Qualche giorno fa è uscito il primo video di Giorgio Poi, "Niente di strano", in cui un allucinato Luca Marinelli vagava per la città, triste e ferito, cercando la compassione dei passanti. La canzone è entrata subito tra i nostri ascolti preferiti, ma sono rimaste in sospeso molte domande attorno a questo nuovo artista di Bomba Dischi. Chi è davvero Giorgio Poi?
Glielo abbiamo chiesto, e lui ci ha regalato due video live.
Iniziamo con le presentazioni: chi è, di preciso, Giorgio Poi?
Giorgio Poi sono io. Io sono italiano ma vivo all’estero da 10 anni. Ho studiato a Londra e ora sto un po’ lì e un po’ a Berlino. Ho lasciato il mio paese non so bene perché, cioè non me lo ricordo più. Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni, e ho scritto subito una canzone bruttissima. Tutte le case importanti in cui ho abitato erano al terzo piano (a parte adesso che sto al piano terra).
La tua musica sembra quella che produrrebbe Connan Mockasin se si studiasse tutta la discografia di Lucio Battisti, o di Ivan Graziani. Che tipo di suono hai cercato?
Volevo fare un disco semplice, che avesse gli stessi (pochi) suoni dall’inizio alla fine. Prima ancora di scrivere i pezzi ho trovato un suono per la batteria, uno per il basso e uno per la chitarra, con cui mi prefiggevo di fare tutto, ponendomi quindi un limite a priori. In realtà questo limite mi ha dato maggiore libertà nella scrittura. Mi spiego: usando sempre gli stessi suoni potevo scrivere qualunque cosa e provare qualunque tipo di arrangiamento, senza rischiare di essere incoerente o fuori stile. Così sono le canzoni e gli arrangiamenti (non i suoni) a delineare quella varietà di atmosfere che volevo dare al disco.
Il tuo è un pop piuttosto psichedelico: cos'è, nella vita, che ti fa viaggiare?
Nella vita? boh… la vita. L’esistenzialista moderno è l’ipocondriaco.
Tra i video che presentiamo oggi c'è una cover di "Il mare d'inverno" di Loredana Berté. Ruggeri, che ha scritto il testo, raccontava che si era ispirato alla città marchigiana di Marotta in provincia di Pesaro, dove ha trascorso con la madre e le zie le sue vacanze da adolescente. Qual è invece il tuo mare d'inverno?
È vicinissimo a quello di Ruggeri. La mia ragazza è di Cattolica, così mi capita spesso di andarci insieme a lei. Nel disco ci sarà un pezzo che racconta proprio di queste gite e che si chiama “Le Foto Non me le Fai Mai”.
"Niente di Strano" invece è una canzone che racconta di un abbandono: cosa ci dobbiamo aspettare per il resto dell'album, che uscirà il prossimo anno per Bomba Dischi?
Posso anticipare che il tema dell’abbandono per ora si esaurisce qui. Credo che “Niente di Strano” sia il pezzo più “chiaro” del disco, cioè in cui l’argomento della canzone è più immediatamente riconoscibile. Gli altri brani hanno una scrittura più larga, che lega una serie di immagini attraverso un filo narrativo sottile. Vivendo fuori da molto tempo, e avendo sempre scritto canzoni in inglese, ho sviluppato un rapporto strano con la lingua italiana. Quando ho iniziato a scrivere questi pezzi, tale era la sensazione di novità per quei suoni (familiari e misteriosi insieme), che qualunque parola mi sembrava speciale, permeata di un significato profondissimo. Questa particolare condizione mi ha permesso di arrivare fino al fondo di quel che volevo dire.
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L'articolo Giorgio Poi: guarda le live session di “Niente di strano” e “Il mare d'inverno” di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2016-10-28 10:43:00
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