Da Emis Killa a Calcutta, Francesco Lettieri ci spiega come si gira un videoclip

Ha girato i videoclip di Calcutta, Motta, Giovanni Truppi, Emis Killa e tanti altri. Ecco chi è Francesco Lettieri

Francesco Lettieri Regista Videoclip
Francesco Lettieri Regista Videoclip - Francesco Lettieri

"Non giro film "normali" semplicemente perché gli altri sanno farlo meglio di me": così dichiarava Werner Herzog in un'intervista di qualche anno fa. Cambiare punto di vista e riprendere la realtà da angolazioni poco battute: è questa la caratteristica di uno dei giovani registi italiani, Francesco Lettieri, che si sta facendo strada nel mondo musicale come "guru" del videoclip indipendente. All'ombra di un bar del popolare quartiere di San Lorenzo a Roma, ci ha raccontato come nascono i suoi video, il suo passato da tifoso del Napoli, le sue esperienze nel panorama indie, perché il Pigneto sembra essere ormai "Terre des artistes" e molto altro ancora...

Come è nata la passione tra Lettieri e la scena indipendente italiana? Galeotta fu un'etichetta o un artista?
Prima capitava fossi io a contattare i musicisti: ad esempio fu così con Calcutta. Mi capita spesso di contattare un artista che apprezzo musicalmente, ("Prendiamo due caffè, grazie"). La mia carriera nei video musicali è iniziata con Giovanni Truppi, mio amico e ex coinquilino: abitando insieme mi propose di girare alcuni video per lui e così andando avanti negli anni. Io nasco come regista di cortometraggi, ma vedevo che ogni volta era difficile reperire risorse. Poi spesso notavo che le parti musicali attiravano la mia attenzione. Da lì ho approfondito la cosa. Oggi devo dire che sempre più spesso sono le etichette o i manager a contattarmi: ad esempio per Emis Killa è stata la Carosello a chiamarmi per il video di "Cult".

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Da Nada a Emis Killa: cambiando da un genere all'altro cambia anche il modo di studiare il videoclip o il processo è lo stesso?
Io cerco di mantenere il mio stile, non cambia il mio modo di scrivere. Fortunatamente molti artisti mi hanno lasciato carta bianca e ho potuto fare quello che volevo: non fosse stato così non avrei accettato il lavoro.

Molti video ti vedono collegato all'etichetta discografica Woodworm: un caso?
Il sodalizio con la Woodworm è cominciato sempre in relazione a Giovanni Truppi: passando lui con loro mi hanno contattato per fare diversi video.

Il Pigneto terra d'artisti...
Sì, anche se io in realtà non esco molto, ma quando esco ne becco molti della scena indie: da Motta a Tommaso Paradiso e molti altri.

C'è un regista a cui ti ispiri?
Ma sì: nel cinema mi ispiro o meglio vengo stimolato da Malik, Herzog, Garrone e Sorrentino.

In Italia c'è una tradizione per quanto riguarda il videoclip?
Il Dams mi insegna che i primi videoclip sono nati negli anni '60, vedi Rita Pavone. In realtà quindi abbiamo una tradizione che negli ultimi anni non ha visto l'investimento da parte delle etichette. Sta cambiando qualcosa poiché stanno venendo fuori cose interessanti. Tra i nomi di colleghi che mi vengono in mente: Fabio Capalbo, Federico Cagianiello (Coez), Zavvo Nicolosi (Colapesce). C'è un interesse e attenzione particolare ai dettagli.

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Qual è stato il tuo percorso di formazione? Quanto e come è stata da stimolo la città di Napoli per te?
Io sono molto legato a Napoli, è la mia città e la mia cultura: ci ho vissuto fino ai 18 anni. Nei primi anni addirittura tornavo per vedere la partite del Napoli. Da quando ho accelerato con il lavoro torno di meno. Ho frequentato il Dams, ho finito esami ma non mi sono laureato. Ho inziato a lavorare come aiuto regia e simili e ho abbandonato lo studio.

Come avvii di solito il processo creativo per un video? Da dove parti? Quanto conta l'opinione dell'artista?
Dipende, con Giovanni ad esempio con cui siamo molto amici è difficile trovare un'idea comune: per il video di "Domenica" c'è voluto un anno per divergenza di idee e problemi di budget. Oggi avendo meno tempo ho le idee più chiare, ho comunque un background di storie da cui attingere. Così è stato per "Cosa mi manchi a fare" di Calcutta: quando mi è arrivata la proposta per il video avevo già in mente la storia d'amore tra due giovni extracomunitari che abitano al Pigneto. L'ho proposta e (evidentemente) è piaciuta. A volte sono i musicisti che propongono ma è un'ipotesi che sconsiglio perché si crea molta confusione e non si arriva alla fine del lavoro.

Nei tuoi video spesso il racconto nasce dal movimento dei personaggi: come ad esempio nel video di "Superman" (Giovanni Truppi) dove l'atto sessuale è affidato a figure in movimento di cui non vediamo le vere fattezze: si può parlare di narrazione gestuale. Ci spieghi la dinamica nei tuoi lavori?
In generale il movimento inteso come quello della macchiana da presa, degli attori, della narrazione è importante: io cerco sempre di creare una storia dinamica. Non mi piacciono video statici che raccontanto sempre la stessa cosa, annoiano. Io in tre minuti provo a trascinare il pubblico in nuove stuazioni, location e atmosfere. La cosa diventa più difficile soprattutto quando la canzone è molto bella paradossalmente, perché si deve aggiungere lì dove le parole e la musica già dicono tutto.

Il politicamente scorretto è un tratto presente nei tuoi lavori: dal video di "Coperta" (Fask) a "Mi lascio trasportare" (Mezzala). Si tratta di una denuncia, una provocazione o voglia di destare attenzione?
Non faccio video per scandalizzare le persone o sorprenderle: l'impegno politico nel videoclip è il male assoluto. Il video è una pubblicità, qualcosa di diverso non sarebbe sincero. Io cerco di raccontare storie che possano toccare il pubblico potenziale del video, tematiche che conoscono, a cui sono interessati. Fortunatamente anche i musicisti indie l'hanno capito. Piuttosto che puntare a un pubblico maninstream, bisogna avere un target di riferimento. Il video di Mezzala per esempio non lo vedrà mia zia ma un pubblico fan di Andrea Pazienza o che magari vede Tarantino al cinema.

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Nel tuo modo di rappresentare la musica ritrovo lo spirito teatrale che negli anni '90 incarnavano gruppi come i CCCP: fanno parte del tuo background musicale?
In realtà li ho scoperti solo negli ultimi anni ma ad oggi li ascolto molto. Come loro oggi c'è Iosonouncane, artista che non vuole videoclip. Sono anni che provo a convincerlo, a propormi ma nulla. Alla fine ci può stare questa sua decisione: è bello che ci sia anche chi non vuole un video.

Nella musica italiana indipendente ultimamente c'è tanta nostalgia nei suoni. Pensi influenzi di riflesso anche i video?
Sono tendenze: fino a qualche anno fa era qualcosa di tendenza, chi fa videoclip deve sempre essere aggiornato a 360 gradi. Prima vintage anni '6o, poi '70, oggi '90. Io non li apprezzo molto perchè utilizzano un'estetica vecchia, ormai anacronistica. Cerchiamo di fare qualcosa di nuovo.

Molti tuoi video sono girati in dimensioni urbane, proprio tra la gente, particolare che li avvicina molto allo spettatore: perché questa scelta?
Spesso è stata una questione di budget. Per Calcutta è stato così: pochi soldi? Ok, giriamo al Pigneto, sotto casa. Molte volte si hanno risultati migliori. Ad esempio per Motta, "La fine dei vent'anni" è stato girato a casa mia sempre per necessità di budget. Parlando una sera, lui rimase colpito da una lampadina fluorescente che stavo cambiando: da lì è partita l'idea di rappresentare una festa di trentenni assetati e sfranti di divertimento.



Gli ultimi tuoi due video, "La fine dei vent'anni" di Motta e "Oroscopo" di Calcutta, raccontano entrambi di atmosfere di festa in maniera piuttosto generazionale. Come sono nati?
Io li ho da poco compiuti: è stato un periodo di crisi che ho vissuto anche io, finito nel momento in cui ho spento le candeline. Ora vivo questa età in maniera molto più rilassata. Il video di "Oroscopo" in realtà vuole raccontare un amore passato: è stato girato a Sabaudia. L'idea di base era riprodurre un video amatoriale che capita di ritrovare sul cellulare dopo la fine di una storia d'amore. Le sensazioni sono le stesse, ma l'amore è ormai finito. Un messaggio che è stato da alcuni travisato o sottovalutato. Secondo me invece è uno dei video più sinceri che ho fatto.

Credi, dopo la crisi Mtv, in una seconda vita dei videoclip? Nell'epoca dei social è cambiato anche il modo di fruire dei video: anche la regia si è adattata a questo cambiamento?
Penso che il video si sia spostato sui social oramai: li c'è molta più libertà e ricambio. Cambia molto rispetto al passato e al modo di girare: c'è un continuo aggiornarsi alle tendenze e la costante attenzione allo stare al passo coi tempi sia a livello estetico che narrativo. Una rivoluzione positiva.

Hai già dei nuovi progetti in cantiere?
Sì diversi: in ambito musicale ma anche in ambito cinematografico che è poi il mio vero sogno.

L'ultimo concerto a cui sei stato e che musica ascolti?
L'ultimo concerto a cui sono stato è stato quello di Cosmo per lo Spring Attitude a Roma: io ascolto di tutto dall'hip hop al rap, da Rihanna alla musica italiana che ultimamente apprezzo molto di più. Qualche nome? I Cani, Edda: artisti con i quali mi piacerebbe collaborare.

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L'articolo Da Emis Killa a Calcutta, Francesco Lettieri ci spiega come si gira un videoclip di Francesca Ceccarelli è apparso su Rockit.it il 2016-06-16 11:57:00

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