I JoyCut nel mondo perduto dei Cure

Il gruppo bolognese ha da sempre una folgorazione per Robert Smith, ma mai avrebbero pensato di trovarsi, un giorno, a rilavorare un brano dei Cure. E invece è proprio quello che successo con "Mixes of a Lost World", assieme ad artisti come Mogwai e Four Tet. Tutta la storia raccontata dalla band

Pasco dei JoyCut con Robert Smith
Pasco dei JoyCut con Robert Smith

C'è un po' di Italia nell'appena uscito Mixes of a Lost World, il disco di remix dell'ultimo album dei Cure, Songs of a Lost World, pubblicato invece lo scorso novembre. E mica un pezzo indifferente: il compito di rilavorare la traccia Drone:Nodrone è stato affidato ai JoyCut, formazione nata a Bologna che già da tempo ha ricevuto plausi da Robert Smith, che li ha anche chiamati a suonare al festival londinese Meltdown. E così, in una tracklist che vede anche Four Tet, Mura Masa, Mogwai e Trentemøller, ecco che compaiono anche loro. Ci siamo fatti raccontare da Pasquale "Pasco" Pezzillo, fondatore della band, questa esperienza incredibile.

Cosa sono i Cure per te? 

Sembrerà ingenuo, forse infantile, ma fra le molteplici esperienze alle quali l’esistenza ti apre, ce ne sono  alcune che tracciano un solco - imperituro, netto, identificativo, definitivo_  

Tifare per la propria squadra del cuore, incondizionatamente, sostenendone principi e valori_ Innamorarsi eternamente di “quel genere” di musica [non di un altro], lasciandosi trafiggere da quel suono  preciso, che, senza chiedere permesso, ti attraversa nel profondo, svelandosi e rivelandoti_  

È lì, in quel riconoscimento inatteso, che si consolida la geografia emotiva del tuo divenire_ Una linea invisibile che ti definisce_ Pur aprendoti all’universo, determina le tue scelte, scolpisce i confini estetici della tua sensibilità, ti  distingue, ti orienta … forgiando, irreversibilmente, il tuo stesso senso d’appartenenza_ In quel solco si accolgono le amicizie, si rifiutano spazi di azione, si accettano i letarghi del tempo, ci si  allontana dall’ordinario, si preferisce l’introversione, si alimentano le etiche che decidi di onorare, si edifica  una certa visione del mondo_ 

È in questo quadro di autodeterminazione preziosa, di dissenso adolescenziale, di coscienza poetica … che  avviene il primo incontro con i Cure_ Un contatto primordiale e archetipico, istantaneo e profondo, rivelatore e folgorante che -da subito- nella sua  fruizione analogica e misteriosa, susciterà una indomabile agitazione dell’anima, infondendo radicalmente un  leale approccio con l’arte, in virtù di una pura, sacra, espressività, quasi terapia dell’inconscio, liberazione  della forma dalla struttura, inchino al sublime_ 

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Ti ricordi la prima volta che li hai ascoltati?

L’armadio già precipitava dal ciglio della scogliera di Beachy Head … eppure è stato l’ascolto di “The Kiss”  a parlare alla parte più profonda di me_ La radiografia di un bacio risonante, fra desiderio e dipendenza, piacere e dolore, in un indissolubile  contrasto fra luce e oscurità, dono e sacrificio_ La struttura di quella composizione -tipica nelle tracce d’apertura dei Cure- è segnata da un incessante e  poderosa prepotenza strumentale, squarciata d’impatto da una lacerazione urlante … una invocazione all’  ascolto, all’attenzione … una irruzione dinamica dallo spettro vocale devastante, vivo, mai udito prima,  unico, alieno, androgino, sanguinante, reale … tutta l'intenzione esiziale della verità strillata d’un fiato_  Una impronta indelebile nell’immaginario di un fanciullo in divenire_ 

In quell’istante, a 13 anni, ho deciso che avrei voluto fare della musica la mia vita_ Da lì in poi, ogni passo è stato accompagnato dall’etica valoriale dei Cure_ Dal coraggio di trattare la leggerezza con la massima serietà all’attitudine di lasciar librare altissime le  profondità, fino a scoprirsi davvero liberi, liberi nell’arte e nella vita_ Credere da principio, di poter fondare [così come poi abbiamo fatto] la nostra filosofia su principi non  negoziabili, rimanendo indipendenti, affidandoci solo all’autodeterminazione del nostro destino_ 

Che rapporto avete con i Cure e con Robert Smith in particolare?

A trent’anni di distanza da quella folgorazione originaria, con i JoyCut divenuti ormai il segno irreversibile della mia esistenza e della mia ricerca, nel 2018 siamo stati “scoperti” dalla sensibilità di Robert Smith e da lui personalmente invitati a partecipare alla venticinquesima edizione del Meltdown di Londra, Festival che si tiene al Southbank Centre e da lui interamente curato_ 

È ancora incredibile [una band indipendente, non legata ad alcuna etichetta, inserita in uno dei cartelloni  più straordinari della musica contemporanea], alla fine, è la storia di un ragazzo che ritrova il proprio  idolo, e che, attraverso di lui, riceve una carezza cosmica, necessaria, inestimabile_ Un impulso eterno, che lo spinge a proseguire lungo il solco tracciato proprio da quella figura ispiratrice_

Nel calendario di quel Festival, nella serata di chiusura, avrebbero suonato anche i Cure -sotto le mentite  spoglie di CURÆTION 25- celebrando così la conclusione di una serie di concerti irripetibili_ Bene, quella stessa sera, al termine del loro spettacolo, abbiamo conosciuto Smith di persona_ Da allora siamo in contatto, ci siamo rivisti, incontrati altre volte, mantenendo una frequentazione cordiale  e leale, poetica e dolce, sempre ricca di stimoli_  Gli dobbiamo davvero molto_ 

I JoyCut con Noel Gallagher ospiti di The Cure a Seattle in occasione del loro concerto - foto di Eden Gallup
I JoyCut con Noel Gallagher ospiti di The Cure a Seattle in occasione del loro concerto - foto di Eden Gallup

Com'è avvenuto il contatto per il remix? 

[Il giorno che ho ricevuto quel messaggio, in quel preciso istante, in quel luogo particolare, ho ricevuto una  ennesima carezza cosmica dall’altroquando]_ Si è trattato di una sincera sorpresa, una vera e propria chiamata alle “arti”, ripagata con infinita gratitudine,  immensa felicità, un profondissimo senso di responsabilità, permeato da un rispetto inesorabile per l’opera,  per il suo autore e per il fine ultimo cui l’intero progetto si rivolge_ [Le royalties verranno devolute a War Child Uk]_ Ci siamo aperti con assoluta fascinazione -innamorati come siamo dei Cure- all’Album nella sua interezza …  e così Robert ha suggerito di prendere in considerazione Drone:Nodrone_ 

Una fra le più intense e felici esperienze del nostro percorso di ricerca_ Il senso attualissimo del testo, la sua magia evocativa, il corpo monolitico e la struttura della composizione,  così granitica e peculiare, urlata, serrata, ha spalancato selciati di esplorazione inimmaginabili_ 

Che esperienza è stata mettere le mani su questa musica? 

Sono state settimane in isolamento_  

Un'esperienza di puro trasporto_  

Un sogno fra altrove d'estasi e magia_  

Ad ogni risveglio un sentimento d’eternità_  

Accedere all'emotività del suono_  

Intercettarne la chiave più autentica_  

Senza scopi né infingimenti_  

Fino a diventare – al di fuori del tempo che fugge e dello spazio che si dilata – quell'ombra, quel buio, quella  totalità granulare, quell'infinito poetico così a lungo bramato_  

Sono state settimane all’oscuro del mondo_  

Disancorati dalla gravità_  

Rivolti solo alle stelle, a quella “levità” galattica capace di dimensionarsi nello svanire_  Una responsabilità seriosa e commovente, accolta con rispetto e risolta nell'unico modo possibile per  l'umano: dimenticarsi della mente, aprirsi alla vastità, seguire la voce interiore del proprio spiritello_ 

La nostra versione ‘Anti-Gravitazionale’ di Drone:Nodrone offre una visione coerente con la nostra poetica  personale: cosmica, atmosferica, sospesa, scura, lunare_  

Come avete lavorato il materiale?

Abbiamo lavorato principalmente sulla voce di Robert, esplorandola nel profondo e investigando scenari per  noi inediti, evitando accuratamente di adagiarci sui nostri stessi stilemi e ricercando nuovi lessici sonori_ Disinteressati totalmente alla ricaduta “funzionale”, abbiamo inseguito un’ideale di trasparente commozione,  senza alcuna intenzione di misurarci con la perfezione "inscalfibile" dell’originale_  Abbiamo seguito con estrema naturalezza il nostro sentire, lasciandoci guidare unicamente dalla purezza  dell’emotività_ 

Volevamo assolutamente onorare l’eternità dei Cure, il loro linguaggio, l’infinito etereo del loro suono,  dovevamo restituire, in una sintesi coraggiosa, tutto il patrimonio che da loro abbiamo ricevuto finora_ Rendere visibile l’invisibile, evidenziare le geografie nascoste e le armoniche meravigliose della voce di  Smith, una voce perfetta, impossibile, ricca e precisa, tagliente ed espressiva, dinamica, toccante, che  adagiata su qualsivoglia stelo sonoro lo trasforma, magnificandolo, è stata la chiave d’accesso, la leva interpretativa più interessante di tutto il nostro lavoro_ 

Abbiamo così restituito all’ascolto una versione radicalmente distante dalla percezione del brano, un Mix of  a Lost World emotivo e viscerale, intriso di un amore incondizionato, permeato della nostra gratitudine più  profonda per la bellezza, l’eleganza, l’arte, la musica, le canzoni, l’esempio che i Cure ci hanno donato nel  corso di tutti questi anni_

Come ci si dovrebbe preparare all'ascolto di Mixes of a Lost World?

Ho letto alcune critiche rivolte a questo Album, ritenuto, per alcuni, artisticamente irrilevante nella  discografia dei Cure_ La musica è un sentimento_ Non è divertimento, non è un gioco_ I Mixes Of A Lost World non sono leggerezze stilistiche, copie sterili o tentativi di superamento_ Sono riletture poetiche trasformative e distinte, doverosamente ossequiose_  Lodi, al cospetto dell’eccellenza dei capolavori originali_ 

Nel processo di reinterpretazione si intrecciano scelte sperimentali che generano magie imprevedibili,  destrutturanti, capaci [anche solo per alcuni passaggi] di cogliere la sempre più rara essenza dell’arte,  navigando senza alcuna direzione se non la fierezza dell’avventura, della ricerca in sé_ Tutti gli artisti coinvolti mettono il fruitore nella condizione di attingere, nutrirsi, saziare la sete_ É un lavoro ricco di analisi esplorative, visione, sensibilità e coraggio_ Nulla è facile, ogni sforzo si paga_ 

La musica oggi è violata nella sua sensibilità, considerata un sottofondo, semplice da [ri]-produrre e facile da  stigmatizzare, risolta spesso da ascolti fugaci e parziali_ Vittima di bulimia da iperconsumo e stritolata da una ridotta soglia dell’attenzione_ Ovviamente, come per tutte le sinestesie complesse, solo una frequentazione consapevole e ripetuta rende  intellegibili livelli altrimenti insondabili_ 

È proprio per questo che, anche i più giovani, potranno innamorarsi dei remix e dei rework_ Riuscire a difendere la propria identità … aggiungendo senza ridurre, magnificando senza dissacrare,  offrendo uno sguardo di prospettiva, lasciando emergere elementi meno a fuoco, interpretando segni, dando  loro una voce inedita … resta una delle forme di collaborazione artistica fra le più efficaci e sorprendenti_  L’invito è di ascoltare i 24 Mixes of a Lost World con trasporto e fiducia_ 

Che giudizio date dell'ultimo disco dei Cure?  

Songs of a Lost World è un patrimonio rarissimo, compiutamente risolto, coscientemente accolto, capito,  sentito ed abbracciato dalle sensibilità più delicate_ È pura poesia_  La sua cifra è una vetta che raccoglie l’intero abisso esistenziale … tempo “caduto” elevato a dolcezza astrale … tenera premura narrativa rivelata in fotogrammi limpidi ed intimi, lucidi e definitivi …  riflessioni sul destino di una umanità, che, oramai, non può più porre rimedio al suo divenire, se non -nel  ruolo di custode della memoria- così da farsi da parte e lasciar andare … consapevole che questo mondo, qui ed ora, è già tutto un altro mondo … e che il nostro mondo, figlio del sogno della luna e di una pace perpetua, è andato, “perduto”, per sempre_ 

In questo, Smith si conferma un prodigio narrativo, un autore purissimo dallo stile limpido, capace di  intercettare le urgenze del presente, ammonendolo, mettendoci in guardia contro un progresso inefficace e  distruttivo, furioso, bellicoso, ossessionato dalla corsa verso una presunta “Terra Promessa”_  Paradossalmente, il vero valore risiede nel mondo che abbiamo lasciato alle spalle: quel “Mondo Perduto” di  cui siamo parte e che, in fondo, è l’unico “Mondo Salvato”_

Da sole, Alone e Endsong [Where Did It Go? / It’s All Gone!] sono due esempi emblematici e irrevocabili, di portata monumentale, capaci di sancire una volta per tutte l’importanza imprescindibile dei  Cure -del loro suono e del loro impatto sociale- nella musica di questo secolo_

 

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L'articolo I JoyCut nel mondo perduto dei Cure di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-06-18 16:08:00

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