Filippo D'Erasmo, un po' vero e un po' inventato

Filippo D'Erasmo da piccolo sognava di essere un guitar hero come Slash e Frusciante, poi si è trasferito e ha abbandonato gli assoli lunghissimi per scrivere testi romantici. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo cambiamento

Filippo D'Erasmo – tutte le foto sono di Mattia Muscatello
Filippo D'Erasmo – tutte le foto sono di Mattia Muscatello

Filippo D'Erasmo è il nome d'arte di Riccardo Filippo, un musicista nato ad Acqui Terme, tra Alessandria e Asti. Ha tenuto il cognome, l'ha usato come nome e ha aggiunto una parte inventata, D'Erasmo. "Credo che l'arte dovrebbe essere così: un nucleo vero e sincero con un contorno romanzato", dice. Due anni fa si è trasferito a Torino, "una realtà più stimolante per quanto riguarda il fermento musicale e artistico". Ai piedi della Mole Antonelliana Filippo D'Erasmo ha scritto il suo nuovo album, Dedalo. Sono otto canzoni intrise di romanticismo e chitarre acustiche, accompagnate da tastiere e ritmi saltellanti. È un amore frizzante, e ce lo facciamo raccontare da lui.

Quando hai cominciato a fare musica?

Da bambino mi divertivo a percuotere cose che emettevano suono, per la gioia dei miei genitori e parenti. Poi di musica non ne volli sapere niente fino ai sedici anni circa, quando me ne appassionai come ascoltatore. Ai tempi volevo diventare un guitar hero come Frusciante, Slash, Gilmour. Così i miei genitori mi regalarono la prima chitarra classica. Passai poi all’acustica, poi all’elettrica e iniziai a suonare nelle varie band di città. Presi qualche lezione, ma imparai principalmente da autodidatta. Così fino all’esame di maturità e ai primi anni di università, anni in cui per forze maggiori mi allontanai un po’ dalla musica. In quegli anni sentivo dentro un vuoto enorme. Quando capii che era dovuto alla mancanza della musica, ripresi a suonare e non smisi più. Da quel momento iniziai a scrivere seriamente le canzoni, a mettere le mani su altri strumenti e mi appassionai alla produzione musicale, tanto da iscrivermi al master di songwriting e produzione del Cpm di Milano.

Filippo D'Erasmo
Filippo D'Erasmo

Lavori insieme a qualcuno?

Di norma sono io ad occuparmi dell’arrangiamento e della pre produzione delle parti strumentali delle canzoni che scrivo. Per quanto riguarda quasi tutti i miei ultimi lavori, mi sono affidato a Luca Grossi (Ave Quasar, Sintomi di Gioia) per la coproduzione e la revisione di missaggio e mastering delle versioni finali dei brani. Nel mio ultimo disco – Dedalo – c’è poi un feat. con Globular Waves, un amico e un producer di musica elettronica delle mie zone. Un brano è scritto insieme ad Alessandro Forte, altro artista delle mie terre.

Come definiresti i tuoi brani?

Trovo sia sempre difficile per un artista autodefinirsi. Quello che mi sento di aver capito in questi anni è che parto da testi e tematiche autobiografiche, personali. Poi a questi testi cerco di dare una veste sonora quanto più coerente con le vibes che queste liriche sono in grado di evocare. Inevitabilmente capita che sia influenzato dai dischi che sto ascoltando in quel momento, ma non mi è mai capitato di lavorare a un arrangiamento in modo derivativo nei confronti di altra musica. Mi lascio molto ispirare dal momento in cui quel brano nasce, posso passare tranquillamente dalle chitarre brit rock a una produzione più elettronica o synth pop.

Quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?

Sul filone anglosassone mi ha formato l’indie rock inglese (Arctic Monkeys, The Libertines, Radiohead) e americano (The Strokes, The National). Prima ancora il brit degli Oasis è stato sicuramente importante. Su quello italiano sono partito dal cantautorato di De André, Dalla, Battiato, De Gregori, per poi approdare a quello più moderno de Le Luci della Centrale Elettrica, dei Baustelle, Brunori, Colapesce, I Cani e degli artisti della scena alternativa indipendente degli anni zero.

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Qual'è il significati di Dedalo?

Dedalo è un disco che racchiude due anime. La prima è quella delle canzoni più leggere e spensierate, polaroid di momenti che mi hanno in qualche modo emozionato. Questi brani hanno una forma canzone più spiccata, arrangiamenti energici e guardano più al pop. La seconda anima è quella dei brani più introspettivi e auto terapeutici. In questi la scrittura è più grezza, come vomitata di getto per un’urgenza espressiva. Gli arrangiamenti sono più cupi e scarni, funzionali a ciò che volevo esprimere nel testo.

Qual'è il live che ti è rimasto più impresso?

Ci sono tanti micro ricordi e sensazioni positive, difficile isolarne qualcuno in particolare. Ricordo con affetto l’ultimo mini tour in solo con l’amico illustratore Gabriele Sanzo, che disegnava live mentre suonavo le mie canzoni.

Hai già dei nuovi progetti?

Sto scrivendo cose nuove, per quanto riguarda Dedalo invece, l’idea è quella di portare un po’ in giro questo disco a partire da questa primavera, sia con un live in solo chitarra e voce, intimo, sia con un live full band con i ragazzi del collettivo musicale Onze Raizes a farmi da spalla, bello energico.

Speriamo di vederci presto in giro!

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L'articolo Filippo D'Erasmo, un po' vero e un po' inventato di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-05-16 16:30:00

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