Esseho, dalle viscere di Roma

Per Niccolò Contessa, Matteo Montalesi vive e canta di pancia: per questo lo ha "adottato". Con i suoi beat e le sue serate a San Lorenzo, nonostante i soli 23 anni, nella capitale è noto e apprezzato da tempo, ora pezzi come "Bambi" e "Costellazioni" sono destinati a lanciarlo in orbita

ESSEHO, foto di Ilaria Ieie
ESSEHO, foto di Ilaria Ieie

È uscito allo scoperto nel periodo peggiore per la musica, ma sono anni che si muove e movimenta la scena a Roma. Ha prodotto Pillole e Insicuri di Ariete, partecipato agli inizi della Garage Gang, ha coverizzato pezzi del gruppo post-(lol) trap FuckYourClique

Esseho scrive e produce da tempo e ha suonato live soprattutto nella capitale (tanto a Le Mura, nel quartiere San Lorenzo). A dir la verità, non ha mai portato la sua musica fuori da Roma. A parte quando è venuto a Milano per Adidas Originals meets Santeria, durante la Milano Music Week digitale del 2020. In quel momento lì, il suo primo singolo ufficiale, Bambi, era già zompato in aria con mezzo milione di stream, e il 23enne Matteo Montalesi era già dentro casa Bomba Dischi.

Oggi siamo a oltre un milione sulle piattaforme digitali per Bambi ed Esseho ha pubblicato il suo secondo singolo, Costellazioni, con cui il giovane producer mischia cantautorato e chitarre acustiche a beat, synt e intonazioni pop. In attesa dell’album in arrivo, si dedicherà agli Hideout, brevi video di piccole live session, dove ha già proposto una cover dell’iconico pezzo dei Tiromancino La descrizione di un attimo.

 
 
 
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Romano verace, come la maggior parte degli "orgogliosamente di Roma sud" non si stacca dal quartiere e dintorni. Che nel suo caso sono Ostiense, Piramide, San Paolo, Garbatella: "La mia vita non è cambiata così tanto da quando siamo costretti a rimanere in casa, a parte la variabile di uscire la sera. Anche se, quando uscivo, di solito rimanevo sempre in zona. Nell’arco di un km c’è tutto quello che vorresti fare: mi piace il quartiere, sto con i miei amici e da qui non ci spostiamo", spiega Esseho.

"La mia vita è rimasta uguale a quella che vivevo prima della pandemia. Il mio ritmo era già questo", ripete. Cioè, svegliarsi la mattina e cominciare subito a fare musica in studio, sperimentare beat e smanettare tutto il pomeriggio al computer, fino alle sei di mattina.

Esseho - foto di Ilaria Ieie
Esseho - foto di Ilaria Ieie

"Sono uno molto testardo, ho fame e sto dentro al gioco per ore e ore e ore", dice Matteo. Il periodo in cui aveva uno studio tutto per sé, praticamente viveva lì e tornava a casa solo per farsi la doccia. La fame e la testardaggine di chiudere le cose e la tendenza ad appassionarsi ai progetti delle altre persone lo contraddistinguono. In generale "non ha cose preferite" ed è consapevole di essere un ragazzo problematico – ammette, mentre sorride –, perchè ogni settimana si fissa con uno strumento diverso e con musica nuova.

Nell’ultimo periodo è ossessionato da un synth digitale che si chiama OP-1 della Teenage Engineering. Sta ascoltando a rotazione Burial (che è uscito fuori con Chemz, singolo folle di 12:31 minuti), sta riascoltando a fondo gli MGMT e parecchia Gabriella Ferri, e qualcosa di Taylor Swift: "Anche se dopo un po’ mi stucca", e non ha tutti i torti.

Il suo studio è pieno di chitarre, tastiere, un pianoforte. Da quando ha cinque anni vive con la musica. Studia composizione e un po' di tutto alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio, al Macro di Roma. Polistrumentista – come si dice in questi casi – dalla voce molto bella, si produce da sé: "È mia la produzione di Costellazioni, mentre Bambi l’ho prodotta in parte", dice.

Il singolo nasce con Amanda Lean e Not for Climbing, produttori che hanno collaborato con VenerusGinevra: "Ci siamo conosciuti per strada, durante una serata, o chissà quando", ricorda Matteo. "Nella strumentale del pezzo, all’inizio c’era il banjo, strumento con cui in quel periodo ero assolutamente in fissa", dice.

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Bambi nasce da una loro idea, che poi si è concretizzata con Niccolò Contessa e Sine: "Era un momento in cui non riuscivo a droppare le mie tracce, perché le sentivo sempre incomplete", racconta Esseho, e continua: "Allora, insieme al mio manager siamo andati alla ricerca di un producer. Tra le cose che mi erano venute in mente su Roma, il più valido e vicino ai miei gusti era Sine, perché faceva musica che ascoltavo e mi piaceva un casino", dice. Sine, poi, ha sentito Contessa per alcune cose sulla traccia, è uscito Bambi e sono diventati amici: "Ora siamo l’A-team", sorride Matteo.

"A ripensarci, tutto il mio percorso ha seguito un effetto domino e ci sono stati una serie di eventi nati da soli e scaturiti da altri, man mano che accadevano. Una cosa ha portato all’altra, che ha portato all’altra e così via", dice. Sicuramente, però, alle origini di tutto c’è stato un fatto: qualcuno – il suo attuale manager – dall’esterno è venuto a bussargli alla porta per chiedergli di lavorare insieme.

"Se non fosse successo magari oggi non sarei qui, o forse sì. È difficile parlare con il senno di poi. La certezza, però, è che la catena sia nata quel momento", afferma il 23enne. Che ha avuto la fortuna e la bravura di essere scoperto da qualcuno: "Certo, ho avuto anche gli occhi buoni. Ho suonato davvero tanto a Roma e non era la prima volta che mi proponevano un contratto di management. Era arrivato anche un discografico tempo prima, ma io avevo sempre rifiutato", racconta.

Esseho - foto di Ilaria Ieie
Esseho - foto di Ilaria Ieie

Prima di entrare in casa Bomba Dischi, Esseho era Farzo700, aveva i capelli lunghi, partecipava a Ostia Male (collettivo attivo sul litorale romano) e ai live con la Garage Gang: "Suonavo spesso anche insieme a Farco700 (altro rapper romano), o portavo in giro solo roba mia. Ma Farzo, ormai, è solo un ricordo e la Garage Gang è soltanto Nerototale e Codacci. Noi però siamo amici e ci vediamo sempre", dice.

"Roma è piena di open mic e gli open mic sono sempre pieni di gente, ma quella gente non sono certo stia sempre ad ascoltarti. La cosa bella dei live non è farsi notare. La cosa bella dei live sono i sorrisi. In questo mestiere senza i live mancano loro, e gli sguardi. Sembra una cavolata, ma in realtà è molto più importante di quello che sembra", dice Esseho.

Adesso ci sono Bambi e Costellazioni fuori – singoli che stanno andando anche parecchio bene – e saranno anche tanti i messaggi che chi ascolta i pezzi invia al profilo IG di Esseho, ma si tratta comunque di un messaggio sullo smartphone: "È tutta un’altra storia quando vedi un paio di occhi che ti guardano mentre stai suonando. Quando vedi qualcuno concentrato a guardare te, che dopo sorride o dopo piange. Che ha una reazione emotiva a quello che ha ascoltato da te. È una roba forte e importante che manca da morire", dice Matteo.

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Con due singoli all’attivo, a breve uscirà il suo primo album: "È un album preso a bene e non poteva essere altrimenti, nonostante sia nato dalla quarantena. Perché in questo periodo sto na crema, fammelo dire. Ci saranno comunque tracce tristone, ma il mood è quello che mi sono sempre immaginato per un primo disco: tranquillo e beverino", dice, e continua: "Tante persone, ormai abituate a quello che facevo prima di Bambi, mi dicono del singolo che non si aspettavano qualcosa di così semplice da me".

Ma Matteo fa quello che si sente e forse il successo di Bambi deriva proprio dalla semplicità e la sincerità con cui Esseho ha scritto e, quindi, interpreta il testo: "Quando una cosa è sincera è difficile che sia banale", massimizza. In Bambi si parla di concetti semplici, concetti romantici già affrontati e passeggiati, ma la chiave è proprio quella: "Ho sempre bisogno di vivere le cose che canto e credo che questa cosa arrivi a chi ascolta. Non cerco di fare il pretenzioso, ma voglio essere onesto e fare musica autentica, sentita. Solo così sono contento", dice.

Bambi è l’inizio e la fine di una relazione, mentre Costellazioni "un piano sequenza tra gli angoli di casa e le fantasie che risiedono nella mia testa”: la linea sulla quale si sta muovendo Esseho (e sulla quale si stanno muovendo le sue uscite) sono la narrazione delle impressioni personali e del quotidiano, con riferimenti concreti alla vita di tutti i giorni. "La mia musica è la raccolta di quadretti intimi che hanno riempito un periodo della mia vita", dice.

Esseho - foto di Ilaria Ieie
Esseho - foto di Ilaria Ieie

Un racconto – questo del quotidiano – che sembra sfiorare quel filone romano reso popular da Polaroid di Carl Brave x Franco 126, uno dei dischi più belli usciti quell’anno, secondo il 23enne. D’altronde anche la musica, in quanto movimento culturale, avanza e si muove in base alle influenze. Maree che, spesso, quando si vive nello stesso luogo sono inevitabilmente comuni. Anche senza accorgersene, quasi per osmosi, entrano dentro quello che fai e modificano la tua attitudine a creare e a comporre musica: "Sicuramente le stesse cose che mastico io le masticano anche loro, ma loro sono più grandi di me e stanno nel gioco molto prima di me", commenta Matteo.

"Io devo ancora migliorare su tantissime cose. Sulle idee creative, sulle strumentali, su come suono. Vorrei tornare a prendere lezioni chitarra, continuare a modificare il mio mindset e indirizzarlo sempre di più verso produttività, ora che in Bomba le scadenze sono da rispettare", promette Esseho.

Anche se lui è totalmente agli antipodi della tendenza in questo periodo storico di macinare una traccia al volo, dropparla e schiantarla rapidamente all’esterno: "Queste sono le prime canzoni che escono, ma non mi sono svegliato quest’anno. Sto imparando a lavorare in maniera diversa, e sto imparando a essere meno distruttivo e ad abbandonare la ricerca della perfezione".

Che in passato ha spesso frenato Esseho dall'uscire allo scoperto con la sua musica viscerale, come l'ha definita una volta Contessa, dopo avergli detto: "Matteo, tu vivi i fatti della vita di pancia". E quando canta si sente.

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L'articolo Esseho, dalle viscere di Roma di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-01-19 12:00:00

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