Intervista con i 99 Posse, al Live Club di Trezzo sull'Adda

Incontro i 99 Posse prima del concerto al Live Club di Trezzo sull'Adda, ennesima tappa del "La vida que vendrà tour". Cominciamo a parlare nel camerino dove 'O Zulù (Luca Persico), Meg (Maria Di Donna) e Kaya Pezz8 (Marco Messina), si stanno "riposando" dopo il sound check del tardo pomeriggio. I tre portano subito il discorso sugli impegni politici e sul mercato del disco. Sono un vero fiume in piena difficile da interrompere, tant'è che l'intervistatore non riesce a fare gran parte delle centinaia di domande che si era preparato con tanta dedizione prima dell'incontro, abbandonandosi ai discorsi impegnati dei componenti del gruppo che dimostrano ancora una volta di essere degli efficaci oratori



Rockit: Come sta andando il lungo "La vida che vendrà Tour"?

Zulù: Molto bene, siamo quasi alla fine e siamo già a pezzi. Siamo riusciti a fare tutto quello che volevamo, perché non abbiamo firmato nessun contratto che ci vincolasse a fare concerti per i quali non avremmo effettivamente avuto il tempo materiale. Durante il Tour, siamo anche riusciti ad andare in Chapas e adesso ci torneremo un'altra volta, il tempo per tutto questo ci resta appunto perché abbiamo deciso di non affidare il nostro tour ad un'agenzia ma ad un nostro uomo di fiducia. Da sempre, abbiamo cercato un'alternativa al tipo di rapporto troppo vincolante tra il gruppo e le agenzie che si occupano dell'organizzazione dei concerti, per coniugare la nostra esigenza di fare musica e al contempo di aiutare i compagni che hanno bisogno del nostro aiuto. Le due esigenze possono essere incompatibili perché a volte, per favorire i compagni, ti trovi a dover penalizzare il lato commerciale, infatti quando facciamo una data in un centro sociale, come ad esempio il Leoncavallo, possiamo star sicuri che nessun locale commerciale vicino a Milano farà la tua data prima di un mese. Ogni volta che fai un concerto in un centro sociale occupato, devi per forza rinunciare a tutta una serie di date tra virgolette commerciali, ma fin quando hai a che fare con agenzie professionistiche non sempre riesci ad agganciare i due tipi di date. Il dato importante di questa tournée è che siamo riusciti ad incastrare i nostri due obiettivi
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Rockit: I concerti nei centri sociali sono sempre la vostra prima preoccupazione...?

Zulù: Stiamo organizzando per una settimana due date commerciali e un C.S e la settimana successiva due C.S e una data commerciale (dove per commerciale si intende locali e club privati).Adesso il problema per il nostro tour deriva da gruppi d'estrema destra che cercano di impedirci di suonare, così come successo ad Ancona, dove i gruppi di destra hanno cercato lo scontro con i compagni e la questura ha cancellato un nostro concerto per timore che quel gruppetto tornasse a cercare vendetta al nostro concerto. Qui mi chiedo se non sarebbe stato forse il caso di mettere un paio di volanti fuori dal palazzetto per evitare l'arrivo di quelli là? Il fatto è che qualcuno ancora pensa che il pubblico dei 99 Posse si composto da pericolosi rivoltosi, quando invece il pericolo sta da ben altra parte.


Rockit: Nel bel mezzo del tour avete preso le valigie e siete partiti per il Messico, per fare cosa?

Meg: Siamo andati a portare una turbina per generare elettricità in un villaggio nel Chapas, un villaggio zapatista al quale il governo nega il rifornimento elettrico in quanto non allineato alla politica ufficiale. Nel villaggio ci sono solo fango, capanne e polli che razzolano. Il problema che ci poniamo è questo: perché in uno dei paesi più ricchi del mondo deve essere presente una delle popolazioni più povere (gli indios del Chapas ndr.) che non possono essere legittimi proprietari delle proprie terre? L'unico modo per cercare di spezzare questo circolo vizioso e quello di organizzare iniziative con gruppi come i Litfiba eccetera, concerti gratuiti e manifestazioni per finanziare iniziative come quella per la turbina in Chapas...

Zulù:...il nostro vuole essere un segnale di lotta. In Chapas stanno al buio solo le famiglie che si dichiarano zapatiste, le altre case invece sono dotate di simpatici pannelli solari forniti dal governo messicano. Se riusciamo a realizzare iniziative come quella appena compiuta, possiamo far capire a chi sta lottando per la propria libertà, che lottare non equivale solo a soffrire, ma che si può anche contare su qualche aiuto da qualunque parte esso arrivi.

Meg:Siamo anche riusciti a parlare con il Subcomandante Marcos (e qui si accende in un immenso sorriso), e ci ha detto che spera di poter venire un giorno in Italia per visitare la nostra realtà. Il nostro non è stato solo un regalo né una cortesia, ma un gesto che ci è venuto spontaneo fare per i nostri fratelli e sorelle della Selva Lacandona.

KayIo mi sento molto più vicino ad un messicano, ad un colombiano o ad un nigeriano, piuttosto che non ad un italiano medio che non ha niente da comunicare agli altri. Girando in paesi come questi ci si accorge anche della capacità della musica di unire diverse etnie e diverse popolazioni che apparentemente non hanno molto in comune tra di loro.


Rockit: Siete ormai al quarto album (escluse le collaborazioni con i Bisca), cos'è cambiato dall'inizio della vostra carriera?

Kay:Siamo diventati più vecchi ed esauriti (fragorosa risata generale)

Rockit: ...come mai dopo dieci anni di carriera non siete ancora in giro in Mercedes come molti vostri illustri colleghi?

Zulù: Perché abbiamo fatto degli investimenti sbagliati! (altra fragorosa risata collettiva
Kay Perché abbiamo impostato la nostra carriera in modo diverso con delle scelte ben precise in fatto di mercato musicale, ti spiego: un disco venduto al prezzo corrente dei CD guadagna per ogni copia venduta circa tremila lire; noi invece, nel momento in cui decidiamo di vendere un CD a ventinove mila e novecento lire, rinunciamo a milleottocento lire a copia guadagnandone soltanto 1.200 che poi dobbiamo dividere per cinque. Se poi calcoli che quasi il quaranta per cento dei nostri concerti sono fatti in centri sociali puoi ben capire che noi la Mercedes non ce la possiamo comprare e probabilmente non la compreremo mai, anche se a dire la verità io non ne sento proprio la mancanza...magari preferirei un villettina a Procida! Tutti noi riusciamo a pagarci l'affitto di casa, cerchiamo di realizzare piano piano i nostri piccoli desideri, possiamo vivere dignitosamente anche mettendo in pratica scelte come quelle del prezzo imposto ai concerti o ai CD.

Zulù: La politica delle grandi agenzie non ci permetterebbe di fare questi discorsi. Ad esempio, se ci rivolgessimo ad una grande agenzia per organizzare i nostri concerti saremmo troppo vincolati. Un gruppo oggi in voga che vuole fare una tournée può andare da un agenzia specializzata, chiedere una valutazione e farsi fare una proposta di contratto. Per convincerti a firmare il contratto con loro, le agenzie ti offrono grosse cifre ancora prima di cominciare il tour, l'artista quando poi va a suonare ha già in tasca un bel po' di soldi. Anche ammettendo che il nostro organizzatore riesca a farci avere gli stessi soldi di una grande agenzia, noi prendiamo i soldi di volta in volta e quindi dobbiamo usare gran parte dei nostri soldi per la vita di tutti i giorni, senza permetterci di poter fare dei grossi investimenti come invece fanno gli altri artisti.


Rockit: Ma allora perché altri artisti che si dichiarano più o meno sulle vostre posizioni, non seguono questa politica economica?

Zulù Perché non sono bene o male sulle nostre posizioni! Non mi piace questa cosa del "siamo tutti fratelli", noi non c'entriamo un cazzo con la maggior parte dei gruppi che ci assomigliano o con i quali abbiamo anche collaborato e ai quali siamo legati da rapporti di stima reciproca. Quando facciamo qualcosa con altri gruppi, è perché ci sono delle affinità particolari, ma nessuno in Italia fa quello che facciamo noi: le nostre priorità sono prima di tutto il pubblico e i compagni e solo dopo possiamo pensare al nostro tornaconto personale. Ti spiego come si svolgono le nostre riunioni per stabilire le coordinate del tour: calcoliamo la capienza dei posti dove andiamo a suonare, ci chiediamo se siamo nelle condizioni di riempire i locali, poi calcoliamo un incasso ipotetico sulla base di un prezzo del biglietto imposto a 15.000, da questo togliamo la somma per la SIAE, con quello che ci rimane ci devono mangiare il promoter, gli organizzatori e tutte le persone che lavorano per noi. Quanto ci rimane alla fine? n'u' milione e'mezzo? vabbuò, ci si divide il milione e mezzo per cinque. Solitamente gli altri gruppi fanno i conti nel modo inverso, ossia: prima calcolano quando vogliono intascare personalmente per pagarsi le rate della villa o della barca.

Kay: Quando lavori con un agenzia sei anche limitato nell'accettare certi tipi d'inviti, per esempio sarebbe più difficile andare a suonare nei centri sociali. Se un agenzia chiedesse ad un centro sociale ad esempio a Napoli di pagare il gruppo con un bonifico, la prima risposta che sentirebbe sarebbe: "ma che è 'sto bonifico? Una pietra preziosa? Un cristallo di Boemia? Mettere il prezzo di un concerto sopra le trentamila è assurdo perché così facendo sai già che il pubblico a cui vuol fare arrivare il tuo messaggio, diserterà il concerto stesso. Ci sono alcuni centri sociali che possono permettersi di pagare dei cachet, altri invece non se lo possono permettere, e noi ci guardiamo bene dal chiederli.

Meg: ...'mo tagliamo la testa al toro: I 99 Posse dichiarano ufficialmente che se potessero avere un dignitoso stipendio statale, con una previsione di pensione futura, perché noi alla pensione non ci pensiamo nemmeno, accetterebbero lo stipendio e continuerebbero a fare quello che fanno adesso.

Zulù: L'unico modo che un artista ha di assicurarsi un futuro alla fine della carriera è quella di investire i soldi che guadagna...ma questo noi non lo possiamo fare perché alla fine di soldi in tasca ce ne restano ben pochi!

Kay: Ma io infatti adesso sto per comprare una piccola ditta che si chiama Fininvest, me la vende un mio amico "operaio"...(altra risata che descrive il delirio ormai collettivo che si sta impossessando di questa intervista!)

Rockit: Tirando ora le somme, quali sono i lati positivi e quelli negativi di stare in un gruppo come i 99 Posse?

Zulù: La cosa positiva è poter fare parte di un'esperienza unica nel panorama musicale italiano, il che ti da sempre delle enormi soddisfazioni. La cosa negativa è dover avere a che fare sempre più spesso con le varie forme di repressione che a volte si presenta travestita da ultra destra, a volte sotto forma di denunce personali a carico de membri del gruppo per cose che sono fatte sopra o giù dal palco. C'è sempre troppa attenzione attorno a noi, molto più di quella necessaria. Ad un concerto dei 99 Posse si parla di cose che succedono, non si istiga nessuno, non si ammazza nessuno; la situazione può diventare pesante per noi perché ogni volta che arrivi sul posto di un concerto, ci stanno sempre i giornalisti pronti a chiederci cosa faremo sul palco, chi provocheremo, cosa dichiareremo, quale sarà il nostro bersaglio ecc. Ma questo è il prezzo che dobbiamo pagare, sempre prezzi inferiori a quelli che deve pagare un minatore del Sulcis, e quindi non ci possiamo lamentare.

Meg:La cosa positiva di stare in un gruppo particolare come il nostro è quella che hai sempre a disposizione una bella valvola di sfogo. Abbiamo la fortuna di poter salire sul palco e gridare tutta la nostra rabbia per situazioni reali. Avere la possibilità di dare un proprio messaggio, vedere che la gente presta attenzione e per fare questo essere (qualche volta) anche pagato, è sicuramente una bella cosa. Le cose negative sono due: per far sì che il nostro pubblico possa fruire della nostra musica in modo agevole e non dispendioso, siamo costretti a fare un sacco di sacrifici sia economici che fisici. Ci troviamo a fare delle cose veramente impossibili, del tipo: data a Pordenone, il giorno dopo corteo a Padova e la sera stessa concerto a Bologna. Poi quando ti identifichi come 99 Posse cominci ad avere tutti gli occhi dei soliti maligni puntati addosso, che stanno la appostati in attesa di buttarti la merda addosso. C'è un sacco di gente che viene a dirti che ormai anche noi andiamo su MTV e che abbiamo tradito le nostre intenzioni iniziali. Noi non abbiamo scheletri negli armadi, diciamo quello che dobbiamo dire ed abbiamo la coscienza pulita.

Kay: Anch'io te ne dico due e due molto velocemente: quando tenevo quindici anni ( ma come? Non doveva essere un risposta breve?!?) ascoltavo gruppi le cui canzoni erano utilizzate durante le manifestazioni degli studenti e degli operai americani negli anni settanta. Quando ho visto che nei cortei dei nostri giorni erano usate canzoni nostre come "Comincia adesso", mi sono esaltato, una volta sognavo questa cosa e adesso ci sono dentro come protagonista. La seconda positiva è il poter contribuire con il nostro intervento, alla crescita di realtà che ci stanno ideologicamente vicine, come possono essere i neonati centri sociali o anche il paesino del Chapas a cui abbiamo portato la turbina per l'elettricità. Infine possiamo continuare a fare politica anche lavorando. Un lato negativo può essere quello di non riuscire a dire di no a compagni che ti invitano a partecipare a manifestazioni o concerti, capita anche di accettare quando siamo veramente stanchi e stressati. Ogni tanto vorrei avere la possibilità di prendere un po' di fiato e pensare a nuovi progetti da realizzare.

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L'articolo Intervista con i 99 Posse, al Live Club di Trezzo sull'Adda di Carlo 'Ka' Mandelli è apparso su Rockit.it il 2001-03-01 00:00:00

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