Gea - e-mail, 14-03-2003

…è un’intervista un po’ sopra le righé, quella scaturita dalle sghembe domande inviate ai bergamaschi Gea in occasione dell’uscita del loro secondo album intitolato “Sshhh Blam!”, o qualcosa del genere…



Ve l’han già chiesto di sicuro: quel titolo onomatopeico... oscillo tra il ‘che figata’, ed il ‘ma come si cavolo si fa ad intitolare...’. Voi?
Guarda… il titolo rientra in una tipologia di atteggiamento molto comune tra i gruppi rock, ovvero “cerchiamo di fare la cosa più cool e originale che c’è in circolazione... intitoliamo il disco con un ‘suono’“! Ti compiaci con te stesso per la ricercatezza dell’idea, trovi un suono che più o meno cerchi di rappresentare il contenuto dell’album… e poi, durante la serata di presentazione del cd, scopri che il dj ha portato un disco vecchissimo di un gruppo ancor più giurassico, e poi scopri che il titolo di quell’ album è quasi identico al tuo, che erroneamente ritenevi ‘originalé. Per la cronaca, i Ten Years After hanno registrato “Ssssh…” circa trent’anni fa. Perciò hai due modi di reagire a queste situazioni: o iniziare un lungo lavoro di introspezione ed analisi per ricostruire un’autostima ormai alla deriva, oppure brindare ai Ten Years After e berci sopra. Ti lascio immaginare cosa abbiamo scelto noi…
Tutto ciò per dire, in buona sostanza, che la scelta del titolo è stata dettata da una specie di gioco; l’ironia e la leggerezza consapevole sono un leit-motiv di tutto “Ssssh… blam!”, e lo stesso titolo cerca di rappresentare al meglio quest’atmosfera che aleggia un po’ ovunque nelle canzoni. Non conta l’originalità… conta l’intenzione! (eh eh eh che adorabili paraculi che siamo, nevvero?). E fanculo ai Ten Years After!; -)

In tema di attività live, dei concerti... dacchè vi conosco, avete sempre avuto il culo di avere alle spalle un management, o comunque qualcuno che vi segue e vi procura le date. Insomma da quanto ne so, non avete mai fatto un minimo di ‘gavetta’, mai alzato il telefono per procacciare date, mai suonato davanti a 4 persone più interessate alle birra che avevano in mano che altro. Chi, come e quando vi ha raccomandato?
In realtà la spiegazione è molto più semplice: abbiamo la fortuna di avere una altissima percentuale di pubblico femminile ai nostri concerti… e mediamente sono tutte dei gran pezzi di bernarda! Ciò ha determinato una corsa all’accaparrarsi il nostro nome veramente folle! Chi ci trova le date sa benissimo che, venendo poi ai nostri concerti, ha il 75/76 % di probabilità di beccare e di chiudere in bellezza la serata. Poi, nessuno di noi ha ancora scoperto il motivo per il quale ci siano così tante donne ai concerti dei Gea… forse il dopobarba, forse il testosterone profumato al fior di loto… non so…
Quindi, nessuna raccomandazione. Credo inoltre che Gea - anzi, Bug - detenga il record di ‘non presenzé ad un proprio concerto… autunno1996: C.S.O.A. di una piccola cittadina ligure, presenze ad inizio concerto: 1 persona (il barista); fine concerto: 0 persone. Media di persone che hanno visto il concerto: 0,5.

...state campando di musica... (lo so che è una domanda scema, ma mi è capitato di parlare con un amico che era convinto di questa cosa: che gli dico?)?
Digli le parole che mia madre mi sta dicendo dal 1987 ad oggi: “Smettila con la musica, che devi lavorare e studiare, ti toglie il tempo per fare le cose serie, risparmia le energie!” Dal 1987. Ad oggi.

A mia madre si è aggiunta mia moglie, che però ha molta più stima per quello che faccio: “Molto bella questa nuova canzone, caro… bellino ‘sto testo… però ricordati che domani scade l’enel e non hai ancora accreditato lo stipendio sul conto… e andiamo in rosso… quindi cazzo, per cortesia, DATTI UNA MOSSA e SMETTILA DI COMPRARE CHITARRE!”
Sembra incredibile, ma in quindici anni di carriera non abbiamo mai messo in tasca personalmente una lira di guadagno con la musica. Diciamo che i nostri guadagni musicali vengono reinvestiti nella band: con i soldi di “Ruggine” ci siamo pagati le session di registrazione di “Ssssh…blam!” e così via. Abbiamo smesso di cullare sogni di professionismo da un bel po’, ma va bene così lo stesso, anzi… forse siamo anche più liberi di fare quello che ci pare, musicalmente parlando… ma direi anche non solo.

C’è il ‘G.E.A.’, Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali che é unico Ente del settore certificato ISO 9001-2000; c’è un personaggio dei fumetti Bonelli, una SpA pisana che si occupa di servizi ambientali, ed anche l’Associazione Gea Psicologia Analitica e Filosofia Sperimentale... Siete al soldo della Cia o del KGB?
Caro Sherwy, hai dimenticato di menzionare l’”Elettrotecnica Gea” di Brembate Sopra (BG), la “Geapell” di Altopascio (PI), le “Pompe Funebri Gea” di Cinisello Balsamo (MI) (giuro, esistono!) e la Gea più famosa in Italia in questo momento, ovvero la “Gea General Athletics”, cioè la società di gestione immagine dei calciatori di serie A, di proprietà del figlio di Moggi.

Come vedi, i nostri rituali esoterici atti alla dominazione e alla do-minzione assoluta del mondo cominciano a funzionare… tutti stanno iniziando a capitolare sotto le nostre possenti bordate psichiche, e ovunque spuntano circoli di venerazione occulta che noi supervisioniamo… e tutto semplicemente grazie all’abuso, da parte degli adepti, di braulio e pane e mortadella… incredibile…

Stefano... stai facendo una ferrata, caschetto, assistenza del CAI e tutto il resto... Con te Alberto dei Verdena e Manuel Agnelli. Mo’ il colpo di scena: la parete ha un cedimento, il tuo imbrago s’incastra ma resta saldo a un chiodo, la ferrata cede, i tuoi compagni sono in bilico sul vuoto. Chi salvi dei due?
La situazione è assolutamente critica: Manuel inizia a delirare, vaneggiando su quanto sia ‘alternativa’ Mina e su quanto sia stato fortunato e lusingato ad avere un proprio pezzo interpretato dalla tigre di Cremona; tutto questo mentre le sue mani cercano disperatamente di abbrancare il mio possente e spazioso posteriore. Alberto pesa 25 kilogrammi, quindi uno sbuffo di vento lo solleva e lo deposita immacolato sul pianoro sopra le nostre teste; ride e non si cura di noi altri di sotto, ancora appesi ad un filo. Decido di pigliare Manuel per la collottola e lo scaravento di sopra con un colpo di reni; lo spostamento repentino di peso fa sfregare la corda sulla roccia e questa si trancia e io cado di sotto, dopo duecento metri di volo: Alberto e Manuel salvi… io no.

Manuel e Alberto decidono di registrare un album tributo alla mia memoria… poi pressati dagli impegni se ne dimenticano e io, sotto forma di fantasma, vado di notte nelle loro stanze da letto e gratto loro le piante dei piedi mentre dormono. Sono sicuro che, se mai dovesse succedere qualcosa del genere, andrebbe a finire proprio così: )

Stavolta avete registrato a Senigallia, col guru dell’indie-rock (?) David Lenci... avete abbandonato il famigerato Enrico Ruggeri che vi seguiva!?!

Uhm… no, non l’abbiamo abbandonato: stavolta abbiamo registrato abbastanza distanti da casa nostra e dal nostro solito giro di conoscenze. Abbiamo dovuto ‘arrangiarci’, anche se il buon David (coadiuvato da Andreas) ha lavorato splendidamente… siamo molto contenti di come suoni il disco.

E poi bisogna dire che E. Ruggeri, di riffa o di raffa, compare comunque nel nuovo album…suo è il testo de “Fumeria d’ovvio” (...) e diversi suoi calembours linguistici sono finiti dentro “Gran bazaar”. Infine, ultimamente Enrico è abbastanza preso con gli Hogwash, che stanno preparando il loro nuovo album.

Tempo per collaborare, in ogni caso, si trova: abbiamo scritto un pezzo ‘a quattro mani’ (Hogwash + Gea) per la compilation di “Loser, My Religion”, stiamo lavorando ad un progetto di tribute-album ai Thin White Rope e l’estate scorsa siamo stati in ferie insieme… insomma, non si resta mai con le mani in mano, occasioni per collaborare ce ne sono.

Dei testi non te ne frega niente, sono solo un ammasso di suoni (Verdena version); oppure: curo i testi e m’importa assai di ciò che dico? Quanto ci ‘ritorni sopra’ o quanto sono spontanei ed immediati?
Qui lascio un pochino da parte la vena vaudeville e ti dico che sui testi lavoro parecchio. Decisamente “m’importa assai di quello che dico”, anche perché trovo incompleta una canzone che abbia una parte musicale curata ed un testo scritto a casaccio... piuttosto che scrivere sciocchezze, scrivo musica strumentale, o almeno è così che io la penso. La bellezza, la poesia di una canzone, si compie appieno quando questa esprime nella sua interezza un’emozione, una sensazione, un contesto… insomma quando esprime qualsiasi cosa, purchè lo faccia con un’identità precisa, coerente, forte.

Quindi, se la canzone ha un testo, questo a mio avviso deve essere complementare alla parte musicale nel descrivere/esprimere ciò che si vuol ‘diré (mi si perdoni il gioco di parole).

Rispetto al metodo di composizione, tendo a scrivere testi più o meno nello stesso modo nel quale scrivo musica: l’ispirazione iniziale è spontanea, immediata, a volte folgorante. Poi, una volta stabilito il contesto, lavoro molto di cesello e torno spesso sulle parole, sinchè queste non assumono la forma che avevo in mente.

Dimmi di “Gran bazaar”... il testo mi piace. In generale, direi che rispetto a “Ruggine” c’è stata una messa a fuoco, come se sapessi meglio... ‘forgiare le frasi’...
Molte grazie per i complimenti, caro. “Gran bazaar” simboleggia e rappresenta un po’ tutto il disco dal punto di vista lirico: è una canzone che nasce dalla voglia di giocare con le parole, di creare scenari e usarli a proprio piacimento, di cercare di esprimere concetti sensati in modo ‘leggero’, senza retoriche.

Il tutto è nato da uno scherzo che io ed Enrico, grandi fan di Bergonzoni, ci siamo giocati l’un l’altro: durante le pause di registrazione di un nostro promo, abbiamo iniziato a stravolgere le parole come fa l’autore di “É già mercoledì e io no”…da cosa nasce cosa ed il tutto si è tramutato in un testo che è un’ode alla creatività.

Questa atmosfera ludica è un po’, come dicevo sopra, la caratteristica lirica di fondo del nostro nuovo album, ed il titolo stesso del cd è figlio di questa atmosfera: non ci siamo fatti mancare niente e non abbiamo avuto paura di osare a giocare. Qualcuno ha apprezzato molto questo approccio… qualcuno un po’ meno, ma l’avevamo messo in conto…

C’era una volta un gruppo chiamato Bug. Qualcosa di cui hai nostalgia dei tempi in cui cantavate in inglese... e qualcosa, di quello stesso periodo, che non vi manca per nulla...
Domandona! Mi riesce difficile pensare con ‘nostalgia’ ai tempi dei Bug, anche perché la nostalgia nasce quando una cosa l’hai vissuta e non la puoi più avere, mentre i Gea sono praticamente la continuazione, l’evoluzione dei Bug. Forse è più corretto dire che provo ‘affetto’, ripensando a quei tempi, alle nostre ingenuità di allora. Affetto per le prime esperienze dal vivo, lontani dal giro degli amici, per l’incoscienza che a volte ci guidava… ah, già, in effetti c’è una cosa della quale ho nostalgia, pensando ad allora… i capelli! La cosa che invece non ci manca per nulla è l’inesperienza: come tutte le band longeve del panorama indipendente italiano, avremmo diversi aneddoti da raccontare riguardo a taluni o talaltri personaggi che proprio cristallini non lo sono stati con noi… diciamo che la nostra testardaggine ci ha portati ad averne ragione, alla fine.

Comunque è ancora pieno di stronzi, là fuori…

Il vostro peggior concerto. E quello più affollato, e quello più emozionante, visto che le due cose possono anche non andare di pari passo...
Peggior concerto?. ..mah, ho dei pessimi ricordi di un concerto-selezione per Arezzo Wave, alcuni anni fa; gli organizzatori trattarono tutte le bands (tranne una, che poi vinse il turno) alla stregua di coglioncelli perdigiorno… questa cosa ci innervosì e suonammo da schifo. Poi un concerto quest’estate dove ero malato e non ricordo più nulla… e in generale tutti i concerti dove i fonici sono incompetenti, saccenti e rompiballe. Per fortuna ciò succede sempre più di rado, ultimamente.

Il concerto più affollato in effetti non coincide con quelli più emozionanti. Abbiamo fatto delle date di supporto ai Verdena (epoca primo album) anche con 7000 persone di fronte (e infatti i Verdena non finiranno mai di ringraziarci per avergli portato tutta quella gente; -), abbiamo fatto un Independent Days nel 2001, ma i concerti più emozionanti sono ancora quelli che si fanno nei posti piccoli, piccolissimi ma pieni di gente che ti segue con attenzione, che è lì per vivere con te il concerto: Chiasso, Gioiosa Jonica, Soliera, tutte date con massimo 150 persone, però tutte coinvolte, sudate, spesso alticce ma in sintonia con il mood della serata: fantastico! É vero che probabilmente sarebbe ancora più emozionante se 7000 persone fossero tutte lì con te per vivere insieme il concerto, ma 150 le vedi tutte in faccia!

Ah, un altro concerto emozionante è stato l’estate scorsa, quando abbiamo esordito per la prima volta come Gea con la formazione allargata, a due chitarre. Per i concerti di “Ssssh…blam!” adesso siamo in quattro on-stage: si è unito alla cricca storica un nostro vecchio amico, Raul Rota Nodari, che suona da anni mille strumenti ma solo da poco si è deciso ad imbracciare nuovamente una chitarra. Il risultato è, a nostro avviso, emozionante. Se i Gea vi piacciono, con lui vi piaceranno ancora di più! Se non vi piacevano già prima… fatevi un cicchetto alla vostra salute! Riferimenti musicali del nuovo elemento? Primus, The Smiths, R.E.M., Big Country, Jesus Lizard, Slayer, Gang Of Four.

Moscato fermo & brachetto o merlot & cabernet?
Decisamente, e parlo per tutti, merlot e cabernet. Ma anche Valcalepio e Moscato di Scanzo, perché no… Ma anche Lugana e Grappa di Chardonnay, perché no… Ma anche …

Cinque album che vi hanno cambiato la vita (domanda che fa molto Hornby, eh?!)
Guap! Queste sono le domande che ci mettono sempre in crisi…anche perché la graduatoria varia a seconda del periodo nel quale vengono date le risposte. Se siamo felici la classifica sarà di un tipo, se siamo depressi o arrabbiati di un altro, etc… insomma, i dischi che meriterebbero di entrare in classifica sarebbero almeno dieci, o trentatre, come ha fatto Hornby ultimamente… la prossima volta ne mettiamo trentatre, ok?

Comunque, per ora: (Nick) The Beatles “White album”, Deep Purple “Made in Japan”, Joy Division “Unknown pleasure”, The Sound “From the lion’s mouth”, The Cure “Pornography” - (Steo) Ac/Dc “Back in black”, Soundgarden “Badmotorfinger”, Nomeansno “0+2=1”, Rollins Band “The end of silence”, Swervedriver “Mezcal head”, Jeff Buckley “Grace” (sono sei, lascio?) - (Benny): Metallica “Master of puppets”, Led Zeppelin “III”, Slayer “Reign in blood”, Swervedriver “Mezcal head”, Motorpsycho “Timothy’s monster” - (Raul): Iron Maiden “Killers”, Pixies “Doolittle”, Primus “Frizzle fry”, U2 “The unforgettable fire”, Thin White Rope “Exploring the axis”.

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L'articolo Gea - e-mail, 14-03-2003 di Enrico Rigolin è apparso su Rockit.it il 2003-03-24 00:00:00

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