Federico Dragogna ha deciso di ricominciare tutto da capo

Per il suo esordio solista dopo 20 anni da "ministro", ha scelto un titolo bizzarro e molto bello: "Dove nascere". Ce ne racconta il senso e l'urgenza, con qualche anticipazione di quello che sentiremo dal vivo domenica 28/5 al MI AMI

Federico Dragogna nello scatto di Chiara Mirelli
Federico Dragogna nello scatto di Chiara Mirelli

Dove nascere è un titolo bizzarro da dare ad un disco, suona a tratti antropologico, perché apre già una possibilità, un essere possibile alla musica che contiene (qualche riflessione in più sul tema la trovate qua). Non è una domanda, ma il cuore di una ipotetica frase. Federico Dragogna, chitarra e penna dei Ministri da vent’anni, ha deciso di intitolare così il suo album d’esordio come solista (uscito oggi, per Pioggia Rossa Dischi), e ce lo suonerà, con qualche cover, il 28 maggio al MI AMI.

Scrivere senza i Ministri, senza dover consegnare le proprie parole alla voce di qualcun altro, è un processo che comporta una sorta di liberazione, un rimanere grezzo dei pezzi. “Quando si scrive per una voce altra dalla propria, nel mio caso quella di Divi (suo socio nei Ministri, ndr), si deve imparare a dare spazio, sillabe lunghe, respiri” dice Dragogna, che nel tempo ha imparato a decostruire la propria scrittura per poterla consegnare totalmente. In Dove nascere c’è stato il tentativo di tornare indietro, come quando si scopre per la prima volta il proprio canto. “Una selezione di canzoni che sento funzionare con la mia voce”, in un compromesso tra la libertà e i propri limiti.

I brani sono nati tra il 2017 e il 2022, coprono un lungo arco temporale, in un periodo non indifferente, per il mondo e per il suo autore. Tutto è iniziato con la composizione di Scomparire il rumore, brano che è più che altro una schicchera, poco più di due minuti, un vortice di "questioni private", dove regna lo sguardo verso l'esterno, verso ciò che accadeva nel mondo. Calvino paragonava Una questione privata di Fenoglio all'Orlando Furioso, per le tensioni circolari da inseguimento cavalleresco. In Scomparire il rumore si ritrova, in minuscolo, la stessa traccia, lo stesso far capolino fuori dopo aver digerito il dentro, e dopo aver inseguito se stessi. 

Alla base di tutto ciò c'è un grande interesse nello scrivere musica che vada ascoltata, anche con attenzione, come per il De Andrè tanto studiato e amato da Dragogna.  Ma è forse la costruzione della canzone ad avere una ricercatezza particolare. "Nelle canzoni pop mi disturba il fatto che la seconda strofa sia ignara di quello che è successo nella prima, o nel ritornello. Ho sempre cercato dei riverberi, come per scardinare un po' le strutture". In Dove nascere riescono a convivere questa esigenza di sincerità con l'onesta volontà di scrivere canzoni che vadano dritte al racconto della "cosa", del cuore tematico. E proprio per questo le durate sembrano incoerenti tra loro, gli special ci sono solo quando sono richiesti, non c'è tentativo di riempire nulla.

Federico, foto di Chiara Mirelli
Federico, foto di Chiara Mirelli

Il disco ha una forte ragion d'essere, quasi letteraria, perchè scaturisce dal volere di un singolo, non c'è nulla che nasca da improvvisazioni in studio con una band. La concretezza assoluta, che però suona artefatta, nel miglior senso del termine, rimanda al Pavese dei romanzi, a quel modo di far confondere il lettore con tanti fatti, forse poco memorabili se presi singolarmente, ma utili a una costruzione più ampia. "Pavese mi ha sempre affascinato. Ma ho sempre sentito in lui questo aleggiare della morte e del paganesimo sulle colline piemontesi che non voglio approfondire troppo, voglio lasciarlo aleggiare fuori da me". Allo stesso modo alcune cose raccontate nel disco, in Cacciatori per esempio, rimangono solo tracce, "mi dànno fascinazione come derivante da una dissociazione. Ricordi intesi non come cose nitide e definite, ma come sovrapposizioni della mente".

Cacciatori, traccia finale del disco, è una chiusura disperata, un pezzo che parla di responsabilità, la responsabilità che deriva dal non potersi scegliere tutto nella vita, a partire dalla famiglia. Il brano è nato da un incontro con un cacciatore su un sentiero degli Appennini liguri, sul far della sera. “Il cacciatore nella società di oggi rappresenta il male sceso in terra, i peggiori trumpiani. Ma tutto sommato è un uomo che cerca, nell’azione tremenda dell’uccisione di una bestia, un rapporto con la natura, con la solitudine, per ritrovare forse se stesso”. In Cacciatori si parla di padri, quei padri nati negli anni ‘50, persone con difficoltà affettive e di relazione, una generazione che trent’anni fa è stata ingannata dall’illusione di essere realizzata attraverso le cose, "tutte cose che vengono sublimate oggi nei pezzi trap, quindi basterebbe guardare ai nostri padri per capire da dove vengono queste ossessioni".

Questi cacciatori si sono accorti oggi che tutte le loro sicurezze si sono svalutate con una velocità impressionante. "Nella canzone c'è come la speranza che un giorno smetteranno di sparare, ma forse tutte le loro convinzioni si sono calcificate, e rimane solo una grande tristezza". Forse questa generazione non avrà tempo di capire gli errori fatti, dunque capire e perdonare, dove possibile, è un compito che sta a noi nati dopo, per provare a ripartire e superare valori invecchiati e moribondi.

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Negli anni la scrittura di Federico Dragogna si è evoluta per precisione e resa metaforica del fatto politico, ma con Dove nascere si sente evidentemente un'eco di biografismo, delle già citate questioni private che riecheggiano di temi attuali. "Nel disco ci sono 'i temi dell'oggi', l'emigrazione in Dove nascere, l'identità in Sentiti Libero, la mascolinità in Sei diventato un uomo. Ma il mio tentativo è stato quello di evidenziare che questi problemi sono congeniti, fanno parte dell'umano". Non c'è alcuno spiraglio di soluzione, perchè gli anni '90 musicali sono fortunatamente finiti, i semplicismi possono essere divertenti, ma alle volte non aiutano.

L'arrovellarsi di Dragogna è supportato da una pasta sonora complessa, che non disdegna a tratti l'elettronica, acustica e languida, che fa ricorso più volte alle ballad, ma che anche al crescere dei bpm non si scompone, per assecondare la sua voce sempre sul limite con il sussurro. Dal vivo non ci saranno sequenze o computer, sarà tutto suonato dal vivo, le canzoni si prenderanno un tempo più dilatato. "Sarà come ricominciare da capo, sarò di nuovo quello che si affaccia per la prima volta su un palco chiedendo alla platea di rimanere ad ascoltare". La collinetta è pronta ad accogliere il nuovo debutto di Federico Dragogna.

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L'articolo Federico Dragogna ha deciso di ricominciare tutto da capo di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2023-05-05 10:48:00

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