Funk contro Funk: Funk Rimini intervista Funk Shui Project & Davide Shorty

Qui la doppia intervista fra Funk Rimini e Funk Shui Project & Davide Shorty in un mix di curiosità e rivelazioni tutte inedite

Funk Rimini, jam session, una buona dose di funk, vibrazioni hip hop e sfumature differenti tipiche di una band decisamente eclettica. Funk Shui Project & Davide Shorty, sonorità poliedriche e una "Terapia di gruppo" dalle tinte soul funk. Uno scambio di opinioni all'interno di una doppia intervista che non necessita di chissà quali introduzioni ed è tutta da godere.

Funk Rimini (Ricky): dunque, cosa vi ha illuminato nella via del funk e del soul?
Funk Shui Project (Jeremy): vorresti dire "fulminato".
Funk Rimini (Ricky): allora riformulo la domanda, cosa vi ha fulminato in questa via?
Funk Shui Project (Jeremy): per quanto mi riguarda, sono stato illuminato dal lato strumentale, il basso. Quando ho visto e sentito suonare Bootsy Collins e tutti i vari grandi bassisti del funk, ho capito che era il genere che mi avrebbe accompagnato musicalmente. Tutte le sfumature che abbiamo assunto come gruppo sono figlie della nostra evoluzione musicale personale, non siamo propriamente un gruppo funk però quella matrice lì è stata importantissima.
Funk Shui Project (Natty Dub): forse siamo più un gruppo hip hop.
Funk Shui Project (Jeremy): mi sento di aggiungere una piccola cosa. Mi è sempre piaciuta questa analogia, il nome Funk Shui richiama il feng shui, l'arte del collocare le cose. Mi piace pensare che il Funk Shui Project sia un modo per collocare il funk al di fuori di un suo contesto e di riadattarlo al nostro, l'hip hop. Voi invece da cosa siete stati fulminati?


Funk Rimini (Ricky): parlo per me, magari anche per Franz, noi siamo stati fulminati dalla parte ritmica del groove. I breakbeat sono stati fondamentali, ci hanno fatto appassionare al genere.
Davide Shorty: l’attrazione per il funk è qualcosa di estremamente fisico, difficile da spiegare. Ascolti quella cosa che ti fa muovere la testa in quel modo, è quello. Accenti ostinati che, anche se imperfetti, sono tremendamente perfetti.
Funk Shui Project (Jeremy): per me il funk ha anche un valore ipnotico a livello musicale, trascendentale.
Funk Rimini (Ricky): ci sono pochi generi musicali che hanno questa oscillazione di groove, questo sentimento di trascinamento.
Davide Shorty: il funk è un po' il papà di tante cose, dell'house, dell'hip hop, della techno per certi versi. Una cosa che mi fa impazzire è l'utilizzo percussivo dei fiati e delle chitarre. Se vai a leggere le interviste di James Brown, cercava di spiegare l’utilizzo della chitarra.
Funk Shui Project (Jeremy): quali sono le dinamiche interne che governano la band in fase di scrittura e in fase live?
Funk Rimini (Ricky): penso che seguire il flusso degli eventi sia quello che facciamo, forse a volte sbagliando. Dopotutto è difficile coordinare cinque persone, lavorare sullo stesso progetto in modo continuo. Il lavoro è tosto e lo sappiamo tutti, voi siete anche lontani quindi avete capito a cosa io mi stia riferendo.


Davide Shorty: nonostante siamo lontani, abbiamo fatto in modo di incontrarci perché le cose potessero accadere. Fra di noi si è sviluppato un rapporto estremamente familiare. All'inizio si siamo seguiti, ci siamo ascoltati, eravamo fan gli uni degli altri, dovevamo per forza incontrarci. Con “In The Loft” siamo stati insieme, è stata una bella sensazione, ci siamo liberati assieme. Abbiamo cercato di ricreare quella sensazione quante più volte possibile, poi nel momento in cui si è arrivati alla decisione di fare il disco, durante le session io sono andato a stare da Stefano, i ragazzi venivano in studio, quasi tutti i pezzi sono stati concepiti insieme. Sono stati vomitati, c’era il flusso e questa urgenza non è mai mancata. Davvero una figata.
Funk Shui Project (Jeremy): voi invece vi conoscete da quando eravate ragazzini? vi siete formati a un certo punto? mi faceva piacere sapere qualcosa sul background del gruppo.


 

Funk Rimini (Ricky): nella band ci sono due fratelli, i Cardelli, ovvero io e Francesco. Abbiamo cominciato il percorso musicale insieme da bambini in famiglia, nostro padre suonava negli anni '60-'70. Abbiamo sempre suonato, verso i 18/19 anni abbiamo cominciato a fare i dj, eravamo divoratori di musica e abbiamo iniziato a organizzare feste a Rimini. Ci siamo imbattuti in DJ Kambo, che adesso prende parola e spiega il suo ingresso in questa Rimini d'inverno, un po' lontana da quello che tutti si immaginano sempre.

DJ Kambo: io non sono di Rimini, sono di Agropoli. Un po' di anni fa mi sono trasferito a Rimini, comunque già facevo il dj a Milano, Roma. Ci siamo incontrati, con Ricky, poi anche col Panda, abbiamo iniziato la faccenda di Funk Rimini nel 2008. Però prima abbiamo cominciato come dj, organizzavamo party chiamati Funk Rimini perché suonavamo funk cazzo! Però c'erano anche hip hop, reggae e quindi siamo andati avanti così per un po'.


Funk Rimini (Ricky): alle nostre serate abbiamo sempre portato anche gli strumenti per fare la jam. Mischiavamo la console con batteria, campionatore, synth, chitarra, basso e a un certo punto il dj lasciava spazio alla jam, poi si ritornava con i dischi ed era questo in sostanza il nostro party. Le persone che giravano attorno al Funk Rimini sound hanno formato quello che poi oggi è la band. Dopo è arrivato il Panda, che è stato cresciuto in quelle feste, c'è sempre stato, abbiamo tirato su il gruppo e subito abbiamo pensato a lui. Il primo beat che abbiamo fatto insieme in questo studio risale al 2014.
Funk Shui Project (Jeremy): a livello di esperienze pregresse i nostri percorsi sono piuttosto simili.
Funk Rimini (Ricky): la situazione dal punto di vista dei locali per noi non era più stimolante. Volendo continuare con la musica abbiamo pensato "lo studio è la nostra passione, scrivere scriviamo, suonare suoniamo, non abbiamo mai formato una band vera, le persone ci sono, buttiamoci.”

Funk Shui Project (Jeremy): ma invece i Funk Rimini sono un gruppo socialdemocratico o vige una dittatura conscia di qualcuno a livello di decisioni?
Funk Rimini (Ricky): le consulenze ci sono su tutti gli argomenti, le riunioni come in tutte le democrazie, però ovviamente non manca una voce guida per bilanciare la maggioranza. Tendenzialmente facciamo valere la maggioranza, poi alcune cose sono guidate da altri aspetti. Alla fine riusciamo sempre a mediare, poi musicalmente ciascuno di noi ha un progetto parallelo anche su altri versanti musicali. Kambo per esempio fa reggae, hip hop, ha tutto questo mondo musicale qua. La musica la portiamo avanti parallelamente sia da singoli, sia come gruppo con lo spirito poi di fare la jam alla fine. Però ci sono canzoni, dischi, è un'altra cosa. Una qualità che gli uni invidiano agli altri?


Funk Shui Project (Jeremy): allora io invidio il fatto che suoniate tutti come dei mostri. Colgo l'occasione per raccontare brevemente come ci siamo conosciuti, al BeatCon del 2016 a Firenze, il mio primo live da beatmaker. Dopo il vostro live quella sera sono andato da Panda a fargli i complimenti, "io sono dei Funk Shui, io sono dei Funk Rimini" e quindi siamo diventati amici per forza. Il battesimo della nostra union. Tornando alla domanda, sicuramente invidio il vostro virtuosismo e approccio molto libero a livello di strumenti. Nello specifico ho avuto modo di vedervi e ascoltarvi quella sera, ho subito notato un certo grado di improvvisazione e un polistrumentismo che invidio.
Davide Shorty: la mia invidia invece è più carnale, anzi più materialista. Avete un gear, una selezione di synth che a me fa diventare pazzo. Io sono rimasto folgorato dal calore del suono.


Funk Shui Project (Natty Dub): io più che invidia, ho notato un qualcosa che riconosco a voi, come riconosco a noi e in generale agli artisti che ultimamente fanno scena sul genere. La tranquillità artistica di far sentire le proprie sperimentazioni, le proprie ispirazioni. Nel vostro caso il viaggio dell'elettronica, del synth, è squisitamente apprezzabile, una caratteristica peculiare. Deriva da un'esigenza artistica, è una cosa che ammiro e spero manterrete nel tempo, anzi ne sono sicuro.
Funk Rimini (Ricky): assolutamente. Invece una cosa che personalmente invidio molto è il modo in cui riuscite a fare musica soul con attitudine funk in italiano. Sempre qualcosa di interessante da dire senza mai cadere nel banale, anche quando fate hip hop è sempre soul full di sentimento ed è una musica che esprime molto amore. In italiano comunque fare tutte queste cose è difficile quindi invidio molto che voi lo facciate con questa disinvoltura, naturalezza, senza sembrare né banali né retorici.
Davide Shorty: ci siamo trovati anche in un periodo in cui tutti noi avevamo un tot di cose da dire, urgenza di farlo. Questo rendeva tutto genuino.


Funk Rimini (Ricky): noi vorremmo cominciare a fare delle cose in italiano. Io che canto, faccio più fatica perché ho sempre cantato in inglese e quindi mi viene naturale farlo in inglese.
Davide Shorty: fare della poesia in inglese quando si fa del funk è molto più facile perché il funk nasce dalla lingua inglese. Riuscire a riprodurre un certo tipo di suono con la lingua propria del genere stesso è più immediato, più accessibile. Adriano Celentano ha cercato di riprodurre determinate cose del funk in una chiave italiana.
Funk Shui Project (Jeremy): Pino Daniele aveva il funk in bocca, nelle parole.
Funk Rimini (Ricky): però già in napoletano ha un suono molto differente. Ma la domanda è, esiste una scena funk italiana?
Davide Shorty: assolutamente sì, penso che sia piccola ma esista. Più che di scena funk si tratta di scena groove. Tutti noi siamo influenzati da determinate sonorità, pensa ai Calibro 35, ai Nu Guinea.
Funk Rimini (Ricky): quindi una scena funk italiana esiste alla fine, anche il nostro amico Godblesscomputers non fa funk però nei suoi dischi c'è il groove.
Davide Shorty: ci sono anche dei ragazzi di Rimini, Club Paradiso. Quello che fanno loro è disco funk.
Funk Rimini (Ricky): sì è tutta roba influenzata da un groove disco, che poi alla fine il funk, come dicevamo prima, è padre della disco. Nessuno può definirsi un gruppo squisitamente funk, la scena esiste perché ci accomuna il funk, ci accomunano tante sfumature della musica nera e di quello che è quel lascito lì.


Davide Shorty: secondo voi non sarebbe una figata raggruppare in un festival tutta questa musica italiana?
DJ Kambo: noi ci stiamo pensando da 5 o 6 anni. Volevamo fare il meeting del funk italiano, la sagra del funk.
Funk Rimini (Ricky): i personaggi che suonano alla sagra del funk italiana quindi sono Funk Shui, Funk Rimini, Godblesscomputers, Nu Guinea, Bruno Belissimo, Napoli Centrale, Tormento.
Davide Shorty: una delle vostre produzioni a cui sono più affezionato, probabilmente perché quella con cui vi ho conosciuto, è “Fucking Town”. Ero in macchina con il nostro booking editor, Francesco Italiano, era il 2016, a un certo punto lui l’ha messa e io ci sono rimasto, ho detto "ma chi sono questi? che bomba!"
Funk Rimini (Ricky): facciamo un remix, scegliete voi se avete un pezzo che vorreste affidarci. Una domanda vi volevo fare io, dal vivo come vi muovete? Qualcosa sul vostro set up?
Funk Shui Project (Natty Dub): abbiamo due versioni del live perché in alcuni locali volevamo suonare, ma mancavano le possibilità tecniche. Abbiamo una versione full band e una versione trio. Nella versione full band siamo Davide alla voce, Jeremy al basso, Manuel Prota batterista di Modena, alla chitarra Daniele Fiaschi di Roma, attuale chitarrista di Daniele Silvestri, io che faccio i cori, suono le tastiere e l'mpc. Nella versione trio siamo io, Jeremy e Davide, un approccio un po' più hip hop.
Funk Rimini (Ricky): anche noi facciamo una versione ridotta del live modalità dj set ibrido dove facciamo un po' di dj set, mettiamo i dischi nostri, ci suoniamo sopra, tutto in stile Funk Rimini dei party. Noi gestiamo tutto col mixer dal palco, siamo la gioia dei fonici.


Funk Shui Project (Natty Dub): tre dischi fondamentali che consigliereste a chi vuole comprendere tutte le diverse sfumature del funk?
Funk Rimini (Ricky): noi amiamo molto la parte jazz-funk quindi volevamo citare gruppi fusion come Weather Report con il disco Mr Gone, Steely Dan.
Funk Shui Project (Jeremy): cito una realtà più nuova, i Tuxedo, che hanno fatto due dischi molto belli a proposito di funk contemporaneo.
Funk Shui Project (Natty Dub): What's Going On di Marvin Gaye.
Funk Rimini (Ricky): questo andrebbe dato ai bambini la mattina insieme al pane. Per noi anche i Fatback Band, gli O'Jays.

 

Qui le date del "Terapia di Gruppo" Tour (Funk Shui Project & Davide Shorty):

30.11 - STABILIMENTI - Acquapendente (VT) - Trio 
01.12 - ALCAZAR - Roma - Full Band 
06.12 - JAZZ RE:FOUND c/o SUPERMARKET - Torino - Full Band 
07.12 - CISM - Ravenna - Trio
08.12 - STAZIONE GAUSS - Pesaro - Trio
20.12 - INK CLUB - Bergamo - Trio 
21.12 - CANTINE COOPUF - Varese - Trio 
28.12 - TILT - Avellino - Full Band 
29.12 - EL BARRIO VERDE - Alezio (Le) - Full Band 
18.01 - CIRCOLO OHIBÓ - Milano - Full Band 
19.01 - CASA DELLE ARTI - Conversano (BA) - Full Band w/ Johnny Marsiglia e Big Joe 
25.01 - MUSICI PER CASO - Piacenza - Trio 
26.01 - LOCOMOTIV - Bologna - Full Band

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L'articolo Funk contro Funk: Funk Rimini intervista Funk Shui Project & Davide Shorty di Camilla Campart è apparso su Rockit.it il 2018-11-28 13:10:00

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