Blessed Child Opera - Folk in stato di grazia, 07-03-2011

I Blessed Child Opera pubblicano il quinto disco. "Fifth" (lo ascoltare tutto qui) è probabilmente il loro lavoro migliore, denso di mille influenze e con canzoni che sanno infilarsi nei punti giusti per rimanere a lungo. Dopo dieci anni di carriera era d'obbligo tirare le somme. Ester Apa ha intervistato Paolo Messere.



La vostra storia, che parte dalle ceneri dei Silken Barb, porta nel suo codice genetico la rimessa in gioco musicale. Al centro dei Blessed Child Opera si trova Paolo Messere, intorno invece musicisti di grande valore che hanno fatto parte del percorso non sul lungo termine ma in periodi specifici del lavoro. I continui cambiamenti sono stati una ricchezza necessaria o uno spiazzamento doloroso?
Paolo Messere: Difficile ad oggi pensare la carriera dei Blessed Child Opera diversa da come è stata. Posso solo dire che i frequenti mutamenti di formazione hanno contribuito in fase creativa e di realizzazione di album, tour ed, in generale, gestione del progetto, a rendere aperte tutte le porte emozionali delle mie canzoni, oltre a generare momenti di grande condivisione con le persone che hanno abbracciato con sacrificio e dedizione la causa Blessed Child Opera. Tutti i distacchi soprattutto con i musicisti amici portano via sempre pezzi di cuore ed ora questi sono depositati con cura negli angoli accesi dei miei ricordi.

Raggiungete il traguardo del decennio, periodo cruciale per un gruppo in termini di bilanci e prospettive possibili. Dopo due anni di sosta, cosa si porta la sigla Blessed Child Opera fortemente ancora dietro?
Paolo Messere: Una fede ed una promessa che mi feci nell'anno 2000, e cioè che sarebbe stato il mio unico ed insostituibile progetto di vita.

"Fifth", il quinto e nuovo lavoro, è un'istantanea musicale della strada percorsa finora. Lo consideri un lavoro solista? Se si segue il processo che dalla composizione passa attraverso la realizzazione e infine la produzione (artistica e non solo), la firma che li accomuna è quella di Paolo Messere.
Paolo Messere: Sì, dici bene, è un progetto solista che porta la mia firma ed il marchio Blessed Child Opera.

Dove è stato registrato? Leggevo di un viaggio fatto di tre tappe...
Paolo Messere: Le parti di chitarra acustica sono state registrate a Mercatale di Cortona, in provincia di Arezzo, nel mio vecchio studio di registrazione. Il resto degli arrangiamenti è stato realizzato nel maggio 2010 all'Indie Factory di Sassari, lo studio dei miei grandi amici Goose, che è attualmente tra l'altro l'ambiente dove produco i dischi per Seahorse. Un ambiente molto sereno e ricco di armonia da cui ho tratto ispirazione per quest'album. Sassari è una città veramente speciale e ricca di bravissimi musicisti e bands! Le voci ed il mastering infine sono state realizzate allo studio Eye & Ear di Fiumedinisi, in provincia di Messina, un altro posto magico, dove ho trascorso delle giornate molto belle ed in sincera compagnia ed amicizia.

Quanto sono state importanti invece le collaborazioni di cui si pregia questo quinto album?
Paolo Messere: Le persone che hanno suonato in questo disco lo hanno semplicemente impreziosito della loro grazia artistica e professionale. Sono spesso un corollario necessario affinchè io possa portare a compimento quelle idee orchestrali o ritmiche che spesso immagino o sogno. La presenza del cellista Fabio Centurione per esempio è qualcosa di cui io potrei difficilmente fare a meno, ma indistintamente tutti i musicisti che hanno partecipato a "Fifth", anche se con poche note, hanno contribuito a rendere possibile quello che già da qualche mese prima mi frullava nella testa.

Folk noir. Mood acustico e tinte musicali nere. Cosa ti è sempre piaciuto del songwriting americano, che di fatto costituisce il nucleo compositivo del progetto? Poi arrivano echi di psichedelia, e in "Fifth" soprattutto gli anni '80 e le suggestioni della new wave che completano l'affresco musicale. C'era una scelta di campo precisa che definisce i contorni musicali di questo nuovo album?
Paolo Messere: Il folk americano ha spazi molto larghi ma anche profondità viscerali di espressività nei casi dei grandi folksingers. Nel mio mondo c'è posto per entrambe le sensazioni anche se possono risultare, a volte, in antitesi. Provo a non razionalizzare troppo, non sono mai entrato in studio pensando che un disco dovesse suonare più folk o più rock anni '80, e soprattutto non decido mai a priori quanto sarà psichedelico. Sono tutte cose insite nelle corde e nelle specificità singole di ogni canzone.

Scrittura e arrangiamenti. La prima si scarnifica, i secondi invece riescono a tenere insieme melodia e dissonanza, tra Johnny Cash e My Bloody Valentine...
Paolo Messere: Non posso che aggiungere altro alla tua preziosa disamina di queste due tendenze che indubbiamente si possono avvertire nel disco: come miscelare il folk alle sonorità mantriche figlie dei miei ascolti di gioventù.

A cosa guardi con interesse musicalmente parlando in questo periodo?
Paolo Messere: Sono concentrato attualmente più sul fenomeno sociologico della musica che piuttosto ai contenuti della stessa. Probabilmente ho bisogno di stimoli nuovi per poter apprezzare profondamente qualcosa che esuli dall'utilizzo ordinario della musica come passione spicciola, come divertimento quotidiano da condivisione stile social network. La musica mi piace profondamente, e cado a volte inconsciamente nella rete degli input musicali che provengono dalla scena musicale italiana, ma anche straniera. Sono molto curioso e mi piace arricchirmi soprattutto condividendo gli ascolti dei dischi e l'analisi dei concerti in cui mi imbatto quotidianamente con le persone con cui lavoro e con le proposte di collaborazione che mi arrivano ogni giorno.

Fin dai primi passi la produzione dei Blessed Child Opera e la dimensione live dei vostri pezzi, ha goduto in Italia (e non solo) di vivi apprezzamenti da parte della stampa specializzata. Siete una di quelle band il cui pregio musicale non è mai stato messo in dubbio dagli addetti ai lavori. Il tipo di risposta, invece, da parte del pubblico come è stata in questi dieci anni?
Paolo Messere: Mi sembra che le cose vadano di pari passo, anche se ultimamente è più complicato riuscire a riprodurre totalmente il mood dei miei dischi suonandoli dal vivo. La ragione risiede probabilmente nell'approssimazione delle strutture e delle organizzazioni che ospitano i concerti qui in Italia. Questo è un aspetto che incide sulla reale comunicazione dell'arte e tende a massificare in negativo il prodotto live. Ciò nonostante i concerti dei Blessed Child Opera sembrano appassionare ancora tanto i fans quanto gli addetti ai lavori.

La tua passione musicale passa non solo per la musica suonata ma anche per quella prodotta. L'esperienza con la Seahorse Recording cosa ti ha fatto capire dello stato della musica italiana in questi anni?
Paolo Messere: Sto cercando da una decina di anni di proporre con Seahorse musica nuova e non sempre volontariamente fuori tendenza. La metto al servizio della gente che vuole ancora essere affascinata da un gusto per un suono internazionale, cercando di cancellare ogni forma di luogo comune o di appiattimento del mercato discografico italiano. Questo sembra essere compreso da molte persone e crea vibrazioni costantemente vive nell'etere dei contatti tra musicisti, e mi dà l'opportunità di esprimere la mia naturale propensione alla produzione artistica dei progetti che mi interessano ed affascinano. Il piacere poi di vedere una mia band realizzare volta dopo volta degli obiettivi mi riempie ancora tanto ed amplifica la mia volontà di accrescere l'esposizione della label e creare strumenti innovativi per migliorare la loro vita.

Poi c'è Napoli, un posto che sembra rinascere dalle ceneri sempre come la Fenice...
Paolo Messere: Purtroppo a riguardo devo dire che è da un po' di anni che non vivo più a Napoli. Ho vissuto un paio di anni in provincia di Arezzo dove ricercavo la calma e la serenità d'animo per tante vicende della mia vita che hanno portato ad allontanarmi dalla mia terra. Ovviamente ritorno spesso nella mia città, e non posso fare a meno di difenderla in tutto e per tutto, ma ammetto di essere purtroppo estraneo alla maggior parte degli eventi che qui accadono proprio perchè non ho il tempo per vivere di nuovo questa città come facevo prima e come sostanzialmente meriterebbe.

Quale sarà il futuro dei Blessed Child Opera? Si parte per suonare?
Paolo Messere: Il futuro dei Blessed Child Opera è oggi. Da domani si parte con questo primo giro di una decina di concerti consecutivi, che serviranno a promuovere il disco e a far oliare i meccanismi della nuova band dal vivo. Prossimamente però sarà edito un nuovo album i cui brani dovevano originariamente far parte di "Fifth" in forma di album doppio. In generale ho deciso di andare per gradi dandomi obiettivi da visualizzare con calma e in proiezione futura.

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L'articolo Blessed Child Opera - Folk in stato di grazia, 07-03-2011 di Ester Apa è apparso su Rockit.it il 2011-03-07 00:00:00

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