Ferrylife in chiaro e scuro

Il cantautore toscano ci porta in un mondo dove after e poesia si mescolano, tra San Giuliano Terme e Bruxelles, tra un singolo appena uscito e un nuovo disco con dentro "oscurità e trasparenza"

Ferrylife – foto di Valentina Cipriani
Ferrylife – foto di Valentina Cipriani

Ferrylife è il nome d'arte di Ferruccio Peruzzi, ma dentro ci trovi mille altri nomi e mille città. Nato a San Giuliano Terme, passato per Bruxelles, Torino e Firenze, Ferruccio è un cantautore che ha fatto della sua musica un collage instabile (e come ci racconta, non è una cosa negativa) di after e poesia.

Merito è il primo singolo in italiano, un brano che affonda nell’oblio e nella salute mentale. Ci racconta dei suoi prossimi progetti, di un disco in inglese che si chiamerà TRIGGERWARNING e l'alternanza tra oscurità e trasparenza che ci metterà dentro. Perché, come dice lui, la coerenza nell’arte è disumana. E in questo, almeno, è coerente fino in fondo.

Quando hai cominciato a fare musica? 

Crescendo da persona queer in un piccolo paese, non ho mai trovato dei modelli da seguire per sviluppare la mia personalità. La musica e la poesia sono state il mio modo di definirmi e di dare un senso alla solitudine e all’incomprensione provate nei miei anni formativi. Ho preso in mano una chitarra a 16 anni pensando di scrivere un revenge album contro il fidanzato che mi aveva lasciato, e da lì in poi semplicemente non ho più smesso. Scrivere canzoni è diventato per me un modo per auto analizzarmi e per dare una forma esterna alle emozioni che a parole mi è difficile esprimere.

Con chi collabori?

Sono un grande fan delle collaborazioni, perché vivo la musica come un’esperienza collettiva, un dialogo in divenire che senza il confronto perde tutta una serie di sfumature altrimenti inimmaginabili. C’è il mio produttore Lillo Morreale, la mia cara amica Ilaria con cui ho lavorato alla traccia fvck Darwin, e molte ancora che verranno svelate nel corso dell’anno.

Come definiresti la tua musica? 

La mia musica la definirei fluida, un’ibridazione malsana di diversi generi e archetipi. C’è il folk della mia adolescenza, che la techno e gli after di Bruxelles, c’è il cantautorato e la sperimentazione. Trovo che  la coerenza nell’arte sia disumana, nel senso letterale di non appartenente al genere umano. Per dirla meglio, direi che la mia musica mi assomiglia, perché fa riferimento a esperienze personali, ma direi anche che assomiglia alla persona che ero in quel momento, e nulla vieta che il capitolo successivo sia qualcosa di diametralmente opposto.

Ferrylife – foto di Valentina Cipriani
Ferrylife – foto di Valentina Cipriani

A chi ti ispiri?

Più che ad ascolti, mi ispiro a degli immaginari. L’arte drag, la pop culture, i club kid, la clownerie. Sono arti che sfruttano l’autoironia e la satira per veicolare dei messaggi, e questo è quello che in primo luogo vorrei fosse anche la mia musica. A livello di ascolti, qualunque cosa. Sono un grande fan di Kesha come di Guccini, di Bjork come di Maria Antonietta o di un buon reggaeton. C’è grande forza secondo me nell’accettare di non essere una cosa sola, ma di essere bensì una collezione di frammenti opposti tra di loro.

Genesi e significato complessivo del tuo ultimo lavoro?

Il mio ultimo lavoro è un singolo, dal titolo Merito, uscito il 23 aprile per Bravehop Records. È la prima canzone del mio progetto in italiano, che esplora il concetto di “oblio” sia dal punto di vista personale che sociale. Merito è una canzone che parla di oscurità, di salute mentale e di rapporto con le sostanze, e in particolare di un momento molto preciso, che è la realizzazione di aver toccato il fondo a un punto tale da non pensare nemmeno di volerci rialzare, perché pensiamo di meritarcelo.

C'è un tuo live che ti è rimasto impresso?

Il mio live preferito è stato all’Hangar a Firenze a marzo. Presentavo il mio progetto in inglese, e sono riuscito a portare sul palco con me tutte le persone che ci avevano lavorato. È stata una bella festa e un bel circo, e mi sono sentito a casa. Penso che quando un palco diventa come casa tua, e senti che nel mentre tutti ti guardano tu riesci a far emergere chi sei davvero, allora in qualche modo hai centrato l’obiettivo.

Progetti futuri?

Dopo anni di ricerca e sperimentazioni, sono pronto a far uscire tutti i miei progetti e non vedo l’ora. Parallelamente all’EP in italiano, durante l’estate rilascerò il mio primo disco in inglese, dal titolo TRIGGERWARNING, dieci tracce che analizzano la differenza tra la trasparenza che viene richiesta agli artisti (anche intesa come la necessità che siano role models ed educatori morali) e le cose oscure e rancide che si celano dietro la suddetta trasparenza, e che in realtà non vorremmo affatto vedere.

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L'articolo Ferrylife in chiaro e scuro di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-07-14 17:55:00

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