fine solo la follia può sublimare questo stato di sano delirio e scardinare il tutto dall'interno. Il 'pazzo' può finalmente uscire allo scoperto senza dover più indossare alcuna maschera da Re, da Regina, da Alfiere o da Pedina.

Rockit: Proveresti a dare un giudizio al tuo album?

Andrea Ra: No! Preferisco che lo facciano gli altri.

Rockit: Oltre a comporre le canzoni, ne hai anche curato la produzione artistica (insieme a Giovanni Poggio) e arrangiamenti, per un disco tecnicamente impeccabile, con alcune canzoni piacevoli all'ascolto mentre altre mi hanno lasciato perplesso. Quale è stato il contributo di Giovanni Poggio e quale è stato, invece, lo spirito alla base della co-produzione?

Andrea Ra: E' nel dubbio e la perplessità che bisogna ricercare le proprie sicurezze... L'Amleto di Shakespeare può esserti d'esempio. In esso si dipinge non solo la fragilità di un uomo smarrito e perso nel buio delle proprie debolezze e paure ma anche un più ampio sentire che apparteneva a quell'uomo rinascimentale e post-rinascimentale in cui nuove scoperte e invenzioni minano la fiducia riposta in saperi e conoscenze ben consolidate e difficili da superare.

Oggi la situazione non è poi tanto differente. E spesso il nuovo spaventa molto di più del vecchio perché può determinare la morte di convinzioni limitate e limitanti. Bisogna sempre saper guardare al di là della scacchiera.

Bisogna, pertanto, essere capaci di mettersi sempre in discussione ed aprirsi verso "l'altro". Gli scambi arricchiscono l'uomo nella musica come nella vita!

Giovanni Poggio è una bella persona e un bravo musicista. Questo è un lavoro in cui chi ha delle certezze, delle verità, è molto pericoloso... Pericoloso come certi personaggi che si alimentano e sfruttano il lavoro altrui non sapendone condividere alcuna vibrazione. (Sta Andrea velatamente dicendomi che sono un gretto? Mandatemi le vostre opinioni. L'amleto, comunque, mi è oggigiorno d'esempio. NdI)

Rockit: In questo disco hai suonato praticamente tutto (voci, cori, basso, fretless, chitarra acustica ed elettrica, tastiera), ma hai comunque avuto dei musicisti che ti hanno dato una mano. Come è stato il rapporto in studio di registrazione, come li hai scelti e - soprattutto - saranno questi i tuoi compagni di viaggio nel tour che farai?

Andrea Ra: Come già ho accennato, sono consapevole dell'importanza che un certo tipo di scambio può dare nel momento che si lavora ad un lavoro come questo. Dal 1998 porto avanti il mio progetto soprattutto nella dimensione che mi è più congeniale: il live! Mi è sembrato giusto e doveroso coinvolgere gli amici che per anni hanno condiviso e creduto nella mia musica. Saranno loro ad accompagnarmi in tour, salvo impegni legati alle loro molteplici attività con altri artisti.

Rockit: I tuoi testi mi hanno lasciato perplesso. Cose tipo "tutto sommato ti strusciavi proprio a tutti!/ In Puglia... ad Ostia la tua promessa falsa/(ti amo) .. ti voglio .. ti aspetto.. ma poi cambiavi discorso!" mi hanno stampato un mezzo sorriso attonito. A parte il fatto che potremmo discutere a lungo sull'importanza di un testo in una pop-song (ed ogni opinione può essere la verità), nel tuo caso, come è stato il processo di scrittura? Dai molta importanza alla parola?

Andrea Ra:Tengo a precisare che la tua critica, in quanto tale, deve essere rispettata proprio perché in buona fede! Ma non capisco perché si debba sempre alzare il tono ("maiora canamus" per citare qualcuno prima di noi), per suscitare interesse e comprensione! Credi che i cantanti che fanno i musi seri e ti parlano di cose che non capisci siano più bravi di altri? Spesso è proprio il contrario...

Proverò quindi a risponderti spiegandomi con un registro 'altro', rispetto a quello utilizzato nel disco, sebbene la sostanza della materia rimanga inalterata. Credo che l'ironia celi sempre un qualche dramma... Né più né meno, del resto, dell'ironia che suscita la rappresentazione di molte opere drammatiche... Opere inscenate da attori seri e rispettabili.. e inserite in contesti catalogabili e ben delineati.

Ma ricondurre l'essenza della realtà solo alla superficie è il tipico procedimento degli stolti, i quali reputano necessario prestare attenzione esclusivamente a ciò che rientra in schemi riconducibili alla propria esperienza. In verità l'espressione stessa, in quanto tale, sostanzia l'utilizzo di strumenti diversi e vari atti a rappresentare le infinite e infinitesimali sfumature e sfaccettature della realtà. E sono proprio coloro che devono sempre analizzare e codificare ogni cosa a rappresentare spesso il più pericoloso e intollerante attentato alla verità. Sono quelli che amano farci giocare la nostra partita a scacchi ed ucciderci lentamente all'interno di regole prestabilite. Regole che non devono essere modificate da nessuno perché funzionali ad alimentare la melma che ricopre la palude degli sciacalli.

Proprio quelli pronti a sputare giudizi facili, quelli che poi alla fine ricominceranno sempre una guerra in nome dell'amore per i propri simili e dell'odio verso i 'diversi'! Un mondo dove chi ti dice "Ti Amo".. in realtà "Ti Odia" e dove ogni apparenza trova riscontro nel suo opposto. Gente che si "struscia" e adula i potenti ma che in realtà suona più falsa di una moneta fuori corso.

Di questi personaggi ne sono pieni gli uffici di ogni tipo, le redazioni dei giornali, i tribunali, le università, le anticamere dei salotti sporchi della gente perbene, ecc. ecc. ecc. "Ricominciamo adesso" parla di questo. Non l'avevi colto? (a dir la verità io pensavo a "quell'estate sullo scoglio.. Toccavo.. la luna col dito giuravi Ti amo ti voglio", NdI).

L'analisi del linguaggio prevede che un determinato mittente invii un messaggio ad un destinatario. Ma spesso uno stesso messaggio può avere valenza polisemica ed è inevitabilmente interpretabile in vario modo. E se volessimo ricondurre il tema della falsità (di cui sopra) su un piano amoroso ad esempio... si potrebbe trovare anche un facile parallelo con l'Odi et Amo di Catullo. Ma attenzione! Dobbiamo considerare sempre e comunque i vari livelli di un'opera (semantico, strutturale, ecc..), cioè comprendere oltre al significante anche il significato e il contesto in cui tale significante sta agendo in relazione al destinatario...

Mi segui? ...mmm... bene... Il linguaggio può variare, come anche il registro stilistico, metrico e strutturale ma ciò che rimane universale e inattaccabile è il concetto! E devi considerare che ogni parola è funzionale sempre e comunque al contesto in cui essa è inserita, nonché alla storia cui essa fa riferimento...

Qui, nello specifico, si deve sempre fare riferimento al concept "Scaccomatto", dove il protagonista (lo scacco) vaga senza regole lungo tutta la scacchiera in cerca di qualcosa che ancora non ha trovato tra i suoi 'seri' compagni... Ma se c'è chi falla nel giudizio rispetto al concetto.. mmm .. allora si può afferrare ben poco.. e distorcere il tutto a proprio piacimento.

Se volessimo tornare a Catullo, ad esempio, l'alta drammaticità riecheggia e ripropone il cliché della ruota che gira.. ..l'0dio e l'Amore.. il Bene e il Male.. ecc. ecc.. E in tal senso in "Ricominciamo adesso" è descritto lo stesso meccanismo che prende le mosse dal teorema catulliano ma, utilizzando registri 'altri', analizza alcuni dati comportamentali che ne sono la risultante e non l'effetto come: la falsità e l'ipocrisia.

Il tutto riproponendo dialoghi familiari ad un certo Teatro dell'Assurdo, dove l'apparente superficialità, banalità e ironia sono propedeuticità finalizzate alla rappresentazione scenica di un vuoto profondo e incolmabile...

E ripeto: laddove si ironizza forse è in atto un dramma...

Nelle rappresentazioni di Ionesco, Beckett o Simpson, ad esempio, le azioni apparentemente sconclusionate, illogiche ed ilari dei vari "clown" personificano qualcosa di maledettamente più tragico ed universale... Scene che lo spettatore ignaro e sprovveduto non coglie e di cui al massimo scioccamente ride...

Hai presente? (ho un presente ma non posso darlo a te perchè lo avevo comprato per mia sorella. É il suo compleanno... NdI)
Ma in realtà si sta mettendo in scena una tragedia immane dove per lo più non v'è possibilità di approdo verso alcuna apoteosi catartica. Dove il dialogo si fa frammentario, rado ed isolato, riecheggia il rombo sordo di un non-sense che avvolge le nostre società sempre più false e malate!

E allora non resta che fotterci l'un l'altro, dal tirreno all'adriatico! E' questa l'incredibile filosofia di molti.

Una prospettiva tutt'altro che allegra se espressa in questi termini... rispetto al più ludico piglio scanzonato che riecheggia: in "Puglia" e ad "Ostia".

Ma il concetto è sempre lo stesso... capisci?

Nella scacchiera (metafora del mondo) si deve indossare una maschera, si deve fare il cavallo o l'alfiere, il re o la regina, la torre o la pedina... Lo scopo è uccidere il diverso... Il nero o il bianco...

E non ci si può muovere liberamente.

Se lo fai sei a rischio: sei "Pazzo".

E il pazzo se ne frega: va in giro in cerchio, canta, legge, ascolta, sogna! Il pazzo non ha schemi, non risponde ad alcuno... ma si muove libero, cercando di volare al di là del quadrato malefico.. Vuole andare via lontano, "senza mai più voltarsi indietro"... senza più rischiare di "cadere nel vuoto" perché privo di "ali"! Si stordisce di poesia e musica, come facevano i guerrieri di Odino (gli invasati) bevendo "Idromele"...

La scacchiera è un luogo claustrofobizzante, dove ci sarebbe bisogno di "Aria fresca".

Il pazzo vaga "Ovunque", "perso nella nebbia", "chiuso come in una grotta", rinchiuso come un "genio in una lampada"...

Scappa via da tutti quei despoti pronti ad interrogare, inquisire, giudicare... e che amano "l'ordine e le porte chiuse" (le porte ..Pinter?!). Mai più false pedine che si mascherano e "vestono come" in realtà non sono e si rincorrono senza fine, senza incontrarsi "mai"!

E alla fine c'è il silenzio.

L'inutilità del parlare che si ripercuote nello sfogo dello Scacco (ormai finalmente "matto") che, rivolgendosi verso la statuetta ciarliera e inquisitrice di corte esclama: "BASTA (con le chiacchiere), capito?" (Capito, lo giuro, capito. NdI).

Rockit: Per quanto riguarda invece il delirante monologo finale a voce effettata, ti chiederei di divulgare pubblicamente a tutti gli utenti di Rockit il numero del tuo spacciatore. Troppo fuori! :-)
Andrea Ra: In realtà non ho effettato la mia voce in questo brano! La ghost-track è un'improvvisazione ripresa in diretta della mia voce con un microfonino portatile di un mini-disk.

Ho sfruttato la prossimità di ripresa (come anche nelle voci recitanti all'inizio e in mezzo l'album).

Il fatto che tu colga l'essere fuori mi fa piacere, ma spero che tu riferisca tale arguzia nei riguardi del concept! Ogni brano di "Scaccomatto", infatti, deve essere collegato col precedente ed il successivo, ed integrato all'interno di una storia omogenea. (Non fare ciò può produrre interpretazioni fallaci o superficiali).

Alla fine il protagonista della storia esce dalla scacchiera e può guardare il quadrato maledetto dall'esterno, senza più dover indossare alcuna maschera (vedi copertina).

La sua follia è forse l'unico antidoto per sfuggire alla malata normalità dei suoi compagni!

"I cosiddetti sani" (per citare un bellissimo libro di E. Fromm), sono forse i veri pazzi. Malati di noia, di perfezionismo, di narcisismo negativo ecc. ecc.

Il "pazzo" non ha più bisogno di ascoltare le pedine ciarliere di corte, il cui unico fine è quello di sopravvivere nella scacchiera... ma mai vivere al di "fuori".


Rockit: Ricomponendoci (ma neanche più di tanto), come è nato il tuo rapporto con la Mescal?

Andrea Ra: E' nato come tutti quei rapporti in cui qualcuno ha qualcosa da offrire e l'altro ha bisogno dell'offerta.

Rockit: Quale artista Mescal sei stato inserito nella compilation del "Tora! Tora! 2002". Che opinione hai di questa manifestazione?

Andrea Ra: Non ho un'opinione nello specifico... ma ogni manifestazione che offre l'opportunità di far conoscere nuovi artisti merita lustro ed encomio! Laddove, però, l'interesse divulgativo non sia solo il pretesto per far soldi fingendosi paladini dei più deboli!

Rockit: Per finire, ti chiederei se hai un particolare sogno nel cassetto o una particolare paura o inquetudine al tuo fianco.

Andrea Ra: Il mio sogno: avere un cassetto! La paura: avere 2 cassetti!

Rockit: Saluta Rockit...

Andrea Ra: Ciao Rockit!

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L'articolo Andrea Ra - e-mail, 02-11-2002 di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2002-11-13 00:00:00

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