Mama.in.inca - e-mail, 25-11-2003

Quattro chiacchiere telematiche scambiate con i Mama.in.inca per presentare il loro live set della prima data del "RockitEyes"...



Cosa significa il vostro nome? Perché lo avete scelto?
Mama.in.inca era il nome con cui veniva chiamata la dea protettrice della popolazione inca. In seguitp il nome ha iniziato ad assumere il significato di dea protettrice della coca - probabilmente perché proprio la coca era una delle maggiori fonti di sostentamento della popolazione. L'abbiamo scelto perché ci piaceva molto il suono… molto musicale, morbido..

Cosa c’è del vostro nome nella vostra musica?
Etimologicamente parlando devo per forza risponderti niente... visto che potrei incorrere in pesanti persecuzioni penali, grazie alla legge Fini. A parte gli scherzi, in realtà il nome non è stato scelto perché la nostra musica poteva in qualche modo associarsi a qualcosa… quindi potrei risponderti che non c'è molto, a parte forse la melodia e la musicalità che il nome richiama, che in maniera del tutto fortuita si sono poi fuse tra loro.

Quali sono le difficoltà che incontra una giovane band che fa la vostra musica nel vostro territorio?
Credo siano le difficoltà che ogni altro gruppo emergente incontra prima o poi... o perlomeno quei gruppi che non si accontentano di suonare cover nelle birrerie. Difficoltà legate alla scarsità dei locali che puntano alla musica originale, alla diffidenza dei gestori nei confronti di un gruppo semi-sconosciuto o quasi, alla poca pubblicità di cui godono gli eventi che invece si occupano di promuovere giovani realtà musicali.

Quali sono i vantaggi, invece, di vivere nella vostra zona, per far musica.
La nostra zona resiste, nel senso che nonostante le difficoltà di cui ti ho parlato, c'è un grande sottobosco di musicisti, fortunatamente in continua espansione, con i quali c'è molto dialogo, quindi possibilità di confronto, di scambiare opinioni ed esperienza.

Tre dischi stranieri e tre italiani da portare nell’isola deserta.
“Blissard” dei Motorpsycho, “Mellon Collie & the Infinite Sadness” degli Smashing Pumpkins, “Without You I'm Nothing” dei Placebo…. ma tre dischi sono troppo pochi. Tra i dischi italiani: “Capelli Rame” dei Valentina Dorme, “L'Eroe Romantico” dei La Sintesi e “Catartica” dei Marlene Kuntz.

Un disco straniero e uno italiano da buttare nel cassonetto.
Non so. Credo che ne sceglierei uno a caso dalla discografia di Nek, 883, Laura Pausini e così via… ma anche qui servirebbero almeno un paio di pagine. Straniero: “Jarabe de Palo”, credo.

Musicalmente da che parte state: Inghilterra o Stati Uniti? O altro?
Direi più dalla parte americana, almeno per il tipo di sound. Pur apprezzando infinitamente moltissimi artisti inglesi e non solo.

Un buon motivo per venirvi a vedere dal vivo.
Secondo me è sempre bello vedere dei concerti dal vivo, perché indipendentemente che il gruppo piaccia o meno, che sia famoso oppure no, si scoprono nuove realtà magari interessanti. Noi sul palco ci divertiamo molto e credo che questa cosa, poi, la noti anche chi ci sta ascoltando e guardando.

La più bella serata della vostra vita di musicisti.
Ci sono state tantissime belle serate. Quella che forse ora ricordo meglio è stata al ‘Jam’ di Mestre, lo scorso maggio, per il ‘PopEye’ tour. La maggior parte dei presenti non sapeva nemmeno chi fossimo, ma una volta finito il concerto in molti ci fermavano per farci i complimenti, per chiederci da dove venissimo, per parlare un po' del gruppo insomma. Nei giorni seguenti ci sono arrivate tante mail di persone che erano lì e a cui eravamo piaciuti. Fa sempre piacere sapere di essere entrato, un pochino almeno, nei pensieri di altre persone.

Questo è un mondo difficile perché…
Forse la difficoltà più grande sta nel fatto di dover ascoltare un'infinità di parole da persone che parlano solo per aprire la bocca. Battiato diceva che viviamo in una società a bassissima fedeltà e ad altissimo volume…

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L'articolo Mama.in.inca - e-mail, 25-11-2003 di Renzo Stefanel è apparso su Rockit.it il 2003-11-27 00:00:00

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