Righeira - L'estate sta finendo

La Casa Del Mirto e i Righeira, come dire che l'elettronica (italiana e no) è un eterno ritorno. I primi hanno un album in uscita, "The Nature", il prossimo primo settembre; i secondi hanno fatto un featuring con i Subsonica e si sono concessi qualche piccolo live. In uno di questi si sono incontrati e fatti una chiacchierata. Scaricate il podcast, leggete intervista: si parla di cos'è stato "Vamos a la playa", dell'importanza della bagnacauda e di tutta l'elettronica del mondo.



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La prima domanda che ci viene in mente è questa: "Vamos a la playa" usciva nel 1983. Quali sono secondo voi le caratteristiche che rendono i vostri brani ancora così attuali?
A parte il fatto che me l'avevi già mandata per email qualche giorno fa, quindi diciamo che non è nata spontanea. Se sapessi come sia possibile scrivere degli evergreen come è capitato a noi con un paio di pezzi, senza stancarmi troppo, proverei a farne uno ogni cinque anni. Il problema è che è stata una roba talmente magica, per cui ritengo che siamo stati molto fortunati. Va bene così, vedremo. Segreti secondo me non ce ne sono. È un insieme di cose, di energie e anche di fortuna; un insieme di fattori che vanno a coincidere nello stesso momento. È un po' come vincere un tredici al Totocalcio oppure un sei al Superenalotto. Non lo so io non me ne intendo di giochi.

In molti - noi compresi - attingiamo alle sonorità tipiche della italo-disco. Quanto siete disposti a scommettere sul ritorno di questo genere? C'è qualche band attuale che vi sembra rappresentare in modo coerente le atmosfere di quel periodo musicale?
Ci sono un sacco di cose. Nella dance soprattutto c'è un grande ritorno alle sonorità anni '80. In realtà più che un ritorno vero e proprio gli anni '80 sono diventati un genere come la disco music anni '70. C'è stato un periodo di revival e adesso sono diventati un genere, non si può più parlare di revival ma si parla di anni '80 come genere, come gli anni '70, come il rock 'n roll, il punk, la new wave, l'house. L'house è un campo molto vasto e un po' inflazionato negli ultimi anni. Sicuramente nella musica c'è un grande ritorno delle cose del passato e poco roba del presente. Questo succede periodicamente e siamo forse in attesa che succeda qualcosa, chissà cosa capiterà.

C'è qualche band che apprezzate e che pensate si rifaccia anche un po' al vostro suono?
A parte la Casa del Mirto, a livello italiano per parlare della scena mainstream, della scena pop, io personalmente ritengo l'unica band che mi stimola, che mi eccita - non soltanto perché ultimamente abbiamo anche collaborato - i Subsonica. È una band molto molto notevole, hanno un sound, uno stile, un look. Io di solito ai concerti mi cago il cazzo dopo mezz'ora, al concerto dei Subsonica, dopo averne visto metà in mezzo al pubblico, sono andato a cambiarmi perché dopo dovevo salire sul palco anche io e mi sono divertito molto.

Puoi dire ai Subsonica di farci fare un remix ufficiale?
Si se vuoi glielo dico, domani gli mando due miei amici che per due o trecento euro... e se loro non dovessero accettare avrebbero delle brutte conseguenze.

Tre brani per l'estate 2011.
Sicuramente "La funzione" dei Subsonica con i Righeira. Dopodiché non lo so. Cioè parlando di mainstream, di cose che si sentono. Io non guardo le tv musicali perché mi rompo i coglioni, perché per sentire un pezzo che mi piace devo tenere la tv accesa magari dieci ore e allora preferisco guardare Rainews 24 o Skynews. Per cui da questo punto di vista...tutto sommato, nonostante io aborra abbastanza certe cose, "Rabiosa" di Shakira. Tutto sommato per essere una merda non l'ho trovata così fastidiosa, mi è piaciuta molto di più di quella del Sudafrica che faceva cagare.

Passiamo al pure feticismo vintage. Abbiamo appena rimesso le mani su un vecchio sintetizzatore che abbiamo tirato fuori dall'armadio per motivi affettivi. Quale è stato il synth che avete sfruttato di più nella vostra carriera artistica? Lo usate ancora? Se ve ne siete liberati vi manca?
Parlavo prima con Michael a tavola e indubbiamente il Prophet 5 della Sequential Circuits è stato uno strumento fondamentale per "Vamos a la playa". Poi abbiamo usato molti altri strumenti, dal Fairlight, in modo abbastanza cheap, o anche l' Emulator che costava una paccata di soldi, quando adesso trovi un plug-in anche freeware, che fa da campionatore. Che magari non è la stessa cosa, però vabbè chi sse ne frega. Anche l' SH101, monofonico, poi l' MS-10, l' MS-20, poi il Vocoder della Korg

Drum machine…
Guarda io amato tantissimo la TR-808 della Roland, ma ho amato tantissimo - siccome sono legato all'house underground - anche quella che doveva essere l'evoluzione dell'808 e invece fu un flop colossale all'epoca, cioè la TR-909 della Roland, la prima batteria elettronica a midi. E l'house successivamente la recuperò e la fece diventare una batteria protagonista. Quello che io ho amato profondamente dell'house è il fatto che l'house abbia ripreso strumenti elettronici ormai in disuso, ormai buttati via, ormai non cagati, perché nel frattempo c'erano i campionatori, i primi digitali, e l'house è come se avesse ridato un'anima all'elettronica, avesse fatto diventare i primi strumenti elettronici analogici, li avesse fatti diventare degli strumenti veri. Io non sono di quelli che dice "Ah no tu fai musica con il computer, quella non è musica, la musica si fa con la chitarra"... la chitarra ficcatela nel culo, a me piace il computer.

Ai tempi gli Italiani emulavano gli americani. Perché voi cantavate in spagnolo?
Questa è una domanda che non ci ha mai fatto nessuno (ride, NdR). In realtà lo spagnolo è legato a "Vamos a la playa". L'idea di "Vamos à la playa" era un concept album in un brano singolo. Io ho cominciato a fare musica, con il primo 45, con gli anni '60. Pensavo che gli anni '60 italiani, Peppino Di Capri, Edoardo Vianello fossero il possibile punto di reset paragonabile a quello che il punk è stato per il mondo anglosassone. Riportare il rock 'n roll alle origini. Gli anni '60 italiani sono stato un momento in cui la musica italiana si è staccata dalla melodia tradizionale, per fare delle cose più aperte verso l'estero. Contemporaneamente al punk inglese io pensai che il punto di partenza per ricominciare a lavorare sulla musica leggera italiana potesse essere quello di ispirarsi agli anni '60. Un attimo dopo ci fu il revival anni '60. Per cui "Vamos a la playa" era semplicemente un'evoluzione di questo concetto, una canzone da spiaggia elettronica, con uno scenario apocalittico, ma in realtà positivo, assolutamente non anti-nucleare come soprattutto in Germania capirono, solo che era troppo complicato da spiegare che glielo lasciammo credere. "Vamos à la playa" era un piccolo filmettino di fantascienza di serie b, che parlava del futuro, dove invece che abbronzarsi col sole ci si abbronza con i bagliori delle bombe atomiche, invece che di marrone, di blu, ma alla fine chi cazzo se ne frega, vaffanculo andiamo avanti e nessuno ci ferma lo stesso. Questa era un po' l'idea, che non era assolutamente politically correct.

Qual era l'atmosfera che si respirava durante le vostre serate e cosa è cambiato?
Negli anni '80 non giravamo tanti locali. La sensazione era che il pubblico a cui pensavamo di rivolgerci all'epoca, cioè quello a noi vicino, pubblico new-wave, un po' alternativo, un po' uderground, quando avemmo questo successo pazzesco, inaspettato, ci avesse boicottato nel modo più assoluto. Quindi ci siamo trovati un pubblico che non era quello a cui avevamo pensato di rivolgerci. Questo ci spiazzò. La cosa figa è che invece negli anni abbiamo recuperato questo pubblico e ci ha continuato a seguire un pubblico fatto dei bambini che avevano 8 anni quando siamo usciti, che ci avevano amato talmente tanto e continuano a farlo ancora adesso che ne hanno 35.

Parli di noi…
E certo parlo di voi... e di chi?

Ultima cazzata. Il nostro pasto preferito è i calameretti fritti e vino. Qual è il vostro?
Allora qua tocchiamo un argomento serio, non cazzate come finora. Io amo mangiare e bere, io sono felice di viaggiare, di fare serate, perché ovunque vada porto indietro qualcosa. O compro, o mi regalano o scopro specialità, per cui in realtà mi ritengo fortunato di essere nato in Italia, sembra una paraculata ma in realtà è vero, perché io credo che con la cultura enogastronica che abbiamo in Italia potremmo riempire il resto del mondo. La cucina regionale italiana per esempio è talmente ricca che forse da sola è ampia come quasi il resto della cucina mondiale. Ci sono così tante cose, piccole varianti. Per fare un esempio io sono piemontese e quindi amo delle cose della cucina piemontese, come la bagnacauda, che è una cosa seria e invito tutti a provarla. Amo cucinare, faccio un risotto ai porcini molto buono, poi ultimamente sto frequentando di nuovo la zona vicino alla Laguna di Venezia e adoro le schie, cioè i gamberetti piccoli piccoli, che alcuni te li cucinano interi e te li mangi con il guscio. Ma ci sono anche ristoranti in cui te li sgusciano e quindi li paghi anche di più con la polentina morbida. Mi hanno regalato la 'nduja l'altro giorno in Calabria, ho fatto un sugo con la nduja, cipolla, pomodoro, basilico... il basilico è importante perché toglie quell'asprino... ci sono talmente cose buone che non basta una vita per assaggiarle.

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L'articolo Righeira - L'estate sta finendo di Casa del Mirto è apparso su Rockit.it il 2011-08-29 00:00:00

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