La solitudine di DINìCHE

La cantante di Napoli è passata dalle esibizioni davanti ai parenti dove cantava Laura Pausini ai concerti a Piazza del Plebiscito, fino al primo ep: "IN TIEMP'"

DINìCHE – foto stampa
DINìCHE – foto stampa

Dalle prime note su un pianoforte giocattolo alle luci di Piazza del Plebiscito, la storia DINìCHE è fatta di trasformazioni, sperimentazioni e tanta gavetta. Da La solitudine di Laura Pausini cantata a cinque anni alle feste di famiglia al suo primo ep IN TIEMP', con dentro inglese, napoletano, elettronica e pezzi acustici.

Dice che la sua musica è “fluida”, e che nasce dalla voglia di raccontarsi. Dopo anni di matrimoni, concorsi, cori gospel e serate nei locali, è arrivata a esibirsi davanti a migliaia di persone, ma continua a vivere ogni pezzo come una sfida personale. Come Fuochi Ammare, il suo ultimo singolo: un’immagine malinconica e potente per parlare di invisibilità e desiderio di lasciare il segno.

Quando hai iniziato a suonare?

La musica è la mia passione da quando ho memoria. Alle elementari, un giorno, un maestro di musica mi fece provare delle percussioni ed io me ne innamorai, proprio come quando mia madre mi comprò un piccolo pianoforte giocattolo, con cui mi divertivo, senza avere la minima idea di quali fossero le note. Con il tempo, mi sono avvicinata al canto, soprattutto grazie al mio cavallo di battaglia: La solitudine di Laura Pausini che, all’età di cinque anni, mi dilettavo a cantare alle feste di compleanno dei miei parenti. Ho iniziato a studiare canto e chitarra acustica (seguendo tutorial su YouTube) durante l’adolescenza, ho fatto parte di alcune band locali e, all’età di 16 anni, ho iniziato a partecipare a diversi concorsi canori. La mia gavetta è durata anni, durante i quali ho suonato nei matrimoni, in piazze, in un coro gospel, nelle sfilate di moda e in contesti davvero variegati. Nel frattempo, mi sono laureata in Beni Culturali, ho conseguito un master in musica alla LUISS e un diploma da Vocal Coach.

DINìCHE – foto stampa
DINìCHE – foto stampa

Quando hai iniziato a fare pezzi tuoi?

Ho iniziato a produrre i miei brani nel 2018, quando Lil Fett (si faceva chiamare così) tenne un corso alla LUISS su come utilizzare Ableton. Da allora, non ho mai smesso di produrre e, con Stefano Bruno, musicista e producer che mi assiste in questo mondo complesso, ho dato vita ai miei brani.
- La mia musica è fluida, direi che si avvicina all’universo dell’elettronica. Se vi piacciono artisti come Liberato, Labrinth e simili, allora potreste trovarmi nel mezzo. Ho iniziato a scrivere canzoni in inglese a 15 anni, perché mi vergognavo di esprimere i miei sentimenti apertamente. Da allora, questo "linguaggio segreto" mi ha sempre accompagnata. Due anni fa, con Nisida, ho provato a combinare l’inglese, l’italiano e il napoletano (un po’ alla Pino Daniele). Il risultato mi ha permesso di trovare la mia identità musicale attuale.

Da chi prendi spunto?

La mia playlist si chiama "Stream of Consciousness", proprio perché non attingo da un unico genere per i miei brani. Sono cresciuta con mio nonno che mi faceva ascoltare Celentano e Sinatra, al liceo mi "obbligavano" a suonare i Green Day e, nel frattempo, acquistavo CD di Taylor Swift. Nella mia playlist si può trovare di tutto: Billie Eilish, Lorde, Norah Jones, The Lumineers, Eva Cassidy, TOTO e tantissimi altri artisti, tutti diversi tra loro.

Come è nato il tuo nuovo ep?

IN TIEMP’ (ON TIME) è il mio primissimo ep. L’ho scritto negli ultimi due anni, dopo aver cambiato genere, nome d’arte e composto tantissime canzoni, che si trovano in una cartella intitolata Demo che non vedranno mai la luce. È un disco che racconta i miei ultimi cinque anni di vita: dentro c’è tristezza, felicità, depressione, libertà e tanta voglia di raccontarmi. Il significato dell’album è quello di cogliere l’attimo, perché non è il destino a scegliere per noi, ma siamo noi a definire il nostro percorso, seguendo i nostri tempi. Siamo sempre in tempo per fare le cose, l’importante è iniziare.

 

DINìCHE – foto stampa
DINìCHE – foto stampa

Qual'è il live he ti ha segnata di più come musicista?

Mi sono esibita in due contesti che mi hanno davvero formata dal punto di vista professionale. La scorsa estate ho aperto un concerto di Ermal Meta: è stata un’esperienza traumatica (sono ironica), ma estremamente formativa, perché non sapevo che avrei dovuto cantare in acustico dei brani nati per essere suonati in tutt’altro modo. Ho dovuto riarrangiare tutti i miei pezzi in quattro giorni, una sfida che mi ha portato, però, a raggiungere grandi soddisfazioni, che non dimenticherò mai. A Capodanno, invece, mi sono esibita in Piazza del Plebiscito, a Napoli. Non avevo mai cantato davanti a così tante persone ed è stato il momento più emozionante della mia carriera artistica (finora).

E ora?

Ho pubblicato Fuochi Ammare il 14 marzo. Con questo brano ho voluto continuare il mio percorso di sperimentazione musicale, raccontando la solitudine interiore, che spesso proviamo quando non ci sentiamo considerati o apprezzati. È una canzone che evoca un’immagine ben precisa: quella di un fuoco d’artificio, che esplode nel cielo, per poi spegnersi e scomparire nell’acqua del mare. Nel mondo in cui viviamo, a volte, capita di sentirsi così, come una luce destinata a dissolversi nell’oceano.

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L'articolo La solitudine di DINìCHE di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-05-07 22:45:00

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