C'è un frigorifero abbandonato in mezzo a un deserto roccioso. O forse non sono rocce, ma rifiuti quello che lo circondano. Il frigorifero è steso a terra, come una bara. Eppure basta che un uccello ci si appoggi sopra e inizi a picchettare col becco sulla porta perché questa si spalanchi di colpo. Al suo interno c'è un ragazzo con indosso una maschera a forma di stella.
Inizia così Stellar Boy, graphic novel realizzata da Piccolo, che abbiamo conosciuto come membro del collettivo toscano Bnkr44. Piccolo non è nuovo a qualche parentesi solista, ma questo progetto non è solo una semplice deviazione rispetto al percorso portato avanti fin qua col suo gruppo: Stellar Boy è un'opera che intreccia disegno e musica - manco a farlo apposta, proprio in contemporanea con Orbit Orbit di Caparezza - dove, però, non ci sono dialoghi. O almeno, nella graphic novel è tutto lasciato in mano alla suggestione di chi legge, con le canzoni dell'omonimo disco - di cui finora è uscita solo la prima parte - a fare sia da ideale colonna sonora, sia da ascolto completamente scollegato, esplorando generi meno battuti dall'esperienza bnkr, come lo-fi e
bedroom rock.
Così abbiamo chiamato Piccolo proprio mentre si trovava al quartier generale del Bnkr, per entrare del tutto dentro all'universo di Stellar Boy.
Sei uscito con un disco/graphic novel in contemporanea a Caparezza. La differenza, però, è che qua i disegni li hai fatti tu. Da quanto ti dedichi all'illustrazione?
Mi è sempre piaciuto disegnare, fin da quando ero bambino. Ho fatto anche il liceo artistico, però mi sono fermato là. Mi sarebbe piaciuto fare un’università, studiare arte o anche design del prodotto, però i corsi avevano un obbligo di frequenza altissimo e nel frattempo le cose hanno iniziato a funzionare con la musica...
Quando ha iniziato a prendere forma la graphic novel?
In realtà nasce come un modo per tenere la mano attiva in tour, nei momenti morti. Quando non ero a casa a disegnare, disegnavo con l’iPad e buttavo giù delle cose per esprimermi in un momento in cui non potevo magari farlo con la musica. Mi ero messo in testa già da un bel po’ di tempo di fare un fumetto, quindi ho voluto provare a seguire l'istinto nel farlo.

C’è qualche autore in questo senso che ti ha ispirato?
Quando ero piccolo leggevo Topolino, poi a un certo punto mi sono appassionato più ai manga, come Berserk. A un certo punto ho accannato tutto. Nei disegni, in realtà, ho preso più influenze dalla storia dell’arte. Per esempio, la parte in fondo del quarto capitolo secondo me riprende molto da Picasso. Poi la copertina è un po’ più vicina a Monet come stile.
Il protagonista di questa graphic novel indossa una maschera da stella e non parla. Come mai?
La mia idea per l'immagine era quella di creare una maschera a forma di stella in stile veneziano, diciamo che era un po' l'idea di mischiare Halloween e Carnevale. Il concetto finale di Stellar Boy è che io mi tolgo la maschera per cantare, non il contrario. È quando la tolgo che allora dico qualcosa.
La musica a queste immagini com'è arrivata?
Io avevo in testa un’ideale colonna sonora per questa cosa. Ho scritto i primi due pezzi, Spaventapasseri e Crudele dipendenza. All'inizio pensavo di fare una cosa molto più ariosa anche in musica, senza le parole, ma alla fine mi sono trovato a scrivere proprio un disco perché lì sentivo di dover raccontare il percorso che ho fatto negli ultimi tre anni. L'ho tenuto dentro un botto e alla fine l'ho dovuto vomitare.
Perché sono cose che non trovavano spazio nei dischi dei Bnkr?
Più che altro per me erano proprio private. Sono cose che dovevo dire io, non mi sentivo di condividerle con qualcuno. Ma solo perché avevo bisogno di spiegare un concetto per intero: in un progetto insieme c’era il problema che dovevi fare una strofa, o dovevi fare un ritornello, e quindi non mi sembrava di non avere abbastanza spazio per dire quella cosa. Alcune volte hai bisogno di uno spazio tuo, personale, e magari ti vergogni anche un po’ di farlo sentire agli altri. E poi volevo fare un progetto anche grafico, era uno degli obiettivi principali.
Come comunicano per te musica e disegno? Quale senti più vicino a te?
Il disegno lo sento più vicino perché ci lavoro da almeno il doppio del tempo della musica.
Però mi piace un sacco anche la musica. Ma come mi piace un sacco scolpire: la copertina di Gocce, il disco precedente, è una mia scultura. Ho anche preparato una maschera da stella. Uno dei primi progetti, l’ultimo che ho fatto a scuola in realtà era proprio fare una maschera di cartapesta. Ho proprio chiesto consiglio ai mascherai di Venezia, poi con un mio amico ci siamo messi seriamente e in un paio di giorni l'abbiamo realizzata.
Ti piace travestirti?
Mi piace un sacco esprimermi vestendomi. I miei amici mi dicono che sono un trasformista, non capisco ancora se è un complimento o no. Però mi sento a mio agio vestito da donna, vestito da uomo, non mi sono mai fatto problemi su questo, forse anche perché i miei mi hanno sempre educato bene su questa cosa. Da bambino, per dire, mia mamma mi diceva: “Perché dobbiamo comprarci il vestito di Spider-Man, o il vestito di Zorro, o il vestito di Winnie the Pooh, quando possiamo farlo noi?".

In che modo questi disegni e queste canzoni si parlano?
Sono abbastanza scollegate, i collegamenti che ci sono li conosco io. Quando disegno e quando faccio musica sono due momenti diversi. E li uso anche in maniera complementare: se sto scrivendo, allora non disegno. E se invece vedo che non riesco a scrivere, disegno per stimolarmi. Sento che se mischio un po’ queste cose poi sto sempre sul pezzo.
Quando disegni, cosa disegni?
È un momento in cui stacco la testa: alcune volte, quando ho delle idee che mi vengono in testa, le porto a compimento, invece altre volte sono proprio lì che vado in freestyle.
Il suono del disco, invece, da dove arriva? Ci sono dei generi che volevi esplorare e che fuori dal progetto collettivo pensi di avere più spazio per farlo?
A me piacciono un sacco la musica lo-fi, l'elettronica, l’indie rock. E non sempre ci siamo trovati d’accordo sui suoni da usare nei pezzi, invece questo disco secondo me è più la mia visione personale.
Come farai a far convivere fumetto e musica dal vivo?
Eh, questo potrebbe essere un mega spoiler. Diciamo che bisognerà esserci per scoprirlo.
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L'articolo Giù la maschera, Piccolo di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2025-11-08 10:00:00
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